I miei trisavoli uccisi dai nazisti a Buchenwald

trisavoli.jpgAUGUSTA. Da  un decennio a questa parte, nelle  scuole di ogni ordine e grado viene ricordato per legge il giorno della memoria, per l’immane “sacrificio” di oltre sei milioni di uomini, donne e bambini colpevoli soltanto di appartenere all’etnia ebraica, per soddisfare la volontà di potenza della cosiddetta razza ariana portata al parossismo da quel “dèmone” in forma di ometto,scuro e  con i baffetti, il caporale austriaco Adolf Hitler, di professione imbianchino e con sangue ebreo nelle vene. Anche al liceo “Mègara” di Augusta il nostro Giorgio Càsole, docente di lettere,  ha celebrato la ricorrenza facendo vedere alle sue alunne della IA del corso liceo delle Scienze Umane due film significativi e strazianti ambientati nel triste periodo della cosiddetta Shoah. Dopo la visione, il prof. Càsole ha chiesto alle alunne di scrivere qualche riflessione personale. Ecco il testo della quindicenne Céline Villino, italo-francese.

Da qualche anno, ogni 27 gennaio, nelle scuole, osserviamo un  minuto di silenzio per ricordare i morti innocenti dell’olocausto. Per me, questi secondi sembrano un eternità; il mio cuore si stringe anche ora scrivendo queste righe e non posso fare a meno di aver le lacrime agli occhi. Vorrei gridare: sento gli urli, i pianti dei bambini intasati nei vagoni di bestiami diretti ai lager, un’ andata senza ritorno, tutto sembra reale nella mia mente.

Non è un’eccesiva sensibilità mi direte? No ! Io non posso dimenticare perché a  Buchenwald sono stati deportati i miei trisnonni: Moritz ERDELY e sua moglie Margrit. Certo non li ho conosciuti e anche se non fossero morti in campi di concentramento non li avrei conosciuti nemmeno. Solo al pensiero che siano morti nelle camere a gas o abbiano subito varie torture mi viene la pelle d’oca. Ma ho imparato a conoscerli grazie a questo racconto tramandato in famiglia. Il minimo che posso fare è  raccontare questa storia anche a voi. Margrit, donna  borghese di origine ebrea e Moritz Erdély, nobile, tutti due ungheresi si sposano a Budapest nel 1900; da la loro unione nascono Miklosh e István; István era  il mio bisnonno. Dopo la  prima guerra mondiale con l’occupazione dei nazisti in Ungheria, István contrario agli invasori perché partigiano, deve fuggire all’estero perché i nazisti vogliono la sua testa. Dunque, arriva in Francia e lì si sposa. Margrit e Moritz pagano le conseguenze del tradimento  del loro figlio e sono sorvegliati dai nazisti. Nel 1944 la Gestapo viene fino a casa loro e arresta Margrit, colpevole di aver nel suo albero genealogico parenti ebrei. Moritz prova di tutto per toglierla dalle grinfie dei tedeschi.  Ma anche se era una persona molto importante a Budapest non ci riesce. Però, non si dà pace è quando sa che sua moglie sarà deportata, lui chiede di partire con lei e lo accontentano. Moritz  e Margrit partono, dunque, per il loro ultimo viaggio senza ritorno. I loro nomi insieme ad altri sono scritti su una targa all’entrata di quello che è rimasto del campo di concentramento. Io provo una grande ammirazione per Moritz, che pur di seguire la moglie ha preferito morire insieme a lei, doveva amarla tanto, a costo della vita.  In nome di questo amore e per non dimenticare mai l’antisemitismo, io continuerò a raccontare questa storia ai miei figli e spero tanto che loro perpetueranno per secoli questa storia d’amore finita male per la crudeltà e l’assurdità del cosiddetto olocausto o, meglio, Shoah.              

         Céline  Villino

I miei trisavoli uccisi dai nazisti a Buchenwaldultima modifica: 2011-02-17T09:58:00+01:00da leodar1
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