Cronaca flash

FRANCOFONTE –  SEQUESTRA IL GESTORE DI UN POMPA DI BENZINA NEL CORSO DI UN’ ESTORSIONE, ARRESTATO IN FLAGRANZA PREGIUDICATO

 

 

erg.jpg IL 1° NOVEMBRE,  ALLE DIECI DEL MATTINO,   I MILITARI DEL NUCLEO RADIOMOBILE DELLA COMPAGNIA DI AUGUSTA E DELLA LOCALE STAZIONE CARABINIERI HANNO TRATTO IN ARRESTO IN FLAGRANZA DI REATO SALVATORE NAVANTERI,  NATO A VIZZINI, MA RESIDENTE A FRANCOFONTE, DI  55 ANNI, GIA’ NOTO A MAGISTRATURA E FORZE DI POLIZIA.  PER LA FESTA DI TUTTI I SANTI NAVANTERI SI E’ RESO RESPONSABILE DI TENTATA ESTORSIONE AGGRAVATA E SEQUESTRO DI PERSONA.

IN PARTICOLARE A SEGUITO DI CHIAMATA AL 112, CHE SEGNALAVA UNA PERSONA ARMATA ALL’INTERNO DELLA POMPA DI BENZINA ERG SULLA SS 194 CATANIA-RAGUSA, I MILITARI DEL PRONTO INTERVENTO E DELLA STAZIONE DI FRANCOFONTE SI RECAVANO  IMMEDIATAMENTE SUL POSTO CONSTATANDO CHE ALL’INTERNO DEI LOCALI DELLA PREDETTA POMPA DI BENZINA VI ERA IL NAVANTERI,  CHE,  AL FINE DI FARSI CONSEGNARE DENARO DAL GESTORE, LO AVEVA SEQUESTRATO MINACCIANDOLO CON UNA PISTOLA CAL. 38. SPECIAL ALLA VISTA DEI MILITARI,  IL PREGIUDICATO INIZIAVA UNA TRATTATIVA CHE SI CONCLUDEVA CON LA REPENTINA IRRUZIONE DEI MILITARI, A SEGUITO DI UN COLPO ESPLOSO ACCIDENTALMENTE DAL  NAVANTERI ,CHE, FORTUNATAMENTE, IMPATTAVA SUL PAVIMENTO SENZA FERIRE NESSUNO.

SONO IN CORSO LE VISIONI DEI FILMATI DELLE TELECAMERE  A CIRCUITO CHIUSO DEL DISTRIBUTORE E LE VERBALIZZAZIONI DELLE TESTIMONIANZE DI ALCUNI AVVENTORI PRESENTI AL MOMENTO DELL’ESTORSIONE PER LA RICOSTRUZIONE DELLA DINAMICA DEI FATTI ANTECEDENTE L’INTERVENTO DEI CARABINIERI.

LA PISTOLA AVENTE LA MATRICOLA ABRASA E’ STATA POSTA SOTTO SEQUESTRO PER ESSERE INVIATA SU AUTORIZZAZIONE DELLA MAGISTRATURA AL RIS DI MESSINA PER VAGLIARE IL SUO EVENTUALE USO IN PRECEDENTI FATTI DELITTUOSI.

L’ARRESTATO, ESPLETATE LE FORMALITA’ DI RITO  AL COMANDO COMPAGNIA DI AUGUSTA,  E’ STATO  TRASFERITO AL CARCERE DI CAVADONNA, A DISPOSIZIONE DELL AUTORITA’ GIUDIZIARIA.

    C. C.

 

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FRANCOFONTE –  VIDEO SU YOU TUBE,  DENUNCIATI  I  4 AUTORI  DEI   MALTRATTAMENTI AL GATTO

 

 

gatto.jpgLO SCORSO 2 NOVEMBRE,   A CONCLUSIONE DI ATTIVITA’ D’INDAGINE SCATURITA DALLA VISIONE DI UN FILMATO COLLOCATO SU YOU TUBE E MANDATO IN ONDA DAI PRINCIPALI NOTIZIARI LOCALI E REGIONALI, I CARABINIERI DELLA COMPAGNIA DI AUGUSTA E DELLA STAZIONE DI FRANCOFONTE HANNO DENUNCIATO IN STATO DI LIBERTA’ 4 PERSONE ALL’EPOCA DEI FATTI MAGGIORENNI, TUTTI  DI FRANCOFONTE,  RESPONSABILI DELLE SEVIZIE E MALTRATTAMENTI DI UN GATTO. IN PARTICOLARE I MILITARI DELLA LOCALE STAZIONE RICONOSCEVANO DAL FILMATO LA LOCALITA’ DELL’EVENTO.   LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO E L’INUTITO DEI MILITARI HANNO  IMMEDIATAMENTE PORTATO ALL’INDIVIDUAZIONE DEGLI AUTORI DELLE SEVIZIE AL POVERO FELINO.  IL FILMATO,  CHE ERA STATO TOLTO DALLA RETE,  RIGUARDA FATTI FATTI ACCADUTI PROBABILMENTE NELL’ ESTATE DI DUE ANNI FA.

     C. C.

 

IL GINNASIO-LICEO IN AUGUSTA, memoria degli anni 1933-2007

ESCLUSIVO/ Pubblichiamo a puntate un saggio inedito del nostro collaboratore Giorgio Càsole, docente  di Lettere al liceo Mègara di Augusta

 

 

2.jpgIL 27 gennaio 1998, in occasione della celebrazione del “giorno della memoria”, istituito ex lege qualche anno fa, gli studenti dei tre licei cittadini (classico, scientifico, socio-psico-pedagogico) possono assistere, nell’aula magna della cittadella degli studi, alla proiezione d’un bel film con Robin Williams protagonista, l’attore che ha portato al successo molti film quali L’attimo fuggente, Mrs Doubtfire, Al di là dei sogni, ecc. Il film proiettato agli studenti, dal titolo Jacob il bugiardo, non ha avuto grande risonanza nel circuito commerciale, come altri che, sostanzialmente, hanno trattato lo stesso argomento, quali Schindler List, Train de vie e, soprattutto, La vita è bella del nostro attuale grande comico d’Italia, Roberto Benigni: l’argomento, ormai è intuitivo, è quello della Shoah, parola ebraica oggi usata (e preferita dagli stessi ebrei) in luogo di “olocausto”.

Il sostantivo olocausto rinvia ai riti sacrificali che, presso le antiche religioni greca ed ebraica, venivano celebrati in onore della divinità e in cui la vittima era completamente bruciata, mentre Shoah, che significa “catastrofe, calamità” viene usata con valenza diciamo così, neutra: lo sterminio, il  genocidio di sei milioni di ebrei, voluto e pianificato da Hitler durante gli anni bui del nazismo in Germania e nei territori occupati dalle armate hitleriane (ivi compresa l’Italia), non fu certamente una catastrofe naturale né provocata dagli uomini per sacrifici divini, anche se Hitler potrebbe essere interpretato come una sorta di Anticristo, in onore del quale furono innalzati templi reali e metaforici, che dovevano essere occupati e frequentati esclusivamente da quegli appartenenti alla razza superiore, alla cosiddetta razza ariana, una vera e propria casta di eletti, che doveva ripopolare il pianeta e doveva essere servita dalle altre etnie, dopo che ci si era liberati dei pària di turno (ebrei, appunto, polacchi, zingari, omosessuali).

 

 

1.jpgQuesta della Shoah, dunque, è una storia che non è stata ancora  completamente scritta e che, ancora oggi, viene contestata dai cosiddetti storici revisionisti, da coloro che, viziati da un serio pregiudizio ideologico, sostengono che le camere a gas, i forni crematori e quant’altro i nazisti escogitarono per la “soluzione finale”, così era eufemisticamente chiamato il genocidio degli ebrei (e degli altri), sono invenzioni degli americani e dei russi, vincitori della II guerra mondiale.

In effetti, è probabile che in Germania non si sapesse bene quello che si  faceva nei lager nazisti: in questi campi di concentramento, come racconta Primo Levi, chimico torinese sopravvissuto allo sterminio che si attuava ad Auschwitz in Polonia, c’è la scritta “Il  lavoro rende liberi” e si poteva pensare  che gli ebrei deportati lì e in altri famigerati campi lavorassero per il Terzo Reich (come Hitler aveva chiamato il suo regime, terzo regno, che, secondo la sua lucida follia, doveva  durare  mille anni, vedendo la Germania über alles, cioè sopra tutti).

C’erano, sì, ebrei che lavoravano come schiavi, come  gli ebrei nell’antichità furono nella cattività babilonese e in quella egizia, ma sempre nell’ottica di servire il Reich al fine di sterminare i loro correligionari. E se i russi non fossero entrati in armi ad Auschwitz e altrove, anche chi lavorava sarebbe stato fisicamente eliminato, dopo essere stato letteralmente spogliato di tutto: persino i capelli venivano raccolti per “fare coperte ai soldati” – dice una straziante poesia di Joice Lussu – persino i denti d’oro venivano estirpati.

Russi e americani hanno, però, documentato, inoppugnabilmente, senza ombra di dubbio, che le camere a gas, le enormi fosse comuni dove in fretta vennero sepolti gli ebrei scheletriti che non poterono  essere bruciati, i forni crematori per l’ eliminazione rapida dei cadaveri, sono esistiti, tutto questo spaventoso armamentario è esistito, in pieno Novecento, non nei secoli bui del Medioevo, e tutto ciò fece sbigottire e inorridire persino coloro che ebbero in simpatia l’ideologia fascista, come, per esempio, l’italiano Giorgio

Perlasca, la cui vicenda umana in favore degli ebrei è stata recentemente rievocata in televisione, dopo una rimozione di tipo psicanalitico nella coscienza degli storici e dei politici italiani, perché Perlasca  da giovane fu un fascista che andò volontario a combattere in terra di Spagna a fianco dei franchisti, i seguaci, cioè, del generalissimo Franco, contro quegli spagnoli che volevano importare la rivoluzione comunista.

Tuttavia, Perlasca ebbe orrore di quello che facevano i nazisti nei confronti degli ebrei e si adoperò in Ungheria per liberarne quanti più potè, forse cinquemila, forse più, fino al punto di rischiare la propria vita. Come la vita rischia e, alla fine, perde, il protagonista di Jacob il bugiardo per dare una maggiore speranza di vita, in attesa dell’arrivo dei russi liberatori, e i suoi compagni rinchiusi nel ghetto.

 

Si  tratta d’una amara e bella fiaba, come fiaba, meno amara e triste è il film di Benigni, al quale, nonostante i trionfi riscossi in tutto il mondo, è stato addebitato e, secondo noi, non a torto, di aver banalizzato la shoah. Rischio di banalizzazione, invece, non corre la fiaba di Jacob il bugiardo, girata, non a caso, non con colori splendenti, come quelli del film di Benigni, ma in bianco e nero e con un color seppia che più ci rende partecipi del grigiore drammatico della vita nel ghetto e del tragico epilogo, la morte di Jacob, che può essere vista in funzione salvifica: cioè, Jacob si immola, in un vero olocausto, per salvare gli altri ebrei e la bambina a lui affidata dalla Provvidenza, come nel film La vita è bella la morte del padre favorisce la salvezza del figlio Giosuè.

Differentemente dal film di Benigni, in Jacob il bugiardo, il protagonista, con il suo personale sacrificio, compie un vero e proprio riscatto della propria mediocre esistenza di venditore di frittelle, che scrocca all’amico barbiere la quotidiana rasatura della barba in nome di un antico patto, cui è venuta, tuttavia a mancare la condizione essenziale della reciprocità.

Il film è tutto incentrato su questo singolare personaggio, che vive, come tutti gli altri ebrei, un’esistenza grama e precaria, vedovo della giovane moglie (morta a causa di un bombardamento), che, una sera, si trova fuori dal ghetto per inseguire una pagina di giornale e dai tedeschi viene fatto entrare nella sede del loro comando. All’interno del Kommandantur si trova per pochi istanti da solo e ascolta la radio mentre diffonde notizie sull’avanzata dei russi.

Grazie alla provvidenziale benevolenza di un ufficiale, non viene trattenuto e prima del fatidico scoccare dell’ora di coprifuoco, si trova all’esterno, nei pressi della stazione ferroviaria, da dove deve rientrare nel ghetto. Sta per essere colpito dalle pallottole naziste al momento d’uscire dal suo nascondiglio, quando viene messo sull’avviso da una ragazzina, fatta precedentemente scappare dai genitori, attraverso un foro nel vagone del treno che deportava la sua famiglia e altri in un lager. La bambina si affida a Jacob che, nonostante le sue condizioni di vita, nel ricordo dolcissimo della moglie e per il fatto che non aveva avuto figli, la porta con sé in casa e la nutre come può.

Il film mostra come Jacob ogni mattina si sottoponga a umilissimi lavori di fatica, per conto dei nazisti, pur di raggranellare qualcosa per sopravvivere. La sua vicenda personale assurge a condizione simbolo di tutti gli ebrei privati del loro lavoro, spogliati della loro identità, costretti a coabitare, che vivono nella più cupa disperazione, talvolta pronti a commettere un gesto disperato contro sé stessi o contro gli altri. Jacob, attingendo al proverbiale senso umoristico degli  ebrei, riesce a mantenersi in equilibrio e a sperare, anche perché ha sentito alla radio del Kommandantur la notizia dell’avanzata dell’armata sovietica e, secondo i suoi calcoli, la liberazione non dovrebbe essere lontana.

Dà questa notizia a un suo amico che sta per aggredire un soldato nazista, per salvarlo da sicura morte. L’amico desiste dal suo proposito, ma da quel momento  segue come un ombra Jacob perché è convinto che Jacob possegga una radio. Da quel momento tutto il ghetto ne viene a conoscenza e Jacob è sùbito al centro dell’attenzione di tutti, guardato con ammirazione e rispetto, perché in quel posto, in quel tempo, possedere una radio equivaleva esporsi a morte sicura.

In un primo momento, Jacob nega decisamente di possedere una radio, afferma di aver detto una bugia, ma non viene creduto; qualcuno gli fa osservare che da quando è stata diffusa la notizia la gente del ghetto sta meglio. Jacob ha come un’illuminazione e, a costo del proprio personale rischio, continua a illudere la sua gente, inventando false notizie (da qui il titolo del film), come se le ascoltasse attraverso la radio (che non ha). Il film si dipana come una commedia, con ritmo sostenuto e con scene quasi umoristiche alternate ad altre di forte tensione  drammatica.

La scena più divertente e commovente  insieme è quella in cui Jacob-Williams (l’attore è notoriamente bravissimo a cambiare voce e toni) simula di possedere l’apparecchio radio e imita una serie di persone-personaggi pur di far sorridere e portare a una più sollecita guarigione la bambina che sta con lui e che si è ammalata. Il momento più intensamente drammatico è quello in cui i nazisti, venuti a conoscenza (probabilmente da qualche delatore) che nel ghetto c’è una radio, minacciano una forte rappresaglia se non si fa avanti il possessore della radio.

Jacob, pur consapevole di non avere nulla, si presenta e viene quasi massacrato di botte all’interno del Kommandantur per confessare  il luogo dove detiene l’apparecchio. Finalmente, Jacob convince l’aguzzino tedesco che la radio da lui ascoltata è quella presente nell’ufficio. Il nazista gli crede, ma vuole salvare la propria onorabilità. Invita Jacob, per avere salva la vita, a dire pubblicamente la verità, cioè che non ha mai avuto  la radio e che ha raccontato un sacco di bugie.

Messo di fronte a tutti gli ebrei, che hanno visto in lui uno strumento di speranza, egli non si sente di deludere e disilludere gli amici e viene falciato dai mitra nazisti. Il venditore di frittelle, che prima parlava tanto, non ha parlato. Jacob, tacendo, ha detto l’ultima bugia, ma è diventato un eroe.

Un’iniziativa, che ha influenzato positivamente gli alunni, altamente commendevole, che ha fatto onore alla scuola che l’ha proposta e realizzata.

 

LO SPIRITO UNITARIO

Commendevoli sono state anche tutte le iniziative volte a far percepire lo spirito unitario agli alunni dei tre indirizzi.

 

Non solo Bolero

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AUGUSTA. TEATRO CANATA di CITTA’ DELLA NOTTE: l’inaugurazione della stagione 2010-2011,  è avvenuta   venerdi 5 novembre, con una scelta insolita: un superbo spettacolo di  danza, intitolato “Non solo Bolero”, con una delle compagnie più apprezzate in Italia: in  tournée dallo scorso luglio ha toccato i teatri più importanti della penisola. Quella di Augusta è  stata l’unica tappa in Sicilia di questo inverno.: Non Solo Bolero che vede due grandi interpreti principali Kledi Kadi, ballerino diventato celebre in Italia grazie alle sue prestazioni nei programmi televisivi di Maria De Filippi,  e Emanuela Bianchini. Lo spettacolo pensato dall’autore per raccontare le vicende di un gruppo di persone che si trovano insieme in un luogo esotico come l’antico Egitto, o in un osteria come nella Carmen, o in taberna come nei Carmina Burana, o nella taverna come nel Bolero di Milloss o in un antico luogo come in Amores di Ovidio, dove ognuna racconta la propria storia. Mvula Sungani importante e famoso regista-coreografo italo-africano, molto noto per la raffinatezza e l’innovazione dei suoi lavori, che negli ultimi anni ha ideato opere per stelle del calibro di Raffaele Paganini e Giuseppe Picone, e ha firmato importanti programmi in mondovisione su Rai1, per questa nuova storia ha voluto realizzare uno spettacolo  per un altro grande artista, qual è  Kledi Kadiu.

Questa pièce infatti, necessitava di un interprete forte, intenso, mediterraneo e dal grande carisma da poter affiancare a Emanuela Bianchini, nota stella dalla tecnica forte, elegante e intensa e ai bravi solisti della Compagnia Mvula Sungani. Questo nuovo  spettacolo è un intreccio di storie dal forte sapore etnico che vengono caratterizzate da una scansione ritmica costante e crescente, che vede una storia ispirata a grandi opere, come la Carmen di Prosper Mérimée , i Carmina Burana di Carl Orff, Amores di Ovidio e il Bolero di Ravel, unite da un

Filo rosso di rarefatta intensità. L’idea è quella di raccontare in modo cinematografico, la vita e le storie di persone comuni mediante grandi opere musicali e letterarie reinterpretate e trasfigurate da Sungani con la sua visione contemporanea della vita. Il racconto prosegue senza soluzione di continuità entrando e uscendo dalle melodie con rispettosa disinvoltura. La trama coreografica, divisa in due tempi,  è un caleidoscopio di colori e emozioni creato dal movimento che naviga tra le più disparate varianti di forme e di ritmi. Durante la serata si sono alternate, con grande apprezzamento del pubblico che ha applaudito alla fine di ogni coreografia, nuove creazioni  legate ad alcune delle coreografie più suggestive e di successo del repertorio di Sungani. La ricerca dell’autore italo-africano passa dalle dinamiche di origine popolare, a quelle di origine più nobile e moderne, e si sublima in un vortice di fisicità e dinamicità. Un modo interessante per riscoprire il mondo, l’uomo e le emozioni che lo compongono mediante la danza, la musica, e  gli effetti spettacolari  di luce. che hanno l’obbiettivo di emozionare lo spettatore con un vero e proprio susseguirsi di momenti molto raffinati e speciali. Le splendide melodie di Maurice Ravel, Carl Orff vengono intervallate da musiche originali e canzoni popolari che compongono la suggestiva colonna sonora. I costumi sono ideati e realizzati da Giuseppe Tramontano noto stilista e costumista di moltissimi film, fiction  televisive  e spettacoli teatrali. Le scena essenziale e stilizzata ha  conferito allo spettacolo una visione complessiva cinematografica e moderna. Putroppo,il pubblico non era quello delle grandi occasioni, nonostante il forte richiamo del nome di Kleidi, ma, specialmente alla fine, ha applaudito con tale intensità, da ottenere senza  indugi, il  bis della coreografia ispirata al “Bolero” di Ravel, bis reclamato anche a voce da non pochi spettatori. Visibilmente soddisfatto il patron Cannata, il quale ci ha preannunciato un altro spettacolo musicale “Voci in concerto” con Edoardo Guarnera e Daniela Rossello, il prossimo 26 novembre.

Giulia Càsole

150° Anniversario dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate

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Venerdi 5 novembre, a Catania, alla presenza delle massime Autorità militari, civili e religiose si  sono svolte svolgeranno le celebrazioni della Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale secondo il seguente programma

 

Piazza Duomo: 

 

10.00:                Cerimonia dell’Alzabandiera in forma solenne alla presenza della massime Autorità Civili, Militari e Religiose. Deposizione corona al Milite Ignoto, sorvolo di velivoli/elicotteri ad ala fissa e rotante  .

11.00/ 20.00:   apertura stand istituzionali e mostre statiche mezzi delle FF.AA. e Corpi Armati dello Stato.

17.30:                cerimonia dell’ammainabandiera .

17.30/18.30:      esibizione della banda musicale della Brigata Meccanizzata “Aosta”.

 

 

Piazza Università   

 

19.00/21.00:      esibizione della banda musicale della Brigata Meccanizzata “Aosta”.

20.00/20.30:      afflusso Autorità, invitati e rappresentanze.

21.00:                Concerto di Gigi D’ALESSIO.-, che, com’era prevedibile, ha riscosso grande

                     consenso di pubblico.

    C.C.

 

 

ANCHE QUEST’ANNO A SIRACUSA E AUGUSTA LA M.M HA CELEBRATO LA FESTA DEL 4 NOVEMBRE

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Giovedi 4 novembre, ad Augusta e Siracusa, si  sono svolte o le celebrazioni della Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale.  Alla presenza del Comandante Militare Marittimo Autonomo in Sicilia, Amm. Div. Salvatore Ruzittu, e  delle massime autorità militari, civili e religiose locali.

Programma nella città di Augusta:

Ore 08.45 – Monumento ai Caduti in Piazza Castello, deposizione di una corona d’alloro da parte del Sindaco di Augusta, Massimo Carrubba e del Comandante Militare Marittimo Autonomo in Sicilia, Ammiraglio di Divisione Salvatore Ruzittu.

Programma nella città di Siracusa:

Ore 10.50 – Piazzale IV Novembre (antistante la capitaneria di Porto).

·          Arrivo  del Prefetto di Siracusa,  Carmela Floreno Vacirca e del Comandante Militare Marittimo Autonomo in Sicilia, Amm. Div. Salvatore Ruzittu;

·          Alzabandiera;

·          Preghiera per i Caduti;

·          Momento di riflessione sulle FF.AA. a cura dell’Associazione Nazionale “Combattenti e Reduci” – Sezione di Siracusa;

·          Lettura dei messaggi pervenuti;

·          Allocuzioni dell’Amm. Ruzittu, del presidente della Provincia Regionale e del sindaco di Siracusa.

 

Hanno presenziato alla cerimonia, oltre alle autorità militari, civili e religiose locali, le rappresentanze delle Forze Armate e dei Corpi Armati dello Stato, le associazioni d’arma e combattentistiche e le rappresentanze degli istituti scolastici di Siracusa e provincia.

 

     C.C. –  Nella foto: un momento della cerimonia