Cosa non si è detto sul trasferimento del liceo “Megara”

liceo.jpgE’ iniziato il 10  febbraio e  ha proseguito  per tutta la settimana il trasferimento degli uffici di segreteria del Liceo “Megara” dal plesso provvisorio di via Adua, locato dalla provincia regionale di Siracusa, alla sede storica del Liceo classico della cittadella degli studi di contrada Terravecchia. Il mercoledì delle ceneri,  17 febbraio,  è stato attuato il previsto trasferimento, nel plesso recentemente ristrutturato e consegnato,  di 11 classi.

Non vi è stata nessuna interruzione delle lezioni che  sono proseguite regolarmente, a parte il mercoledì delle ceneri, dichiarato festivo per decisione del consiglio d’istituto, visto che, tradizionalmente, gli studenti che si presentavano erano davvero pochi .

 Lo ha reso noto il dirigente scolastico Giuseppe  S.Adonia. “Per tutta la settimana” –  ha comunicato  il preside –  “è stato  sospeso il ricevimento dei genitori degli studenti da parte dei docenti per permettere che si potessero svolgere regolarmente le operazioni di trasloco”. Nel plesso privato resteranno invece ancora 11 classi: si tratta dell’intero corso di studi del liceo classico, così come stabilito dal Consiglio d’Istituto. Quindi, tutte le sezioni dello scientifico, dalla A alla E ,sono ritornate alla “casa madre” e con loro anche le due sezioni del socio-psico-pedagogico, che, quando fu attivata la sperimentazione, oltre dieci anni fa, furono ospitate nel  plesso che era allora del  classico solo per due anni.

 Poiché la Provincia Regionale sborsa ogni anno 250 mila euro per l’affitto dello stabile di Via Adua, giacché, ormai, l’edificio, di cinque piani, oltre il piano terra, è occupato dal liceo classico, che usufruisce solo di due piani, dovrebbe essere logico trasferire nel plesso le classi dell’istituto commerciale, cioè della ragioneria, sparpagliate in vari plessi della “borgata, sempre a carico della Provincia. In questo modo l’ente di Via Malta attuerebbe risparmi e i ragazzi sarebbero  tutti concentrati in un solo plesso, che potrebbe essere considerato polivalente, com’è il plesso di Lentini che ospita vari istituti, tra cui lo scientifico, diretti da presidi diversi.  Un’osservazione: se consideriamo che il plesso di Via Adua è stato affittato 6 anni fa e facciamo due conti , oggi avremmo potuto avere, di proprietà della Provincia, cioè  di pubblica proprietà, una scuola degna di questo nome, se soltanto il Comune di Augusta avesse con lungimiranza concesso l’area opportuna all’ente di Via Malta, che la richiedeva da anni.  Oggi il Comune è disponibile a cedere in comodato d’uso l’area della vecchia, degradata e dismessa palestra, all’interno della cittadella. La Provincia dovrebbe abbattere il rudere e nel sito montare un pallone tensostatico per le attività ginniche degli alunni che frequentano la cittadella. La Provincia vorrebbe avere il comodato d’uso per trent’anni, il Comune vuole concederlo per dieci. Il consigliere comunale Pippo Messina, da noi sentito, ha detto che dopo trent’anni il pallone sarebbe ormai inservibile e il Comune non saprebbe che farsene.  Ma chi pensa agli studenti del classico confinati in Via Adua?

Cecilia Càsole

Arrestati per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti

canna.jpgSi tratta di Giuseppe G. di 23 anni e di E.F.C di 21 residenti ad Augusta in un’abitazione nei pressi dei giardini pubblici. A seguito di un controllo approfondito nell’abitazione dei due gli agenti hanno trovato oltre 90 grammi di hashish, mentre addosso all’uomo circa 10 grammi già divisi in dosi. I due erano tenuti d’occhio dagli uomini del vicino commissariato di polizia, ieri sera alle 22.30, quando sono stati sicuri e hanno ricevuto il via libera per la perquisizione da parte del sostituto della repubblica di Siracusa Anna Trinchillo, i poliziotti sono entrati in azione. Addosso al giovane sono state trovate le piccole stecchette probabilmente pronte per lo spaccio, nella perquisizione è venuto fuori il rimanente quantitativo. I due coniugi, genitori di un bimbo, erano stati previdenti, infatti gli agenti hanno trovato l’involucro, un portasigarette, nel locale lavanderia di proprietà, nascosto tra le tegole di eternit del piccolo sgabuzzino ubicato sulla terrazza del piccolo condominio. Nell’abitazione gli agenti del commissariato hanno sequestrato due bilancini di precisione. Dopo l’arresto il giovane è stato ascoltato davanti al magistrato di turno, alla presenza dell’avvocato difensore. Per l’uomo sono immediatamente scattate le manette, è stato rinchiuso nel carcere di Cavadonna, mentre la giovane donna è stata denunciata a piede libero, evidentemente per la presenza del minore. A entrambe è stato contestato il reato di detenzione e spaccio di sostanza stupefacente.

       G C

La pillola abortiva Ru486: specialisti a confronto a Palazzo San Biagio

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Giovedì 18 febbraio,  a cura della FIDAPA di Augusta,  si è svolta presso l’auditorium “Don Paolo Liggeri” del civico palazzo S.Biagio, la conferenza sul tema: “La pillola abortiva Ru486: polemiche, scomunica, norme, rischi, tutela della salute della donna”.  Coordinati dalla presidente Eloisa Di Blasi Romeo, che ha ben svolto  anche il  ruolo di moderatrice nel dibattito finale, si sono alternati  quattro qualificati relatori : il prof. Giuseppe Ettore, direttore del Dipartimento Materno Infantile di Catania, l’avv. Salvatore Perrone, penalista, la dott.ssa Aurora Donzelli, psicologa  e don Salvatore Spataro ,dell’Istituto Superiore di Scienze  Religiose S. Metodio di Siracusa.

Diversi, contrastanti, ma garbati  pareri in un civile confronto, che ha avuto come obiettivo quello di trasmettere  informazioni tecniche al pubblico sulla tanto dibattuta tematica dell’aborto.

 “Decisamente l’uso della Ru486 rappresenta un metodo di aborto farmacologico che è stato approvato dagli organismi scientifici internazionali e di conseguenza da quello italiano e”,- ha asserito il prof.Ettore,- “ viene utilizzato,  nelle strutture da me dirette, in maniera corretta, tenendo conto sia dei dettati normativi sia del sacrosanto principio etico di rispetto della salute della madre e del nascituro; sta all’ esperienza acquisita sul campo e alla saggezza degli addetti ai lavori cercare di mediare tra i  diritti dei due e far prevalere quello che di volta in volta risulti prioritario”.

“Niente di nuovo sotto il sole”,- ha continuato l’avv. Perrone,- “la 194 consente alla donna, nei casi previsti dalla legge, di poter ricorrere alla IVG (interruzione volontaria della ravidanza) in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione,  con vari metodi comprendenti quindi anche quella farmacologico”.

“Tutto regolare”,- ha sottolineato la psicologa Donzelli, “ma  la donna in questo dramma è effettivamente e debitamente assistita e confortata da parenti, servizi istituzionali e di volontariato? Un ipotetico tribunale riconosce in modo soddisfacente i diritti del nascituro che, come individuo più debole e come ultimo anello della catena, non ha potuto di fatto rivendicare? Ma, soprattutto,  in questa situazione di lutto, scevra da riti, consuetudini e comunanza di comportamenti quali quelli che caratterizzano la società umana nelle morti rutinarie, chi davvero si trova al fianco della donna? Nella maggior parte dei casi, la donna affronta da sola questa situazione che la fa entrare in uno stanzino buio di cui solo lei possiede la chiave e che utilizza in tutte le molteplici occasioni che in maniera diretta o indiretta la riportano al luttuoso evento”.

 Don Salvatore, da ottimo rappresentante della Chiesa e delle posizioni assunte in merito, ha concluso la serie di interventi  asserendo che, in ogni caso, l’uso della pillola Ru486 è un delitto nei confronti del nascituro e, quindi, come tale, da condannare senza alcuna riserva e soggetto alla “Scomunica”.

Il religioso ha tenuto a precisare che la scomunica in questione non assume i connotati della terribile arma usata dalla Chiesa nei suoi tristi momenti, ma si limita ad escludere gli interessati dal beneficio di poter ricevere i sacramenti tra cui in particolare l’eucarestia. E,  quando nel  sereno conclusivo  dibattito, dal pubblico, gli sono stati proposti i classici complessi casi dello stupro, dell’obbligo di scelta tra la vita della madre e del nascituro e di tante altre particolari situazioni, sia di natura medica che sociale e psicologica, il docente di S. Metodio, in modo molto categorico, ha confermato che mai bisogna ledere il diritto alla nascita del feto, se non in pochissimi casi laddove risulti evidente la necessità e l’indispensabilità dell’azione terapeutica dell’aborto, nei confronti della madre.

 Perplessità in tal senso sono state espresse dal prof. Ettore, che da vero saggio ha concluso “ probabilmente prima di discettare in un senso o nell’altro bisognerebbe scendere veramente in campo e non stare soltanto in cattedra”

A questo punto nascono spontanee due riflessioni:

          Don Paolo Liggeri, nativo di Augusta,  a cui è stato dedicato il salone di conferenze di palazzo S. Biagio, è stato nei duri anni della guerra il difensore della famiglia, precorrendo di gran lunga  i tempi e fondando  nel 1932 il primo consultorio in Italia.  Risulta che  il sacerdote abbia operato sulla propria pelle, a suon di sacrifici e dall’alto della sua preparazione sia teologica che umana e, da quanto personalmente riferito allo scrivente, non sempre perfettamente in linea a quanto asserito dal potente apparato della Chiesa.

           Sembra veramente di pessimo gusto la richiesta a Benedetto XVI della Pontificia Accademia per la Vita, l’organismo vaticano che si occupa di bioetica, di rimuovere dalla presidenza mons. Rino Fisichella per la dichiarazione rilasciata a proposito della scomunica inferta a una” povera madre” per aver abortito. “Prima di pensare alla scomunica,”- ha infatti asserito Fisichella ,- “ la bambina-madre doveva essere in primo luogo difesa, abbracciata, accarezzata con quella umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri”.     Ma così non è stato.

   Gaetano Gulino