IL PONTE SULLO STRETTO

ponte-sullo-stretto.jpgSicilia. Piove e fa freddo. Continua a piovere, in questo autunno grigio e minaccioso. In questo autunno confuso e paradossale. Sconcertante. La terra continua a sbriciolarsi, a liquefarsi: nel Messinese, nel Catanese, nell’Agrigentino, nel Nisseno. Insomma: una situazione assai preoccupante, grave. Una stato di cose che desta angoscia e avvilimento nelle popolazioni già colpite, nelle popolazioni più a rischio. Nei cittadini più consapevoli.

Una situazione evidentissima, chiarissima. Uno stato di cose a cui bisognerebbe porre rimedio.  Subito. Con interventi adeguati, efficaci. Senza perdere altro tempo.

Ma, agli italici mestieranti del facile ottimismo non interessa tutto questo. Non può interessare tutto questo. Anzi! Essi hanno ben altro per la testa.

E poi, questo sciagurato, implacabile riferimento alla terra, ai luoghi, alle storie di uomini e donne in carne e ossa, non è proprio il loro campo di azione, di movimento. Non è il loro spazio di consenso. E poi, ci sono cose ben più importanti, più eclatanti, irrinunciabili: le grandi opere infrastrutturali, il famoso ponte sullo Stretto.

Dunque, è chiaro. Deve essere chiaro, come un ordine, come un comandamento: la realizzazione del ponte sullo Stretto non è più rinviabile, procrastinabile. E poi, sarebbe una deleteria dimostrazione di debolezza. Forse, persino la dimostrazione di umano, ragionevole sentire. No, non è possibile: “Il ponte ha da farsi e si farà”. Subito. A cominciare dal prossimo dicembre 2009.

Che si debba costruire in zona sismica, che si preveda di poggiare i due piloni portanti e la campata centrale di 3.300 metri su faglie mobili, non è importante. Che l’eventuale realizzazione della mega-infrastruttura andrà a sconvolgere il paesaggio di uno dei luoghi più belli e delicati del nostro Paese, non è considerato degno di attenzione. Che ci sia, o no, uno studio vero, fondato, un progetto esecutivo non è cosa rilevante. E d’altronde, questi sono soltanto i soliti, vacui intellettualismi dei soliti oppositori al governo. Ai quali si risponde affermando – con faraonica faccia tosta – che “la realizzazione del ponte servirà anche a mettere in sicurezza le due sponde dello Stretto”.

Nella mente dei nuovi tiranni tutto è certo, perentorio, inconfutabile. Nella mente dei nuovi tiranni tutto accade lontano dalla realtà. Nella mente dei nuovi tiranni tutto accade sulla pelle di uomini e donne che abitano povere case, poveri luoghi, poveri territori. Essi vanno proclamando che il ponte, il mega-ponte li nobiliterà. Darà loro un futuro. Forse, persino la felicità che non hanno mai posseduto.

 

       Leandro Janni

IL FENOMENO DELL’ACQUA ALTA AD AUGUSTA

E’ diventato un fenomeno ciclico quello dell’acqua alta. Non a Venezia, dov’è naturale e inevitabile. No.  Lo è diventato ad Augusta, dove un fatto simile non dovrebbe accadere, perché la città federiciana è circondata dal mare. E, invece, no. Il fenomeno si ripete ogni volta  che cadono,  con una certa  insistenza,  le piogge stagionali. Un intero quartiere  si trasforma in una sorta di lago artificiale, con barche e auto galleggianti, con inondazione di rimesse al piano terra. Gli abitanti del quartiere si sentono presi in giro continuamente. I vecchi proprietari, che vi abitano da oltre quarant’anni perché, avuta la regolare licenza edilizia per costruire le case in un’area di ex saline, hanno visto, nel corso degli  anni, strade comunali sollevate e asfaltate,  senza però le indispensabili canalizzazioni per evitare i periodici allagamenti. I nuovi proprietari, che hanno speso fior di quattrini per  acquistare e rimettere a nuovo gli appartamenti sentono d’essere stati presi in giro dai vecchi –e qualcuno ha denunciato il venditore per truffa – e si sentono presi in giro dai politici. Dopo l’ennesimo allagamento avvenuto il 15 scorso, molti di quei residenti hanno ritenuto opportuno diffidare il sindaco, il quale, tramite il suo tecnico Carmelo Bramato, ha rassicurato sul fatto che entro un mese la situazione dovrebbe essere definitivamente risolta. 

       Giorgio  Casole –       foto per Augustanews di   Salvo Mendola 

Morìa di pesci ad Augusta

moria.jpgOltre al fenomeno ciclico dell’acqua alta, soprattutto in alcune aree, ad Augusta si registra un altro fenomeno che si ripete con periodicità fissa: quello della morìa di pesci. Non si tratta della morìa  tipica degli anni a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta (del secolo appena doppiata), all’epoca del “mitico” pretore d’assalto Nino Condorelli.  Allora i pesci morivano a causa dell’eutrofizzazione delle alghe. Le alghe, cioè, crescevano e aumentavano in maniera abnorme, in séguito allo sversamento  in mare degli scarichi  tossici e nocivi delle industrie. I pesci galleggiavano, morti, a quintali in mare. Ora muoiono nelle aree delle  ex saline, per cui, un tempo, Augusta era rinomata, tant’è che in vecchi libri di scuola elementare le saline di Augusta erano citate come fiorenti, come quelle di Trapani. Queste ultime lo sono ancora. Quelle di Augusta sono morte con l’avvento delle prime industrie petrolchimiche, RASIOM in testa nel 1948. Il citato pretore Condorelli condannò persone che osavano estrarre il sale   da quelle aree malsane, malsane perché inquinate.  C’è un’ ex salina, la salina Regina, quella  su cui s’affaccia l’ospedale civico Muscatello, che potrebbe essere considerata oggi come un’oasi naturalistica di tutto rispetto Ma in quest’oasi i pesci muoiono, ciclicamente, ancora una volta a quintali. Sono state raccolte carcasse di pesci per circa 800 quintali ,  l’altro giorno, mercoledì 21,  grazie ai volontari della locale Protezione civile, con l’assistenza dei tecnici  siracusani dell’ARPA (Agenzia regionale per l’ambiente).  Stando a questi tecnici i pesci sono morti per asfissia. E non è la prima volta. Appunto.

         Giorgio Càsole  

Inaugurato l’organo nella chiesa del Sacro Cuore

Inaugurazione organo sacro cuore.jpgAUGUSTA – Dopo l’inaugurazione dell’oratorio San Giovanni Bosco  la comunità parrocchiale  del  Sacro Cuore di Gesù di Augusta  ha vissuto un altro evento che ha reso partecipe alla cittadinanza tutta:  il nuovo organo della chiesa,  donato dalla Esso Italiana, è stato inaugurato  domenica 18 ottobre 2009 durante una solenne celebrazione presieduta dal parroco, rev. Davide Di Mare.

  Un’atmosfera di grande commozione è stata la cornice ideale dell’evento, che ha visto la presenza del sindaco Massimo Carrubba, accompagnato dal vice sindaco Calogero Geraci e, in rappresentanza della Raffineria Esso di Augusta, Nuccio Ventura – addetto aziendale per le relazioni esterne. 

Alla Esso va la riconoscenza e la gratitudine di tutta la comunità  per avere donato alla chiesa del Sacro Cuore un sofisticato organo liturgico a tre tastiere “prestige 80” di marca viscount.

L’organo si presta a interpretare partiture tanto classiche quanto moderne e mostra perciò di avere eccezionali attitudini concertistiche.

Il parroco Di Mare ha ringraziato il direttore della Raffineria Esso di Augusta,  ing. Fabio Garagiola, il responsabile delle relazioni esterne,  Salvo Bella, e il suo braccio destro, Nuccio Ventura, per la sensibilità che la Esso Italiana ha nei confronti  della parrocchia del Sacro Cuore,  ricordandone l’impegno nel sociale  e la visione aziendale  attenta al benessere della collettività.

Il nuovo organo liturgico darà lustro maggiore alla chiesa parrocchiale, dotandola di un mezzo idoneo e moderno per sviluppare l’attività musicale in chiave solistica e di accompagnamento al settore vocale, al servizio delle celebrazioni liturgiche.

Da  molti anni  la Raffineria Esso di Augusta è impegnata in iniziative volte alla valorizzazione e alla promozione della cultura del territorio, al quale è legata da oltre cinquant’ anni di vita e di attività.

 Nella foto: ricordo della cerimonia: da sin. C. Geraci, N. Ventura, D. Di Mare, M. Carrubba

            Seby Gianino