Arsenali della Marina: quale futuro?

La stretta finale sugli Arsenali della Marina Militare, compreso quello di Augusta

 

Brunetta.jpgLe OO.SS. si trovano a “ragionare” sulle ipotesi di modifica del contratto dei dipendenti civili degli Arsenali della Marina Militare presentate dal CRAMM (commissione presieduta dall’ on. Cossiga incaricata per la riforma degli arsenali della marina militare) e sulla bontà del Piano Brin, mostrando interesse e l’intenzione ad intervenire in questa discussione per concertare i documenti di lavoro e trasformarli in un prodotto finale condiviso. La grande “novità” per il rilancio di questi stabilimenti è un contratto destinato ad assumere connotazioni industriali, poiché conseguente alla configurazione di un ente pubblico non economico per la gestione degli Arsenali che accompagni gradualmente gli stabilimenti alla loro riconfigurazione attraverso un nuovo modello di gestione che, inesorabilmente, giungerà alla sua completa privatizzazione con la Difesa Servizi Spa.

Affinché questo avvenga, è necessario che la Marina Militare concretizzi, con la scommessa del Piano Brin, il mantenimento delle lavorazioni essenziali e delle nicchie di eccellenza, chiudendo i reparti ritenuti obsoleti. Fra le prospettive indicate dal CRAMM per aumentare la produzione e far fronte ai carichi di lavoro, c’è quella  del cottimo, sia individuale che collettivo: un’integrazione della retribuzione standard in relazione alla realizzazione di specifici interventi.

Insomma, un incentivo a dare di più, all’interno di un inquadramento teso anche a superare le attuali rigidità contrattuali.

Rigidità intese anche con l’adeguamento dell’orario di lavoro, per assoggettarlo alla variabilità e alla periodicità dell’attività.

Specchietto delle allodole è la valorizzazione del merito, con riconoscimento di meccanismi premiali per i singoli dipendenti sulla base dei risultati conseguiti.

La formazione poi sarebbe un’altro dei capisaldi delle prospettive delineate dal CRAMM che permetterebbe di favorire l’acquisizione di conoscenze diffuse relative al ciclo lavorativo di appartenenza anche con l’aiuto di una riconversione professionale.

Purtroppo, però, lo studio del CRAMM accerta un volume eccessivo di presenze nell’area amministrativa/supporto che contribuirebbe ad accrescere l’ammontare delle spese generali: da qui la prospettiva di percorsi di riconversione professionale dei dipendenti, nella speranza di internalizzare alcune attività attualmente sviluppate dall’indotto.

 

L’obiettivo quindi è di ricercare attività all’esterno, coerenti con le attività istituzionali, allo scopo di saturare le potenzialità lavorative disponibili. In pratica, i dipendenti degli Arsenali potrebbero essere impiegati anche per svolgere attività a favore di terzi se la forte recessione, con le inevitabili conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, non compromettesse la realizzazione del piano stesso.

Insomma, alla necessità dei percorsi di riconversione del personale si sommerebbe l’esigenza di una riduzione dell’organico generale del 30% (giustificandola come “evoluzione migliorativa della presenza del personale nelle aree…”) e la predisposizione di percorsi di assunzione di personale giovane con ipotesi di “rapporto a termine”.

  

    G.T.  –  nella foto il ministro Brunetta, riformista del pubblico impiego.

Arsenali della Marina: quale futuro?ultima modifica: 2009-10-18T08:55:00+02:00da leodar1
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