L’imperitura collera di Medea
Un quarto d’ora prima dell’inizio della rappresentazione, fissato per le 19:15, il teatro era già pieno, il pubblico ammirava la suggestiva scenografia di Fuksas, così particolare ed essenziale allo stesso tempo, che fino all’ultimo si è dimostrata piena di sorprese ed effetti speciali. Quando il sottofondo musicale ha cominciato a insediarsi tra gli spettatori, l’atmosfera di ansia è stata travolta da una suspense colma di emozione, e quando ha fatto l’ingresso il primo attore, cioè un uomo primitivo, il pubblico era già in un altro mondo, che stava per rivelarsi più attuale di quanto si potesse credere. Infatti il tema trattato dalla Medea è quello dello straniero che deve adeguarsi alle usanze del paese ospitale pena l’espulsione da esso. Ma la protagonista, che dà il nome all’opera, dopo aver tradito la sua famiglia e aver lasciato la sua patria per amore di Giasone, deve anche affrontare il tradimento da parte dello stesso Giasone, che vuole sposare la principessa di Corinto, figlia del re Creonte. Giasone si giustifica dicendo di volere dei figli di sangue reale che potessero proteggere quelli avuti con Medea, ed è così che viene trattato un altro argomento tipico dei giorni nostri, cioè quello della famiglia ‘allargata’ , nel quale a scontrarsi ci sono la collera e la disperazione di una donna che sente di essere stata umiliata, ma che nello stesso tempo desidera vendicarsi senza scrupoli. Ed è così che agirà Medea, tramite inganni riuscirà a uccidere la sposa novella e il padre, e infine, ormai folle, ma sempre internamente combattuta, uccide i propri figli, che altrimenti sarebbero stati preda altrui.
A dare voce alla lucida follia di Medea è stata Elisabetta Pozzi, che ha fatto rabbrividire il pubblico con la sua voce ora disperata e rassegnata, ora forte e vendicativa, lanciatrice di maledizioni verso chi l’aveva ferita, ora decisa a uccidere i figli, ora pentita e dubbiosa dell’atto che sta per compiere. La regia è del cineasta, artista e intellettuale polacco Krzystof Zanussi. Quella di quest’anno è la sesta rappresentazione della Medea nella storia dell’ INDA (dopo le messinscene del 1927, 1958, 1972, 1996,2004. Ancora una volta il mondo antico si fa portatore di esperienze e situazioni tuttora vissute, che coincidono con quelle degli immigrati, i quali, credendo si essere approdati nel ‘nord del mondo’, illusi dalle immagini televisive, trovano la morte durante il viaggio o comunque, dopo aver raggiunto la meta, non trovano niente di ciò che avevano immaginato.
Dorotea Roggio