Uscendo di casa per recarmi al lavoro, di buon mattino, mi imbatto in un cartello posto all’esterno del parabrezza di un autoveicolo parcheggiato dentro un’area riservata alla sosta dei diversamente abili; il cartello, ben esposto, riportava a caratteri cubitali la seguente dicitura:
“Tu che hai occupato il mio posto, prendi pure il mio handicap”.
Non voglio pensare al proprietario del mezzo nel momento in cui avrà dovuto rimuovere la macchina; si sarà guardato attorno dopo essersi assicurato che nessuno avrebbe deriso di lui, avrà rimosso frettolosamente prima il cartello della vergogna per poi essersi allontanato frettolosamente con la stessa demenziale e fanciullesca espressione di chi viene scoperto col dito sporco di marmellata.
Stiamo forse perdendo quel senso di civiltà e di rispetto umano al quale tutti noi italiani ci vantiamo di appartenere? L ’esempio più cafone ci arriva proprio dai signori dei palazzi che avrebbero il compito di educare, attraverso le leggi, il cittadino alla civile convivenza ed al reciproco rispetto umano: i politici. Ed è notizia di questi giorni la protesta degli operatori che hanno in cura persone con abilità diverse, gli operatori del centro “Aias” di Augusta, contro le iniziative intraprese dall’assessorato regionale alla sanità che vorrebbe impedire agli aventi diritto di sottoporsi a trattamenti terapeutici riabilitativi, per via del contenimento della spesa pubblica, come se per loro fosse un piacere o un lusso andare al centro “Aias” per sottoporsi a cure di questo tipo.
Per non parlare dei “delitti” indirettamente commessi ai fini di lucro da grandi società, come l’Enel per esempio, che pur di recuperare miserevoli crediti interrompe d’un tratto l’erogazione dell’energia elettrica ad un’anziana donna, sempre di Augusta, emarginata da questa civiltà carogna e costretta a vivere a lume di candela per colpa di quelle altrettanto miserevoli retribuzioni che non consentono di sbarcare il lunario e di pagare le bollette, malgrado l’ anziana abbia invocato gentilmente la rateizzazione degli importi e fatto presente la propria situazione familiare resa ancor più drammatica dalla presenza in casa di un figlio diversamente abile, bisognoso di cure e di energia elettrica.
Diversamente abili: per sentirsi sempre persona nella dignità di ogni individuo.
Meno male che non ci troviamo di fronte ad un caso limite di persona mantenuta artificialmente in vita altrimenti avremmo potuto azzardare un’ ipotesi di omicidio o di tentato omicidio.
Giuseppe Tringali