Il popolo in rivolta per difendere l’ospedale

ospedale.jpgAUGUSTA. L’appuntamento è per le 9,30 del mattino  di  sabato 26 marzo,  in Piazza Castello per  percorrere praticamente tutto il corso Principe Umberto e riunirsi intorno alle 11  di fronte alla nuova darsena. Il luogo è simbolico. Il popolo di Augusta dovrebbe scendere, proprio di fronte alla nuova darsena per rivendicare l’importanza strategica e, soprattutto, l’importanza economico-finanziaria del porto di Augusta. Nei giorni scorsi la sensibilizzazione verso i cittadini è stata capillare e plateale. Capillare perché i componenti attivi del comitato pro ospedale si sono recati un po’ ovunque per invita re la popolazione a partecipare. Alcuni di loro si sono recati nelle scuole cittadine per fare opera di persuasione di tutti i giovani alunni delle scuole superiori, per far capire loro che, se chiude il Muscatello, ne va mezzo il loro futuro. E già la risposta positiva è arrivata. Moltissime classi del liceo cittadino per antonomasia, il liceo “Mègara” hanno manifestato  l’intenzione di partecipare in  massa, anche se ormai la sorte del Muscatello sembra segnata. Il direttore generale. Maniscalco, dell’ASP 8 di Siracusa, da cui dipende il “Muscatello” ha detto pubblicamente che si procederà tranquillamente al previsto trasferimento a Lentini di alcuni reparti,. Tanto che il Muscatello sarà abbassato al rango di PTA, Presidio Territoriale Ambulatoriale, non più ospedale, appunto.  Il battagliero pediatra Riccardo Fazio, componente e portavoce del comitato trasversale in difesa dell’ospedale civico chiederà ancora una volta  alle competenti autorità regionali la revoca del decreto assessoriale n° 01377/2010 e di ogni atto conseguente e in particolare l’ immediata revoca del trasferimento  al presidio ospedaliero di Lentini dei reparti di ginecologia, ostetricia e pediatria,  la sollecita attivazione dei reparti di neurologia ed oncologia previsti  e non attivati e, infine,  il ripristino del reparto di psichiatria,  a causa dell’alta incidenza  in loco delle  relative patologie relative e  il ripristino dei posti-letto “ordinari” di otorinolaringoiatria. Fazio chiederà ancora  l’immediata revoca degli atti dispositivi riguardanti la collocazione del P.T.A(Presidio Territoriale Ambulatoriale). nel nuovo padiglione peraltro progettato e realizzato, unico con criteri antisismici nella Provincia, per accogliere invece i reparti ospedalieri e i collegati servizi oggi allocati nei vecchi locali. Fazio ha parlato della necessità di mantenere il Pronto Soccorso com’è oggi, aperto, cioè 24 ore su 24, e addirittura ha avanzato la proposta di attivare un reparto di oncologia, giacché una legge regionale prevede il potenziamento degli ospedali collocati in area ad alto rischio di crisi ambientale. Troppa carne sul fuoco? Staremo a vedere. Certo è che l’assessore Russo non sembra tentennare, anche perché non dimentichiamoci che nella nostra zona c’ è la struttura convenzionata di Villa Salus, oggi di proprietà di una società collaudata e sembra difficile che la Regione possa mantenere strutture ospedaliere generaliste  da mantenere con i soldi pubblici, così vicine tra loro. Dai dirigenti Asp e dalla deputazione regionale sono venute rassicurazioni  in merito al paventato rischio di chiusura del nosocomio. In particolare il direttore sanitario Vaccarisi ha spiegato che “non c’è nessun rischio di chiusura del Muscatello che ha un ruolo importante. A breve” – ha assicurato –“verrà istituito il reparto di oncologia, verrà potenziato l’otorino e saranno nominati i primari di ruolo”. Per quanto riguarda i reparti che a breve secondo il decreto assessoriale dovrebbero essere trasferiti a Lentini, bisognerà far cambiare l’atto amministrativo e in questo diventa determinante il ruolo della deputazione regionale siracusana.

    Diletta  Càsole

PROTESTA CITTADINA SABATO 26 ALLA NUOVA DARSENA PER L’ OSPEDALE MUSCATELLO

28 dicembre 1960. protesta in difesa del porto.jpg

 

AUGUSTA. L’appuntamento è per le 11 del mattino del prossimo sabato 26 marzo, di fronte alla nuova darsena. Il luogo è simbolico. Il popolo di Augusta dovrebbe scendere, per ora usiamo il condizionale, proprio di fronte alla nuova darsena per rivendicare l’importanza strategica e, soprattutto, l’importanza economico-finanziaria del porto di Augusta. La data del 26 è stata scelta per ricordare quella del 28 dicembre 1960, quando tutta la popolazione, veramente tutta, partecipò a un evento corale, organizzato dall’allora vicesindaco Giovanni Saraceno, per scongiurare la perdita, detto in soldoni, del porto cittadino. Come più volte abbiamo ricordato qui e altrove, un decreto ministeriale prevedeva il declassamento del porto con una divisione amministrativa. Non potendo dividere il porto in due, il ministero  aveva pensato di affidare una parte della responsabilità all’allora Frazione del Comune di Siracusa, Priolo.  In sostanza, c’era il rischio serissimo di perdere l’autonomia a favore di Siracusa. La decisione di  mobilitare la popolazione per il 26 marzo è stata presa in sèguito alla riunione del consiglio comunale “aperto” , di lunedì 14,  alla presenza di un folto pubblico. Il consiglio comunale è stato “ aperto” alla deputazione regionale e alla direzione provinciale dell’Asp di Siracusa, per parlare delle sorti del presidio ospedaliero “Muscatello”.  Erano presenti Roberto De Benedictis, Nunzio Cappadona, Bruno Marziano e Enzo Vinciullo (parlamentari regionali) Corrado Vaccarisi e Salvatore Strano (rispettivamente direttore sanitario e amministrativo Asp di Siracusa), Massimo Carrubba e Pippo Sorbello, (rispettivamente sindaco di Augusta e Melilli), Nicola Bono (presidente della provincia regionale di Siracusa), numerosi assessori e consiglieri provinciali e comunali.

 Ad aprire i lavori è stato il presidente del consiglio comunale  di Augusta,  Salvatore Amato che ha rappresentato i timori della comunità locale per la sorte del nosocomio  augustano. Il portavoce del coordinamento del comitato cittadino trasversale pro ospedale,  il pediatra Riccardo Fazio,  ha letto in aula un documento con  cui si chiede alle competenti autorità regionali la revoca del decreto assessoriale n° 01377/2010 e di ogni atto conseguente e in particolare l’ immediata revoca del trasferimento  al presidio ospedaliero di Lentini dei reparti di ginecologia, ostetricia e pediatria,  la sollecita attivazione dei reparti di neurologia ed oncologia previsti  e non attivati e, infine,  il ripristino del reparto di psichiatria,  a causa dell’alta incidenza  in loco delle  relative patologie relative e  il ripristino dei posti-letto “ordinari” di otorinolaringoiatria. Fazio ha chiesto ancora  l’immediata revoca degli atti dispositivi riguardanti la collocazione del P.T.A. (Presidio Territoriale Ambulatoriale) nel nuovo padiglione peraltro progettato e realizzato, unico con criteri antisismici nella Provincia, per accogliere invece i reparti ospedalieri e i collegati servizi oggi allocati nei vecchi locali. Fazio ha parlato della necessità di mantenere il Pronto Soccorso com’è oggi, aperto, cioè 24 ore su 24, e addirittura ha avanzato la proposta di attivare un reparto di oncologia, giacché una legge regionale prevede il potenziamento degli ospedali collocati in area ad alto rischio di crisi ambientale. Troppa carne sul fuoco? Staremo a vedere. Certo è che l’assessore Russo non sembra tentennare, anche perché non dimentichiamoci che nella nostra zona c’ è la struttura convenzionata di Villa Salus, oggi di proprietà di una società collaudata e sembra difficile che la Regione possa mantenere strutture ospedaliere generaliste  da mantenere con i soldi pubblici, così vicine tra loro. Dai dirigenti Asp e dalla deputazione regionale sono venute rassicurazioni  in merito al paventato rischio di chiusura del nosocomio. In particolare il direttore sanitario Vaccarisi ha spiegato che “non c’è nessun rischio di chiusura del Muscatello che ha un ruolo importante. A breve” – ha assicurato –“verrà istituito il reparto di oncologia, verrà potenziato l’otorino e saranno nominati i primari di ruolo”. Per quanto riguarda i reparti che a breve secondo il decreto assessoriale dovrebbero essere trasferiti a Lentini, bisognerà far cambiare l’atto amministrativo ed in questo diventa determinante il ruolo della deputazione regionale siracusana. Il coordinamento del Comitato cittadino, alla fine della riunione ha confermato la giornata di mobilitazione cittadina indetta per il prossimo 26 marzo. Il comitato renderà note le iniziative previste che saranno decise in una serie di incontri a cui prenderanno parte, sindacati, parrocchie, associazioni. Il deputato regionale del gruppo misto, Nunzio Cappadona,    ha criticato aspramente la direzione dell’Asp di Siracusa, che  “ha davvero fallito in questo territorio”. “E’ inconcepibile continuare a creare allarmismo tra i cittadini di Augusta” – ha tuonato  Cappadona –“è impossibile soltanto pensare che il nosocomio possa essere smantellato in un’area altamente a rischio per la presenza di uno dei colossi petrolchimici più importanti d’Europa. In tutta la provincia di Siracusa bisogna agire sul fabbisogno reale del territorio, ridurre la mobilità extraprovinciale e affrontare il dialogo con il privato per una maggiore integrazione, affrontando, così, la qualità delle prestazioni erogate. Non è pensabile che per un parto bisogna ricorrere alle strutture ospedaliere di Catania o di Ragusa. E questo purtroppo accade perché vengono smantellati i reparti, anziché potenziarli. Sono pronto a confrontarmi in qualsiasi tavolo tecnico e in qualsiasi sede”. “Che fine  ha fatto il Piano del Dipartimento oncologico della Provincia di Siracusa? Ricordo” –  ha aggiunto il parlamentare regionale – “che era stato protocollato alla Regione il 30 marzo del 2007 e sottoscritto dai due precedenti direttori generali dell’Asl di Siracusa. Ed è quel modello organizzativo che deve essere applicato. Prevedeva l’attuazione clinica in rete, distribuendo l’attività negli ospedali di Siracusa, Avola e Augusta”. Secondo Nunzio Cappadona, il Muscatello di Augusta deve fornire la degenza ordinaria e deve attrezzarsi per la radioterapia, partecipando alla realizzazione delle Unità per le cure palliative e di prevenzione. ” Questo” –  ha concluso il deputato regionale  – “è l’obiettivo da portare a termine”.  Fin qui le dichiarazioni. Ora spetta alla gente di Augusta,  chiamata a far sentire la sua voce come il 28 dicembre del 1960.

   Giulia  Càsole

OCCORRE UNA RIVOLTA POPOLARE PER SALVARE L’OSPEDALE CIVICO?

ospeda.jpgAUGUSTA. Ranno e i suoi sette colleghi consiglieri comunali dell’ MPA si sono limitati a  auto spendersi dal partito di Lombardo, auspicando un forte movimento trasversale per  vincere la volontà politica di ridurre il Muscatello un poliambulatorio con qualche posto letto. Qualche altro politico afferma di voler parlare con  qualche legale per denunciare penalmente Lombardo e il suo assessore Russo per la mancata applicazione della legge regionale che invece prevede il potenziamento dell’ospedale. Gli autonomisti lombardiani di Augusta avrebbero fatto meglio a spedire le tessere a Lombardo anziché depositarle, depositarle dove?

Taluni  politici minacciano di denunciare Lombardo e Russo. Perché non passano dalle parole ai fatti?

 A Lentini, un deputato regionale minaccia di incatenarsi se il nuovo ospedale della ua città non verrà aperto in tempi brevi.

 Qui ad Augusta un medico, Riccardo Fazio, ex primario di Pediatria, sostiene che occorre una rivolta popolare per evitare la chiusura del Muscatello. Chi dovrebbe guidare la rivolta?  Ma, soprattutto, dov’è la popolazione come quella del 1960? Oltre al gesto di protesta di Ranno e dei suoi, per ora non si registrano altre iniziative a favore del Muscatello. Intanto, incombe la spada di Damocle della chiusura dei reparti.

Forse sarebbe meglio se i cittadini si organizzassero spontaneamente e scendessero in piazza, senza curarsi dei partiti, che pure qui pescano in abbondanza.

Sarebbe bello se la popolazione dei cosiddetti social network prendesse coscienza.

 Giorgio Càsole

MUSCATELLO: SI RICORDA IL 28 DICEMBRE 1960, QUANDO LA POPOLAZIONE BLOCCO’ IL PORTO

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“Oggi è indispensabile e necessario che tutte le forze politiche di Augusta, maggioranza e opposizione, concordino un piano programmatico unitario di azioni da intraprendere per la difesa del presidio ospedaliero”. Lo ha affermato il consigliere provinciale e coordinatore cittadino del Movimento per l’Autonomia, Maurizio Ranno, che ha così continuato: “ Frazionamenti politici, azioni isolate, assemblee di partiti o di coalizioni di partiti  non potranno sortire eguali effetti di compattezza politica e scelte programmatiche unitarie a difesa dell’ospedale. Tutte le iniziative intraprese  fino a oggi non hanno fatto registrare un cambiamento di rotta del piano di riordino del sistema sanitario, redatto dall’allora governo di centro destra e oggi sostenuto da un governo di centro sinistra, registrando pertanto un fallimento della politica tutta”.  Se consideriamo che Maurizio Ranno è l’esponente locale di spicco dell’MPA, cioè di quel Movimento per l’Autonomia, il cui fondatore è quel Raffaele Lombardo, che oggi comanda in Sicilia, che cosa si deve concludere? Che Ranno vuole dare la sveglia al suo “capo” o che vuole intraprendere un’azione di guida di un movimento trasversale per tentare in extremis di salvare il Muscatello? Ranno incalza: “Appare evidente che l’ospedale di Lentini, al momento, è politicamente più allettante, visto che l’apparato è interamente da definire ex novo, caselle vuote da riempire, a differenza dell’ospedale Muscatello,  dove oramai la struttura e l’apparato medico e infermieristico sono  consolidati. Appare evidente la mancata attenzione alla città di Augusta,  che ospita il più importante polo industriale d’Europa, pagando un elevatissimo prezzo in termini di degrado ambientale, malattie tumorali, malformazioni neonatali e quant’altro. Appare evidente la mancata attenzione alla città di Augusta che costituisce un bacino di utenza di oltre 100.000 abitanti costituito dalla Marina Militare, dalla casa di reclusione, dal polo petrolchimico. Appare evidente che la città non beneficia dei proventi delle accise petrolifere che finiscono nelle casse dello stato per soddisfare i servizi di altre città d’Italia. Oggi è opportuno uno scatto di orgoglio della classe politica tutta che si spogli dei colori di appartenenza e stabilisca le azioni da intraprendere per far sì che si dia attuazione all’articolo 6 della legge regionale numero 5/2009 che prevede il potenziamento delle strutture ospedaliere ricadenti in zona ad alto rischio ambientale.” Ranno conclude proponendo che“ tutta la classe politica di Augusta si sospenda dai partiti di appartenenza, azione che il movimento per l’autonomia intende intraprendere e si organizzino dei sit-in di protesta, con i prima linea le figure istituzionali del territorio di Augusta, presso la zona industriale e presso il porto commerciale”. Tradotto in un linguaggio più semplice, Ranno sostanzialmente propone  quello che più volte è stato richiamato su queste e altre colonne da un testimone dello sciopero del 28 dicembre 1960, il docente-giornalista Giorgio Càsole, intervistato persino dal Gabibbo di Striscia la notizia: realizzare, cioè, uno sciopero come quello attuato in quella famosa, storica data, quando la cittadinanza scese in piazza in difesa del porto, la cui unità amministrativa era stata allora già intaccata da un decreto ministeriale che assegnava compiti e funzioni al Comune di Siracusa, giacché all’epoca Priolo era Frazione del comune capoluogo. L’allora vicesindaco Giovanni Saraceno, autentico capopopolo, guidò la manifestazione, con un’impressionante, per l’epoca, “marcia” di cittadini comuni, che bloccarono l’ingresso all’isola, il passaggio a livello, ma, soprattutto, il porto, che allora dava  allo Stato un introito di circa mille miliardi di lire all’anno. Roma capì, il decreto fu annullato, il porto salvo, la popolazione tirò un sospiro di sollievo, Saraceno fu orgoglioso, il sindaco  Bordonaro no,  perché non fece sentire la sua voce: era malato (malattia diplomatica?). Oggi chi dovrebbe guidare la protesta? Il sindaco Carrubba, che si è dato malato proprio qualche giorno fa quando una delegazione comunale  si è recata a Palermo per salvare l’ospedale? Il suo vice? Già, chi è il suo vice? Ne abbiamo dimenticato il nome. Maurizio Ranno? Qual è però la figura istituzionale di Ranno?  E, soprattutto, la popolazione risponderà, come rispose oltre cinquant’anni fa?

   D.C.  –  nella foto in alto, la popolazione durante la rivolta del 28 dicembre 1960

AUGUSTA, ANCHE L’AIAS RISCHIA DI CHIUDERE

Si tratta d’una benemerita associazione, con una struttura ospedaliera, costata circa un miliardo di vecchie lire, che cura 350 disabili

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AUGUSTA. Un’altra benemerita struttura sanitaria ad Augusta rischia la chiusura entro il prossimo aprile? Licenziamento collettivo dei  quarantaquattro dipendenti del centro Aias di Augusta? Come si ricorderà, il centro, che un paio d’anni fa si è trasferito i una sede costata un miliardo di vecchie lire, si dedica da  quasi quarant’ anni alla cura dei disabili. Una lettera, datata 7 febbraio, del commissario del centro, il ragusano Giovanni  Blundo alle rappresentanze sindacali annuncia “la chiusura del centro Aias di Augusta” e il conseguente licenziamento collettivo di tutti i dipendenti. Questi ultimi  affermano  di non avere ricevuto a casa nessuna comunicazione di licenziamento. Alla base del grave provvedimento è pesante   situazione debitoria dell’associazione nei confronti di INPS,  che comporta,  il  mancato ottenimento  del famigerato DURC (Documento unico di regolarità contributiva) , un documento che attesta i contributi regolarmente versati all’INPS e all’INAIL, indispensabile per partecipare a tutti gli appalti e subappalti di lavori pubblici (verifica dei requisiti per la partecipazione alle gare, aggiudicazione alle gare aggiudicazione dell’appalto, stipula del contratto, stati d’avanzamento lavori, liquidazioni finali).

In provincia sono centinaia ormai  le aziende private che hanno problemi con questo documento, nella zona industriale sono tante le aziende che lavorano per lo stato e per gli enti pubblici sono in difetto con i versamenti per mancanza di liquidità, magari perché attendono i pagamenti da enti pubblici che troppo spesso pagano anche con anni di ritardo.  Nel caso dell’Aias c’è dell’altro Si parla insistentemente, infatti,  di una nuova associazione con sede a Catania pronta a rilevare il tutto. I sindacati, più volte, hanno denunciato appariscenti irregolarità nei bilanci dell’ AIAS che è un’associazione senza scopi di lucro, per esempio con somme  impegnate in fondi di investimento. Il comitato di genitori dei disabili ,  formato da 80 associati  e da altri che non riescono a ottenere lo status di soci,  da anni si batte per una migliore condizione di vita dei propri familiari: circa trecentocinquanta sono gli assistiti dall’AIAS, con vari problemi di stabilità, fra grandi e piccoli. Recentemente  questi genitori hanno affermato  che “stanno colpendo la sensibilità di noi genitori con continue minacce di chiusura, una situazione che ci getta nello sconforto più totale”. Per tale ragione hanno inviato una lettera al prefetto, tranne il commissariato di polizia di Augusta, per chiedere un autorevole intervento del rappresentante dello Stato sul territorio.

Per ora, il prefetto di Siracusa tace. Per quanto tempo ancora?

 Cecilia Càsole

Il civico ospedale a rischio chiusura

AUGUSTA, ULTIMI TENTATIVI PER SALVARE IL MUSCATELLO

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AUGUSTA. A distanza di una settimana ancora un altro assemblea pubblica per tentare di salvare dalla chiusura l’ospedale Muscatello. Lunedì scorso ontro lo smantellamento dell’ospedale i Popolari dell’Italia di Domani (PiD) hanno organizzato e tenuto, con l’appoggio di AVIS, Fratres-Misericordia, Movimento dei Cittadini, L’Altra Augusta,  un sit-in davanti al civico  nosocomio che rischia la chiusura. Come ha evidenziato il portavoce del comitato cittadino trasversale, il medico anestesista  Giuseppe Vaccaro, non appena verranno trasferiti i reparti di ginecologia-ostetricia e pediatria a Lentini, in virtù di un decreto dell’assessore regionale Russo,,  al Muscatello resteranno solo 52 posti letto per acuti. «Si stanno creando i presupposti – hanno detto gli organizzatori della protesta – per chiudere il Muscatello». Il PiD  ha manifestato pubblicamente l’intenzione presentare una denuncia penale e civile contro il presidente della Regione Raffaele Lombardo, l’assessore alla Sanità, Massimo Russo, e il direttore generale dell’Asp, Franco Maniscalco, per la mancata applicazionedi una legge regionale del 2009 che ptrevede il potenziamento delle strutture ospedaliere nelle aree  industriali e ad alto rischio di crisi ambientali, qual è quella di Augusta-Melilli.Priolo. Come non sono stati ridimensionati gli ospedali di Milazzo e Gela, al centro di aree industriali come la nostra, non si vede perché qui, invece, debba andare diversamente, provocando una cosiddetta guerra dei poveri, favorendo l’ospedale di Lentini a scapito di quello di Augusta. Questa  problematica, come abbiamo già riferito,  è stata portata all’attenzione della pubblica opinione, grazie a un’interrogazione  di Pippo Gianni al ministro della Salute in un cosiddetto question time, alla Camera dei deputati. Come si sa, Fazio ha risposto picche, lasciando la patata bollente alla responsabilità dei soli siciliani. Per lunedì 21, alle 18°°, nell’auditorium del civico palazzo San Biagio, in Via Roma, il Pid ha invitato i cittadini a presenziare per una conferenza operativa, per tentare di salvare in extremis il Muscatello dal ridimensionamento prima e dalla chiusura poi, come vero ospedale. Si trasformerebbe in Pta, Presidio Territoriale Ambulatoriale, con un pronto soccorso a scartamento ridotto.  In caso di urgenza la gente di Augusta e Melilli dovrebbe farri corso ai presidi di Lentini o Siracusa, per raggiungere i quali, se tutto va bene, da Augusta occorrono trenta minuti. In caso d’infarto, si può morire per strada.

   Diletta  Càsole

OSPEDALE MUSCATELLO: La nota dell’Amministrazione comunale

nuovo padiglione muscatello.jpgAUGUSTA- L’Amministrazione Comunale di Augusta ha “evidenziato la carenza di approfondimenti sulle patologie più specificamente legate alle aree di crisi ambientale e sanitaria di cui la città fa parte”. È stato espresso apprezzamento “per il rilievo dato nel piano alle problematiche legate al salute materna e neonatale in Sicilia, sottolineando in proposito come risulti in contrasto con quanto affermato, e del tutto immotivata, la soppressione dei reparti di Ostetricia e Ginecologia e Pediatria dell’Ospedale Muscatello, nonostante tutta l’impostazione del modello di riforma preveda un più stretto rapporto tra l’offerta sanitaria e le patologie specifiche dei singoli territori, e la tristemente nota emergenza delle malformazioni neonatali nell’area”. Questo quanto ribadito ieri mattina dalla delegazione che è stata ricevuta nella sede dell’Assemblea Regionale Siciliana. Nel corso della riunione della VI Commissione parlamentare, Servizi sociali e Sanitari, erano stati invitati, per l’ audizione, i sindaci dei comuni di Augusta, Gela e Milazzo. L’audizione è stata voluta dal presidente della Commissione, Giuseppe Laccotto, nell’ambito dell’esame della richiesta di parere sul “Piano sanitario regionale 2011-2013”, per approfondire le problematiche sanitarie specifiche legate al rischio sanitario nelle aree industriali. Lo ha riferito una nota ufficiale del sindaco Massimo Carrubba che ha voluto ribadire “l’altrettanto immotivato, in contrasto con gli orientamenti espressi nel piano, del previsto trasferimento del punto nascita, che non tiene conto dei volumi di prestazioni e della mobilità sanitaria, da Augusta a Lentini”. L’Amministrazione comunale di Augusta ha inoltre sottolineato “come il decreto assessoriale del 25 maggio 2010, che definisce la rimodulazione della rete sanitaria in provincia di Siracusa, non abbia tenuto conto del parere della conferenza dei sindaci, che il 4 settembre 2010 si era espresso per il mantenimento dei reparti presso il Muscatello di Augusta, e non abbia considerato gli effetti dell’articolo 6 della legge, che prevede invece il potenziamento degli ospedali delle aree a rischio industriale“. Per questi motivi, ricordiamo, il comune di Augusta ha per tempo proposto ricorso al Tar contro il decreto assessoriale. L’onorevole Pippo Gianni, che ha partecipato all’audizione, ha fatto proprie e sostenute con forza le richieste del comune. “Nel dibattito tra i deputati componenti della commissione, – conclude la nota del primo cittadino – è emerso unanime condivisione e apprezzamento per le ragioni esposte. Il presidente Laccotto ha annunciato, a conclusione della riunione, che nel corso della programmata audizione dell’assessore Russo verranno trattate le questioni sollevate e chiesti adeguati interventi per il potenziamento degli ospedali delle aree a rischio industriale”.

Invece di potenziare il nosocomio, secondo una precisa legge regionale, lo si vuole trasformare in ambulatorio

OSPEDALE MUSCATELLO, PIPPO GIANNI  IN DIRETTA TV DENUCIA, IL MINISTRO FAZIO RISPONDE PICCHE

pippo gianni.jpgAUGUSTA. Lo scorso 9 febbraio, durante il cosiddetto question time pomeridiano  Palazzo Montecitorio,il  deputato Pippo Gianni ha rivolto un’ interrogazione sul decretato  ridimensionamento dell’ospedale Muscatello, che, secondo un decreto dell’assessore regionale alla sanità Russo, dev’essere  ridimensionato a favore di quello di Lentini. Nel nuovissimi ospedale della vicina Lentini dovrebbero essere trasferii i due importanti reparti di  pronto soccorso, pediatria e ostetricia e il Muscatello perderebbe lo status di ospedale per assumere quello di Presidio Territoriale Ambulatoriale (PTA). Salvo che il Muscatello insiste in un’area definita nel 1990 dal Ministero dell’Ambiente ad alto rischio di crisi ambientale e resta salvo il fatto che una legge regionale, del maggio 2009, all’articolo 6, prevede il potenziamento anziché il ridimensionamento i il taglio di strutture ospedaliere proprio nelle aree a rischio ambientale, come quelle di Milazzo, Gela e Augusta. A Milazzo e a Gela nessuno si sogna di tagliare strutture ospedaliere. Perché invece viene toccata Augusta che, in più,è  sede d’un’importantissima base militare, qual è quella di Marisicilia e dove c’è un penitenziario di massima sicurezza? Sono, forse, gli augustani cittadini diversi dai milazzesi e dai gelesi? Bisogna aggiungere per di più che, da sempre, il Muscatello non ha servito solo la gente di Augusta, ma quella di Melilli, Sortino, Priolo, attirando persone da fuori Comune specialmente proprio nel reparto di ostetricia e ginecologia. In questo momento si stanno vivendo febbrili ore di attesa. Una delegazione municipale, capeggiata dall’assessore all’ambiente, Accolla, anziché dal sindaco, è andata a Palermo per scongiurare l’attuazione del decreto di trasferimento a Lentini dei reparti citati, un’assemblea pubblica si è svolta in uno dei saloni del nuovo padiglione per organizzare un piano operativo sempre al fine di scongiurare la iattura di trasformare il Muscatello in PTA. Pippo Gianni a Roma ha fatto il suo dovere di deputato di questo collegio, chiedendo al ministro alla Salute, Fazio, d’intervenire perché la Regione Siciliana rispetti una propria legge. Il ministro Fazio ha risposto picche, come si può constatare dalla risposta che facciamo seguire al testo dellinterrogazione di Pippo Gianni.

Ecco il testo dell’interrogazione di Pippo GIANNI:”Premesso che: con l’entrata in vigore della legge regionale 14 aprile 2009, n. 5, in Sicilia si è avviato il riordino della rete sanitaria attraverso percorsi di rifunzionalizzazione e/o conversione di alcuni presidi, oltre che tramite un ridimensionamento dei posti letto disponibili per l’intero territorio siciliano; il dettato normativo sopra citato ha definito le regole perché si avviasse una riforma generale del settore sanitario, mantenendo e assicurando gli standard minimi perché fosse garantito il diritto all’assistenza medica e, quindi, alla salute; tale principio, nonostante le dichiarazioni dell’assessore regionale per la salute, è stato spesso messo in secondo piano, in virtù di tagli indiscriminati e spesso contrari allo stesso dettato legislativo; i sempre più diffusi casi di malasanità che si sono registrati nell’isola non sono, spesso, riconducibili all’incuria del comparto medico, ma più verosimilmente alle condizioni precarie in cui gli operatori sanitari si vedono costretti a operare, con condizioni sempre più inaccettabili in termini di strutture e servizi;nonostante la politica di tagli indiscriminati adottata dall’assessore regionale per la salute, la maggior parte delle aziende sanitarie regionali continua ad aumentare la propria situazione debitoria, a fronte di una sempre più povera offerta sanitaria; il legislatore regionale, nell’approvare le norme di riordino sanitario di cui sopra, ha espresso con chiarezza la volontà di potenziare l’offerta ospedaliera nelle aree considerate a rischio ambientale; nettamente in contrasto con ciò appare la decisione di procedere, sostanzialmente, al declassamento dell’Ospedale « Muscatello » di Augusta, che rischia di diventare esclusivamente un presidio per la lungadegenza, in seguito alla decisone di sopprimere il pronto soccorso e di trasferire il reparto di ginecologia e di pediatria; nel territorio in cui ricade l’Ospedale « Muscatello », ovvero quello di Augusta, zona ad alto rischio ambientale per la massiccia presenza di produzione di idrocarburi, i casi di malattie oncologiche sono, purtroppo, annualmente in crescita; sia nella legge regionale 14 aprile 2009, n. 5, sia nell’accordo sottoscritto il 31 luglio 2007 tra le parti in causa, in cui veniva definito il piano di contenimento e riqualificazione del servizio sanitario (piano di rientro della regione Sicilia) non si menzionano dismissioni di presidi sanitari, soprattutto se ricadenti in aree industriali a forte impatto ambientale, secondo quanto previsto dall’articolo 6, comma 3, della legge sopra citata; a giudizio degli interroganti, la politica del Governo siciliano, in materia di sanità pubblica, si scontra, di fatto, con il dettato costituzionale in materia di diritto alla salute, penalizzando i cittadini della provincia di Siracusa, che, non solo subiscono le conseguenze determinate dal vivere in una zona a forte rischio ambientale, ma si vedono anche privare dell’unico presidio medico ospedaliero nell’area di Augusta. Al ministro della Salute, per sapere se non si ritenga necessario, per quanto di competenza, accertare la compatibilità delle scelte descritte in premessa con il piano di rientro sottoscritto tra le parti e, nel caso, se non si ritenga opportuno avvalersi dei poteri sostitutivi previsti dalla normativa in materia”.

Ecco la risposta di FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute:
“Onorevole Gianni, il Governo sta compiendo uno sforzo importante per trasferire gran parte dell’attività attualmente svolta negli ospedali sul territorio. Nel 2050 nel nostro Paese vi sarà un 35 per cento di persone sopra i 65 anni, ognuna delle quali ha una probabilità su due di avere due o più malattie croniche. Le malattie croniche vanno e andranno trattate per consentire sostenibilità sul territorio e non potranno essere trattate negli ospedali. Il problema delle regioni – non voglio dire del Sud, anche se sono molto concentrate al Sud – che hanno una sanità non efficiente e di quelle regioni che hanno un piano di rientro in grande misura è dovuto ad un eccesso di ospedalità acuta. Noi più volte ci siamo rivolti proprio con un appello al Parlamento e alle popolazioni per cercare di convincere il Parlamento, le popolazioni e le amministrazioni regionali che stanno operando in questo senso del fatto che è necessario ridurre l’ospedalità acuta, ma non ai fini di fare delle economie, bensì di fornire un migliore servizio ai cittadini. Vorrei ricordare che la sanità è profondamente cambiata: oggi in ospedale si può andare soltanto per indicazioni estremamente stringenti, per indicazioni in cui il ricovero in ospedale è assolutamente necessario e per tempi molto brevi. Gli ospedali devono essere molto tecnologici, con team multidisciplinari e l’ammalato cronico non si può più curare in ospedale. Tutto il resto va curato sul territorio. Le regioni seguono attualmente queste indicazioni dei tavoli di monitoraggio del Ministero dell’economia e della salute, che si prendono evidentemente la piena responsabilità di questo nell’interesse dei cittadini italiani. Vorrei solo ricordare che questa azione di razionalizzazione – che è in atto e che deve essere messa in atto nelle regioni che attualmente non hanno un piano sanitario di integrazione sufficiente ospedale-territorio – è stata fatta nelle regioni virtuose, ossia quelle in cui la mobilità passiva dalle altre regioni, come risulta dal sottopiano di rientro, è stata fatta negli anni Settanta e negli anni Ottanta. Gli ospedali marginali sono stati tagliati in Lombardia, in Veneto, in Toscana ed Emilia-Romagna. Adesso è il momento di tagliarli nel resto d’Italia. È un reale appello che faccio alla comprensione di tutti i parlamentari e di tutte le forze politiche”.

La replica di Gianni: “Lei non può non tenere conto del tentativo di disattendere la legge da parte del Governo regionale. Signor Ministro, lei sa che la regione siciliana, ogni anno, spende più di 350 milioni di euro in emigrazione sanitaria. Se dovessimo chiudere anche gli ospedali delle zone industriali, dove i malformati e i malati oncologici hanno un punto di riferimento, si aggraverebbe ancora di più il bilancio regionale, oltre a quello che succede ai pazienti e ai loro parenti, che devono affrontare necessariamente viaggi della speranza, che noi non vogliamo affrontare. Signor Ministro, le chiedo soltanto non di istituire nuovi ospedali, ma di mantenere quelli che vi sono, anche in ordine ad una legge regionale che abbiamo posto in essere, cioè la n. 5 del 2009 che, all’articolo 6, comma 3, prevede che gli ospedali delle zone industriali vadano potenziati. Quindi, le sarei grato, signor Ministro, se volesse intervenire, anche in maniera sostitutiva, per fare applicare la legge”.

Che cosa succederà ora? Fazio certo non si muoverà. Il cosiddetto governatore Lombardo non sconfesserà il suo collega di amministrazione Russo, collega anche di professione, essendo Lombardo e Russo medici, il sindaco di Augusta è malato, le riunioni dei politici si susseguono. Le denunce vengono minacciate, ma in pratica non succede nulla. Le adesioni su facebook e altri social network  pro ospedale  sono numerose, ma, n pratica, per ora, tutto è fermo.

     Diletta Càsole

AUGUSTA, FARMACIE DI TURNO, MA CHI LO SA?

luigi solarino.jpgAUGUSTA. Sono state segnalate da parecchi cittadini della nostra Circoscrizione, le difficoltà che spesso hanno avuto nel trovare nella nostra città, per esempio di sera o di domenica, una farmacia di turno per una emergenza sanitaria familiare.

Effettivamente,  le bacheche che indicano le farmacie di turno, esposte dalle farmacie, sono spesso posizionate troppo in alto, rispetto a chi legge, non illuminate e pertanto difficilmente leggibili. L’elenco delle farmacie di turno è spesso realizzato utilizzando il foglio di un calendario mensile su cui, soprascritta a penna sul nome del santo del giorno, viene segnata la farmacia di turno.

Trattasi invero di un metodo “artigianale” e poco funzionale che determina, di fatto, il rischio di notevole disservizio, con grave pregiudizio del diritto di accedere al farmaco da parte del cittadino.

Sarebbe facile ovviare a detti inconvenienti adottando una Sua ordinanza, signor Sindaco che imponga, a tutte le farmacie, di lasciare accesa notte e giorno l’insegna luminosa verde a croce, che indichi le farmacie di turno e i relativi orari osservati.

In alternativa, all’insegna a croce verde, le farmacie potrebbero impiegare una bacheca digitale, facilmente consultabile, che si aggiorna automaticamente, indicando la lista delle farmacie di turno in ordine di vicinanza e il percorso per raggiungerle.

Quanto proposto, a mio avviso, uguaglierebbe Augusta alle altre città, anche della nostra provincia, che da tempo adottano con successo tale sistema informativo e renderebbe un doveroso servizio alla cittadinanza e una maggiore eticità ai farmacisti.

 

Luigi Solarino