L’ inganno del Risorgimento

storia, cultura, risorgimentoAUGUSTA. Giorno 29 aprile,  nell’auditorium “Don Paolo Liggieri” del  civico palazzo S. Biagio di Augusta, si è tenuta la presentazione del libro “Il Sud e l’inganno del Risorgimento” di Giacomo Càsole , storico e scrittore, da anni impegnato a promuovere le verità storiche riguardanti un periodo così complesso quale l’unità d’Italia che coinvolse anche la Sicilia. Il convegno-dibattito ha fornito ottime e interessanti chiavi di lettura, sopratutto nell’anno in cui si festeggia il 150° anniversario dell’unità d’Italia.

Per addentrarci meglio nell’argomento, abbiamo deciso di intervistare  l’autore del libro, Giacomo Casole, fondatore e presidente dell’associazione culturale “ Due Sicilie”.

Lei ha intitolato il suo libro “Il Sud e l’inganno del Risorgimento”. Perché usare proprio il      termine “inganno” in riferimento a un determinato periodo storico, solitamente definito da autorevoli storici e scrittori fondamenta per l’unità d’Italia?

Nelle prime tre righe del capitolo denominato il “Razzismo” ha riportato una frase, presumibilmente  credibile di Luigi Carlo Forini, nominato luogotenente una volta conquistato il Regno delle due Sicilie: “ Altro che Italia, questa è Africa. I beduini a riscontro di questi cafoni sono fiori di virtù civile”. Supponendo la veridicità della fonte da cui proviene questa espressione, vuole spiegarci le motivazioni per cui i meridionali vennero considerati inferiori , addirittura peggio dei beduini?

 

“Come ho avuto modo di spiegare durante la presentazione del mio libro, innanzitutto bisogna mettersi d’accordo sul significato della parola “ Risorgimento” che derivando dal verbo risorgere, sta a indicare “resurrezione” o meglio” riscatto” e “rivalsa”.

Ma il Sud che era già da tantissimo tempo uno Stato sovrano libero e indipendente da ingerenze straniere, non aveva bisogno di risorgere né di riscattarsi da alcunché, pertanto molto semplicisticamente posso dirle che il significato di Risorgimento non può adattarsi a tutta l’Italia del 1860.

E’ il Nord che ha bisogno di riscatto in quanto frammentato in piccoli Stati,  è ancora soggetto a pesanti influenze straniere come l’Austria,  che domina direttamente il Lombardo-Veneto. Ed è sempre il Nord che ha l’esigenza per poter crescere ed espandersi, di liberarsi, di riscattarsi, di risorgere; dunque,  è in questo senso che si può parlare di inganno, di imbroglio per la gente del Sud,  a cui si è fatto credere fino a oggi che il “Risorgimento “ fosse un’esigenza sentita e necessaria per tutta l’Italia che si doveva creare come Nazione. Il Sud è già una nazione, e ha un nome conosciuto e rispettato in tutta l’Europa e nel mondo. Il Sud era conosciuto come il “Regno delle Due Sicilie” e possedeva  una lingua e una cultura comuni, oltre a leggi e  usi propri. Per fare l’Italia,  solo il Sud fu stato costretto a rinunziare alla propria peculiarità, alla propria cultura e ai propri averi.  Infatti,  tutti i beni del Regno delle Due Sicilie furono sequestrati e trasferiti al Nord,  che così creò le basi per trasformare la propria povera economia in quella industriale e capitalistica che conosciamo. Il Nord ha ingannato il Sud convincendolo che perseguire la strada dell’unificazione era la sola possibile al bene comune e così come sappiamo bene noi al Sud, non è stato, anzi,  al contrario,  non solo il Sud ha perso tutto, ma ci ha guadagnato il dileggio e il disprezzo oltre a un diffuso razzismo che da allora continuamente serpeggia in ogni discorso, in ogni articolo, in ogni situazione. Il Sud è diventato una questione con l’unità d’Italia, quella meridionale e da allora a oggi ( a 150 anni suonati) non c’è soluzione. Le ricordo che la Germania ha colmato il divario con la sorella dell’Est in meno di un ventennio, in Italia al contrario ancora si discute il da farsi. Altro che inganno questo risorgimento!” Per quale motivo in Italia l’eccidio dei meridionali, avvenuto durante la spedizione dei mille, rimane un mistero, se non un tabù? A tal proposito cosa si può fare per risvegliare la coscienza meridionale?

 “I piemontesi che,  immediatamente conquistato il Regno delle Due Sicilie, vennero a contatto con il popolo meridionale, si accorsero da subito che la lingua, la cultura, gli usi e i costumi erano differenti dai loro, loro  che parlavano una lingua molto più simile al francese che all’italiano, che avevano modi e gesti affettati. Essi  non solo non compresero nulla, ma l’impatto un po’ brusco con il chiassoso e colorito popolo meridionale, li portò a respingere in toto quelle persone e quelle situazioni che non avevano mai visto e non solo non capirono mai nulla , ma non si sforzarono nemmeno di farlo.

Così, nei loro giudizi superficiali e affrettati, subentrò immediatamente il razzismo per persone o cose che erano al di fuori da loro e che non capivano.

Tutte le forme di razzismo d’altronde sono dettate da ignoranza e da prevaricazione. D’altronde il popolo meridionale non fu docile carne da macello, ma cercò con una guerra partigiana, definita guerra di brigantaggio, di contrastare l’invasione manu militari di questa nazione straniera. E questo non poteva far piacere ai piemontesi invasori, i quali ancora di più si inasprirono contro il popolo meridionale, definito beduino, africano,  ecc.”

Quali furono le conseguenze economiche, politiche e sociali che, purtroppo ancora oggi si ripercuotano nella nostra terra?“Innanzitutto, devo dirle che l’eccidio della popolazione meridionale è avvenuto non solo durante la cosiddetta spedizione dei Mille,  ma anche e soprattutto durante l’occupazione sabauda.

Garibaldi si rese responsabile del famoso episodio di Bronte, dove alcuni contadini,  credendo ai falsi proclami del dittatore, si erano  impadroniti delle terre di alcuni possidenti. Un intero paese fu dichiarato in stato d’assedio, sei cittadini innocenti furono fuciliati a seguito di un processo sommario condotto dal boia Bixio e molte altra centinaia furono rinchiuse per lunghi anni in carcere, senza processo e senza sentenza. Così Garibaldi liberava il Sud, così il Sud pagava il prezzo del Risorgimento fasullo. I Savoia fecero di peggio comportandosi talvolta con ferocia indiscriminata senza guardare in faccia uomimi, donne o bambini,  per ridurre all’obbedienza e alla ragione il popolo meridionale. Si comportarono talvolta con brutalità  talmente gratuita e insopportabile da essere paragonate successivamente  ai peggiori barbari o alle SS naziste. Le conseguenze furono : la diffidenza verso i nuovi governanti, considerati a volte peggiori di quelli vecchi e l’allontanamento progressivo ma ineluttabile da quegl’ideali che avevano  reso possibile il Risorgimento e dall’idea di Nazione giusta ed equa. “Recentemente sono state celebrate le nozze tra il principe ereditario William d’Inghilterra e Kate Middleton. Sorvolando sulla piacevolezza o no di quello che viene definito dalla stampa mondiale il matrimonio del secolo, è strano c Quali furono le conseguenze economiche, politiche e sociali che, purtroppo ancora oggi si ripercuotano nella nostra terra? Che in questo matrimonio non siano stati invitati gli eredi di Casa Savoia, artefici dell’unità d’Italia, mentre era presente Carlo di Borbone, discendente della famiglia Borbonica del Regno delle due Sicilie. Che  ne pensa? “Premesso che il matrimonio di un rampollo della casa reale inglese non  sfiora nemmeno lontanamente i miei interessi e se mai appartiene al gossip, tuttavia si può notare non dico con soddisfazione ma con interesse la notizia che sia stato invitato a questa cerimonia un erede della Casa Reale delle Due Sicilie. Ciò significa che almeno in idea l’antico e glorioso Stato meridionale vive ancora non solo nel gossip , ma anche nella mente e nel cuore di tutti quei meridionali che dovrebbero andare orgogliosi del proprio passato e della propria storia.”

Federico Tringali

RISORGIMENTO, FU VERA GLORIA? di Giulia Càsole

garibaldi.jpgQuest’anno ricorre il 150° anniversario dell’unità italiana, grazie soprattutto all’impresa di Garibaldi e dei Mille.

Com’è noto, il presidente della repubblica, Napolitano, è sbarcato a Marsala dove, nel 1860, sbarcò la spedizione garibaldina per conquistare l’Italia partendo dalla Sicilia e offrirla ai Savoia del regno di Piemonte-Sardegna, proprio, come nel II conflitto mondiale gli Alleati Anglo-Americani sbarcarono in Sicilia per risalire l’Italia e liberata dal nazi-fascismo, riconsegnarla ancora una volta ai Savoia, anche se per poco, perché –come si ricorderà – nel giugno ’46, con il referendum istituzionale, la monarchia perse il trono e il re Umberto II  fu costretto all’esilio in Portogallo.

Alla Storia da un altro punto di vista, dall’angolo visuale degli occupati, del regno borbonico o delle Due Sicilie, com’era allora chiamato,  tradito dai suoi stessi generali e  “liberato” facilmente, come in una scaramuccia.

Come poterono, infatti, mille uomini, male in arnese, sconfiggere un esercito di 35.000 uomini, qual era quello borbonico in Sicilia,  bene addestrato ed equipaggiato, se non ci fosse stata la complicità o la connivenza dei generali? Non è neanche vero che il popolo si sollevò, come avevano pensato Garibaldi e i suoi alleati massoni.  Gli abitanti di quel regno, che potremmo chiamare duo siciliani, non stavano peggio degli abitanti degli altri stati in cui era divisa l’Italia; anzi, c’erano istituzioni per i poveri, per esempio, che in altri regni non esistevano e c’erano industrie che nell’opulento nord Italia odierno si sognavano. Il Banco di Sicilia era ben fornito di riserve auree che fecero sùbito gola a Garibaldi.

Garibaldi che, appena sbarcato, si autoproclamò dittatore e, arrivato a Palermo, s’impadronì del tesoro del Banco, lasciando una ricevuta. Il “dittatore” aveva fatto credere ai contadini che avrebbero avuto le terre e, per questa ragione, se escludiamo taluni intellettuali e i “picciotti”, ci furono quelli che lo seguirono a ingrossare i suoi Mille.

Quando, però, i contadini, prendendo alla lettera il verbo garibaldino, occuparono davvero le terre, come a Bronte, compiendo davvero una vera rivoluzione, Garibaldi inviò a Bronte il suo luogotenente Nino Bixio per ristabilire lo status quo. Bixio, dopo un processo sommario, fece giustiziare i capi dei  rivoltosi e, fra questi, l’avvocato Lombardo che non si era macchiato di sangue.

Bixio voleva dare una lezione ferrea a tutti coloro che s’erano illusi  che stavano davvero cambiando le cose. Bisognava  cambiare tutto perché  non cambiasse niente, anche perché Garibaldi doveva difendere gl’interessi degl’Inglesi, da tanti punti di vista. E vicino a Bronte c’era la Ducea di Nelson, cioè i terreni che il re borbonico aveva donato all’ammiraglio trionfatore su  Napoleone.

Da questo punto di vista  ha affrontato la questione l’Associazione delle Due Sicilia, costituitasi qualche anno fa, proprio per tentare di dare una giusta linea interpretativa di quel periodo.

Lo ha  fatto per bocca del suo presidente Giacomo Casole,  esperto del regno delle Due Sicilie, il quale ha quasi rampognato il presidente Napolitano perché non è andato a Bronte, per ristabilire la verità.  Ha introdotto l’avv. Gaetano Vinci, nell’auditorium di Palazzo S. Biagio, sabato 22 maggio.  Discorsi del genere converrebbe proporli agli studenti, perché capiscano che, spesso, la storia è scritta dai vincitori, i quali, altrettanto  spesso, praticano sui vinti la damnatio memoriae, cioè cancellano dei vinti  le tracce della loro esistenza.

Giulia Càsole