I 100 ANNI DI NONNA PIPPA ALFANO, CON TARGA DEL COMUNE E GRANDE FESTA IN FAMIGLIA

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PIPPA ALFANO.jpgAUGUSTA. Un folto drappello, tra figlie, nipoti e pronipoti, ha festeggiato alla grande e in armonia, la “matriarca” Giuseppa Alfano,  classe di ferro 1913, nata a Rosolini, ma vissuta ad Augusta sin dalla tenera età: ben cinque generazioni schierate per la felicità della veneranda nonna Pippa, come tutti la chiamano, orgogliosa dell’unanime affetto che la circonda e della targa che il Comune ha voluto donare per la ricorrenza della data: 100 anni portati bene, a parte qualche comprensibile acciacco. Giuseppa Alfano è vedova da ben trentasei anni. Non è infrequente, ormai, leggere di questi anniversari e anche noi, in passato, ce ne siamo occupati. Anche questa volta vogliamo dedicare il giusto spazio a questa nonnina centenaria (sono le donne che, di norma, raggiungono questo traguardo e lo superano), anche per la premura della nipote Pina Davino, nostra fedele lettrice, la quale ha testimoniato che nonna Pippa “è amata e ben voluta da tutti,  per  noi nipoti è stata una seconda mamma e siamo orgogliosi di averla fra noi e la vogliamo tanto tanto bene”.

   G. C.         

Da fruitori a donatori di tempo, di Giuseppe Caramagno

presidente.jpgDesidero ripresentare attraverso questo sito il senso della conversazione avuta in aula il 13 corrente. Ciò per l’eventuale rivisitazione dei contenuti da parte degli “alunni” presenti, offrirne la conoscenza agli “alunni” assenti; l’opportuna divulgazione dei “valori Unitre”. Per una migliore conoscenza e più opportuna presa di coscienza di quanto ho voluto proporre e sollecitare i soci con la relazione al tema della serata “da fruitori a donatori di tempo Unitre”, suggerisco di visionare i progetti già presentati in aula e riproposti attraverso il nostro sito:

“Banca dei donatori di tempo- Unitre Augusta”

“L’Unitre: proposta di un nuovo stile di vita”.

A mezzo della frequenza ai corsi culturali, ai vari laboratori di attività e alle altre iniziative ricreative e di aggregazione sociale (come si evince dagli spezzoni di filmati proiettati nel corso della conversazione), i nostri soci-alunni stanno sperimentando un più fruttuoso impiego del loro tempo e un nuovo stile di vita, vivendo ore di allegria, gioia e serenità, nella convulsa realtà della vita quotidiana, e la fierezza dell’appartenenza all’associazione  video-interviste a docenti video-interviste a soci video alle attività di laboratorio

Volendo trarre veri benefici personali dall’appartenenza alla nostra Unitre dovremmo insieme decidere e tentare di fare un salto di qualità.Dovremmo, con un tantino di buona volontà modificare un po’ il nostro modo di essere soci Unitre.  Come atteggiamento mentale, dovremmo tentare di passare, concretamente,

da: fruitori a donatori di tempo Unitre.

Da presidente, coordinatore e propulsore dello spirito e delle attività dell’associazione, ho vivacemente sollecitato i soci a considerare quanto segue:

·         il bene più prezioso che l’uomo ha è il dono del tempo;

·         non utilizzare bene il tempo è da insensati, sprecarlo è da folli!;

·         donare un po’ del proprio tempo al “bisognoso” è atto:

o    di grande civiltà;

o    di solidarietà umana;

o    di generosità che riempie il cuore;

o    di crescita umana personale e del beneficiario;

o    di esempio di vita ai figli, ai nipoti e al prossimo;

o    di concreta appartenenza all’Unitre (Ass.ne di “promozione umana” – Accademia di Cultura, Umanità e Solidarietà);

o    atto di amore cristiano: (Il cristianesimo si vive donandosi sull’esempio di Gesù Cristo e con Cristo).

logounitre.jpgL’Unitre, a mezzo del nuovo stile di vita che ne deriva, dà la possibilità di: –  “aggiungere anni alla vita” (espressione cara alla ns. Pres. Naz.le); – “vivere più serenamente e cogliere occasioni di socializzazione” (mia personale constatazione). Nel corso degli anni, confortato dalla esperienza personale e di quella di tanti amici e conoscenti, ho maturato la profonda convinzione che importanti componenti e fonti di serenità e di gioia sono:la stima del prossimo;l’autostima, fondata sull’umiltà e sull’Amore che si dona “al bisognoso”;la capacità di chiedere e dare perdono. Il chiudersi in sé stessi o semplicemente dediti al proprio dovere, l’arroccarsi nell’orgoglio e non sapere chiedere e dare perdono, potrebbero non essere sufficienti per alimentare l’autostima, la stima del prossimo e la pace del cuore. La morte spiega la vita.

Ho visto persone in fin di vita, dopo lunghe malattie e indicibili sofferenze, affrontare con serenità il tramonto della vita terrena, coscienti che l’avevano spesa nel “servizio ai fratelli” e praticato il perdono. Erano coscienti che avevano praticato l’Amore e andavano incontro all’Amore.

    Giuseppe  Caramagno

L’AUGUSTANA MARGY PREMIATA DALLA CNA

Margy.jpgLa Cna di Siracusa ha assegnato recentemente i premi alle aziende artigianali e alle piccole e medie imprese d’eccellenza che si sono particolarmente distinte e si sono affermate a livello provinciale, regionale e nazionale.  Tra i premiati “eccellenti”, l’estetista augustana Margherita Mallo, in arte Margy, affermata truccatrice che più volte ha fatto parte dell’équipe del concorso nazionale di “Miss Italia” e di “Miss Italia nel Mondo”. Margy si è distinta in questi anni per aver rappresentato un elemento di grandissima innovazione portando la sua impresa in nove  anni di attività  in un periodo di forte crisi economica, a raggiungere importanti livelli di sviluppo e di gradimento. “Sono orgogliosa e fiera del premio che mi è stato assegnato” –afferma entusiasta l’estetista augustana – “per me, che sono innamorata del mio lavoro, questo riconoscimento non sarà considerato  un punto d’arrivo,  ma servirà certamente a motivarmi ancor più per cercare di raggiungere altri ancor più prestigiosi e gratificanti obiettivi”. 

C.C.    Nella foto: Margy

E’ MORTO FERDINANDO LATTERI

L’Accademia Cattolica della Santa Croce di Gerusalemme  ricorda   Ferdinando Latteri, già e Rettore dell’Ateneo di  Catania e parlamentare nazionale.

Era affetto da un male incurabile. Ordinario di Chirurgia, ha guidato l’Università Etnea. Il debutto in politica è dell’87 nella Dc

 

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“Con la scomparsa dell’on. prof.  Ferdinando Latteri , fervente cattolico –personalita’ di altissimo  profilo culturale e morale , che ha offerto un prezioso contributo al dibattito politico italiano e alla riflessione sui temi dell’istruzione e dell’ Università – il parlamento Italiano , l’ateneo catanese  e la Sicilia , perdono una figura che ha lasciato un’impronta determinante negli ultimi quarant’anni di vita universitaria, culturale e politica del Mezzogiorno.   Esprimo ai familiari  il mio  più sentito cordoglio e la mia più profonda commozione “.  Lo afferma l’avv. Giovanni  Intravaia ,Presidente dell’accademia cattolica della Santa Croce di Gerusalemme, amico di vecchia data dell’illustre scomparso.  Ferdinando Latteri è morto  lL 14  luglio in una clinica di Catania dove si trovava ricoverato per un male incurabile. all’età di  66 anni.   Docente ordinario di Chirurgia, era stato Rettore dell’università di Catania. “La sua  è stata una carriera sempre a cavallo tra il mondo  dell’accademia e il mondo della politica: è stato presidente dei rettori del comitato regionale di coordinamento delle università  sciliane e venne eletto per la prima volta deputato nel 1987 per la Democrazia Cristiana. Aderì al   PPI di Mino Martinazzoli e poi a Forza Italia , rimanendovi fino al 2004, quando decise di candidarsi  alle elezioni europee con l’Ulivo. Risultò il primo dei non eletti. Fu battuto da Rita Borsellino nel 2005 alle primarie per la presidenza della Regione e tornò alla Camera dei Deputati l’anno successivo, con l’Ulivo. Dopo l’esperienza con La Margherita  ha aderito al  Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo con il quale fu eletto alla Camera dei deputati: quasi un quarto  di secolo nelle aule parlamentari. I funerali si sono svolti la mattina del 15 luglio. “Abbiamo dato un addio commosso a un indimenticabile siciliano” – ha detto il presidente Intravaia.

I.     G. 

Auguri Santità

 

personaggi,santità,augustaUn lungo ministero caratterizzato da “profondità della ricerca teologica e da zelo apostolico”. Con queste parole il presidente dei vescovi italiani, il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, si rivolge in un telegramma augurale a Benedetto XVI, per il traguardo raggiunto . Il Papa è quello che è e basta! Nulla in lui è studiato, non ci sono “atteggiamenti”. E anche il formidabile Magistero, capace di centrare subito il cuore delle grandi questioni culturali del nostro tempo e di aiutare la Chiesa a dare   risposte, è presentato con grande naturalezza, con grande semplicità, anche nelle verità più alte. Benedetto XVI ,emana   un senso di pace,  : quella pace che   è propria degli uomini liberi, liberi perché radicati nella verità e nell’umiltà , nella      pulizia interiore   e intellettuale. E così, il 60.mo di sacerdozio di colui che tiene le veci di Cristo Buon Pastore, deve rappresentare  un motivo di riflessione  , certamente  non solo  tutti i sacerdoti che partecipano della missione pastorale ma  anche per tutti i fedeli e per tutti gli uomini di buona volontà, perché possano vedere e meglio comprendere quale sia il significato –  per loro  e accanto a loro- della  figura del sacerdote.   Ho la profonda certezza che questo anniversario possa  essere di stimolo per il nascere di nuove vocazioni.   Lo dico con convinzione, anche perché il vero protagonista degli anniversari di questo tipo è Gesù, Gesù Sacerdote.  In questa ottica  penso all’obbedienza, penso alla perfetta castità nel celibato, penso al distacco dai beni terreni , e infine al distacco   da noi stessi . Se    così non  fosse, non sarebbe possibile  vivere il sacrificio di Gesù e non sarebbe possibile   riconoscersi  in quella gioia della quale  ci offre  testimonianza ogni giorno , il Santo Padre.    Vivere  la quotidiana celebrazione dell’Eucaristia   fa ben comprendere l’espressione di Gesù: <<  Ignem veni mittere in terra et quid volo nisi ut accendatur ? >>  – << Sono venuto a portare il fuoco in terra e che cosa desidero se non che prenda fuoco, che si accenda? >>. Preghiamo allora , affinchè questo fuoco dello Spirito Santo si estenda e bruci   tutta la materia del sacrificio alla nostra umanità, e tutti – soprattutto tutti i consacrati, tutti i sacerdoti – possano diventare una fiamma unica, unita, una fiamma d’ amore, pienamente consapevoli di essere inseriti nel mistero di Cristo per renderlo concretamente  presente nel mondo di oggi. Io credo che questo anniversario sia utile e provvidenziale per i sacerdoti,   per i seminaristi, e per tutti quei giovani – in particolare –  i quali  stanno avvertendo che   gli occhi di Dio si sono posati sulla loro esistenza per farli suoi amici, in modo tutto particolare.  

    Giovanni Intravaia

Artista augustana a scuola da Mogol

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Si tratta della giovane Francesca Rallo, un innato talento professionale uscito fuori  dopo anni di studi , grazie soprattutto all’ insegnante di canto presso il Centro ShloQ di Augusta, Loredana Vasta, che da tempo si  occupa della sua formazione.

Dopo aver superato severe selezioni approda al Centro Europeo Toscolano – Università della Musica – diretto dal grande “Mogol”, autorevole e ben noto autore dei testi musicali più famosi della canzone italiana.

 La giovane Francesca (nella foto), promessa della canzone italiana, frequenterà e perfezionerà il suo talento nell’unica scuola riconosciuta a livello europeo, di cui il corpo docente è composto dai accreditati artisti e rappresentanti di note case discografiche del mondo della musica italiana. Auguri Francesca!! 

  Salvatore Tempio

Inaugurato asilo nido “Simone Neri” ad Augusta

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simone neri.jpgAUGUSTA. “Sono pochi gli uomini che sanno guardare la morte negli occhi per il bene di altre persone e Simone Neri, al pari di eroi altrettanto giovani come il carabiniere Salvo d’Acquisto, merita un posto d’onore nella nostra memoria”. Mai parole come queste sono state così adeguate e tempestivamente pronunciate per conferire la medaglia d’oro al valore civile, alla memoria, di un giovane eroe dei nostri tempi. ll 27 novembre del 2009 parole e medaglia furono pronunciate e consegnata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai familiari del ventenne sottocapo della Marina Militare Simone Neri, che il l° ottobre dello stesso anno aveva perso la vita per salvare un bambino rimasto intrappolato nella cameretta dell’abitazione devastata dall’ alluvione che sconvolse il villaggio di Giampilieri nel messinese. Simone Neri aveva già salvato la vita a otto persone. Avrebbe compiuto vent’anni da lì a pochi giorni, essendo nato a Messina il 15 ottobre del 1989. Mercoledì scorso, 6 aprile 2011, tutti i familiari di Simone Neri erano presenti alla cerimonia d’intitolazione a “Pasquale Simone Neri”  dell’asilo nido che il comando di Marisicilia ha fatto costruire nel comprensorio denominato Campo Palma, in Augusta.  More solito,  la cerimonia è stata celebrata in pompa magna, con tanto di picchetto, composto da marinai uomini e marinai donne, davanti a un folto pubblico di invitati, fra cui l’ex prefetto di Siracusa oggi a Messina, Alecci, l’assessore Giuseppe Isgrò, in rappresentanza del sindaco di Messina, Buzzanga, il sindaco Carrubba di Augusta.  Al taglio del nastro due madrine: Maria Angela e Vittoria Neri, sorelle di Simone, orgogliose, ovviamente, del fratello eroe, ricordato dal fratello minore Salvatore come  “una persona solare,  generosa e simpatica, pronta ad aiutare il prossimo. Ci manca, ma lo sentiamo comunque vicino a noi. Ringrazio la Marina a nome della mia famiglia e soprattutto di Simone”. Salvatore, Maria Angela , Vittoria e il loro padre hanno presieduto al taglio dell’enorme torta, riproducente la facciata dell’asilo nido, preparata, come, tutto il resto del pranzo offerto dalla Marina, dai cuochi, o maestrini, per usare il sostantivo in uso  da loro, interni alla base. Ovviamente compiaciuto il “padrone di casa”, l’ammiraglio di div. Ruzittu, comandante di Marisicilia, non solo per la riuscita della cerimonia , ma per l’apertura di un asilo nido aziendale, cioè  per i figli dei dipendenti della Marina, ma anche aperto alla gente di Augusta.

“C’è una convenzione in itinere con il Comune”, ci ha detto il maresciallo Paolo Antonuccio, che ha la responsabilità, diciamo così, militare dell’asilo, gestito da una cooperativa di Palermo che ha assunto personale locale: tre educatrici e due ausiliarie. – Come mai di Palermo?  Domandiamo.”La Marina ha bandito una gara d’appalto in campo europeo e la gara è stata vinta da una cooperativa palermitana, mentre le illustrazioni delle pareti esterne sono state offerte gratuitamente dai docenti e dagli allievi del liceo artistico di Giarre: la Marina si è limitata a fornire l’occorrente per eseguire le illustrazioni”. -Quanti sono i bambini che attualmente frequentano l’asilo? “Sono sei, ma  l’asilo  può ospitare trenta bambini: sei posti sono destinati a figli di augustani, non appena sarà firmata la convenzione che, in questo momento, è in fase di definizione.”

Vicino a noi, mentre intervistavamo il maresciallo Antonuccio, l’assessore messinese Isgrò, cui abbiamo chiesto come mai non viene de ocalizzato il villaggio di Giampilieri che è sotto l’incubo delle frane dovute alle alluvioni. “La gente non se ne vuole andare, è radicata in quei posti, Giampilieri di sopra, Gimpilieri di sotto e atril, che non possiamo spostare non sappiamo nemmeno dove. Ma stiamo lavorando per metterli in sicurezza.”

 Giorgio Càsole     Nel tondo: Simone Neri    Nella foto: Giorgio Càsole mentre intervista l’assessore Isgrò e il maresciallo Antonuccio

Muore ad Augusta Innocenzo Galatioto

GALATIOTO.jpgÈ morto Innocenzo Galatioto . E con lui si chiude un pezzo di storia di Augusta, della provincia di Siracusa, della Sicilia. Aveva 85 anni. Vissuti intensamente.
Medico ortopedico, era stato giovane ufficiale dell’Aeronautica militare. Chiusa l’esperienza nell’Arma azzurra, iniziò l’attività medica libero-professionale ad Augusta. E nei pressi di Brucoli aprì il primo embrione della casa di cura «Villa Salus». L’attività della clinica fondata da Galatioto fu subito coronata dal successo. E villa Salus fu ampliata sempre più, l’attività intensificata. Entrato in politica, Innocenzo Galatioto «rifondò» il partito socialdemocratico nella provincia di Siracusa. Lo fece risorgere dall’oblio in cui era caduto. E anche in politica fu un successo. Galatioto fu quindi eletto deputato regionale. E polarizzò ampi consensi. Ma la politica stancò presto l’instancabile Innocenzo Galatioto. Il quale, lasciato l’agone dei partiti, si dedicò interamente alla direzione della sua Villa Salus. Fu così che la sanità recuperò un buon medico. E la politica perse quel che poteva essere un buon politico. Ma la politica siciliana ha sempre respinto i migliori. Non poteva accadere diversamente per Galatioto. Il quale lasciò l’Assemblea regionale. Forse senza rimpianti. Ma chi può dirlo? È un fatto: in tutti questi anni, sotto l’abile e accorta guida del suo fondatore, Villa Salus è stata un punto di riferimento per la sanità di tutta la provincia di Siracusa. Sia per le prestazioni sanitarie sia anche per l’attività cosiddetta «alberghiera». La gente preferiva sempre il ricovero a Villa Salus piuttosto che in ospedale. Anche l’attrezzatura tecnologica è stata sempre un passo avanti, almeno, rispetto a quella delle strutture pubbliche. Innocenzo Galatioto lascia quindi un patrimonio di servizio per la gente. Questo patrimonio deve sopravvivere al suo fondatore.

Salvatore Maiorca

La Sicilia, 3/2/2011

Pippo Paolini, fra maestrìa e poesia

pippo paolini.jpgAugusta. Dietro il bancone, davanti al forno  a legna che arde da ore , si rivolge a un suo collaboratore,  con atteggiamento paterno , ma con il tono severo del maestro esigente, non disgiunto, però, da un artistico esprit de finesse, e gli dice: Ricordati che per fare una buona pizza devi metterci anche un pizzico di poesia”. Evidentemente, fuor di metafora, intende dire che non bastano gli ingredienti di base e quelli supplementari per riuscire a preparare una pizza eccellente. Occorre un acuto spirito di osservazione, bisogna essere in grado di saper “rubare” i segreti dello chef, che in francese vuol dire “capo”, ma è necessario, soprattutto, avere lo spirito dell’inventiva.  Nel forno, da ore, oltre ai pezzi di legno, bruciano bucce di mandorla. E’ una novità, questa, introdotta, insieme ad altre, da Pippo Paolini, rubicondo pizzaiolo 53enne, siracusano di Ortigia, dove vive, che, da trent’anni,  conduce con successo costante una rinomata pizzeria in Augusta, sul Lungomare Rossini. Il 2009 è  stato l’anno del trentennale e già Paolini, circondato dal nutrito stuolo dei suoi collaboratori,  s’è fatto fotografare e, attraverso alcune gigantografie, opportunamente localizzate, ha ringraziato il pubblico  di Augusta e oltre, che gli ha consentito  di raggiungere un successo che  oltre trent’anni fa  il ventitreenne Paolini non si sognava  lontanamente. Nel 1979, Pippo era venuto al sèguito del padre, con i suoi fratelli, per tentare una via diversa da quella che conduceva il nonno paterno, che faceva l’oste in Ortigia. Il padre di Pippo aveva studiato alla scuola alberghiera e aveva fatto pure il maitre d’hotel  nella famosa Costa Smeralda  in Sardegna. Fatto un rapido giro in Augusta, i Paolini adocchiarono un caratteristico ristorante-pizzeria affacciato sul mare, ma fuori del centro storico e con la possibilità di una discreta (allora) area di parcheggio. Il titolare del ristorante, gestore di una fornitissima bottega di generi alimentari, forse, aveva fatto il passo più lungo della gamba o, forse, quello della ristorazione non era il suo mestiere. Il locale non andava a gonfie vele.  I Paolini, in breve, si accordano e ne rilevano la gestione, mantenendo il vecchio nome “La gòmena”. Nel breve giro di qualche anno, Pippo, il maggiore dei fratelli, prende le redini e, con lungimiranza, si rende conto che non conviene mantenere un ristorante. E’ più produttivo tenere aperta una pizzeria, solo di sera, dalle 19 a mezzanotte. Pippo studia come un matto per migliorare il prodotto,  va a scuola da pizzaioli prestigiosi, si aggiorna, si specializza in acrobazie per far colpo sul pubblico, punta sulla qualità dei prodotti e sul contenimento dei prezzi. Altro che fast food all’americana! Il vero cibo veloce, nutriente e sano è quello mediterraneo: è la pizza. La formula ha successo, anche perché Paolini fa le cose davvero per bene. Usa la farina di soia, i pomodori  pelati senz’acqua, pochissimo lievito e… tanta poesia. I clienti non  devono prenotare e nemmeno fanno  la penitenza ai tavoli, sgranocchiando patatine in salsa piccante in attesa della pizza. Paolini, diventato maestro,  si circonda di numerosi allievi e li mette sùbito alla prova ogni sera, sotto la sua diretta supervisione. Dietro il bancone sembra di vedere quasi una catena di montaggio: chi lavora la pasta, chi vi sparge altra farina, chi mette gli ingredienti e i supplementi, chi inforna echi… sforna. Dall’altro lato, si muovono colorati e veloci, gli altri  numerosi  collaboratori:  gli addetti di sala , che sono tutti maschi,  come i fratelli di Pippo,  che sono stati con lui fino a qualche anno fa, come i due figli che stanno anch’essi dietro al bancone, alla cassa o al reparto mescita. Pippo diventa celebre in svariati concorsi per maestri pizzaioli sparsi nel mondo e viene intervistato da giornali quotidiani e da altri media,  RAI  in testa a Salsomaggiore, dove, ogni anno, viene organizzato il concorso di Miss Italia. Pippo diventa campione mondiale di pizza “acrobatica” e comincia a inanellare un primato dopo l’altro. A Lientz, in Austria, realizza la pizza più lunga del mondo, oltre 149 metri,  ma non si accontenta e sta già pensando di battere  il suo stesso record. La sua fama cresce e i suoi fratelli,  Angelo e Salvo, cresciuti alla sua ombra, decidono il gran passo: aprire una pizzeria a Malta, sempre, però sotto la tutela del fratello  campione.

La fama di Pippo  vola oltre oceano, addirittura in Brasile. Nella terra  colonizzata dai portoghesi  Pippo viene incoronato “ re” della pizza. Oggi fa la spola tra Augusta e Rio. Ha un sogno nel cassetto. Vorrebbe istituire ad Augusta “L’università della pizza”. Per ora si accontenta di ringraziare i suoi clienti  e non dimentica che nella pizza bisogna sempre mettere un pizzico… di poesia.

      Giorgio Càsole