IL COMITATO PRO-MUSCATELLO DI AUGUSTA RITIRA LE DIMISSIONI

Il comitato  fa l’esame di coscienza e  a distanza di poco si ricostituisce.

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A seguito dell’ “incidente di percorso” causato dal raduno cittadino organizzato il 27 settembre alla nuova Darsena dal comitato a difesa del presidio ospedaliero “Muscatello” di Augusta, raduno che avrebbe provocato nel contempo le dimissioni degli organizzatori per non avere  raggiunto i risultati sperati in termini di partecipazione alla protesta,  lo stesso comitato, nel riconoscere  comunque responsabilmente  un difetto nella macchina organizzativa, ha deciso ieri di ricostituirsi per portare avanti le ragioni della protesta.

In effetti, il sit-in del 27 settembre con  la partecipazione di qualche centinaio di cittadini è risultato deludente a fronte degli altri sit-in, quello del 26 marzo scorso, per esempio, che portò alla nuova darsena circa 5.000 persone, o quello del 30 e 31 maggio che vide il blocco totale delle attività e della viabilità. Molto probabilmente, si dirà, l’evento è stato fortemente  condizionato  dalla visita ad Augusta del governatore di Sicilia Lombardo il quale, si dà il caso, nel giorno precedente rassicurava la cittadinanza che non ci sarebbe stata una vera e propria chiusura del Muscatello  bensì  un graduale spostamento di alcuni reparti a Lentini,  alla luce dei  provvedimenti che sarebbero piombati “dall’alto” (come se la nostra regione non fosse a statuto autonomo). Succede quindi che il discorso ad effetto del governatore riesce in qualche modo, alla vigilia del raduno cittadino, a dividere l’opinione pubblica, tanto che  la manifestazione  rischia di fallire e il comitato decide conseguentemente di dimettersi.

La questione sembrava essersi conclusa fin quando l’azienda sanitaria provinciale di Siracusa non decide di emanare frettolosamente, in barba al principio della gradualità e contestualità enunciata da Lombardo, una prima disposizione che attualizzerebbe, dal 30 settembre, il trasferimento a Lentini dei reparti di ostetricia, ginecologia e pediatria e il day hospital di talassemia, compromettendo così quel delicato equilibrio che vedeva già  una parte dell’ opinione pubblica schierata contro le decisioni dei nostri amministratori.

«Da oggi stesso – dicono quelli del comitato  – saremo nuovamente in piazza per informare la popolazione degli ultimi sviluppi della situazione che riguarda il Muscatello.

Invitiamo il sindaco, l’Amministrazione e il Consiglio comunale a intraprendere le azioni necessarie per far rispettare la piena integrità del nostro ospedale».

   Giuseppe  Tringali

Il gazebo di Piazza Duomo allestito dal comitato pro-muscatello

gaz.jpgAugusta I rappresentanti del coordinamento in difesa dell’ospedale “Muscatello” hanno allestito un gazebo nel centro storico della città, in Piazza Duomo, anche se non è molto frequentata, non per raccogliere firme, ma per sensibilizzare la cittadinanza SULLE SORTI PRECARIE DELL’OSPEDALE CIVICO “MUSCATELLO che rischia la chiusura, per  il cui mantenimento  sono state tentate tutte le strade. Il gazebo è da oltre una settimana e rimane fino  al prossimo 26 settembre, lunedì vigilia della programmata mobilitazione contro il paventato ridimensionamento del nosocomio, iniziativa voluta e promossa dal Comitato per la difersa dell’ospedale,  già sperimentata con successo nei mesi scorsi, ideata per coinvolgere tutta la cittadinanza. Come si ricorderà, , nel corso di una pubblica assemblea, si è deciso di tornare protestare giorno 27 per la tutela del pieno diritto alla salute degli augustani. Il coordinamento pro Muscatello ha invitato” tutti ad aderire a una giornata di mobilitazione generale. Quella che si intende mettere in atto, secondo le intenzioni degli organizzatori, è una protesta pacifica e civile, ma allo stesso tempo anche forte e incisiva perché ritenuta forse l’ultima occasione per far echeggiare il grido degli augustani che considerano un atto di ingiustizia sociale quello perpetrato nei loro confronti. Salvo nuove disposizioni che troveranno concreta attuazione solo se messe nero su bianco, vedranno infatti il proprio ospedale privato di reparti essenziali e quindi, secondo quanto è stato più volte evidenziato da tecnici del settore, destinato a morire. I rappresentanti del comitato, si sono ripetutamente detti intenzionati a non creare disagi alla popolazione così come invece è avvenuto il 30 e il 31 maggio scorsi. L’intera città è invitata a fermarsi per nuova giornata di mobilitazione in difesa dell’ospedale.”

C. C.   Nella foto: il gazebo in  Piazza Duomo

Ad Augusta esplode la rabbia cittadina per evitare la chiusura dell’ ospedale Muscatello – di G. Càsole

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Circa diecimila persone hanno partecipato ad  Augusta alla mobilitazione pro Muscatello. PROVA  DI UNO SCIOPERO GENERALE?foto di G.C..jpg

AUGUSTA. Mattina del 26 marzo 2011, la temperatura è mite, la giornata si preannuncia come una di quelle giornate primaverili che invitano  a uscire. E’ sabato. Molta gente non lavora e si riversa fuori. I ragazzi delle scuole, nella stragrande maggioranza, disertano le lezioni. Da diversi giorni, attraverso tutti i mezzi di comunicazione, compresi il passaparola  e la diffusione tramite altoparlante, la cittadinanza di Augusta è avvertita: sabato 26 marzo grande mobilitazione per evitare la chiusura dell’ospedale civico intitolato al  notaio augustano Emanuele Muscatello, padre di  Giuseppe, il medico più illustre cui la città federiciana ha dato i natali.

La popolazione si mobilita, anche se , in privato, molti confessano che i medici e il personale ospedaliero in genere sono caduti di livello rispetto ad alcuni anni fa.  Si scende in piazza per il campanile, ma anche perché, obiettivamente, si ha paura, paura per sé o i propri cari. E se un giorno qualcuno dovesse subire un ictus o un infarto? Arriverebbe già morto a Lentini, dove dovrebbero essere trasferiti alcuni reparti o altrove.  A dare corpo alle ansie, alle preoccupazioni, alle paure e ai giusti risentimenti di tutti è Riccardo Fazio, pediatra in pensione (dopo aver lavorato per una vita proprio al “Muscatello”), portavoce del comitato cittadino pro Ospedale, trasversale ai partiti politici, costituito da esponenti di varie associazioni e movimenti che, a vario titolo, da anni sono a fianco dei cittadini qualunque, senza colore politico.

La popolazione  – circa diecimila persone, secondo una stima realistica – si è assiepata nell’area della darsena servizi, da dove si ammira il grande porto, vanto e orgoglio della città, fondata da Federico II di Sveva per via della baia ampia e profonda. E proprio al porto, alla “potenza del nostro porto che ogni anno dà all’erario venti miliardi di euro” che fa riferimento il medico Fazio improvvisatosi oratore lucido e persuasivo, tanto da ricevere, ripetutamente, gli applausi durante il suo discorso, che, gradualmente, si fa più vibrato fino a esplodere in una potente arringa proprio quando tocca il tasto dei contributi miliardari (in vecchie lire) che lo Stato  riceve da tutte le  esazioni  derivanti dal nostro porto. “Dovrebbero fare il nostro ospedale tutto d’oro”  grida  Riccardo Fazio, in uno scatto di comprensibile orgoglio campanilistico, “prima di spendere i soldi per tutti gli ospedali della Sicilia!” Prima d’arrivare a quest’acme di parossismo retorico, Fazio ha “fornito informazioni “ , come ha tenuto a precisare, usando anche l’arma della retorica ironia nei confronti del ministro Brunetta. “Abbiamo studiato prima di parlare”, ha sottolineato l’oratore citando proprio Brunetta.

 In sintesi la situazione è questa: nonostante una legge regionale del 2009 preveda un “potenziamento” dei presìdi ospedalieri nelle aree ad alto rischio  di crisi ambientale, l’attuale governo della Regione Siciliana, rappresentato dal catanese Raffaele Lombardo, presidente, e dall’assessore alla salute, Russo, ha deciso la soppressione del “Muscatello”. L’ospedale, in quanto tale, sarà chiuso, ha precisato Fazio, senza mezzi termini, avvertendo i cittadini a non farsi turlupinare da paroloni come “frazionamento”, “rimodulazione” o altri apparsi  nei giorni scorsi su alcuni organi d’informazione, a proposito del Muscatello. Dietro questi termini, “arcaici” li ha definiti Fazio, c’è un evidente disegno politico che vuole cancellare il nostro ospedale pubblico, proprio in una città che, come Milazzo e Gela, dovrebbe rientrare, secondo la citata legge regionale, in quelle aree di crisi ambientale per cui, invece, la struttura ospedaliera dovrebbe essere potenziata, invece d’essere depauperata di reparti e servizi, tanto che,  a causa della scomparsa di  questi servizi , non ci sarà più il numero di centoventi posti-letto, numero minimo perché una struttura sanitaria possa essere definita ospedale. E, infatti, la nuova sigla c’è già: la struttura sarà chiamata PTA, cioè Presidio Territoriale Ambulatoriale: non sarà altro che il conglomerato di tutti i laboratori, un tempo chiamata SAUB, attualmente ospite del cosiddetto palazzo di vetro di Pippo Amara. “Avremo una guardia medica con maggiore spazio, ma niente di più”, ha chiarito Fazio, il quale ha toccato il tasto dolente della mancanza di posti letto in tutta la regione. Fazio, infatti, con tono molto preoccupato, ha disegnato uno scenario da incubo. “Se non ci fosse posto a Lentini o a Siracusa o a Catania, in caso di acuzie, a seconda della malattia, si può essere smistati dall’altra parte della Sicilia, a Trapani o a Sciacca o, addirittura a Reggio Calabria, fino a Bari o a Benevento”. Fazio ha ricordato tutto l’iter “legale” – ha sottolineato – che ha portato alla situazione odierna e che porterà ala soppressione del Muscatello : una serie di decreti dell’assessore Russo, preceduti dal comportamento dell’attuale direttore generale, Franco Maniscalco, del’ASP di Siracusa, da cui dipende il “Muscatello”. Maniscalco, definito da Fazio lo strumento tecnico-politico per arrivare a questa legale soppressione, non ha mai voluto sostituire i medici trasferiti o pensionati e le cose sono andate sempre peggio, producendo un circolo vizioso. A causa delle indubitabili pecche venute ad accumularsi tanto da allontanare i pazienti dal Muscatello, i posti-letto sono apparsi in esubero e, invece, di migliorare l’offerta, si è preferito far affossare ancora di più, tanto che il decreto di trasferimento di taluni reparti, quali ginecologia e pediatria a Lentini, varato lo scorso anno è stato rafforzato da un decreto del febbraio 2011. A Lentini è stato già trasferito il reparto di psichiatria, quando i pazienti – ha informato Fazio- sono più numerosi in Augusta e dintorni. Tutto legale, dunque, E per questo, Fazio ha ringraziato ironicamente, in senso antifrastico, tutti i politici regionali, dal cosiddetto governatore Lombardo, all’assessore Russo, fino a “tutti quelli che qui vengono a fare il pieno di voti”, anche se non ha citato i nomi di Pippo Gianni e di Enzo Vinciullo, presenti e confusi tra la folla. “Hanno avuto il coraggio questi signori – ha detto Fazio con spregio – di non tener conto  nemmeno di una petizione a favore del ospedale Muscatello” firmata dall’ammiraglio comandante di Marisicilia, dal direttore del carcere, dal presidente dell’autorità portuale e dai sindaci di Augusta e Melilli, proprio per significare che il Muscatello serve un’ampia e variegata popolazione, con varie patologie, che vive a ridosso di industrie ad alto rischio, per di più in un’area dove, incombe, elevato il rischio sismico. Fazio ha concluso la sua concione ammonendo il pubblico che questa è stata solo una mobilitazione, una specie di prova generale aggiungiamo noi, di una mobilitazione più ferrea e stringente, cioè un vero sciopero generale, cui far partecipare tutta la cittadinanza, come in quel fatidico e famoso sciopero del 28 dicembre 1960, da noi più volte ricordato, qui e altrove, quando furono bloccati  ferrovia e porto, soprattutto quel porto che dava e dà così tanto e che, con un decreto ministeriale, si voleva amministrativamente dividere in due: una parte agli augustani, l’altra ai siracusani, con il pretesto di dare giurisdizione a Priolo, Frazione allora  di Siracusa.Dopo una giornata di autentica serrata, non quella di appena mezz’ora registratasi il 26 marzo durante il percorso del corteo sulla strada principale, dopo un’autentica sommossa popolare,  dopo una sola giornata di lotta, dopo una serie di conciliaboli telefonici  fra la prefettura e il ministero, il decreto fu definitivamente cassato, revocato, annullato. e  Augusta ridiventò padrona a pieno titolo del suo porto. Fu quella una bella, memorabile, direi  epica,  pagina di storia cittadina. Historia magistra vitae ammoniva il grande oratore romano Cicerone. Nel 1960 a guidare la rivolta, che non degenerò, perché non ci furono morti né feriti né gravi danni alle cose,

fu l’allora vicesindaco Giovanni Saraceno, ex comunista, allora socialdemocratico, vero capopopolo capace di parlare alla gente, ai lavoratori, e indossò la fascia tricolore, in luogo dell’allora sindaco Bordonaro,  avvocato di professione, il quale,  probabilment,  non si sentì la forza d’affrontare una situazione così drammatica con altrettanta drammaticità. Il coraggio, ricorda Manzoni a proposito del pavido curato don Abbondio, se uno non ce l’ha non se lo può dare.

A fianco di Riccardo Fazio era presente, con fascia tricolore, il sindaco Carrubba, che non ha dimostrato né la forza della parola sprigionata dall’arringa di Fazio (che, all’inizio doveva essere un semplice “comunicato”,quasi dovesse leggere un testo scritto) né serietà d’intenti. Della paventata chiusura dell’ospedale si parla da anni. Altre volte ci sono state mobilitazioni, non così folte come, e sempre il sindaco ha parlato al futuro: “Vedremo, faremo”. Che cosa? Sono state minacciate o battute le vie legali? Sono stati esortati tutti i deputati regionali e nazionale che qui raccolgono voti.? E’ stato modificato qualcosa da Lombardo e Russo che, invece, di potenziare quello di Augusta, stanno facendo costruire un altro mega ospedale a Catania, città di Lombardo e un altro, pediatrico, hanno inaugurato a Palermo. Siamo arrivati alla frutta. Che cosa intende fare il sindaco che è, per legge, la massima autorità sanitaria comunale? Non ci è sembrato di capire che voglia emulare Giovanni Saraceno. A chi spetterà la prossima mossa? Al comitato cittadino? Ma ci sarà una prossima mossa?

  Giorgio Càsole  –     foto di  G. Tringali 

Depotenziamento del presidio ospedaliero ad Augusta? Pura follia

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Augusta pronta a mobilitarsi in difesa del presidio ospedaliero “Muscatello”, perchè i contribuenti italiani in un momento di forte crisi si sono impegnati finanziariamente nella realizzazione di una moderna quanto costosissima struttura ospedaliera che oggi potrebbe subire un depotenzionamento, perchè anche la struttura vecchia è stata recentemente ristrutturata dopo tanti decenni coi soldi dei contribuenti al fine di renderla moderna e competitiva, perchè il presidio è situato in una zona ad alto rischio sismico, perchè nel presidio ci lavora tanta gente di Augusta, perchè ha sempre prestato prontamente soccorso al personale operante nella vicinissima zona industriale, visto il dilagante fenomeno degli incidenti sul posto di lavoro, perchè i cittadini di Augusta e dei paesi limitrofi hanno la necessità di ricorrere spesso a cure mediche specialistiche in considerazione dell’alto tasso di inquinamento della zona e dell’ altissima percentuale di gente che si ammala e muore per cancro, per la gente che sempre più frequentemente accusa disturbi psichici, per la popolazione presente nella vicina super casa di reclusione,  per il primato nazionale delle malformazione dei nascituri dei figli degli augustani. Per queste e per tantissime altre buone ragioni, gli augustani hanno diritto al mantenimento e al potenziamento del loro presidio ospedaliero.   

“E’ apparso subito chiaro – ha dichiarato il portavoce del Comitato, Giuseppe Vaccaro – che il depotenziamento del presidio ospedaliero di fatto è già stato avviato silenziosamente con la soppressione del reparto di psichiatria e con il previsto trasferimento dei reparti di ostetrica, ginecologia e pediatria ad altro presidio ospedaliero. Inoltre è emerso chiaramente il concreto rischio della chiusura del Pronto Soccorso. Malgrado le vive preoccupazioni espresse dai presenti nessuna rassicurazione concreta è stata fornita dalla Direzione e dai funzionari dell’Asp presenti, elementi di seria preoccupazione sono ulteriormente derivati dalla notizia che il nuovo padiglione verrà utilizzato come sede di servizi non ospedalieri”.

Il Comitato cittadino, in armonia con il Consiglio comunale, dopo avere intrapreso da tempo una serie di iniziative tese a sensibilizzare sempre più le istituzioni, i giovani delle scuole e i cittadini tutti, deciderà a giorni ulteriori e significative azioni  di protesta.

    Giuseppe Tringali

Giù le mani dall’ospedale

ospedala_muscatello_augusta_N.jpgGiù le mani dall’ospedale”. Questo è stato lo slogan gridato ieri  dal presidente del consiglio comunale, Amato, a non più di mille persone riunite in Piazza Duomo per una nuova assemblea sulle sorti dell’ospedale civico, il Muscatello, destinato a essere soppresso o  a essere drasticamente ridimensionato a pronto soccorso, secondo i piani di razionalizzazione della Regione Siciliana. In questi giorni, proprio mentre scriviamo, nella sede del parlamentino siciliano, si deve discutere questa delicatissima materia. Perciò,  all’assemblea di ieri, il sindaco Carrubba a gran voce ha invitato i cittadini a essere presenti al consiglio comunale aperto all’interno dell’ospedale, a partire dalle 9 del mattino  di oggi e a partecipare  a un viaggio a Palermo, anche con i mezzi messi a disposizione dall’ amministrazione comunale, domani o il 19,  per essere “dignitosamente” presenti  nel capoluogo siciliano per far sentire il dissenso degli augustani contro la sciagurata ipotesi di chiudere o ridimensionare il Muscatello, che serve un ampio bacino di utenza, rappresentato dagli abitanti dei Comuni di Augusta, Melilli e Priolo, costituenti il polo  petrolchimico più inquinante d’Europa, e di Sortino, Villasmundo, per non parlare della popolazione carceraria nel penitenziario lungo la strada di Brucoli e di tutto il personale che fa capo a Marisicilia, la base della Marina Militare fra le più importanti d’Italia. Si tratta solo di una questione di giorni. Il progetto è quello, già prospettato in passato, di favorire l’ospedale di Lentini. Quello di Augusta  dovrebbe invece essere potenziato, anziché soppresso o ridimensionato, anche perché sono già stati spesi circa nove miliardi di lire per il nuovo padiglione mai entrato in funzione. Il grande assente di ieri, nel palco dei comizi, era il priolese Pippo Gianni, eletto all’Assemblea Siciliana, grazie anche ai voti della gente di Augusta, che ora ricopre la carica di assessore regionale all’ambiente. Carrubba, appassionandosi molto, ha detto che mentre parlava non si sentiva uomo di parte, ma cittadino di Augusta che non può sopportare l’idea che la nostra gente debba  farsi curare a Lentini o nella struttura privata, Villa Salus, di Augusta.

                                                  Giorgio Càsole.