Augusta, ci “scippano” l’ospedale, ma le patologie restano ad Augusta, Priolo e Melilli

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Con la pubblicazione nel 2006 dell’Atlante della Mortalità e dei Ricoveri per i Tumori e per le Patologie cronico degenerative in Provincia di Siracusa “… Rerum Conoscere Causas”, il terzo della serie, si è chiuso un ciclo di 11 anni (1995-2005) di indagini epidemiologiche che hanno dotato la Provincia di una autorevole e preziosa Banca Dati di indici sanitari, indispensabili alla Sanità provinciale e regionale per attivare i piani di prevenzione, per valutare l’efficienza e la qualità dei servizi sanitari e per preparare programmi di adeguamento e di sviluppo delle strutture sanitarie basati sui bisogni reali della popolazione. Questo ultimo punto è stato esplicitato, dallo stesso Comitato scientifico del Registro Territoriale di Patologia, nel modo seguente: “… il principale obiettivo di questo lavoro, in fondo, rimane quello di poter suggerire al decisore politico e all’alto management ipotesi di allocazione delle risorse e di pianificazione degli interventi sanitari in Provincia di Siracusa attraverso la conoscenza esatta dei dati epidemiologici, collegando la Programmazione Sanitaria dei prossimi anni ai reali bisogni sanitari del territorio siracusano”.

Le linee guida che suggeriscono di utilizzare i dati Epidemiologici a supporto della programmazione sanitaria, da quanto risulta da dichiarazioni rilasciate dai diretti interessati nell’ultimo decennio, sono state condivise all’unanimità dalla Comunità Scientifica, dagli operatori Sanitari e dai Politici, compresi l’Assessore alla Sanità della Regione siciliana in carica dott. Massimo Russo ed il suo predecessore prof. Roberto Lagalla. (vedi appendice) Ma solo a parole e non nei fatti. Sorge, infatti, il dubbio che il piano sanitario regionale, per quel che riguarda la provincia di Siracusa (D.A. n° 1377/2010), sia stato redatto senza rispettare le linee guida condivise da tutti, ossia senza aver preso visione né dei risultati dei numerosi studi monografici condotti saltuariamente da qualificati ricercatori, né dei risultati emersi dalle indagini epidemiologiche sistematiche condotte dal Registro Territoriale di Patologia dell’ASL 8 di Siracusa, dal 1995 al 2005, un arco di tempo di 11 anni sufficiente per validare l’attendibilità e la significatività statistica dei dati. La fondatezza del dubbio deriva dal fatto che, nonostante le indagini epidemiologiche ufficiali abbiano messo in evidenza che nel comprensorio territoriale dei Comuni di Augusta, Melilli e Priolo, sono stati riscontrati i Tassi più alti della provincia di patologie teratogene, perinatali, neonatali e ginecologiche, la Sanità regionale decreta di chiudere i Reparti di ginecologia-ostetricia e pediatria dell’ospedale Muscatello, proprio quei reparti che vantano la domanda sanitaria relativa più alta della Provincia. La conferma della chiusura, che avverrà a breve termine, è stata data con la promulgazione dell’ultimo decreto pubblicato nella GURS del 05/01/2012. Una decisione ritenuta illogica, se si fa fede alla criticità sanitaria locale che deriva dalle patologie sopradette ed incoerente perché contraria alle dichiarazioni fatte da eminenti Personalità e dagli stessi estensori del piano sanitario. (In Appendice vengono riportati stralci delle dichiarazioni fatte da Personalità accademiche, sanitarie e politiche sull’utilizzo delle indagini epidemiologiche ai fini della Programmazione sanitaria). A questo punto, è d’obbligo conoscere cosa è veramente emerso dai dati empirici prodotti e qual è il grado di criticità sanitaria accertato nell’area comunale di Augusta, Melilli e Priolo. Per correttezza bisogna premettere che le indagini epidemiologiche, come tutte le indagini statistiche, si prestano ad essere interpretate in modo diverso da persone diverse per cui è difficile capire qual è il VERO (reale) grado di criticità. Sarebbe quindi giusto che si conoscesse, il grado di criticità percepito dalla gente dalle notizie divulgate dai media negli ultimi decenni, con frequenza quasi giornaliera, ed il grado di criticità reale che è emerso dagli studi epidemiologici ufficiali. Grado di criticità percepito dalla popolazione residente:

1- Incidenza delle malformazioni congenite: circa quattro volte superiori alla media nazionale

2- Mortalità per malformazioni congenite: circa quattro volte superiori alla media nazionale

3- Mortalità per malattie perinatali: circa quattro volte superiori alla media nazionale

4- Mortalità Infantili: media provinciale 62,2% in più della media regionale. Dato su cui pesano notevolmente le mortalità per malformazioni congenite e per malattie perinatali riscontrate ad Augusta e Melilli. (dal che si deduce che in queste due aree comunali i Tassi di Mortalità Infantili dovrebbero essere da terzo mondo)

5- Interruzioni Volontarie di Gravidanza: circa due volte superiori alla media provinciale e circa quattro volte superiori alla media nazionale

6- Mercurio nei Capelli delle Donne di Augusta: 27% in più rispetto alle Donne di Catania. Viene asserito però che “Le concentrazioni di mercurio trovate nei capelli delle donne di Augusta erano molto vicine a quelle riscontrate ai suoi tempi a Minamata” (da rabbrividire!!!)

7- Composti organoclorurati nel latte materno delle puerpere di Augusta: concentrazioni dal 70 all’82% in più rispetto a quelle riscontrate nelle puerpere di Catania. Questo quadro sanitario da allarme rosso così come è stato riportato dai media, per la sua alta drammaticità, è stato definito dalla stampa locale “sconvolgente…e tale da far sobbalzare gli abitanti dei centri industriali della nostra provincia”, ha contribuito ad esasperare gli animi dell’intera popolazione dell’area industriale facendola precipitare in un pericoloso stato di terrore cronico, ed è riuscito persino a polarizzare l’attenzione del mondo intero su questo fenomeno, meglio conosciuto come “Il caso Augusta”. Sembra però che i Responsabili della Sanità regionale non abbiano avvertito la gravità del caso, in quanto, insensibili alla preoccupazione della gente ed al grido di allarme lanciato dalle parti scientifiche, sociali e culturali, e come se nulla fosse successo, decidono di reiterare il decreto che sancisce la soppressione dei due reparti dell’ospedale Muscatello di Augusta, reparti essenziali per i trattamenti terapeutici e per tenere sotto una attenta osservazione l’evolversi di un fenomeno così drammatico.

Grado di criticità sanitaria reale:

A causa delle oggettive difficoltà interpretative dei dati epidemiologici, il grado di criticità sanitaria reale può essere valutato soltanto da specialisti in materia o da enti accreditati come l’OER (Osservatorio Epidemiologico Regionale). Nel caso specifico, anche se, dalla valutazione fatta dall’OER, la situazione sanitaria reale del territorio dovesse risultare meno critica di quella percepita, ma superiore al limite di soglia, (e non può essere altrimenti), non si capisce perché la Sanità si ostina ancora a depotenziare l’ospedale di Augusta anziché rendere più efficienti i servizi essenziali.

Urge allora che la Sanità faccia chiarezza su questo argomento. Personalmente, seppure convinto che i dati diffusi dai media siano stati amplificati ed enfatizzati al massimo, sono altrettanto convinto che la criticità sanitaria in questo territorio resta ancora alta. Ritengo sia doveroso che la Regione presti la massima attenzione affinché le informazioni date alla gente siano veritiere, trasparenti e chiare. Per concludere, se quanto sopraesposto è vero chi può dare torto alla popolazione di questa area geografica, che tanto ha dato allo Stato e alla Regione, quando contestano il decreto che ritengono ingiusto perché redatto disattendendo le norme basilari che regolano la programmazione sanitaria? In fondo non chiedono altro che sia riconosciuto loro il diritto alla Salute, sancito dalla nostra Costituzione e dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Vogliamo ribadire che i cittadini di questa area industriale NON CHIEDONO PRIVILEGI MA SOLTANTO CHE LA GIUSTIZIA PREVALGA SULLA INGIUSTIZIA.

Giuseppe MOSCHITTO  – Chimico industriale

AUGUSTA, LA FINE DEL MUSCATELLO E’ INCOMINCIATA, NONOSTANTE LE RASSICURAZIONI DI CARRUBBA, A SPESE DEI CONTRIBUENTI

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AUGUSTA. Il sindaco Carrubba ha inondato (a spese del contribuente, cioè nostre) la città con migliaia di manifesti e volantini per “informare i concittadini” della sua soddisfazione e dei magnifici risultati della sua disperata battaglia in difesa del nostro ospedale: si disse pronto a farsi arrestare, puntò i cannoni, sparò, vigilò e -nonostante abbia pubblicamente confessato di essere stato preso in giro dal governatore Lombardo e dall’assessore Russo- la vittoria fu raggiunta. Così il nostro sindaco, sempre a spese nostre, ci comunica che l’ospedale è salvo, nonostante la “dolorosa perdita” del punto nascite, della ginecologia e dell’ostetricia; è salvo perchè verrà istituito il reparto di neurologia (lo stesso che sulla carta dovrebbe stare ad Augusta da almeno quindici anni e che invece finora non si è proprio visto), verrà istituito il “polo d’eccellenza” di oncologia (quattro letti ordinari e sei in day hospital, una miseria senza né capo né coda ma sicuramente antieconomica e inutile) e, infine, rimarranno ben quattro posti di pediatria. Ma in tanta soddisfazione è necessario informare il sindaco che gli attuali otto posti di pediatria sono tutti occupati e che, siccome è già iniziato lo smantellamento, non ci sono più i margini per fronteggiare esigenze particolari  l’altra sera un bambino di Augusta è stato trasferito all’ospedale di Siracusa “per mancanza di posti letto”. Così chiediamo al sindaco di spiegarci come faremo con metà degli attuali posti letto di pediatria, gli chiediamo come possiamo essere soddisfatti se ogni emergenza dovrà essere un viaggio della speranza verso questo o quell’altro ospedale della Sicilia mendicando un letto e pregando che il paziente arrivi vivo. E allora completiamo noi l’informazione; informiamo il sindaco che il principio della fine è ormai in atto, informiamo che la definitiva chiusura del Muscatello è cominciata; e lo informiamo che a forza di puerili menzogne ha perso ogni credibilità e che i cittadini gli chiedono un atto di responsabile dignità: le immediate dimissioni.

 Enzo  Inzolia

Augusta/Muscatello. La speranza e’ l’ultima a morire? No è MORTA! La Ginecologia va a Lentini – di Giorgio Càsole

muscatello2.jpgcas.jpgAUGUSTA. 19 febbraio.   Spes ultima dea, dicevano i Romani e noi diciamo che la speranza è l’ultima a morire. Ricordiamo il proverbio latino e italiano a proposito della prevista occupazione dell’ospedale Muscatello, indetta, organizzata e diretta, in prima persona, dal sindaco Carrubba,  che ha annunciata  al consiglio comunale, indetto ad hoc, dal  presidente Amato, la mattina di venerdì 17. E, immediatamente, è stata suonata  la grancassa da alcuni gruppi dei social network e da qualche organizzazione sindacale, come la CGIL, che ha reclamizzato l’evento con  un paio di manifesti murali vergati a mano, in cui l’organizzazione, come ha fatto altre volte, invita “tutti i cittadini a partecipare”. Secondo gl’intendimenti del sindaco, che sembra si sia svegliato da un lungo letargo, l’occupazione del presidio ospedaliero dovrebbe far recedere il duetto regionale Lombardo-Russo, rispettivamente “governatore” e assessore alla Salute della nostra Regione dal loro proposito di trasferire  i reparti di ginecologia-ostetricia e pediatria nel faraonico ospedale di Lentini, bello sicuramente a vedersi, che ne è privo, tanto che molte donne lentinesi vengono a partorire proprio qui ad Augusta. E , allora, perché togliere a Augusta un reparto augustano doc, nato e potenziato per volere di un augustano di vaglia quale è stato lo scomparso  Salvatore Paci, medico specialista con libera docenza all’Università di Catania? Perché, rispondono Lombardo e Russo, in coro o singolarmente, bisogna risparmiare e bisogna tagliare i “punti nascita” (orribile espressione coniata forse dai due: uno, Lombardo,  psichiatra in aspettativa dell’ASP di Catania, l’altro, Russo, magistrato,sempre in aspettativa, del tribunale etneo).Che bisogna risparmiare è giusto, ma è anche sacrosanto e giusto che non si  deve risparmiare sulla pelle dei cittadini, com’è sancito dalla Costituzione. Bisogna tagliare dov’è logico: Facciamo due esempi. A Ragusa città c’erano, fino a non molti anni fa, tre ospedali: due di questi, il Civile, ex ospedale Mussolini”, ubicato a Ragusa superiore aveva tutti i reparti di un ospedale funzionale, l’altro, chiamato “Paternò Arezzo”, ubicato a Ragusa Ibla, la Ragusa vecchia, aveva gli stessi reparti del “Civile”.Quest’ultimo, addirittura, aveva un doppione al suo interno: oltre al normale reparto di ginecologia, dove nascevano i bambini, c’era un altro reparto, denominato fittiziamente di “patologia ostetrica”,  dove nascevano regolarmente i bambini: Il doppione era stato realizzato per accontentare due primari. Un’enormità, ovviamente. Il terzo ospedale ragusano, chiamato “Giambattista Odierna”, aveva reparti specialistici. Questi tre ospedali aveva autonomia amministrativa e gestionale,Quando, però, è subentra la razionalizzazione delle ASL, poi ASP in Sicilia, sono stati eliminati i doppioni dispendiosi. Ovviamente, com’era giusto. Per risparmiare, sono stati aboliti molti primariati. Facciamo un esempio: nei vari ospedali di un’ASP ci sono i reparti di oculistica, ognuno dei quali, prima,  aveva un suo primario; ora c’è un solo primario o dirigente per tutti i reparti e, se è necessario,  tale dirigente si sposta da un reparto all’altro. Però, per risparmiasre non sono state abolite le figure o non sono stati drasticamente ridotti gli stipendi  dei cosiddetti manager o direttori generali che, di norma, sono pagati 250 mila euro l’anno, con l’aggiunta di benefici, cioè altri soldi, se procurano risparmi. Come li procurano questi risparmi? Lesinando sui prodotti farmaceutici ,garze o altro, come mi confermava un medico del Muscatello, che vuol mantenere l’anonimato. Però, poi spendono i nostri quattrini per far stampare giornali semiclandestini, con tanto di stipendio al direttore e ai redattori, giornali  “inutili”, come direbbe Celentano, anche perché a Siracusa il giornale dell’ASP, diffuso non sappiamo dove e quando, riporta spesso la foto a tutti denti del sorridente direttore generale Maniscalco, come abbiamo potuto constatare quando c’è stata mostrata una copia. Maniscalco, su ordini del Duo Lombardo-Russo, ha disposto con decreto il trasferimento di ginecologia-ostetricia per accontentare chi? I lentinesi, in primo luogo, il loro deputato Gennuso, che milita nell’MPA di Lombardo, e poi Lombardo  e Russo, non certo per motivi di razionalizzazione della spesa, perché se si volesse davvero razionalizzare, l’ospedale Muscatello manterrebbe il “suo” reparto di ostetricia e quello, collegato, di pediatria, e  il nosocomio di Lentini potrebbe avere reparti nuovi di zecca. Il mio ragionamento è logico.  Ma la logica non coincide con la politica.

 

Augusta, 21 febbraio . Avremmo voluto esordire in altro modo. Eravamo attaccati a un sottilissimo filo di speranza. Pensavamo, speravamo, desideravamo ardentemente che il colpo di remi del sindaco che ci troviamo avrebbe potuto far  mutare le posizioni. Quale illusione!  Eppure l’avevamo detto, attraverso il web, e scritto, su queste e altre colonne,  più e più volte in quasi quattro anni, da quando, cioè, alla Regione comandano Lombardo e Russo,  che il Muscatello era in pericolo. Sul Diario di sabato scorso, 18 febbraio,  abbiamo pubblicato il nostro articolo sulla chiusura del reparto di ostetricia-ginecologia con il titolo 29 febbraio 2012: giorno infausto nella storia di Augusta. Siamo stati profetici, dunque? No, sapevamo che quello era il giorno stabilito dal decreto per il trasferimento a Lentini, dove ora certo canteranno vittoria, anche perché molto personale paramedico lavorava qui da noi, sobbarcandosi al pendolarismo e, fra qualche giorno, potrà lavorare sotto casa.

 

Siamo caduti nell’ultima illusione provocata dall’appassionato discorso del Carrubba che, in consiglio comunale,  una settimana fa, sembrava intenzionato, lancia in resta, ad andare contro tutto e tutti, pur di salvare il Muscatello dalla gravissima perdita  e sembrava pronto a barricarsi dentro. E’ durata un giorno questa speranza.  Il 21 febbraio tutto è rientrato nei ranghi.  Il sindaco –“barricadiero” s’è arreso subito, forse perché ha visto che pochi cittadini  erano con lui. Per forza, gli augustani, apatici e abulici per natura quali siamo, si sono probabilmente stancati di tutte questo gridare “al lupo, al lupo”, senza costrutto, senz nerbo – tanto i giochi sono stati decisi in alto loco – o,  forse, sono ormai  indifferenti al fatto che i figli nasceranno altrove, non più ad Augusta. A meno che  non ritornino all’antico, a oltre cinquant’anni fa, quando si nasceva in casa, come sono  nati in casa chi scrive, suo  fratello e sua sorella.

 

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C’è da vergognarsi d’essere augustani. Mi fa male dirlo e scriverlo. Fa molto male a me, nato qui, vissuto qui, con figlie che vivono qui. La perdita di Ginecologia-ostetricia l’avverto come un pugno nello stomaco, come se mi avessero sbattuto la porta in faccia. Eppure sul piano personale non mi ha mai toccato, perché le mie figlie sono nate a Ragusa, essendo mia moglie originaria di quella città . Non abbiamo saputo condurre una battaglia vincente. Eppure, per oltre tre anni e mezzo avevo indicato la strada, avevo ricordato la battaglia vincente del 28 dicembre 1960. C’è da restare amareggiati nel profondo. A Lentini si potevano aprire reparti nuovi e lasciarci quello nostro, storico, portato all’eccellenza da Salvatore Paci, il ginecologo , figlio di questa terra, che volle lasciare Catania per  tornare qui. RICORDATEVI QUANDO QUALCUNO CHIEDERA’ IL VOTO e, SE E’ POSSIBILE, RITORNIAMO A FAR NASCERE I FIGLI IN CASA.

 

Giorgio Càsole

 

ABBIAMO PERSO: GINECOLOGIA A LENTINI. L’AVEVAMO DETTO: IL GIORNO INFAUSTO E’ ARRIVATO

img.jpgAvremmo voluto esordire in altro modo. Eravamo attaccati a un sottilissimo filo di speranza. Pensavamo, speravamo, desideravamo ardentemente che il colpo di remi del sindaco che ci troviamo avrebbe potuto far  mutare le posizioni. Quale illusione! Eppure l’avevamo detto più e più volte in quasi quattro anni, da quando, cioè, alla Regione comandano Lombardo e Russo,  che il Muscatello era in pericolo. Su “Augustanews” abbiamo detto che il 18 sarebbe stato il giorno infausto. Siamo stati profetici, sbagliando di qualche giorno solo perché siamo caduti nell’ultima illusione provocata dall’appassionato discorso del Carrubba che, in consiglio comunale,  una settimana fa, sembrava intenzionato, lancia in resta, ad andare contro tutto e tutti, pur di salvare il Muscatello, sembrava pronto a barricarsi dentro. E’ durata un giorno questa speranza.  Il 21 febbraio Ginecologia-ostetrica  a Lentini. Il barricadero s’è arreso subito, forse perché ha visto che pochi cittadini  erano con lui. Per forza, gli augustani, apatici e abulici per natura quali siamo, si sono probabilmente stancati o, forse, sono indifferenti al fatto che i figli nasceranno altrove, non più ad Augusta. A meno che  non ritornino all’antico, a oltre cinquant’anni fa, quando si nasceva in casa, come sono  nati in casa chi scrive. Suo fratello e sua sorella.

  Giorgio Càsole

OSPEDALE MUSCATELLO, GUERRA DI COMUNICATI: CARRUBBA vs. LOMBARDO!

muscatello.jpgAUGUSTA. Ancora schermaglie per tentare di salvare i reparti del Muscatello, Ginecologia-ostetricia e pediatria, destinati, per decreto assessoriale della Giunta regionale Lombardo, a essere trasferiti a Lentini, dove è stato inaugurato il nuovo, enorme (progettato oltre vent’anni fa) ospedale, in cima a un’acropoli fuori città: un ospedale, quello di Lentini, “tutelato” politicamente dal lentinese Gennuso, deputato regionale della lista Lombardo e, in qualche modo, dall’ex presidente alla Provincia, Bruno Marziano, del Partito democratico che è in Giunta con lo stesso Lombardo. Martedì 14 c’è stata una riunione in prefettura per tentare di trovare un accordo, per tentare di salvare la  “capra” di Lentini e i”cavoli” di Augusta, dove pure è stato  costruito un altro ospedale, mai entrato in funzione, costato fior di milioni di euro.  Il sindaco di Augusta, Carrubba, ha sempre sostenuto che per il  Muscatello occorreva seguire le vie legali e usava toni poco accesi, poco “vivaci” forse perché non ha il coraggio civile che dimostrò Giovanni Saraceno il 28 dicembre 1960, quando capeggiò la protesta popolare contro lo “scippo” del porto di Augusta o, forse perché aspirava a essere candidato alle prossime regionali nella lista MPA dello stesso Lombardo. Ora che questa seconda ipotesi sembra tramontata,   Carrubba sembra essersi svegliato dal torpore, usa toni “vivaci, minaccia reazioni dure e  lancia strali, come quello che vi trascriviamo, diffuso poco dopo la trasmissione di un altro comunicato-stampa, proveniente da Palermo. Carrubba afferma: “Solo per il rispetto del ruolo che ricopro e per la sede istituzionale che ha ospitato l’incontro” /cioè la prefettura, n.d.r./, “mi limito a definire tale comunicato ‘di part’”, considerato che la nota riporta una ricostruzione «fuorviante» della riunione. Fermo restando che buona norma istituzionale, che evidentemente non tutti conoscono, imporrebbe che l’emanazione dei comunicati su incontri a cui hanno partecipato più enti andrebbe concordata nei contenuti, smentisco innanzitutto, per sgomberare il campo dagli equivoci, che ci sia stata mai una mia sottoscrizione in alcun cronoprogramma, in nessuna sua parte mi sono riservato di aderire nelle prossime 24-48 ore. Tale termine, su espressa richiesta dell’Assessorato regionale, deve servire per redigere il nuovo decreto assessoriale che dovrà sostituire il n°1377 del 25 maggio 2010, e all’Azienda Sanitaria di Siracusa, per integrare in maniera esaustiva il cronoprogramma, attesa la sua palese carenza, rispetto ai chiarimenti richiesti e alle istanze rappresentate dal sindaco di Augusta. Confermo che, in sede di riunione, ho ribadito ancora una volta che se prima non vengono attivati i reparti previsti in entrata, cosi come più volte promesso, a questo punto solo verbalmente dal presidente Lombardo e dall’Assessore Russo per arricchire e potenziare l’offerta sanitaria nel territorio, non darò mai alcun consenso al trasferimento in uscita di reparti. In particolare non può essere messa in discussione la permanenza del reparto di pediatria al Muscatello, atteso che può essere finanziato con i fondi della legge regionale relativi alle patologie connesse al territorio industriale”. Fin qui Carrubba. Domanda: Se come sindaco, responsabile della sanità nel Comune, può impedirei trasferimento del reparto di pediatria, perché non fa lo stesso con quello di ginecologia-ostetricia, stante che la situazione ambientale è la stessa per madri e figli? Lo stesso Carrubba può sempre appellarsi a quella legge regionale che prevede il potenziamento delle strutture sanitarie pubbliche che insistono nelle aree a crisi di rischio ambientale, cme appunto è quella di Augusta-Priolo-Melilli.

Giorgio Càsole

18 FEBBRAIO 2012: GIORNO INFAUSTO NELLA STORIA DI AUGUSTA: “IL MUSCATELLO” PERDERA’ GINECOLOGIA E PEDIATRIA

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AUGUSTA. I nodi sono venuti al pettine. Fra qualche giorno, il 18  febbraio, l’ospedale civico “Muscatello” di Augusta, per la cui  realizzazione si tassarono persino gli augustani di Boston, USA, perderà due importanti reparti: quello di ginecologia-ostetricia e quello di pediatria. Il primo fu un reparto di eccellenza, per moliti anni, durante la direzione dello scomparso  e indimenticato prof. Salvatore Paci, augustano che volle ritonare nella sua città, dopo anni di lavoro a Catania. La decisione del temuto trasferimento è stata ratificata da Franco Maniscalco, direttore generale dell’ASP, Azienda provinciale di Siracusa, che prende ordini dall’assessore alla Sanità Russo, magistrato in aspettativa, che, a sua volta, agisce di concerto con il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, medico psichiatra, anch’egli in aspettativa. Russo ha avuto l’ardire di pronunciare la seguente battuta: “Poiché non vedo donne incinte a protestare davanti all’assessorato, vuol dire che facciamo bene a chiudere i reparti gi ostetricia in molti ospedali siciliani, compreso quello di Augusta.”  Non appena venuti a conoscenza del giorno del trasferimento, gli attivisti del comitato pro ospedale hanno intensificato la raccolta delle firme e hanno cominciato a protestare, così come ha protestato, finalmente anche il sindaco Carrubba sia parlando “vivacemente” con il direttore Maniscalco, sia con il presidente Lombardo, come ha riferito il primo cittadino al consiglio comunale nella sessione ad hoc tenutasi la sera di venerdì 10, durante la quale Carrubba ha letto un comunicato-stampa trasmessogli dalla presidenza della Regione, il cui testo è il seguente:  “Tra i cittadini di Augusta e anche nell’Amministrazione civica sta montando un comprensibile allarme circa il trasferimento a Lentini del reparto di ginecologia, spostamento che, secondo gli impegni che avevo assunto, si sarebbe effettuato solo contestualmente al trasferimento di altri reparti nell’ospedale di Augusta. Intendo tranquillizzare la popolazione e l’Amministrazione. Ho già parlato in tal senso con il direttore generale dell’azienda sanitaria provinciale: ci sarà la contestualità promessa. Dovranno arrivare prima i nuovi reparti”. Questo comunicato significa solo una cosa: che i due suddetti reparti saranno comunque trasferiti a Lentini (quindi, Lombardo non smentisce il suo assessore Russo).L’unica concessione cher il “governatore” fa è che se entro il 18 non saranno aperti i due reparti promessi, cioè neurologia e oncologia, il trasferimento sarà solo rinviato. Ecco che cosa ha scritto Giovanni Canigiula, instancabile attivista pro Muscatello, nel sito di fb da lui stesso promosso ea amministrato “Augustani pro Ospedale:  “SIAMO TUTTI TRANQUILLI, AVREMO NEUROOOOOOOOOOOLOGIA , ONCOOOOOOLOGIA DI ECCELLENZA IN CAMBIO DEI REPARTI DELLE MAMME, DELLE DONNE E DEI BAMBINI !!!! RICORDIAMO, A CHI ANCORA NON LO SAPESSE, CHE IL “MUSCATELLO” E’ STATO COSTRUITO CON I SOLDI DEI NOSTRI PADRI E DEI NOSTRI NONNI ATTRAVERSO UNA TASSA COMUNALE VERSATA NEGLI ANNI CINQUANTA !!! RESTITUITECI LA SEMPLICE NORMALITA’ E LASCIATECI IN PACE !” E’  uno straziante grido di dolore, che dovrebbe essere condiviso da tutti gli augustani, amministrazione comunale in testa, come in quel fatidico 28 dicembre 1960, celebrato e ricordato innumeri volte da chi scrive. Quel giorno gli augustani, guidati dal loro vice sindaco e dal consiglio comunale salvarono il porto. Cose di cinquantadue anni fa.

 Giorgio Càsole

OSPEDALE MUSCATELLO, GLI AUGUSTANI RACCOLGONO FIRME E… ASPETTANO IL MIRACOLO

musca.jpgAugusta è dopo il capoluogo, la città più grande della provincia siracusana, inoltre nel suo territorio sono presenti complessi industriali che senza soluzione di continuità con i comuni limitrofi di Prioli e Melilli, rappresentano il polo petrolchimico più grande d’Europa all’interno del quale si sta progettando la costruzione di un rigassificatore. Un’ area quindi in piena crisi, in cui il rischio d’incidenti rilevanti è legato alla contemporanea esistenza di tre rischi (militare, sismico e industriale) che possono essere sottoposti a effetto domino. Nel nord-est siracusano esiste un triangolo produttivo (Augusta, Melilli, Priolo) densamente popolato, biologicamente penalizzato ed economicamente non avvantaggiato. E’ obbligatorio, quindi, affrontare, per Augusta – Brucoli – Priolo – Villasmundo e Sortino, un attento esame delle specifiche esigenze territoriali che indica un aumento dei bisogni sanitari. Da ciò deriva la necessità del mantenimento dei reparti e dei servizi dell’ospedale pubblico di Augusta, ma soprattutto il potenziamento strutturale e strumentale dell’ospedale civile, in modo che rispondano alle esigenze di un territorio così densamente popolato in termini di presenze umane e di rischi. Gli studi epidemiologici dell’ Autorità giudiziaria dell’O.M.S, dell’Enea e dell’Assessorato regionale Sanità dimostrano come nell’area del triangolo industriale sia la mortalità che l’incidenza dei tumori sono  in continuo aumento, inoltre i distretto di Augusta presenta una frequenza più elevata rispetto alla media nazionale nell’ambito delle patologie infiammatorie polmonari, di malformazioni congenite. In data 12/06/2009 la commissione istituita dai rappresentanti dell’ASL 8 e dell’azienda ospedaliera Umberto I di Siracusa delibera una proposta di rimodulazione della rete ospedaliera della provincia di Siracusa, prevedendo per l’ospedale di Augusta 121 posti letto per acuti e 32 posti letto per lungodegenza e riabilitazione. Nonostante tutto quanto suddetto il decreto dell’assessorato regionale per la salute del 25/05/2010 stravolge la pianificazione aziendale riguardo al presidio ospedaliero di Augusta prevedendo il trasferimento della psichiatria, del punto nascita e del reparto . di ginecologia-ostetricia e pediatria presso l’ospedale di Lentini con il conseguente ridimensionamento dell’ospedale di Augusta a circa 70 posti letto.

Quindi, nel luglio del 2010,  nonostante un documento redatto dell’ASP di Siracusa che evidenzia un numero di ricoveri al l  “Muscatello” di Augusta superiore a quello  di Lentini si attua, con una scelta incomprensibile, la chiusura del reparto di Augusta. Il 25/05/2010 viene pubblicato il decreto assessoriale regionale per la salute che prevede che il punto nascita, la ginecologia e ostetricia e la pediatria dell’ospedale di Augusta sono temporaneamente allocati presso il presidio ospedaliero di Lentini, e ciò senza tener conto che la casistica di ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Augusta ha sempre assicurato dal 1980 un numero di pazienti superiori a tutti gli ospedali della provincia di Siracusa, con una riduzione registrata solo nel biennio 2007/2008,  legato all’inizio dei lavori di adeguamento strutturale alle normative di sicurezza nazionali del reparto di ginecologia ed ostetricia. Nello stesso biennio i primari di cardiologia e medicina, che a vario titolo si trasferirono in altri ospedali, non venivano integrati, il primario del laboratorio analisi non veniva sostituito e il concorso a primario di cardiologia non veniva bandito. Tutto ciò ha eterminato il conseguente “impoverimento” dell’ospedale di Augusta. Naturalmente alla  notizia del decreto dell’assessorato regionale per la salute che stravolgeva la pianificazione aziendale riguardo al presidio ospedaliero di Augusta il popolo augustano non è rimasto a guardare, lo testimoniano i diversi scioperi dove i cittadini, rimasti soli dopo il dietrofront del sindaco, probabilmente per ragioni politiche, cercano da soli di farsi giustizia immobilizzando la città, organizzando cortei per le strade o raccogliendo, come nei giorni scorsi, firme per una petizione al fine di scongiurare in  extremis il già decretato trasferimento. Il19 gennaio scorso doveva essere celebrata una seduta di consiglio comunale avente come oggetto il salvataggio dei reparti del Muscatello che dovranno essere trasferiti a Lentino, ma la riunione del massimo consesso civico è stata rinviata e dovrà tenersi entro la prossima settimana. Ma forse sarà  già troppo tardi. Gli augustani aspettano il miracolo.

Antonio Ranno.

LA FIACCOLATA E IL MUSCATELLO: SORBELLO? PRESENTE!, CARRUBBA? ASSENTE! – di Giorgio Càsole

fiac.jpgA Lentini stanziati 40 mila euro per sfamare 2oo persone in tempi di crisi

AUGUSTA. Alle  6 del pomeriggio di lunedì 17 ottobre in Piazza Duomo c’è un capannello  di gente. La popolazione è stata informata attraverso locandine e social network. Per quell’ora è stato fissato in quella piazza il luogo d’incontro e di partenza per una fiaccolata in difesa del Muscatello, l’ospedale civico , cioè pubblico, che, per decreto del’assessore regionale alla salute, Russo, dev’essere privato di due importanti reparti: quello di ostetricia-ginecologia e quello di pediatria, da trasferire a Lentini,, secondo un piano di “rifunzionalizzazione”, orribile termine per indicare che la sanità pubblica è diventata troppo onerosa  e occorre  articolare meglio sul territorio le risorse per evitare sprechi e, quindi, per risparmiare. Ci sono alcune considerazioni da fare. La prima: non siamo nel nord Italia, dove ci sono cittadine molto vicine l’una all’altra con piccoli e anche efficienti ospedali pubblici, ma non più in grado di soddisfare al meglio tutte le esigenze dell’attuale società tecnologicamente avanzata,che ha necessità di costosissime attrezzature(risonanza magnetica, camera iperbarica), sì che è meglio specializzare gli stessi nosocomi vicini, dando la possibilità all’utenza di rivolgersi all’uno o all’altro a seconda delle esigenze, ricevendo da ciascuno il meglio in fatto di persone e di mezzi; la seconda: Il Muscatello di Augusta serve un ampio bacino di utenza, che comprende più comuni ed è ubicato i un’area considerata già nel 1990, dallo stesso ministero dell’ambiente, ad alto rischio di crisi ambientale, come quelle di Milazzo e di Gela: per queste aree la stessa Regione Sicilia, con propria legge, ha deciso il “potenziamento” non già il depauperamento degli ospedali: ergo, il Muscatello, a norma di legge, non dovrebbe subire alcun taglio, ma  dovrebbe essere, appunto, potenziato; non volendo far questo e non volendo/potendo andare contro legge si adopera l’orrendo neologismo del burocratese: rifunzionalizzazione

terza considerazione: in loco, in territorio di Augusta, cioè, esiste una struttura privata “Villa Salus”, nata come clinica ortopedica per integrarsi con il Muscatello, privo  delò rerparto di ortopedia e traumatologia, divenuta nel tempo una’imponente struttura che fa concorrenza al civico nosocomio perché è in regime di convenzione:riceve, cioè, soldi pubblici: quarta considerazione:  Lentini ha espresso un deputato regionale, Gennuso, militante nell’MpA, Movimento per l’Autonomia, fondato e guidato da quel “governatore” Lombardo che è a capo della Regione Siciliana ed è il responsabile massimo della “rifunzionalizzazione”, malattia  che ha colpito molti nosocomi siciliani.

Lo stessa mattina della fiaccolata a Lentini viene inaugurato in pompa magna il nuovo ospedale, presente lo stesso Lombardo dallo sguardo sfuggente (non guarda mai la telecamera e volta lo sguardo da un parte e dall’altra)presente, pour cause, il direttore generale dell’ASP siracusana, Franco Maniscalco che ha stanziato la bella somma di 40 000 euro (avete letto bene: quarantamila) per l’evento, che prevede un catering, cioè una “mangiata”, per usare un termine schiettamente nostro, per duecento persone, alla faccia della crisi, della necessità del risparmio che viene chiesto sempre ai poveri cristi. Ovviamente, a Lentini e a Carlentini sono tutti  arcifelici perché, finalmente, dopo un’attesa di vent’anni vedono aperto e in funzione il nuovo ospedale: quello vecchio, vicino al cimitero, fa logisticamente e esteticamente schifo. Il nuovo ospedale è bellissimo a vedersi, posto in collina, lontano dal centro, in un luogo che si pensa non inquinato. Ma è grande, troppo grande per i tempi odierni,  concepito e progettato in tempi di benessere. Bisogna riempirlo. E allora che fare? Occorre “rifunzionalizzare”, cioè,  ridurre la spesa.  Secondo questa logica,  i piccoli ospedali non possono più esistere, anche perché  le nuove tecnologie, tac, risonanza, camera iperbarica, costano e non è possibile dotare ogni struttura di queste tecnologie. Le cliniche private, convenzionate con il Servizio sanitario Nazionale, però, ne sono tutte fornite. Lentini ha un ospedale nuovissimo, ma troppo grande, , Lentini ha un deputato dell’MPA, combattivo e tenace, che minaccia d’incatenarsi a favore del nuovo ospedale, e, allora, che si fa? Niente di meglio che, nell’ottica della “rifunzionalizzazione” togliere alcuni reparti dall’ospedale di Augusta e accorparli a quelli di Lentini,  andando contro una legge della stessa Regione siciliana che prevede il potenziamento degli ospedali nelle aree ad alto rischio di crisi ambientale, quale indubbiamente è quella di Augusta, e nonostante i milioni di euro spesi per il nuovo padiglione, per migliorare il quale sono stati già stanziati circa 10 milioni di euro. Un padiglione che da anni ormai è abbandonato, non utilizzato, mentre continuiamo a pagare gli affitti per gli ambulatori che sono ubicati nel cosiddetto palazzo di vetro di Via Trieste, in locali di proprietà di Pippo Amara. Un fiume di denaro pubblico speso e da spendere che  sembra non preoccupare più di tanto Franco Maniscalco che si fa ritrarre sorridente a tutti denti sulla copertina di un giornale aziendale finanziato sempre con soldi pubblici. I poveri cristi augustani non ci stanno. Non ci stanno a perdere il proprio ospedale, perché, perdendo i due reparti di ginecologia e pediatria, il rischio è di perdere l’ospedale in quanto tale, giacché non si può definire ospedale una struttura con meno di 120 posti letto. C’è da aggiungere che, disgraziatamente, per quanto riguarda ginecologia, non sono più i tempi del primario Salvatore Paci, la cui fama attirava mamme a frotte da fuori Augusta. Anche il reparto di Medicina non vive tempi gloriosi. C’è chi sostiene, e forse non a torto, che il disegno politico a favore di Lentini prevedeva l’abbassamento della qualità nei reparti, per dimostrare che l’utenza s’è abbassata e non si possono mantenere doppioni in un  territorio così strutturato. I poveri cristi augustani da tre anni hanno intuìto il disegno e da tre anni organizzano manifestazioni a a favore del mantenimento e dell’integrità del Muscatello.  In un primo momento il primo cittadino, Carrubba, è sembrato favorevole toto corde a ogni iniziativa, aggiungendo di voler seguire le vie legali, come il fallimentare ricorso al TAR, per tutelare il Muscatello, senza mai arrivare alla decisione che prese nel 1960 l’allora vicesindaco Giovanni saraceno di occupare porto e altri gangli vitali di Augusta per difendere l’unità amministrativa del porto di Augusta. Il decreto ministeriale era già pronto. La rivolta popolare, guidata, appunto da Saraceno,  che non provocò danni né alle persone né alle cose, fu così efficace, specie anche  perché bloccò l’attività portuale vitale per i rifornimenti nazionali di carburante, da far annullare il decreto e tutto tornò come prima. Il decreto assessoriale per “scippare” il Muscatello di altri due reparti – quello di psichiatria era stato scippato prima – è ancora in pieno vigore. Il primo cittadino si è defilato, forse perché ha in animo di candidarsi alle prossime regionali proprio nel partito di Lombardo. I poveri cristi augustani alla fiaccolata del 17 ottobre  sono diventato un serpente umano che s’è ingrossato a mano a mano che ci si avvicinava al Muscatello, dopo aver attraversato da Piazza Duomo, Via Principe Umberto e, dopo la Porta Spagnola, Via Lavaggi e Viale Italia, con l’animazione dei giovani che urlavano slogan contro Carrubba, la cui assenza era rimarcata dalla vistosa presenza del sindaco di Melilli, Sorbello, in prima fila con la fascia tricolore. Mescolato in mezzo alla folla il deputato dell’ARS Vinciullo,che, recentemente, s’è  scagliato contro Franco Maniscalco per la “scomparsa” prima e la”rottamazione” dopo della camera iperbarica per il Muscatello, costata 5oo milioni di lire e mai entrata in funzione. Fra i dimostranti incontriamo Luigi Marino, ex consigliere e assessore democristiano, che se la prende con chi non partecipa alla manifestazione. “Gl’indifferenti fanno il gioco del nemico”, afferma Marino. In poco tempo i partecipanti alla fiaccolata diventano circa mille e cinquecento. I poveri cristi augustani, organizzati in comitato, hanno deciso la fiaccolata del 17 ottobre, dopo l’ultima, fallimentare, del 27settembre, non solo come contraltare all’inaugurazione “pantagruelica” dell’ospedale di Lentini, ma come fatto simbolico, per significare che la fiaccola è  ancora viva. Fino a quando?

 Giorgio Càsole 

IN ARRIVO 9 MILIONI DI EURO PRO MUSCATELLO, MA QUANDO?

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AUGUSTA. Se ne parla da mesi, ma non si sa ancora quando arriveranno: ammontano a 9 milioni e 845 mila euro i fondi stanziati per il completamento del nuovo padiglione dell’ospedale Muscatello. Lo ha reso noto il deputato regionale del PDL Enzo Vinciullo , segretario della commissione regionale della Sanità, il quale  ha sottolineato che “per la prima volta negli ultimi vent’anni la provincia siracusana ha ottenuto quello che gli è sempre stato negato. Si tratta di fondi importanti, risorse finanziarie certe per completare il nosocomio in vista della riorganizzazione della sanità della provincia”. Erano presenti dirigenti e simpatizzanti del circolo “Venturini”, gli onori di casa sono stati fatti da  Puccio Forestiere che ha ringraziato il deputato regionale di riferimento che “essendo segretario della commissione Sanità alla Regione ci comunica in tempo reale queste novità importanti per la città. Ringraziamo Vinciullo per il lavoro che svolge quotidianamente per cercare di risolvere annosi problemi riguardanti la sanità nella nostra città”. Era presente anche il capo-gruppo del PDL alla provincia Paolino Amato. Vinciullo ha subito puntualizzato che “la provincia di Siracusa, in ambito sanitario, è sempre stata in secondo piano.

Nell’ultimo provvedimento del governo sono 804 milioni di euro destinati alla Sicilia a cui bisogna aggiungere il 5% di compartecipazione della regione. Circa 845 milioni che rimangono disponibili. Bisogna aggiungere anche le somme che arriveranno dalle dismissioni di strutture sanitarie inutilizzabili e chiuse. Una speciale commissione verrà istituita per valutare questo patrimonio che in provincia dovrebbe fruttare ulteriori 30 milioni di euro.” Sul totale complessivo di dotazione finanziaria della Sicilia alla provincia di Siracusa toccheranno circa 155 mila euro, il 18% del totale. Una dote che ha scatenato le proteste delle altre provincie. “Per la prima volta – ho sottolineato Vinciullo – la provincia fa la parte del leone, abbiamo ottenuto quello che non avevamo mai avuto in 20 anni. E’ stato facile , con i numeri alla mano, che non avevamo mai avuto quello che ci spettava. Ci è stata riconosciuta la “compensazione” di quello che la provincia ha sempre richiesto e mai ottenuto, quello che ci era dovuto e che altri ci hanno sempre tolto”. Siracusa, secondo il deputato, delle nove provincie siciliane è sempre stata svantaggiata. Colpa della politica che ha sempre agito favorendo altre provincie. “All’ospedale Muscatello arriveranno 9 milioni e 845 mila euro di cui 492 mila dalla regione. Le somme sono state distribuite in maniera logica tra i vari distretti della provincia. Somme importanti che saranno utilizzate per completare il nuovo padiglione e rendere la struttura sempre più competitiva nello scenario della riorganizzazione sanitaria”, ha concluso Vinciullo, l’unico politico, con il sindaco Sorbello di Melilli, a prendere parte alla fiaccolata pro Muscatello di lunedì 17 ottobre, organizzata daun comitato trasversale di cittadini timorosi di vedere smantellato l’ospedale dopo la decisione di trasferire due importanti reparti da Augusta a Lentini dove lo stesso 17 ottobre è stato inaugurato il nuovo ospedale.

C.C.

La fiaccolata della speranza

 

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Ha avuto corso ieri sera la “fiaccolata della speranza”, promossa dagli organizzatori per manifestare il più ampio dissenso alle ultime disposizioni che prevedono il ridimensionamento dell’ospedale Muscatello. Il corteo, che ha visto la partecipazione di circa un migliaio di persone, compreso quelle provenienti dai paesi limitrofi, ha iniziato silenziosamente il suo percorso partendo da piazza Duomo per dirigersi verso il piazzale dell’ospedale Muscatello, dopo avere attraversato via Giovanni Lavaggi, viale Italia e piazza America, quest’ ultima meglio conosciuta come “fontana”.

E’ bastata quella luminosità irradiata dalle migliaia di candele accese, luci di speranza,  per evidenziare ancor più quei volti tristi, resi ancor più cupi dalla fioca intensità di luce che partiva dal basso, volti pieni di rabbia che ancor oggi esprimono disappunto e delusione verso la classe politica che ha permesso negli ultimi decenni la “naturale” riduzione delle nascite, quasi a voler cancellare del tutto il dato dei nascituri ad Augusta, attraverso la chiusura del reparto pediatria dell’ospedale Muscatello,  a voler impedire la “tracciabilità delle nascite” dei bambini in quest’area notoriamente  compromessa e avvelenata dall’ industrializzazione selvaggia e dall’inquinamento.

Augusta ha bisogno di cure; tra la folla, un accalorato e disperato urlo di speranza: “L’ ospedale non si tocca”.

  Giuseppe Tringali –   foto  di Salvo Cappello