Una storia vera, tra sogno e realtà, l’ incontro in fondo al mare con la cernia

cernia.jpg

I fatti provocano un’ emozione superiore quando vengono vissuti direttamente; diversamente, si sa, le storie raccontate come questa che andrò a descrivere, per quanto dettagliatamente, non potranno mai raggiungere lo stesso livello emozionale. L’emozione provocata da un avvenimento eccezionale e inaspettato ti entra dentro, totalmente, al punto di lasciarti qualche volta addirittura privo di sensi,  per installarsi definitivamente in una partizione della tua memoria, tanto che neppure il tempo riuscirà più a rimuovere.

Tutto ha inizio un pomeriggio di piena estate, quando dal mio scoglio preferito fisso il mare che presenta quel giorno un’insolita quanto rara cristallina trasparenza, mentre una leggera brezza movimenta simultaneamente la superfice dell’acqua,  facendo intravedere il fondale, riflettente luci, colori e figure di tonalità blu e verdi che, dopo essersi sovrapposte, d’un tratto sembrano  apparire  più chiare per poi scomparire del tutto al sopraggiungere di una nuova, ancor più intensa brezzolina. Il sole, dal canto suo, va a morire sull’acqua riflettendo in lontananza tante gocce d’oro, sotto un cielo terso e privo di nuvole. Ed è con queste condizioni di spirito che mi appresto a prendere le pinne e la maschera per provare il mio nuovo fucile ad aria compressa che, a sentire il  negoziante che me lo aveva venduto, è di buona manifattura. Nella fretta di usarlo indosso le pinne, le solite pinne strette che avrei dovuto cambiare prima e che nel frattempo maledico per l’ennesima volta, esattamente nel momento in cui, sedendomi in bilico nello scoglio irto e appuntito, debbo spingerle con forza per farle entrare. Un giorno di questi le dovrò cambiare, continuo a ripetermi! Un salto ed entro in acqua, metto la maschera dopo averci sputato dentro, ci passo il dito, la sciacquo con l’acqua salata per evitare l’appannamento delle lenti, mi aggiusto il boccaglio con cura, posizionandolo a dovere per evitare il fastidio ai capelli e  inizio a dare un’occhiata al fondo dove un attimo prima avevo buttato il fucile nuovo. Lo vedo, è giù a un paio di metri! Ancora una giravolta, scendo, lo afferro, appoggio il calcio sulla pinna, metto l’arpione e lo carico. Finalmente pronto, inizio l’esplorazione!

E’ già trascorsa una buona ora e incomincio ad avvertire i primi sintomi di freddo, quasi a volermi indicare che forse è  arrivato il momento di uscire dall’acqua, ma l’insolito spettacolo offerto quel giorno dal fondale, nitido e limpido come mai, mi distrae troppo facendomi  sentire quasi una sirena, distogliendomi dall’idea di tornare a riva, malgrado le pinne continuassero a serrarmi maledettamente i piedi. Ad un tratto, mentre penso seriamente che questa volta devo impormi il cambio delle pinne, mi pare di intravedere una sagoma oscura a sette-otto metri di profondità, tra gli scogli e la poseidonia. Cerco di mettere a fuoco meglio la vista, non mi sbaglio, si tratta di un pesce grosso dal peso di circa 10 chili, attorniato da una miriade di altri piccoli pesciolini che gli gironzolano  attorno. Al momento penso di allontanarmi un po’ per non spaventarlo e farlo scappare, magari cercando di sorprenderlo alle spalle, ci provo ….quando, d’un tratto, mi vedo puntato dalla bestiola che, uscendo allo scoperto oltre gli scogli, va pinneggiando dritta e decisa verso di me con tutto il suo seguito, col nugolo dei pesciolini che continuano a nuotargli accanto, fermandosi  immobile a due metri di distanza. Batte le pinne laterali con calma e mi guarda con i suoi occhioni grandi, enormi, bellissimi, sembra quasi che voglia parlare con me, comunicarmi chissà quale segreto. Mi fissa calma e tranquilla la mia cernia ed io avrei voluto in quel momento accarezzarla, ma preferisco non muovermi per non spaventarla. Dopo un pò, mi ricordo di avere imbracciato il fucile nuovo, che devo provarlo, lo punto alla testa del pesce, pronto a spedire col semplice movimento del dito l’arpione in mezzo a quei due enormi e bellissimi occhioni. La mia cernia continua nel frattempo a fissarmi;  bella, coloratissima, davanti a me continua a boccheggiare, ignara di quello che sarebbe potuto succederle da lì a poco, mentre i pesciolini gli strusciano la pinna posteriore nel tentativo di avvisarla del pericolo dello stare  dinanzi a un cacciatore, a un assassino. Non so quanto tempo sia passato, so soltanto che da lì a poco siamo diventati amici, siamo entrati in comunicazione, dopodiché la vedo andare via, scomparire lentamente e dignitosamente verso quell’immenso blu.

Il freddo intanto era svanito mentre lentamente risalgo per andare non lontano verso lo scoglio, a deporre il fucile nuovo.   

  Emidio  Giardina

La traversata di Leo Callone

Leo Callone in 5 ore e 42 minuti ha coperto la distanza di 22 chilometri di mare che separa Augusta da Siracusa. L’impresa, mai realizzata, è stata possibile grazie al sostegno della società Sim di Siracusa che ha promosso l’iniziativa.

thumb.jpgUn evento sportivo fortemente sostenuto dalla popolazione e dalle istituzioni che hanno dimostrato grande affetto al campione di nuoto lecchese che ha strabiliato. Un mare mosso ha accompagnato il nuotatore per tutta la distanza coperta, ma impiegando meno tempo del previsto Callone ha raggiunto Lido Zen a Siracusa, dopo essere partito da Faro Santa Croce alle 9.35, accolto da un numeroso pubblico.

Sono estremamente soddisfatto – ha affermato Callone appena uscito dall’acqua – la difficoltà di questa impresa è stata soprattutto la forza delle onde che mi ha costretto a correggere la rotta molto spesso. Il mare era grosso ma non sfavorevole e questo mi ha permesso di ottenere un tempo molto buono”. Il Caimano del Lario ha voluto ringraziare tutta l’organizzazione: “Ho ricevuto un’accoglienza meravigliosa, la gente siciliana è splendida, e tutto è stato organizzato dalla Sim e dal signor Sebastiano Solano in modo perfetto. Spero di avere altre occasioni di nuotare in questo mare stupendo”.

La manifestazione è stata possibile grazie all’impegno di diversi enti e persone e l’organizzazione della Sim ricorda: I Comuni di Augusta, Siracusa Priolo e Melilli, la Regione Lombardia, la Provincia, il Coni di Siracusa e quello regionale, Kiwanis di Augusta, l’istituto Tecnico Nautico, la Riserva del Plemmirio, il Cesvam, e un grande contributo è giunto dalla Guardia Costiera ausiliaria di Augusta, il supporto tecnico della Capitaneria di Siracusa e Augusta e di Marisicilia, grazie al comandante, ammiraglio Andrea Toscano.

Alla partenza e all’arrivo Leo Callone è stato affiancato da nuotatori e canoisti di Augusta e Siracusa.

   siracusa.blogsicilia.it

Una battuta di pesca

Giardina.jpgOggi ho conosciuto una signora: l’ho aspettata per tanto tempo questa estate, la cercavo tra le punte rocciose più belle, il mare più pulito, le acque più calme e azzurre, nella speranza che, attirata da cotanta bellezza, si decidesse di passare e di notarmi. L’ho cercata di giorno con il sole alto in cielo che mi accecava e mi stordiva con la sua calura, ma io gli resistevo al di là di ogni umana sopportazione, tra un tuffo in acqua ed una passeggiata nella scogliera, cercando un po’ di refrigerio all’ombra, sempre troppo evanescente, di qualche riparo che non durava mai. L’ho cercata e aspettata fino al tramonto, aspettando che tra i refoli di un venticello che mi sconvolgeva l’anima e mi incaponiva la pelle, ella passasse e mi notasse ed ora che mi accingevo a deporre i miei sogni, ella era finalmente arrivata .

Uno strattone, poi ancora un altro e un altro ancora mi ha svegliato dal torpore in cui ero caduto, un campanellino si è messo a suonare e mai suono è risultato così bello per me; dapprima mi sembrava un rumore fastidioso, poi, dopo attimi, esso si è tramutato in melodia dolce e selvaggia,  come la mia anima. Mi sono avvicinato come non sapessi cosa fare, cosa dire, come se fosse la prima volta ed infatti in un certo senso lo era, un amore non è mai lo stesso, un emozione non è mai la stessa .

Mi sono avvicinato saltellando tra le rocce irte come spuntoni di fichi d’india e, incurante del pericolo che rappresentavano, mi sembrava di volare e niente e nessuno mi potevano impedire di raggiungere la mia cara dolce ragazza bionda. A un filo, un esile filo, sempre più esile, si legavano le mie speranze .

Lei, in un primo istante era furiosa, recalcitrante si dibatteva con tutta la forza che gli veniva dalla perdita della libertà e dalla paura; sentivo che voleva andarsene, che voleva allontanarsi da me, sentivo che non gli piacevo affatto. Io cercavo e facevo di tutto per non farla infuriare, la rabbonivo, la accompagnavo dolcemente: lei mi sembrava che da questo mio atteggiamento si sentisse più rassicurata e si lasciasse avvicinare come se volesse conoscermi. Man mano che veniva verso di me, forse presa da un senso di inquietudine e di paura, scattava daccapo impetuosa, allontanandosi, mentre quel filo che ci univa mi sembrava sempre più debole. All’improvviso, all’emozione si è sostituita la fredda pura ragione, il raziocinio senza brividi, senza tentennamenti; dentro di me mi ero imposto che se l’avessi persa non doveva dipendere da un mio modo di fare sbagliato perché i sentimenti non mi dovevano guidare in tutto ciò.

 

La rabbonivo, la ammansivo, la rassicuravo, gli parlavo sommessamente; attimi che sembravano una eternità si frammentavano ad una eternità che sembrava un attimo.

Sento delle voci alle mie spalle: ” E’ bella , bellissima, non ho mai visto una cosi ! ” e, sembrandogli di notare in me una apparente difficoltà, mi chiedono: “Signore, ha bisogno di aiuto ? ” Non rispondo, non guardo neppure. La conquista della bella dolce bionda signora deve essere mia, soltanto e solamente mia. Lei ora viene tranquilla, calma, docile, si lascia scivolare tra le mie mani ed io la stringo forte e dolcemente e nei suoi occhi che riflettono i miei si fondono le nostre vite .-

                 Emidio Giardina

Rosario Cardile

Rosario Cardile, l’operatore portuale di Augusta morto ieri in un incidente sul lavoro, è deceduto per annegamento. L’autopsia,  eseguita dal medico legale Francesco Coco, ha rilevato un grosso trauma al torace dell’ormeggiatore. Secondo le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Siracusa Antonio Nicastro, l’operatore sarebbe finito in mare durante le manovre di disormeggio e nella caduta potrebbe aver urtato contro qualcosa e perso i sensi. Dalle ore 6.00 di stamani è in corso lo sciopero dei lavoratori portuali siciliani indetto dalle segreterie regionali dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil. L’astensione dal lavoro durerà fino alle ore 6.00 di domattina.

Meglio tardi che mai

247121768.jpgPer noi  augustani che abbiamo sempre vissuto in zona, lo scenario potrebbe passare inosservato, ma proviamo per un attimo ad immaginare cosa può rappresentare per il turista occasionale il canale di Brucoli, per esempio. Le sue innumerevoli grotte scavate nel costone roccioso, la porta che dà accesso alla sorgente d’acqua sulfurea posta innanzi al moderno porticciolo da diporto dove, non a caso, sono state effettuate riprese per la famosa serie televisiva del commissario Montalbano; le grotte troglodite  poste a più ripiani e qualcuna persino di enormi dimensioni, realizzate dai nostri antenati greci i quali, alla guida del condottiero Lamis, lì fecero insediamento, dedicandosi più tardi alla fondazione delle colonie “Trotilon”, “Megara Iblea”, “Leontinoi”, “Thapsos” e “Selinunte”. L’opera viene completata qualche tempo dopo  da re Giovanni che darà l’esilio, dicono le malelingue, all’infedele moglie regina Giovanna nel  castello che lei stessa  aveva edificato all’inizio del canale, alla foce del fiume “porcaria” che scorre ai piedi del costone.

1127945644.jpgOltrepassando una della pareti rocciose, ci troviamo la “Gisira” e l’“Adonai”, l’eremo-santuario dedicato alla Madonna;  più a nord,  oltre le spettacolari insenature naturali marine (comunemente chiamate “Villaggio Valtur” o “Brucoli Village” come se da Dio fossero state vendute), troviamo lo “scoglio della tartaruga” e una sorgente infinita di acqua oligominerale, tra il santuario e “la bruca”, la località che diede i natali a quello che all’epoca era un vicino villaggio di pescatori  (“A uruca”, ossia “la bruca”, ovvero “Brucoli” in un secondo tempo). In quel posto sorgeva una volta una fornace che serviva alla produzione di manufatti in terracotta , merce di scambio con la vicina Catania e quindi, per comodità, luogo ideale per l’ approdo di imbarcazioni interessate all’attività mercantile.

Oggi, dopo re Giovanni, la Regione Sicilia scopre finalmente la fascia costiera di Brucoli, ad Augusta: introduce il vincolo paesaggistico perché ritenuta  di pubblico interesse per il cospicuo carattere di bellezze naturali, storico-architettoniche, paesaggistiche, oltre che geologiche e geomorfologiche.

                               Giuseppe Tringali