HANNO VENDUTO L’ITALIA ALL’ ALTA FINANZA INGLESE E AMERICANA…

global_economy.jpgL’attacco speculativo contro la lira in Italia è iniziato nel settembre 1992, dopo essere stato preceduto e preparato dal famoso incontro del 2 giugno 1992, sullo yacht “britannia” della regina Elisabetta II d’Inghilterra, dove i massimi rappresentanti della finanza internazionale americana e inglese, impegnati nella grande speculazione dei derivati, come la s. G. Warburg, la Barings (banche inglesi) e altre banche americane. Si incontrarono Mario Draghi, l’allora direttore generale del ministero del tesoro, e il ministro Beniamino Andreatta, per pianificare la privatizzazione dell’industria di stato italiana. Quindi successivamente cominciò l’attacco speculativo contro la lira portandola ad una svalutazione del 30%. George Soros, un famoso imprenditore americano, ebbe l’incarico, da parte dei banchieri anglo-americani, di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che egli riceveva dall’ élite finanziaria, facendo attacchi speculativi degli hedge founds. Poi la privatizzazione fu fatta a prezzi stracciati, a beneficio della grande finanza internazionale e a discapito degli interessi dello stato italiano e dell’economia nazionale e dell’occupazione. Mario Draghi, quindi cominciò a studiare e programmare le privatizzazioni, tradendo l’ Italia, facendo il gioco tutto a favore della banca inglese la –Warburg – e la banca americana – Morgan Stanley -,questo solo per fare due tra gli esempi tra le più importanti. I complici italiani furono il ministro del tesoro Piero Barucci, il direttore di bankitalia Lamberto Dini e il governatore di bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all’allora capo del governo Giuliano Amato e al direttore generale del tesoro Mario Draghi. Alcune autorità italiane, come Dini, fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori. Amato aveva costretto i sindacati ad accettare un accordo salariale non conveniente ai lavoratori, per la “necessità di rimanere nel sistema monetario europeo”, pur sapendo che l’Italia ne sarebbe uscita a causa delle imminenti speculazioni. Gli attacchi all’economia italiana andarono avanti per tutti gli anni novanta, fino a quando il sistema economico- finanziario italiano non cadde sotto il completo controllo dell’élite. Poi, alla fine degli anni novanta, con il governo di Romano Prodi e ministro del tesoro Carlo Azeglio Ciampi, l’Italia entrò nell’eurozona. Questa politica da servi dell’alta finanza mondiale é stata seguita anche da Berlusconi con i suoi governi e anche oggi da Giovanni Letta, attuale ministro del governo, con la regia di Mario Monti; quest’ultimo collabora già da molti anni come consulente della banca americana Goldman Sachs, di cui Mario Draghi era ex direttore amministrativo, e non si esclude che altri politici italiani abbiano avuto a che farne.

        Fabrizio Martone

CARTELLE “PAZZE”DELLA VECCHIA ICI? MONTA LA PROTESTA DEI CITTADINI

BOLLETTA%20TARSU_Public_Notizie_270_470_3.jpgAUGUSTA. Non è la prima volta che gli enti pubblici, vogliosi di fare cassa, ci provano, non sappiamo se in séguito a un vero disegno secondo il quale i cittadino non sono considerati utenti, ma sudditi. Anni fa ci provò l’Agenzia delle Entrate, ufficio statale territoriale, che inondò le case dei cittadini con una richiesta di pagamenti di migliaia di euro, pari ai milioni di lire di una volta, per imposte non pagate, secondo l’Agenzia delle Entrate in seguito al terremoto del 1990. Dopo quell’evento, i cittadini chiesero e ottennero di rateizzare le varie imposte, IVA, IRPEF, ecc,, secondo scadenze ben precise. Scadenze che molti cittadini ligi rispettarono, conservando, per fortuna, le ricevute degli avvenuti pagamenti. Uno dei governi capeggiati d Berlusconi, per far cassa e per “salvare” contribuenti che non avevano pagato, e fra questi personaggi di spicco di quel governo, varò un condono tombale che consentì a questi contribuenti “furbi” di mettersi a posto con la legge, risparmiando un bel po’ di quattrini, perché il condono consentiva un forte risparmio. Dopo il condono tombale, però, l’Agenzia delle Entrate, forse delusa dalle entrate derivanti dal condono, essendo ministro Padoa Schioppa, senza vedere né sentire, inviò tutta una serie di ingiunzioni di pagamento praticamente a tutti i cittadini residenti nei territori delle province di Catania, Siracusa e Ragusa, per reclamare i pagamenti, che molti avevano già effettuato, rispettando le rateizzazioni. I cittadini intasarono sùbito le locale succursali dell’Agenzia e, solo dopo lunghe fila, venivano ricevuti da scostanti impiegati, i quali chiedevano agli utenti di esibire fotocopie,  a spese dei contribuenti stessi,  delle ricevute di pagamento. Quindi, altra fila, altro tempo perso, altro stress, prima di ricevere l’annullamento delle cartelle cosiddette pazze. La stessa cosa succederà ora a tutti quei malcapitati augustani che dovranno penare prima di vedere annullate queste nuove cartelle pazze relative all’ICI, riconosciute erronee pure dall’attuale commissario reggente, il 75enne La Mattina.  Come dire, siamo sudditi e non cittadini.  I cittadini, infatti,   contestano, ma la Publiservizi anziché chiedere scusa e riconoscere l’errore, reclama i cittadini davanti ai suoi sportelli. Le quote da pagare richieste riguardano il 2007 e le contestazioni concernono l’acconto relativo a quell’anno. La Publiservizi, società privata che, per volere dell’ultima Giunta Carruba, riscuote i tributi comunali con un aggio del 30 per cento,  avrebbe  riscontrato il mancato pagamento nel 2007 da parte di circa 200 contribuenti; nel 2008 di oltre una sessantina, nonché circa 300 omissioni di parziali di pagamento per un importo complessivo che si aggira intorno ad 1 milione e 500 mila euro. Anche se queste somme sono necessarie per le esauste casse comunali, deficitarie, com’è ormai noto, di 42 mln di euro, gli augustani chiedono chiarezza e pretendono risposte a dubbi e perplessità. In merito alla questione relativa al tipo di contratto che lega il Comune alla Publiservizi, il commissario reggente, nell’ultima seduta di Consiglio comunale, ha detto che,  essendo il contratto una concessione del servizio di riscossione, di aver proposto alla Publiservizi l’abbattimento del 50% delle percentuali che confluiscono nelle tasche della società. Vedremo se la società accetterà la proposta e se rivedrà con attenzione tutte queste cartelle inviate ai cittadini.

Diletta Càsole

Ecco come tagliare il debito senza far soffrire nessuno

foto crisi.jpgUscire dalla crisi? La soluzione ci sarebbe: tagliare gli sprechi, quelli veri. Non certo la spesa sociale, che i tecno-devastatori stanno minando dalle fondamenta col risultato di far crollare la sicurezza quotidiana degli italiani, impoverendo il paese. Gli sprechi da tagliare – vere fabbriche di debito – sono le grandi opere inutili, l’immensa dispersione di energia e la peste chimica dell’agricoltura industriale, quella della grande distribuzione che oggi ci alimenta. Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice, ha le idee chiare: si può creare nuova occupazione senza fare nuovo debito, ma addirittura tagliandolo. Lo dimostra uno studio pubblicato dal “Sole 24 Ore” il 13 febbraio: per ogni 10 miliardi di euro investiti nella riduzione degli sprechi si possono ricavare 130.000 posti di lavoro di buona qualità, mentre investendo la stessa cifra in grandi opere si darebbe lavoro al massimo a 7.300 persone. La logica della crescita del Pil, inutilmente inseguita dal governo Monti, verrebbe letteralmente stracciata da una decrescita selettiva: la riduzione del Pil (indicatore convenzionale della crescita) non produrrebbe affatto recessione, ma benessere per tutti. «Quella che stiamo vivendo – afferma Pallante –è una crisi contemporaneamente economica, occupazionale, energetica e ambientale. Un coro unanime ripete che per superare questa crisi occorre rilanciare la crescita, peraltro senza riuscirci. Noi riteniamo che la crescita sia la causa della crisi che stiamo vivendo e quindi non può essere la soluzione». Una crescita continua dell’offerta competitiva di merci ha bisogno di tecnologie che riducono i posti di lavoro.

 

Risultato: crolla la domanda di quelle stesse merci. Fino a ieri, la domanda è stata sempre largamente sostenuta dal debito, che oggi ha raggiunto il 120% del Pil. Non si scappa: se di lavora per ridurre il debito, si riduce la domanda di merci e quindi si aggrava la crisi. Se invece si vuole rilanciare l’economia tradizionale bisogna aumentare la domanda e quindi produrre altro debito. Gli economisti mainstream, aggiunge Pallante, non tengono conto di un fattore ormai decisivo: i cicli produttivi impattano con le risorse ambientali, con il mondo in cui viviamo, in tre diversi momenti. Prima, quando prelevano le risorse. Poi nel momento in cui le trasformano in merci, utilizzando tecnologie che rilasciano negli ambienti sostanze inquinanti. E infine quando le merci prodotte giungono al termine della loro vita e diventano rifiuti, che vengono scaricati nell’ambiente con costi altissimi. Cambiare paradigma? E’ possibile: basta trovare più denaro per fare investimenti per attività utili. Attenzione: «Non ci interessa creare occupazione purchessia: ci interessa creare occupazione utile», e quindi «serve trovare denaro per fare investimenti in attività utili senza accrescere il debito». Come? «In un modo soltanto: attraverso la riduzione degli sprechi», che non sono certo gli ospedali o le pensioni. E’ sufficiente aprire il capitolo più scandaloso, quello energetico: «In Italia noi sprechiamo il 70% dell’energia che utilizziamo». Un sistema che spreca il 70% dell’energia che produce o acquista a caro prezzo, aggiunge Pallante, è come un secchio bucato: sei costretto ad aggiungere acqua che andrà perduta. «Di fronte a questa situazione, in genere gli ambientalisti hanno detto che bisogna sostituire le fonti fossili con le rinnovabili». Sbagliato: «La priorità non è questa: prima bisogna ridurre il buco nel secchio, cioè gli sprechi di energia». Soltanto se si saranno ridotti questi – primo passaggio, logico e metodologico – si potranno sviluppare in maniera significativa le fonti rinnovabili. Solare, eolico, geotermico: le rinnovabili non sono in grado di soddisfare gli stessi sprechi alimentati dalle fonti fossili. Per cui, se non vogliamo che l’energia verde resti una percentuale limitata, «prima bisogna ridurre il fabbisogno riducendo gli sprechi», e poi soddisfare il fabbisogno residuo, cioè quello reale, con le fonti rinnovabili. L’operazione è ultra-conveniente: non fa crescere il debito, alla lunga si ripaga da sola, e intanto produce occupazione pulita, utile per il sistema-paese: 130.000 posti di lavoro ogni 10 miliardi, contro gli appena 7.300 delle grandi opere. Basta considerare il settore edilizio: è immenso il lavoro che richiede la ristrutturazione energetica degli edifici. Al meeting di Cl a Rimini il viceministro Mario Ciaccia ha detto che bisogna esentare dall’Iva le grandi opere? Ovvio: il loro obiettivo, «irraggiungibile, oltre che non desiderabile», è quello di rilanciare l’economia «attraverso le grandi opere che non servono, nell’illusione di creare posti di lavoro» che in realtà sono briciole, «rispetto a quelli si possono creare in attività che riducono l’impatto ambientale, lo spreco di risorse e che si pagano da sé con i risparmi che consentono di ottenere». Il problema è nel manico, nella politica: «Noi oggi siamo governati da una alleanza tra i partiti, ottocenteschi e novecenteschi, e le grandi aziende multinazionali nell’ottica della globalizzazione», dice Pallante. Perché le grandi opere? Semplice: «Perché le possono realizzare solo le grandi aziende, e vengono commissionate dai politici attuali». Risposta politica: «Occorre iniziare a costruire una alleanza sociale diversa rispetto a questa, una alleanza strategica con le piccole e medie industrie», contro l’alleanza storica tra multinazionali e vecchi partiti. «Su questo settore si può trovare anche una alleanza con il sindacato, perché è l’unica maniera che noi oggi abbiamo di cambiare grandi numeri di occupazione, ma soprattutto di iniziare a installare anche nella testa del sindacato l’idea che non basta creare occupazione qualsiasi, ma che serve creare una occupazione utile». Un salto di qualità: primo, autosufficienza energetica. E al tempo stesso: sovranità alimentare. L’agricoltura chimica, quella che distribuisce prodotti di massa al supermercato, è assolutamente dannosa: inquina e impoverisce i suoli. E inoltre «costa un sacco di soldi, perché tutta la chimica dell’agricoltura richiede grandi consumi di energia». E l’aumento del prezzo delle fonti fossili, spiega Pallante, comporterà un aumento progressivo dei generi alimentari: «Non soltanto per il trasporto a distanza, come qualche giornale dice, ma proprio per le tecnologie di produzione». Convenienza ecologica e tutela della salute, ma anche convenienza economica: ecco le armi vincenti che spiegano il successo crescente dell’agricoltura biologica. Molti giovani, anche laureati, iniziano a tornare a lavorare in campagna, archiviando la logica della grande distribuzione organizzata. E’ l’ economia del futuro, il territorio: piccole e medie aziende, agricole e artigianali, che scoprono nuove forme alternative di commercializzazione dei loro prodotti: i gruppi d’acquisto solidale per smerciare i prodotti stagionali, quelli della filiera corta. Vivere meglio costa meno, è dimostrato: ma bisogna organizzarsi. «Sul territorio – dice ancora Pallante –occorre incentivare queste forme di economia sana, che non inquina, non gonfia il debito e crea occupazione pulita. Non vogliamo che il Pil diminuisca semplicemente perché si mette il segno meno al posto del segno più: è la qualità a dimostrare che la decrescita del Pil produce il benessere che ci serve, scacciando una crisi prodotta proprio da una crescita cieca e malsana, che oggi si è arenata di fronte all’overdose della sua droga storica: il debito».

P. M.

 

LA PROVINCIA DISMETTE I LOCALI DI VIA PIRANDELLO. ORA BISOGNA PENSARE A VIA ADUA

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  Il II istituto di istruzione superiore, denominato Arangio Ruiz, abbandona  i fatiscenti e inadeguati locali di Via Pirandello, quarantamila euro l’anno circa di affitto ai privati. Lo ha deciso la Giunta Provinciale,  il 29 febbraio scorso,  dopo tante lotte da parte di genitori e studenti, denunce sulla stampa e nel web, di convegni organizzati ad hoc dal locale circolo giovanile Ezra Pound, presieduto da Claudio Forestiere. La Giunta provinciale di Siracusa ha stabilito il rilascio dei locali, ancora oggi occupati da quattro classi, vista l’inadeguatezza dello stabile – alle nuove normative vigenti in tema di sicurezza e  vista la disponibilità di spazi più idonei a ospitare le classi all’interno della sede centrale dell’Istituto Ruiz, non sussisteva più la necessità di versare denaro pubblico nelle tasche di privati per l’affitto dell’immobile, ma soprattutto non c’era più motivo di mettere a repentaglio la sicurezza di quasi 100 studenti che continuavano a frequentare un edificio ai limiti dell’agibilità. Così, dunque, viene accolta la proposta avanzata dal circolo “Ezra Pound” nel  gennaio dello scorso anno all’assessore provinciale per la Pubblica Istruzione di allora, Stefano Andolina, che l’Ezra Pound ringrazia per la disponibilità nell’accogliere le istanze dello stesso circolo  per tutelare la sicurezza degli studenti. L’impegno della provincia in tema di edilizia scolastica può e deve proseguire su questa strada. “Attendiamo adesso che vengano indette al più presto le gare di appalto relative al completamento del plesso “Costa 2” e al rifacimento della plestra alla cittadella degli studi, il cui costo preventivato si aggira sul mezzo milione di euro circa “, – conclude Forestiere. La delibera relativa alla dismissione dei locali di Via Pirandello è sta resa esecutiva con effetto immediato, I cento alunni circa faranno scuola, dunque, all’interno del plesso centrale, con tutti i loro compagni, compresi quelli che fino allo scorso anno frequentano i locali di Via Cytrus, anch’essi dismessi, con notevole risparmio per le finanze pubbliche. Resta l’altro grave onere per le stesse pubbliche finanze: quello dell’affitto dell’enorme palazzo di Via Adua, frequentato da dodici classi, 250 ragazzi circa, per cui si paga un affitto di 300 mila euro l’anno, cifra spropositata per così pochi alunni, che sono distanti dalla cittadella e si sentono ghettizzati rispetto agli loro compagni, con un problema di pendolarismo dei docenti, che devono fare la spola fra cittadella e Via Adua.

Giulia Càsole  nella foto, a sin. Claudio Forestiere, a ds. l’ex assessore provinciale  Andolina

 

Intensificata ad Augusta la lotta all’evasione fiscale. Recuperati 3 milioni di €uro e scoperte fatture false per 800 mila €uro.

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La Compagnia della Guardia di Finanza di Augusta, nell’ambito delle direttive impartite dal Comando Provinciale di Siracusa, ha ulteriormente intensificato le attività di controllo economico del territorio della parte Nord della provincia aretusea, tese a ricercare e a reprimere le diverse forme di evasione e, quindi, a riportare a tassazione le ingenti somme illecitamente sottratte allo Stato. In tale contesto, solo nei primi giorni del 2012, sono state eseguite dalla Compagnia di Augusta ben 6 ispezioni fiscali nei confronti di soggetti economici operanti in diversi settori tra i quali l’edilizia, la fabbricazione di strutture metalliche, la manutenzione e riparazione di macchine industriali e la ristorazione. La penetrante attività di contrasto all’evasione fiscale, sostenuta da una preliminare e complessa analisi informatico-investigativa, ha consentito di individuare, tra gli altri, anche due  soggetti completamente sconosciuti al Fisco (evasori totali) perché non hanno mai presentato una dichiarazione dei redditi e/o IVA, portando così alla luce un imponibile evaso pari a circa € 2.500.000 e I.V.A. dovuta pari a € 500.000. Le attività inoltre, hanno permesso di individuare una società “cartiera”, ufficialmente impegnata nell’attività di ristorazione, in realtà costituita al solo scopo di emettere fatture false ad altri soggetti compiacenti. E’ stato possibile pertanto accertare l’emissione e l’uso di fatture per operazioni inesistenti per un totale di circa € 800.000.  In capo al responsabile di questa società “fantasma”, grazie a una specifica disposizione contenuta nella Legge n. 537/1993 che consente di tassare la ricchezza derivante dalla commissione di reati di qualunque genere, è stata proposta la tassazione dei proventi illeciti derivanti dall’emissione di fatture false, per un imponibile totale di circa € 150.000.

A conclusione di questi primi interventi ispettivi sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Siracusa  un  soggetto per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti, due soggetti per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti, due soggetti per il reato di omessa presentazione della dichiarazione e per distruzione di documentazione contabile.

   F. G.

 

FORZA SICILIA: le arance di Sicilia in giro per le piazze italiane, con i mezzi confiscati alla criminalità.

ARANCE.jpgDal  suggerimento e la collaborazione del TAVOLO RES,  il patrocinio di SIQILLYÀH e l’apporto organizzativo e ideale della nascente RES SUD (Rete delle Economie Solidali del mezzogiorno), nasce la proposta di portare nelle prossime settimane, con i camion confiscati alla criminalità, il colore delle arance di Sicilia (e di molto altro ancora!) nelle piazze d’ Italia, per contrastare il grigio colore dei trascorsi inverni e le scelte politiche sbagliate, per dimostrare che l’economia solidale ha risposte per i problemi prodotti dalla globalizzazione e dall’esasperazione del mercato, per diffondere questa consapevolezza e le sue pratiche tra la gente “comune” e tra le  fasce “contigue”, per essere un ulteriore stimolo ad alleanze trasversali, per coinvolgere le amministrazioni, per costruire un evento che debba andare a finire nei giornali, nel web e nelle televisioni, per uscire dall’esempio e cominciare a realizzare credibilità e statistica, per agevolare la costruzione della rete sud- sud.

L’ iniziativa vedrà la partecipazione di tutte le reti di produttori del sud che sono impegnate nella crescita dell’ economia locale e che prendono un preciso impegno a lavorare in quella direzione, a cominciare dal 7 gennaio con RETE SUD a Cancellara, in Basilicata,  per mettere a punto il CORSO SCRET, mentre il 14 gennaio ci sarà la manifestazione organizzata a Bologna dalle reti bolognesi, con la partecipazione di  “LEGALLINEFELICI”  e altri produttori del meridione,  a sostegno di EQUOSUD che impiega e retribuisce regolarmente alcuni migranti.

 

     sbarchinpiazza!

Manovra Monti: sintesi e chiarezza

 

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IVA: L’aumento dell’Iva è deliberato in 2 punti percentuali a decorrere dal primo settembre 2012

 

USO CONTANTI: è fissato a 1000 euro il tetto massimo per l’utilizzo del contante. La misura punta a favorire la tracciabilità dei pagamenti.

 

PENSIONI DI ANZIANITA: si chiamerà “pensione anticipata”. Per accedervi bisognerà avere 42 anni e 1 mese di contributi, ma attenzione: prima dei 63 anni di età dal 2012 avrà una penalizzazione sulla quota liquidata con il retributivo del 3% per ogni anno di anticipo


NUOVE PENSIONI: metodo contributivo per tutti. Sarà flessibile la scelta delle pensioni nel settore privato da un’età minima di 62 anni a 70 calibrata su incentivi per chi resta e disincentivi per chi va via prima. Per le donne la fascia andrà da 62 a 70 anni, per gli uomini da 66 a 70. Le fasce entrano in vigore nel 2012 ed è prevista la convergenza tra l’età di uomini e donne nel 2018, a 66 anni. Saranno abolite le finestre di uscita. Inoltre è previsto l’aumento delle aliquote dei lavoratori autonomi ed un contributo di solidarietà per regimi speciali.


ADEGUAMENTO PENSIONI: le pensioni in essere, per il 2012 e il 2013, non saranno adeguate all’inflazione. Sono fatte salve le pensioni più basse: l’indicizzazione è al 100% solo per le pensioni fino a 486 euro; sarà al 50% per quelle fino a 936 euro ed esclusa del tutto per importi
di pensione superiori.

ICI: La prima casa  beneficerà di una detrazione fino a 200 euro. Le aliquote saranno diversificate: 0,4% sulla prima casa e 0,75-76 sulle seconde. Previsto la rivalutazione degli estimi catastali i cui valori aumenteranno di circa il 60%.

TASSA SUL LUSSO: Superbollo per le auto di potenza superiore ai 170 chilowatt; le barche sopra i 10 metri pagano una tassa di stazionamento giornaliera. Gli aerei privati sono tassati in base al peso.

CAPITALI SCUDATI: una tantum con una aliquota dell’1,5% a carico dei capitali rientrati in Italia con lo scudo fiscale.

LIBERALIZZAZIONI: arriva un insieme di liberalizzazioni per la vendita di farmaci, per i trasporti, e per gli orari degli eserciti commerciali; vengono potenziale le funzioni dell’Antitrust.

SUPER-INPS: vengono soppressi l’Inpdap e l’Enpals e le funzioni dei due enti passano all’Inps.

TAGLI ENTI LOCALI: confermato il taglio di 5 miliardi alle Regioni e agli enti locali. Le regioni a statuto ordinario pagano per 2,1 mld, a decorrere dal 2012 mentre le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano 1,035 miliardi. Per le Province il contributo richiesto è di 415 milioni di euro a decorrere dal 2012, per i Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti è di 1.450 milioni di euro per il 2012 e per i Comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti è di 1.450 milioni di euro, a decorrere dal 2013.

TITOLI E FINANZA: arrivano nuovi interventi in materia di imposta di bollo su titoli, strumenti e prodotti finanziari.

LAVORO: Concertazione,  un po’ meno necessaria nella previdenza e un po’ meno ancora nella politica economica.

IMPRESE: nel pacchetto le misure per la patrimonializzazione, nuovo credito attraverso il fondo di garanzia alle pmi che prevede a regime qualche decina di miliardi di euro, sostegno all’internazionalizzazione. Attraverso la deducibilità integrale dell’Irap-lavoro vengono favorite le imprese che assumono lavoratori e lavoratrici per un importo di 1,5 miliardi nel 2012, e 2 miliardi nel 2013 e nel 2014.

EFFICIENZA ENERGETICA: vengono resi duraturi nel tempo tutti gli incentivi per le ristrutturazioni e per il risparmio energetico (bonus 55%) estendendoli alle aree colpite da calamità naturali.

  GT

San Giorgio e Sogeas-Ato

  Gli ultimi colpi di coda della San Giorgio e i primi della Sogeas Ato.  Della prima stanno arrivando, a molti utenti di Augusta, ingiunzioni di pagamento relative a bollette per il consumo dell’acqua  in anni fra il 2006 e il 2007. Della seconda a tutti gli utenti augustani per il pagamento del consumo d’acqua relativo già al primo trimestre del 2008.  Ma si tratta solo di un acconto. Questo brutto vizio  di richiedere un pagamento su  un calcolo presunto di consumo  sembrava essere appannaggio  soltanto dell’ENEL, che , spesso, faceva slittare di anno in anno il conguaglio, cosicché il cittadino-utente sborsava più del dovuto rispetto al consumo effettivo. I movimenti dei consumatori einteressarono la magistratura per porre fine a quest’autentica vessazione attuata in regime di monopolio. Ora la stessa strada  viene percorsa da questa società nuova di zecca che è la Sogeas-Ato, istituita, con capitale misto pubblico-privato per l’esazione del canone per l’acqua che arriva nelle nostre case nella provincia di Siracusa. Sono stati così estromesse le amministrazioni  comunali che, in passato, gestivano in proprio la riscossione o, come nel caso del Comune di Augusta, l’avevano affidata a ditte esterne. Ditte che ricevevano pure l’appalto per esigere tutti i balzelli comunali. Era questo il caso della San Giorgio di Manduria, in provincia di Taranto, che, per una questione di acquisizioni societarie, ha gestito per molti anni questi servizi, senza, però, corrispondere alla tesoreria comunale il dovuto nei tempi stabiliti dal contratto d’appalto, tanto che, dopo un lungo contenzioso, la seconda Amministrazione Carrubba è stata costretta a deliberare la risoluzione del contratto per le gravi inadempienze della San Giorgio, soprattutto dopo che aveva inviato, negli anni scorsi, agli utenti ingiunzioni di pagamento con richieste di esborsi stratosferici, non rispondenti comunque al consumo effettivo.  Il contratto che legava la San Giorgio al Comune prevedeva, com’è stato sempre per tutti gli enti esattori privati (vedi la fortuna dei fratelli Salvo, noti esattori siciliani in odore di mafia), un aggio, cioè una percentuale sugl’incassi.   Quindi, è ovvio, più incassava più la San Giorgio guadagnava. Ad Augusta guadagnava ancora di più proprio perché rimetteva con enormi ritardi al Comune le somme che spettavano al Comune e che l’Amministrazione scriveva in bilancio per far fronte a tutte le esigenze municipali.   Poiché la San Giorgio agiva in nome e per conto del Comune, tanto che sulle bollette era raffigurato lo stemma del municipio, a causa della gestione della San Giorgio, gestione vessatrice e da rapina nei confronti dei cittadini, oltre alle casse comunali, è stata intaccata l’immagine del municipio,che in passato gestiva in proprio la riscossione di ogni tributo, compreso il canone per l’acqua.  In un tempo in cui il personale era di gran lunga inferiore quantitativamente e qualitativamente, i servizi erano espletati senza tanti problemi, senza troppo offendere i cittadini e  con sufficiente ritorno perle casse pubbliche. Diciamolo pure sono state compiute scelte politiche dissennate perché di tipo clientelare, come quando vengono deliberate consulenze esterne, senza reali necessità, mortificando le professionalità interne e sperperando il denaro dei contribuenti.  Per inciso, c’è da ricordare che per far fronte alle richieste, spesso infondate e, quindi, illegittime della San Giorgio, attraverso le ingiunzioni di pagamento, l’unica via era  -ed è ancora, purtroppo –quella di rivolgersi al giudice di pace. Ma, attenzione. Se l’importo supera, o supera, i  500 euro, occorre essere assistiti da un avvocato, che, come minimo,pretende 500 euro. I poveri cristi  di utenti trovano allora più conveniente pagare che assoggettarsi a un esborso più oneroso. Prima della risoluzione del contratto da parte della Giunta comunale, la San Giorgio ha spedito altri ingiunzioni contro cui i poveri cristi sono costretti a ricorrere rivolgendosi al giudice di pace. Sel’importo inferiore a 500 euro conviene opporsi, ma l’opposizione non è esente da gravami fiscali.  Ora i poveri cristi, almeno per l’acqua, devono vedersela con la Sogeas-Ato ogni trimestre,  anziché ogni anno, conl’aggravante che occorrerà fare la fila alla posta e pagare ogni volta la sul bollettino postale. Ma la cosa più grave è che la Sogeas-Ato non ha tenuto in alcun conto la sentenza della Costituzionale che ha vietato agli enti locali di esigere un’imposta sui depuratori quando il servizio non esiste, come nel caso di Augusta e di molti altri comuni siciliani. Certamente questo non è un bene. Ma questo è un altro discorso. Nei comuni viciniori, come Francofonte, l’Amministrazione municipale sta studiando  il modo di restituire le somme indebitamente incassate negli anni precedenti. Ad Augusta le casse comunali sono  vuote,anche a causa della San Giorgio e non possiamo attendere alcun rimborso. Per questo, i cittadini dovrebbero far fronte comune e ingaggiare una battaglia energica.La  sentenza della Corte Costituzionale ha, infatti, un effetto retroattivo e andare contro significherebbe anche commettere reato.Di questo, però, si dovrebbero  preoccupare il sindaco e i suoi assessori, tra cui c’è un avvocato, Gioacchino Ajello, che potrà fornire una consulenza gratuita. La Sogeas-Ato, che ha competenza sovracomunale, invece non è tenuta al rimborso e, per di più,  considerando che Augusta non dispone di un depuratore, non ha provveduto a togliere dalla bolletta l’importo relativo a quel servizio inesistente, osservando, quindi, le prescrizioni della Corte Costituzionale. In  aggiunta, bisogna sottolineare il fatto che, praticamente, nessuno in Augusta beve  l’acqua che sgorga dal rubinetto. I cittadini  danno incetta di acqua in bottiglia, di tutte le marchee di tutti prezzi. E’ proprio vero: l’acqua è il liquido più prezioso, anche se è composto da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. 

                                                              Giorgio Càsole