A CALATAFIMI PER ASCOLTARE CASELLI, NEL VENTENNALE DELLA MORTE DI FALCONE E BORSELLINO

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Levataccia antelucana di un nutrito di alunni in rappresentanza dei tre indirizzi in cui è articolato il nostro liceo “Mègara”, per partecipare alla manifestazione conclusiva di un ciclo di lezioni per sviluppare nei giovani il valore della legalità. La “lezione” finale consiste nell’ascolto del procuratore capo  della Repubblica a Torino, quel famosissimo magistrato che risponde al nome di Gian Carlo Caselli, che, dopo la morte eroica dei suoi colleghi Falcone e Borsellino, chiese e ottenne  il trasferimento a Palermo per proseguire la lotta dei due coraggiosi magistrati morti di violenza mafiosa giusto  vent’anni or sono: Falcone nel maggio del 1992, per una violenta carica di tritolo  nei pressi di Capaci, sull’autostrada Punta Raisi-Palermo, Borsellino nel luglio dello stesso anno, a causa d’un’autobomba piazzata sotto casa dell’anziana madre del magistrato. Va da sé che con Falcone e Borsellino morirono anche gli agenti della scorta. Con Falcone morì anche la moglie, Francesca Morvillo, giudice anch’ella. Caselli ha tenuto una sorta di lectio magistralis  su e contro la mafia in un cine-teatro di Calatafimi,  cittadina trapanese citata nei libri di storia per una famosa battaglia garibaldina contro i Borboni. La manifestazione della giornata si deve all’associazione “Libera contro le mafie”. I liceali di Augusta, accompagnati dai professori Giorgio Càsole, Maria Rosa Masotti e Rita Pàncari, pur dopo un viaggio stancante e pur stando in piedi, per mancanza di posti al’interno del cinema, hanno ascoltato con molta attenzione le parole di Caselli, autore di vari libri, il cui ultimo è intitolato Assalto alla giustizia, dal quale ha tratto  questo passo: “Pochi giorni prima d’essere trucidato dalla mafia palermitana in Via Carini, a Giorgio Bocca che lo intervistava per la Repubblica (10 agosto 1982) chiedendogli ‘perché fu ucciso il comunista Pio La Torre’, il generale-prefetto Dalla Chiesa rispose: ‘per tutta la sua vita; ma decisiva, per la sua ultima proposta di legge, di mettere accanto all’associazione a delinquere l’associazione mafiosa’. E difatti si chiama Rognoni-La Torre la legge che (approvata peraltro soltanto dopo la strage di Via Carni) introdusse nel nostro ordinamento l’articolo 416bis del codice penale e per la prima volta fu concreta possibilità di aggredire anche le ricchezze accumulate illecitamente dai mafiosi Due pietre angolari della moderna lotta alla mafia, prima delle quali  (ancora parole di Giovanni Falcone) combatteree la maia era come pretendere di fermare un carro armato con una cerbottana”.

 G. C. – Foto di Daniele Manzella (Caselli al microfono)