I BENI CULTURALI NEL TERRITORIO DI AUGUSTA: TUTELA, FRUIZIONE E PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI

Intervento di “ITALIA NOSTRA”, di Augusta

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AUGUSTA
 Personalmente sono dell’idea che un bene culturale vada innanzi tutto tutelato in quanto tale, ma viviamo in un Paese che, nonostante abbia il più ricco patrimonio culturale del mondo, accorda ogni anno per la tutela dei monumenti solo un ridicolo 0.3% del bilancio dello Stato. Risulta evidente allora, che la valorizzazione dei beni culturali per fini turistici non solo permetterebbe una maggiore fruizione del bene ma potrebbe essere anche l’occasione per individuare i fondi necessari alla sua tutela e, nel contempo, una valida opportunità di sviluppo economico e crescita occupazionale. Il problema è quindi proprio questo: trovare il giusto equilibrio tra esigenza di conservazione e tutela, con quella di rivalutazione ai fini turistici del bene. E se in questo equilibrio si trova il modo di creare posti di lavoro, allora tanto meglio, purché tali occasioni siano reali, durature, e, soprattutto, nell’interesse del nostro patrimonio culturale. Questo è l’elenco dei beni culturali demaniali nel territorio di Augusta che,  restituiti alla collettività, opportunamente risanati e gestiti in modo efficace, potrebbero creare centinaia di posti di lavoro, soprattutto tra i più giovani. 1. Ex caserma dei carabinieri piazza Carmine – 2. Ex convento di San Domenico – 3. Ex mattatoio comunale – 4.Parco fluviale del Mulinello – 5. Megara Iblea – 6. Ex tribunale di Augusta L.go marina di levante – 7. Forti Garsia e Vittoria – 8. Caricatore di Brucoli – 9. Antica Ricetta di Malta – 10. Ex Carcere Mandamentale – 11. Hangar per dirigibili. Tutto questo potrà avvenire solo in presenza di una costruttiva collaborazione tra Stato, Regioni e autonomie locali. 

Negli ultimi anni sono molti gli strumenti legislativi che se messi in campo, potrebbero favorire lo sviluppo occupazionale nel settore dei beni culturali, mi limiterò a citare solo alcuni esempi. Il principio del vantaggio fiscale per le attività di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale si riferisce, in particolar modo, alle detrazioni delle spese per il restauro di beni vincolati nonché alla recente disposizione che prevede l’abbattimento del cinquanta per cento della base imponibile dell’Imu per i fabbricati di interesse storico o artistico di cui all’articolo 10 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. La legge 236/1993 che ha tra i suoi obiettivi quella di agevolare la fruizione dei beni culturali attraverso la diffusione di una cultura d’impresa nel mondo dell’imprenditoria giovanile. Il DM 24 marzo 1997 n° 139 che riprende alcuni aspetti trattati nella legge precedente (236/1993) atti a favorire lo sviluppo di nuovi servizi per la gestione dei beni culturali. L’istituto dei lavori socialmente utili (LSU), nato con la legge n° 244 del 1981 come strumento di intervento straordinario a sostegno dei lavoratori in cassa integrazione, e con la legge 196/1997 allargato in favore dei giovani inoccupati prevedendo il ricorso a speciali progetti di lavori di pubblica utilità (LPU). Il Dlgs 468/1997 che prevede, per il settore cultura, l’applicazione della normativa che regola i lavori socialmente utili in materia di interventi a favore dei disoccupati del Mezzogiorno. Quelli citati sono solo alcuni degli strumenti che possono favorire lo sviluppo dell’occupazione nel settore dei beni culturali.  Non è mia intenzione, almeno in questa sede, fare un’analisi più approfondita di questi strumenti; se lo facessi, sarebbe forte la tentazione di voler esporre alcune riflessione sulle modalità con cui questi strumenti sono applicati col sospetto che, a volte, tutto viene tutelato fuorché il bene del nostro patrimonio culturale. Ma voglio evitare di entrare in una polemica che offuscherebbe il vero messaggio che vorrei venisse fuori da questo mio intervento: ovvero sottolineare come sia possibile conciliare il concetto di tutela e corretta fruizione dei nostri beni culturali e la possibilità di creare nuovi posti di lavoro.Proverò adesso ad esporre alcune riflessioni che partendo dal punto di vista della tutela e della corretta fruizione dei beni culturali, possono, se opportunamente tradotti in pratica, tradursi in crescita occupazionale. Il recupero urbanistico. La tutela di un monumento non può non comprendere la salvaguardia della zona di contesto che lo racchiude. Ecco quindi che dobbiamo accettare l’idea che la rivalutazione del nostro patrimonio culturale deve necessariamente passare attraverso opportuni interventi sul patrimonio edilizio e architettonico. Investire per la manutenzione e la rivalutazione dei centri storici non solo ridarà valore ai beni culturali in essi ospitati ma servirà a favorire uno sviluppo occupazionale stabile. L’informazione. L’aspettativa di fruizione di un monumento è proporzionale al grado di conoscenza che si ha di esso e dei servizi correlabili. L’informazione deve essere ampia e chiara affinché il fruitore apprezzi al meglio la visita al monumento, e comprenda gli aspetti storici, culturali e sociali del contesto in cui esso è inserito. Il fruitore sarà quindi partecipe di una conoscenza “globale” che forse vorrà trasmettere ad altri, diventando esso stesso veicolo pubblicitario a favore del monumento visitato. E’ facile capire come le cose appena dette si possano trasformare in occasioni di lavoro, basti pensare ai servizi necessari per realizzare e distribuire il materiale informativo e alle guide che in loco forniscono le informazioni sul monumento. La formazione assume una valenza strategica, in quando le esigenze formative coprono tutti i momenti che interessano la problematica della rivalutazione dei beni culturali. Vediamone alcuni:
•Formazione finalizzata alla creazione di imprese che possano operare nel settore dei beni culturali. •Formazione delle imprese che operano nel settore della manutenzione e della ristrutturazione dei beni culturali e del tessuto urbano che li contiene che dovrebbero meglio conoscere le tecniche del restauro e della conservazione cosa che non può avvenire senza un minimo di cognizione storico culturale della realtà su cui si opera. •Formazione nelle scuole atta a sensibilizzare gli studenti sul rispetto del patrimonio storico artistico che hanno ha disposizione come cittadini o come visitatori. •Formazione orientata a garantire la competenza del personale addetto alla gestione diretta dei monumenti (guide, manutentori, addetti alla sicurezza, addetti alle pulizie, personale addetto alle relazioni con il pubblico, ecc.). Immaginate quante di queste figure potrebbero essere inserite nel contesto del castello svevo di Augusta. L’accessibilità. Il fruitore deve poter individuare il bene culturale ed accedervi facilmente. Questo è possibile se esistono guide illustrate con mappe chiare e dettagliate dei percorsi, orari di apertura sufficienti, sistemi di mobilità non penalizzante. Come esempio supponiamo di scegliere uno dei tanti beni della nostra città, l’hangar per dirigibili o Megara Iblea. Se non esiste un efficace sistema di trasporti dalla città al bene in questione, il monumento è facilmente accessibile solo a chi è dotato di mezzi propri, purché disponga delle necessarie informazioni per arrivarci. Il grado di accessibilità di un bene è ridotto anche quando lo si colloca in un contesto completamente diverso da quello che il fruitore si aspetta. Ad esempio la collocazione di un’importante collezione d’arte nella zona industriale cittadina non favorisce certo l’accessibilità, cosa ben diversa se la collocazione fosse nei pressi del centro storico. Si può notare i concetti esposti precedentemente hanno come primo obiettivo la valorizzazione e il miglioramento della fruizione dei beni culturali. A questo proposito il Dlgs 460/1997, prevede l’uso di organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus), come l’Associazione Nazionale Italia Nostra di cui faccio parte, che protegge i beni culturali e ambientali da oltre 50anni con ottimi risultati. La nostra associazione già da anni ha proposto un protocollo d’intesa con il comune di Augusta al fine di valorizzare, tutelare e rendere fruibile al visitatore, il comprensorio al limite dell’importante area naturalistica delle saline senza mai ottenere alcuna risposta… Voglio puntualizzare che il nostro compito non si esaurisce nel salvare dall’abbandono e dal degrado monumenti antichi, bellezze naturali o opere dell’ingegno; infatti, per noi risulta di fondamentale importanza “diffondere la consapevolezza dei significati e dei valori educativi che il paesaggio contiene in quanto memoria storica degli eventi e sintesi visibile della relazione uomo-ambiente” e “promuovere iniziative e progetti finalizzati alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio, del territorio e dell’ambiente” perseguendo un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio culturale e naturale italiano, capace di fornire risposte in termini di qualità del vivere e di occupazione.

 Jessica Di Venuta  – Pres. Italia Nostra-Augusta

 Foto di Giuseppe Tringali

FOTOGRAFI D’ARTE TRA UNA MOSTRA E L’ALTRA COLGONO IL REALE E L’IMMAGINARIO

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AUGUSTA.“Vite abbandonate…vite vissute” questo il titolo della mostra itinerante che ha fatto tappa  ad Augusta, nella sala espositiva “Guido Maddaleni” dell’ Apf (Augusta Photo Freelance). La mostra patrocinata dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) è stata realizzata dall’architetto palermitano Luigi Mirto. A oltre trent’anni dalla legge Basaglia, che chiudeva l’era dei sanatori, la mostra descrive, con un magistrale bianco e nero, sguardi alienati, sorrisi isterici, abbracci mancati di persone che, con un grido muto, urlano al cielo il loro dolore. Ventisei scatti per raccontare il disagio di chi vive ai margini. L’uso della fotografia a pellicola blocca quei momenti in una dimensione  atemporale,  in sospeso tra un passato doloroso e un futuro incerto. Evidente risulta il gusto per l’asimmetria e per le visioni prospettiche che dipingono luoghi solitari. Nessun distacco, nessun pietismo suscitano le foto che mettono in luce l’abilità del fotografo che,  per mesi,  ha vestito i panni del “diverso”. Il risultato di questa mimesi ha portato alla naturalezza dei soggetti ritratti che, non avvertendo la lente della fotocamera, si sono mostrati autentici nella loro disarmante quotidianità. La mostra permette di osservare, attraverso uno spioncino, stralci di un mondo che è sempre sotto i nostri occhi, nei vicoli, nelle strade o nelle case abbandonate, ma che per distrazione o per proposito si cerca di evitare. Diceva il grande drammaturgo irlandese Samuel Beckett “ Si nasce tutti pazzi, alcuni lo restano”. Si è conclusa la mostra dell’Apf tenutasi all’interno del  Salone  settecentesco del Palazzo di Città di Augusta

Reflex analogica e digitale, fotocamere compatte, bianco e nero e foto a colori, ognuno a proprio modo e col proprio mezzo ha raccontato una parte di sé e della propria passione. Trenta gli scatti, uno per ogni socio dell’Apf, nessun tema per questa mostra natalizia ma un solo filo conduttore: l’amore per la fotografia. Domenico Blandino, Duccio Luglio e Alfio Iacobello hanno reso omaggio alla musica ritraendo tre diversi interpreti, ognuno di loro con grande personalità ha dipinto i contorni di una musica fatta di accordi, suggestioni jazz, luce soffusa e grande esperienza. Sebastian Brusca, propone la sua visione prospettica assolutamente non convenzionale, spiando tutta la vita che passa da un angolo della nostra città. Non poteva mancare la natura morta, il cui autore Gaetano Cannavò ha scelto di identificare con i tanto suggestivi melograni. Audace la scelta di Eugenio Cappuccio, il quale blocca il rapido passo di un uomo barbuto che, pur non guardando l’obiettivo, rapisce l’attenzione di un viaggiatore distratto. L’esperimento di Francesco Castorina può dirsi assolutamente riuscito, una luce radente che accarezza un seno di donna supportata da un taglio insolito, ed è subito palpitazione. Per Andrea Cimino una difficile prova di still life, la scelta del bianco latte, perfettamente bilanciato, in un bicchiere in bilico di cui si apprezza la trasparenza, questi sono stati gli ingredienti per uno scatto minimal che ognuno vorrebbe aver nel proprio salotto.  La foto di Felice Cucinotta ha il sapore di altri tempi sia per il soggetto ritratto, uno scalpellino per nulla scomposto dal flash del fotografo, che per la tecnica di realizzazione, una pellicola sviluppata nel buio di una camera oscura. Gli antichi giochi tornano ad essere i protagonisti di un assolato pomeriggio augustano fotografato da Corrado Di Mauro. Cosa può esserci di più romantico di un bacio rubato? Lo sa bene Walter Falzolgher che, con gusto quasi cinematografico, blocca un gesto d’amore in un caotico istante alla stazione. Maria Gadaleta sceglie un anziano signore concentrato a guardarsi la camicia come protagonista per la sua fotografia. Un panoramica con l’Etna prorompente e impetuosa nella sua maestosità porta la firma di Giuseppe Garufi. Per Giorgio Italia un piccolo devoto in processione simboleggia quel filo sottile tra sacro e folklore. Salvatore La Ferla, con la sua modella sugli scogli,  propone un esercizio di stile all’aperto. Enrico Lombardo firma uno scatto di hitchcockiana memoria con la sua casa sinistramente avvolta da uno stormo di uccelli neri.  Per Romolo Maddaleni, un difficile scatto molto apprezzato dal pubblico, il miracolo della vita è l’abbraccio di un uccello in volo che dispiega le sue ali verso l’ignoto. Per Carmelo Micieli un’istantanea su un mare tinto di sole e una barca alla deriva. Domenico Morello ci porta a Siena per assistere al Palio, nella contesa tra una contrada e l’altra i veri vincitori restano i cavalli. Marco Moschitto mostra come l’esotico si possa celare anche in un tramonto nostrano. Santi Oliveri con la sua foto impone una riflessione sociale, la facciata di un enorme palazzo popolare è come un formicaio che racchiude in sé più di cento anime. Maria Pitruzzello, architetto per professione, si contraddistingue per il suo gusto geometrico per linee simmetriche rette e rigorose, ma che inevitabilmente si spezzano sopra il riflesso di uno specchio d’acqua. Roberta Riera e la sua acrobata funambolica, un soggetto sospeso per raccontare il pericoloso fascino di un mestiere così rischioso.  Gaetano Salemi crea un momento di grande tenerezza attraverso lo sguardo di due piccoli mici arruffati. Giuseppe Scapellato sceglie il Vaticano come ambientazione per uno scatto magistrale che, con dovizia di particolari, descrive due ambienti diversamente illuminati l’esterno e le guardie svizzere e l’interno con la sua processione di luci. Per Giuseppe Schermi sono le luci di un’ alba al Faro il soggetto prescelto come paradigma per uno dei luoghi più belli della nostra città. Le premurose coccole di una bambina e l’amore per il suo cucciolo portano la firma di Rina Spinali. La natura protagonista indiscussa per Silvana Spinali che, con una macro, delinea il miracolo della natura e dei suoi colori, mentre per  Maurizio Stupia è il volo trasparente di una libellula. Il viaggio si conclude con Cristina Usanza e con gli occhi furbi di una bambina che ha appena fatto una marachella.

L’Apf con i suoi tre anni di attività si conferma un’associazione con un grande potenziale che ha ancora molto da raccontare. Diceva il noto fotografo Nadar “Non esiste la fotografia artistica. Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare.”

 

Michela Italia  Nella foto:  Maddaleni con Luigi Mirto

Torna a splendere il quadro del “Battesimo di Cristo” nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù ad Augusta.

Tela_-_Battesimo_di_Cristo..jpgAUGUSTA. Un dipinto – olio su tela – ritorna a splendere nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù. Trattasi del “battesimo di Cristo” – pala d’altare di anonimo pittore – risalente alla metà del novecento. Nell’opera possiamo scrutare l’effige del Cristo Gesù nell’atto di ricevere il battesimo da San Giovanni Battista – raffigurato a sinistra – secondo i caratteri dell’iconografia classica. In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito Santo discendere su di lui come una colomba (Mc 1, 9-10).  Nell’opera si evince una dimensione verticale, ossia il legame di Gesù con il padre. Un legame valorizzato dal sacramento che sta per ricevere il Cristo, con l’effusione dello spirito santo in forma di candida colomba e dai raggi luminosi che si librano da essa. Il cielo terso è solcato da nuvole e due angeli in alto a destra, rendono ancora più sacrale la scena come se fosse tutto in primo piano. La dimensione orizzontale, ossia il legame tra l’umanità e il verbo incarnato, che nell’opera è inequivocabilmente segno della conversione, è arricchita da un angelo e due figure dai contorni femminili con lo sguardo rivolto al Cristo.  La scena risulta essere delimitata dalle rive – leggermente ondulate – del fiume Giordano, le cui acque limpide e trasparenti, danno la misura della profondità dello spazio prospettico e della lontananza dai corpi. A sinistra Giovanni il Battista – con in mano una ciotola – compie il suo gesto. Detta ciotola rappresenta il punto di equilibrio della dimensione orizzontale – così come la colomba – rappresenta il punto di equilibrio della dimensione verticale, dando armonia alle distanze tra le diverse figure dell’opera. Alla trinità alludono altresì gli angeli stessi, in numero di tre e i colori dei loro abiti. Il dipinto è tornato a distanza di trent’ anni nella stessa parete del presbiterio dove era originariamente esposto, rappresentando un nuovo tassello nel lungo processo di recupero artistico dell’edificio sacro. La tela – rimossa nei primi anni ottanta durante i lavori di ristrutturazione dell’interno dell’abside e da allora rimasta in deposito nei locali della sagrestia – è stata sottoposta ad un intervento di restauro, che ha permesso di ravvivarne i colori, nonché il recupero della cornice.

    Seby Gianino

Legambiente e le scuole di Augusta in progetti di rivalutazione di Mègara Hyblaea

arte, cultura, istruzione, ambiente

Il 14 novembre si è “popolato” il sito archeologico di Megara  Hyblaea con gli alunni del liceo “Megara”  e del 1° circolo didattico “G. Pascoli” di Augusta.

I liceali hanno messo in scena un brano di Plauto e hanno fatto da tutor agli alunni delle elementari in un percorso guidato all’interno del sito.

Le attività sono state programmate all’interno della X edizione della manifestazione promossa da Legambiente Sicilia denominata “SALVALARTE”.

Una conferenza stampa è stata tenuta da

 Gianfranco Zanna, responsabile per i Beni culturali di Lagambiente Sicilia;

 Mariella Musumeci, direttore del servizio parco archeologico di “Leontinoi” e delle aree archeologiche di Lentini  e dei comuni limitrofi;

Valentina Pugliares, referente di Salvalarte Augusta e Enzo Parisi, della segreteria di Legambiente e presidente del C.E.A. di Augusta, che ha sottolineato che “ il circolo di Legambiente Augusta ha voluto richiama l’attenzione sul sito di Megara Hyblaea, perché poco è cambiato da SALVALARTE del 2003. Nel 2004 Legambiente si è fatta promotrice, insieme con altre associazioni ambientaliste, circoli culturali e un comitato di cittadini, di una petizione popolare per dire-no al mega inceneritore- ,che, secondo il progetto previsto dalla Regione siciliana, dovrà essere realizzato nelle vicinanze del sito archeologico”.

“Da allora si è cercato di promuovere azioni di sensibilizzazione all’interno delle scuole, per inserire il sito in percorsi di conoscenza e promuoverne la tutela.  Negli ultimi mesi il circolo, anche all’interno del C.E.A ., è fortemente impegnato in progetti con  le scuole, ( “Siti da salvare storie da raccontare”,  PON C3 “Legali al sud”)  che, partendo da conoscenze storiche, architettoniche e antropologiche, affrontano un’analisi delle criticità del sito e si pongono come obiettivi, proposte di tutela e valorizzazione per il loro superamento”- ha spiegato Valentina Pugliares.

Zanna ha evidenziato che: “obiettivo della manifestazione è accendere i riflettori su un patrimonio che rischia di perdersi perché abbandonato”.

Mariella Musumeci ha rilevato che con le poche risorse disponibili si sono fatti passi significativi e  si sta lavorando per realizzare opuscoli da offrire ai visitatori e per dotare l’antiquarium di un impianto antincendio e un sistema di video sorveglianza; la direttrice ha evidenziato inoltre: “di puntare sulla scuole per far conoscere questa importantissima area archeologica, affinché possa infondersi quel senso di tutela e appartenenza a tutte le forme della nostra cultura”.

Per diversi anni l’area è rimasta in totale abbandono ma, grazie alla convenzione tra l’ispettorato foreste e il dipartimento del servizio parco archeologico di Leontinoi, sono stati destinati 49 giorni, dei 150 assegnati ad alcuni lavoratori a tempo determinato del Servizio Antincendi Boschivo, che hanno temporaneamente consentito di ripulire il sito. Sarebbe auspicabile una manutenzione ordinaria, un ripristino dei cartelli all’interno del sito e un potenziamento della segnaletica stradale per raggiungere il sito.
La Musumeci ha inoltre concluso auspicando che “ sia possibile lavorare con enti e associazioni locali per costruire insieme un futuro, affinché questa realtà sia sempre più bella” .

R. P.  – Nella foto, alunni per SALVALARTE

La tela del secolo XVIII restituita, dopo il restauro, alla settecentesca chiesa San Sebastiano di Augusta

abigail.jpgAugusta. Dopo la fortunata e apprezzata mostra tenutasi  nella  galleria di palazzo Bellomo a Siracusa, la tela raffigurante “Abigail e Davide,” di autore ignoto del secolo XVIII, è stata restituita, dopo un accurato intervento di restauro curato dalla Sovrintendenza di Siracusa, alla chiesa di appartenenza, la settecentesca chiesa di San Sebastiano,  attraverso il parroco di San Francesco e San Sebastiano, don Franco Scatà.  Il dipinto, però,  in attesa della riapertura della storica chiesa augustana  di San Sebastiano, chiusa da molti anni, è stata collocato nell’abside della chiesa di Sant’Andrea, chiesa che fa parte della parrocchia di San Sebastiano, attualmente retta dal parroco di San Francesco, lo stesso parroco Scatà.  A consegnare l’opera, lunedì 14 novembre, è stata l’augustana Carmela Vella, direttrice della galleria interdisciplinare regionale di palazzo Bellomo.

“Abigail” – ha detto  Carmela Vella –“ figura dell’Antico Testamento, astuta e intelligente, moglie di un ricco proprietario terriero dal nome un po’ sconcertante Nabal (stolto), viene rappresentata in atteggiamento reverente di fronte a Davide, al quale chiede di aver compassione per il suo stolto marito Nabal”, come  si può constatare dalla riproduzione qui inserita.

Giulia Càsole

Il liceo “Mègara” ha partecipato al progetto Comenius

UNA LICEALE DI AUGUSTA SCOPRE USI E COSTUMI DEI TURCHI

 

La classe IVB del liceo socio-psico-pedagogico e le due classi IA e IB del liceo classico partecipano al progetto Comenius, un progetto che offre la possibilità di scoprire le culture delle altre nazioni e di entrare a contatto con loro. Gli Stati coinvolti sono la Germania, la Polonia e la Turchia. Già l’anno scorso si è effettuato il viaggio in Polonia. Quest’anno si è svolto il viaggio in Turchia. Il primo giorno la scuola turca coinvolta nel progetto ci ha accolti nel proprio edificio scolastico, e abbiamo passato l’intera giornata li. Si trattava di una piccola scuola di campagna e forse è per questo che i ragazzi ci hanno accolto come veri e propri vip! Appena siamo arrivati tutti chiedevano con insistenza delle foto con noi, come se venivamo da chissà quale posto! Superati i saluti, abbiamo visitato la scuola, e ci hanno offerto la colazione. Più tardi abbiamo avuto l’occasione di vedere come la gente del posto si avvicini al loro dio. Si tratta di una danza mistica, che consiste nel girare su sé stessi per parecchi minuti. È stato del tutto strabiliante notare che non cadevano a terra o non si sentivano male. Tengono una mano rivolta verso l’alto e l’altra verso il basso. Sembra sia un modo per unire cielo e terra: l’uomo chiamato derviscio si propone come collegamento. Nelle loro cerimonie indossano costumi bianchi di lana, gonne ampie e alti capelli.

La loro danza simboleggia le evoluzioni armoniche degli astri celesti e i  dervisci seguono una particolare liturgia simbolica del graduale processo di unione mistica con Dio: ogni gesto, ogni movimento segue regole rigorose e ha un suo preciso significato. Anche l’abbigliamento ha un valore simbolico: l’abito bianco rappresenta il sudario, e il copricapo la pietra tombale. A Konya, abbiamo assistito nuovamente a questa danza, ma questa volta il tutto era molto più coinvolgente. La musica sembrava offrirti l’occasione di catapultarti nel proprio io per una lunga riflessione, e le luci soffuse completavano il quadro di questa cerimonia favolosa.

Un’altra cosa che mi ha particolarmente colpito è stata la fabbrica dei tappeti. I lavoratori stavano una giornata intera seduti a lavorare i tappeti, per la precisione dalle 8 fino alle 18, con una sola pausa per il pranzo. È in questo posto che vengono ristrutturati tutti i tappeti più antichi per mezzo di un lavoro sicuramente non facile! Ed è stato qui che abbiamo fatto una specie di festa in maschera, dove hanno scelto me come prima cavia!  Mi hanno fatto indossare  lunghi e larghi pantaloni, rigorosamente decorati, un gilet, e il velo. Dopo l’imbarazzante esperienza di stare sotto i flash di decine macchine fotografiche, hanno dato i vestiti anche a tutti gli altri, ed eccoci con lunghe e colorate tuniche turche. Il giorno seguente abbiamo visitato un rifugio sotterraneo abitato in passato dai cristiani che venivano perseguitati. Tutti i “corridoi” erano stretti e alti all’incirca un metro. Faceva venire il mal di schiena camminare lungo questi percorsi, e chissà quanti di noi hanno battuto la testa. È sconcertante sapere che in passato gente,  che non commetteva nessun reato, se non quello di credere nel loro dio, si trovava costretta a vivere in posti dove non arriva uno spiraglio di luce, senza poter distinguere la notte dal giorno, senza poter ammirare un cielo stellato, o senza lasciarsi travolgere dal calore del sole.  In questo viaggio abbiamo anche potuto vedere come si costruisce un vaso e, anche questa volta, hanno scelto me per provare a costruirne uno. Di sicuro non ho fatto una bella prestazione e, alla fine ,il vaso che è uscito fuori era apparentemente in ottimo stato … peccato però che, nel momento in cui l’ho preso in mano per mostrarlo agli altri,  ci siamo accorti che alla base aveva un buco! Ma il ricordo che ho più impresso della Turchia sono le rocce della Cappadocia. Era un paesaggio lunare quello che vedevo davanti ai miei occhi, dove rocce bucherellate si alternano, per uno spazio infinito, a pinnacoli sormontati da buffi cappelli. Tutto questo non è altro che il risultato dei vulcani in eruzione, la cui lava, solidificandosi,  ha formato la cupola di colore più scuro. Il successivo intervento di agenti erosivi come acqua e vento ha completato l’opera. Ma sembrava quasi un quadro di qualche pittore, o qualcosa creato dall’uomo. Invece erano li, per puro caso, create per via unicamente naturale, ma in grado di lasciarti a bocca aperta. Anzi forse sono proprio queste cose che più ti rimangono impresse, e non un grattacielo altissimo, o un cellulare di ultimissima tecnologia. Forse è propria la natura che, con la sua estrema semplicità, riesce a farti battere il cuore più forte, e è in quell’attimo che ti senti in obbligo di ringraziare Qualcuno per essere vivo.

 Sara Giammanco (Simona Giardina e Leandra Di Grande)

“Cittadino planetario”, il titolo della mostra che si terrà ad Augusta

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 L’idea di base è quella di favorire, in particolare tra le giovani generazioni, una riflessione sul problema ambientale e di modificare i comportamenti non sostenibili, attraverso un coinvolgimento diretto dei bambini/ragazzi, aggiungendo la possibilità anche per gli adulti di poter meglio comprendere l’evoluzione energetica ed ecologica degli ultimi anni, e quindi essere facilitati nelle scelte cui saremo chiamati nel futuro.

Le Associazioni:  Augusta Photo Freelance – AVULSS – Guardia Costiera Ausiliaria – Gruppo Spontaneo Donne e Mamme – Hangar Team – Legambiente – Icob – Shloq – Stella Maris – Studenti non Indifferenti – Sciuscià Associazione Culturale- Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti  Sez.Augusta- Unitre Augusta, con la collaborazione del CEA e con il patrocinio del Comune di Augusta

Comunicano  l’esposizione al pubblico della mostra intitolata Cittadino Planetario

Dal 20 al 28 Maggio  presso Palazzo Vinci in Via P. Umberto 230

 

Dal 4 al 5 Giugno  presso la Banchina “Tullio Marcon” della M.M.  

 

 

La mostra è stata realizzata dal Co.Pe. – (Cooperazione Paesi Emergenti) in collaborazione con l’associazione ManiteseSicilia e Greenpeace  ed è composta da 14 pannelli a colori 140 x 100 cm e da alcune installazioni che mostrano esempi concreti e facilmente accessibili di alternative nella gestione quotidiana delle risorse, quali una “cucina solare”, una “compostiera”, un “impianto ad energia solare” con pannello fotovoltaico per la produzione di elettricità. Attraverso un percorso tra ARIA, ACQUA, TERRA e FUOCO si affrontano temi quali:  “energie rinnovabili” – “risparmio energetico” – “effetto serra ed inquinamento”-  “acqua” – “rifiuti”.

Giorno 20 Maggio  alle ore 19:30, presso  Palazzo Vinci,  l’inaugurazione ufficiale alla presenza del sindaco avv. Carrubba Massimo, dell’assessore all’ecologia ing. Accolla Michele e degli organi di stampa.

  G.T.

 

Torna a splendere il quadro del “Battesimo di Cristo” nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù ad Augusta.

Tela_-_Battesimo_di_Cristo..jpgAUGUSTA. Un dipinto – olio su tela – ritorna a splendere nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù. Trattasi del “battesimo di Cristo” – pala d’altare di anonimo pittore – risalente alla metà del novecento. Nell’opera possiamo scrutare l’effige del Cristo Gesù nell’atto di ricevere il battesimo da San Giovanni Battista – raffigurato a sinistra – secondo i caratteri dell’iconografia classica. In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito Santo discendere su di lui come una colomba (Mc 1, 9-10).  Nell’opera si evince una dimensione verticale, ossia il legame di Gesù con il padre. Un legame valorizzato dal sacramento che sta per ricevere il Cristo, con l’effusione dello spirito santo in forma di candida colomba e dai raggi luminosi che si librano da essa. Il cielo terso è solcato da nuvole e due angeli in alto a destra, rendono ancora più sacrale la scena come se fosse tutto in primo piano. La dimensione orizzontale, ossia il legame tra l’umanità e il verbo incarnato, che nell’opera è inequivocabilmente segno della conversione, è arricchita da un angelo e due figure dai contorni femminili con lo sguardo rivolto al Cristo. La scena risulta essere delimitata dalle rive – leggermente ondulate – del fiume Giordano, le cui acque limpide e trasparenti, danno la misura della profondità dello spazio prospettico e della lontananza dai corpi. A sinistra Giovanni il Battista – con in mano una ciotola – compie il suo gesto. Detta ciotola rappresenta il punto di equilibrio della dimensione orizzontale – così come la colomba – rappresenta il punto di equilibrio della dimensione verticale, dando armonia alle distanze tra le diverse figure dell’opera. Alla trinità alludono altresì gli angeli stessi, in numero di tre e i colori dei loro abiti. Il dipinto è tornato a distanza di trent’ anni nella stessa parete del presbiterio dove era originariamente esposto, rappresentando un nuovo tassello nel lungo processo di recupero artistico dell’edificio sacro. La tela – rimossa nei primi anni ottanta durante i lavori di ristrutturazione dell’interno dell’abside e da allora rimasta in deposito nei locali della sagrestia – è stata sottoposta ad un intervento di restauro, che ha permesso di ravvivarne i colori, nonché il recupero della cornice.

    Seby Gianino

DONATO IL “CARRO MATTO” AL MUSEO STORICO DI FORTE “CAVALLI”

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Messina 24 marzo 2011

 Un nuovo reperto sarà presto a disposizione presso il Museo Storico della Fortificazione dello Stretto di Messina di Forte Cavalli (Larderia): si tratta del “carro matto”, esemplare donato al Museo Storico dai fratelli Angelo, Andrea e Francesco Privitera di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) per documentare i “carrumatti”, particolari carri da trasporto utilizzati per la costruzione delle fortezze dello Stretto nel tardo ‘800. 

carrumatto 2.JPGIl reperto si trova ora presso l’Arsenale Militare dove, nell’ambito dei consolidati rapporti culturali che legano l’importante struttura dell’Agenzia Industria Difesa e il Museo di Forte Cavalli, grazie alla disponibilità dell’ing. Gian Francesco Cremonini, verrà restaurato da maestranze specializzate. Il Museo della Fortificazione dello Stretto di Messina, realizzato con la collaborazione della Fondazione Bonino Pulejo e del Comune di Messina, si presenta con nuovi reperti e, anche per quest’anno, la storica sala adibita in origine al controllo del fossato e del ponte levatoio del Forte. Il percorso del Museo, partendo dagli importanti studi balistici del generale Giovanni Cavalli, inventore della rigatura dei cannoni, attraverso le sale del forte, racconta la storia della difesa dello Stretto dal periodo post-unitario alla Seconda Guerra Mondiale mediante tavole iconografiche e oggetti appartenenti alla struttura. Il Museo offre l’occasione di conoscere un pezzo di storia dimenticata della città di Messina e i giovani, in particolare, avranno l’occasione di “toccare con mano” la storia studiata sui libri attraverso i filmati dell’Istituto Luce, le bombe d’aereo cadute sulla città, le carte annonarie necessarie a ricevere pane e minestra durante l’ultimo conflitto mondiale, i reperti, le mostre fotografiche e la rassegna di armi, uniformi e materiali.

  Enrico  Casale