AUGUSTA 13 MAGGIO 1943: NON IL SUONO DELLE CAMPANE.. MA L’ULULARE DELLE SIRENE

untitl1AUGUSTA – Quel grigio giovedì del maggio ’43 fu la giornata della “MEMORIA” per Augusta, martoriata dal duplice rabbioso bombardamento che rase al suolo oltre la metà dell’abitato, trascinando nel vortice di una morte cruenta settanta cittadini inermi ed innocenti. Memoria lungamente obliterata e tradita, allorquando anni or sono, chi scrive, attraverso pervicace e costante insistenza, sollevò l’attenzione della Civica Amministrazione che con delibera n. 32 del 15/02/2011 dichiarò il 13 maggio 1943 “Giornata della memoria”. Ho raccolto con soddisfazione che, almeno dal 2009 a seguito della pubblicazione del mio volume sull’argomento, scosse il torpore e il colpevole silenzio di tanti storici o cultori di storia patria locale, che bene o male di questo segmento di storia augustana ne hanno fatto oggetto di pubblica attenzione. È bene precisare che questa “giornata” non deve solo rimanere una mera enunciazione documentale racchiusa in una delibera municipale perché essa è un pezzo di storia eroica della Città di Augusta e del suo popolo che la scrisse col proprio sangue. Essa non appartiene al singolo sopravvissuto o meno all’evento, né alle private Associazioni, o a Gruppi o Circoli che indebitamente se ne assumono l’ostentazione rievocativa. Spetta, solo e solamente alla Pubblica Amministrazione, alle Istituzioni storico culturali, rievocare e dare il giusto riconoscimento alla ricorrenza, non foss’altro per rendere onore e rispetto a tutti coloro che, allora, persero la vita silenziosi e senza gloria. Or bene, tale evento deve assurgere a simbolo permanente della nostra storia cittadina, e deve sopperire alla lunga e ripetuta negligenza delle Amministrazioni Comunali succedutesi nel tempo, per non avere avuto la sensibilità, per lo meno, di intitolare una via, un vicolo, persino uno slargo, invece di essersi arroventato il cervello a ricercare titoli e personaggi, decisamente estranei al territorio. Non ci stancheremo, quindi, di ripetere ad alta voce che esso EVENTO è un segmento del passato della città, che fa parte a pieno diritto della “STORIA CITTADINA”, che anzi, senza tema di essere smentita, cogliamo l’occasione di poter affermare che da solo legittima Augusta al riconoscimento al “merito del valor civile”. Tale argomento, sarà oggetto di più ampia trattazione in un prossimo servizio. Concludiamo annotando, con piacere, che quest’anno la Pubblica Amministrazione e l’Istituzione di Storia Patria ed altre legalmente riconosciute daranno ampio risalto alla rievocazione e commemorazione della “giornata” a dimostrazione che essa, veramente, appartiene alla Città.

    Francesco Migneco

LE PRECISAZIONI RELATIVE AL RICONOSCIMENTO DEL “VALOR CIVILE” ALLA CITTA’ DI AUGUSTA, DA PARTE DI CHI LA GUERRA L’ HA VISSUTA VERAMENTE

CONTEROSSOAUGUSTA – Ho letto con molta attenzione l’articolo pubblicato nel quotidiano La Sicilia del 31 luglio scorso, relativo al riconoscimento del “valor civile” alla città di Augusta. Ritengo precisare, lungi dal recare offesa a chi non c’è più che, già da tempi remoti, il sottoscritto s’è battuto per quella “sensibilizzazione mirata ad attenzionare l’argomento”.

Premetto che se di “precise informazioni” si deve parlare, allora è corretto e doveroso che “tali precisazioni” debbano essere complete. Intanto, i fatti riportati nell’articolo sono manchevoli dell’episodio dell’affondamento dell’ Esploratore Pancaldo, verso i cui naufraghi la generosità del popolo augustano non fu minore di quella profusa ai superstiti del Conte Rosso. Poi, relativamente e specificatamente all’evento più saliente, quello del 13 maggio 1943, già nel lontano 1999, il sottoscritto esordiva pubblicamente, suscitando la “memoria” di quel giorno, ingiustamente tradita per decenni. E la pubblicazione del mio libro Augusta, 13 maggio 1943 – l’ inferno scese dal cielo, certo non ignoto agli interessati lettori della storia augustana, seguiva il lavoro silenziosamente svolto, laddove per la prima volta si parlava del titolo di “Giornata della Memoria”, poi recepito dall’ Amministrazione comunale del 2011. Sarebbe ultroneo, vale sottolineare, e vistosamente, che del detto avvenimento principale, cioè del 13 maggio, nessuno può ammantarsi di ciò che non gli è dovuto per nulla aver fatto o perché, sino a oggi, ha scarsamente fatto. Il sottoscritto va fiero dell’impeto e della convinzione con cui ha portato avanti il problema che, da solo, ne legittima i presupposti per il dibattuto riconoscimento, e quando, ancora, gli odierni menestrelli, di qualsiasi fascia essi siano ammantati, non erano neanche nati, ignari, quindi, di distinguere il fischio di una locomotiva da quello terrificante di una bomba d’aereo. Non ho cercato e non cerco medaglie o citazioni più o meno banali, ma dico che vado soddisfatto perché dell’argomento si parla, anche se qualcuno, falsamente paludato, ne parla solo per parlare, riferendo “espressioni” già espresse.

Mi auguro, infine, che siano conseguiti risultati concreti, attraverso il costante impegno di tutti coloro, deputati per competenza, preparazione e titolo, a trattare l’argomento, lungi dagli sterili interventi.

Con l’ augurio che vogliate rendere pubbliche queste mie precisazioni, per amore di verità.

Avv. Francesco Migneco

Al Circolo Ufficiali della Marina Militare, presieduto dal C.V. Giuseppe Barbera, Francesco Migneco e Giorgio Càsole ricordano i morti del ’43

Auspicata una giornata di commemorazione nelle scuole cittadine

43AUGUSTA. Alla fine, l’emozione era visibile in tutti. Il giudizio è stato  bene espresso, al momento dei ringraziamenti,  dal presidente del Circolo Ufficiali M.M., il capitano di vascello Giuseppe Barbera: “Ringraziamo l’avv. Francesco Migneco per l’emozione che ci ha fatto provare nel raccontarci  le sue personali sensazioni di dodicenne che visse quei  momenti terribili; ringraziamo il prof. Giorgio Càsole 432per l’emozione che ci regalato grazie al pathos trasfuso nell’interpretare la poesia dell’augustano Giovanni Satta, testimone anch’egli, oggi scomparso; grazie anche alla maestra Laura Vinciguerra che ha saputo trasmetterci emozioni  per ll’arte con cui ha eseguito bellissime arie all’arpa, uno strumento che ritengo fra i più difficili e “importanti”.  Mercoledì 28 maggio il Circolo Ufficiali della Marina Militare di Augusta ha ospitato una conferenza sul tema “Augusta 13 maggio 1943. L’inferno disceso dal cielo. Memoria e cronaca di un giorno vissuto e sofferto”. Relatore l’avvocato Francesco Migneco, il quale, appena adolescente,  fu testimone di quel tragico giorno di guerra che vide i bombardieri americani sganciare un’ impressionante quantità di bombe sulla città: ingentissimi danni e la morte di tante persone, tra cui alcuni bambini, oltre a un gran numero di feriti. Dopo  il saluto iniziale del presidente  Barbera, il prof. Càsole ha ricordato: ”71 anni fa, il 13 maggio del 1943, Augusta fu praticamente rasa al suolo  dal furioso bombardamento dei Liberators  americani, imponenti velivoli con quattro motori, detti altrimenti fortezze volanti. La popolazione , però, era stata preavvertita, il giorno prima , attraverso il lancio di migliaia di volantini e invitata a evacuare la città. Gli augustani, perciò, nei paesi vicini, Sortino, Melilli, o s’erano rifugiati nelle grotte dei rilievi prospicienti l’isola.

Continua a leggere

MERCOLEDI’ 28 MAGGIO SARANNO COMMEMORATI I MORTI DEL ’43 AL CIRCOLO UFFICIALI

migneco casoleAUGUSTA – Mercoledì 28 maggio, alle ore 19.00, presso il Circolo Ufficiali di Augusta, serata commemorativa dei morti del maggio 1943 dal titolo “L’inferno scese dal cielo”, cronaca e storia di una pagina vissuta e narrata da Francesco Migneco, già pretore onorario di Augusta, autore di un libro con lo stesso titolo con l’introduzione del giornalista Giorgio Càsole, docente liceale e autore di vari libri su Augusta, e l’epilogo musicale dell’arpista Laura Vinciguerra.

imagesLaura Vinciguerra si diploma con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di Musica di Perugia, perfezionandosi poi con Victoria Jordanova, Judith Liber, Cathrine Michel e Susanna Bertuccioli. Dopo il diploma consegue con il massimo dei voti e la lode la specializzazione di laurea di II livello in interpretazione solistica e si abilita brillantemente in didattica strumentale.

Continua a leggere

L’ASINO, LA METAMORFOSI E IL FANNULLONE

Una favoletta allegorica dell’augustano Francesco Migneco, sopravvissuto ai bombardamenti del 13 maggio 1943, ricordati in quest’apologo

asino-ragusano.jpgAUGUSTA- È una favola, ma non lo è! Spesso nella vita accade che essa si avveri, e chi se la sente se la suoni.  In una tranquilla e ridente cittadina che si affacciava sul mare azzurro, quasi a confondersi in un idilliaco abbraccio con quello del cielo, e di fronte a farle corona, un massiccio e ameno promontorio, da cui si poteva ammirare tutta la sua bellezza, vivevano un asino e un fannullone. L’asino, qualche anno più vecchio del fannullone. Questa precisazione è fondamentale nel significato del nostro racconto. La quotidiana vita dell’asino si svolgeva silenziosa, costante e laboriosa. Attendeva al proprio lavoro meritando sovente di pascolare libero e nutrirsi del pascolo della vita. Il fannullone, invece, che per atavica eredità aveva acquisito tutti i vizi e nessun pregio, bighellonava lezioso per il paese a far niente. Anzi, si diceva in giro, che se per avventura avesse incontrato “il Lavoro” di gran fretta girava di “bitta”. Così passavano gli anni l’uno nel suo laborioso lavoro, l’altro a restare fannullone. Avvenne tutto all’improvviso in un uggioso giorno di maggio. Nel cielo giuggiulavano sparse nuvole,  ove a tratti il sole faceva capolino, lasciando trasparire il tiepido calore dell’incipiente primavera. Nulla faceva presagire l’avventarsi del peggio, anche se verso mezzogiorno si era levato un venticello di maestrale del tutto fuori stagione che presto divenne tempesta. E fu d’improvviso!

Un tumultuare procelloso, violento, impietoso, distruttore e distruttivo che non lascia scampo. Un fortunale: forza incontrastata della natura. Le povere case del paese vennero sventrate e sollevate dal vortice, e danzavano nell’aria come fuscelli, tra le urla, le grida  e il terrore della gente travolta dalle macerie, trafitta dai rottami appuntiti conficcati nella carne macerata. In quell’inferno così repentino sceso dal cielo, dove era l’asino e dove era il fannullone? Bene! L’asino, assistito da  una buona stella, trovandosi nel mezzo di quella bufera, trovò un provvidenziale ed estremo rifugio in un piccolo anfratto che lo risparmiò dalle serie ingiurie del fortunale. Portò per tutto il tempo a venire, nel cuore e nella mente i tragici momenti vissuti. E il fannullone? Alle prime avvisaglie del fortunale non si trovava in paese, ma andò a rifugiarsi nelle sicure grotte del promontorio da dove la tempesta scorse marginalmente. Accucciato, pavido, tra l’altro com’era, in un angolo lontano dagli ululati del vento, dalle raffiche scroscianti della tempesta. Il fortunale si abbatté sulla povera cittadina per due volte consecutive sommando lutti a distruzioni. Quando tornò la quiete, una quiete che rivelava il silenzio della morte, lentamente i superstiti laceri martoriati, provati, inebetiti si riversavano sulla strada. L’asino da quella tragica giornata visse e sopravvisse e portò negli occhi e nella mente quello spettacolo immane e disumano. Quando, come appresso diremo avviene la metamorfosi e l’asino potrà dire di quell’evento, perché solo chi lo vive lo conserva nella memoria. Il fannullone, uscito indenne dal sicuro rifugio si limitò a guardare dall’alto del promontorio il paese livellato dal fortunale, il denso fumo che si levava dalle case distrutte, la vagante immensa nuvola di polvere che si estendeva da un capo all’altro dell’abitato. Null’altro. Trascorre il tempo e la vita continua. Mutano le condizioni, gli usi e i costumi, avvenne la metamorfosi dell’asino:  mangiò la corona di alloro  che gli consentì di perdere le sue animali sembianze e diventare un essere mortale, un uomo. Portò con sé laboriosità, costanza, tolleranza, propensione allo studio e sacrificio, tant’è vero che supera meritatamente i gradi di insegnamento, approdando al titolo delle querce incrociate. E il fannullone? Rimase tale, schiacciato dalla propria neghittosità, tentando senza successo di avviarsi al commercio e diventare commerciante. Vivacchiò sino ai capelli grigi, rimanendo misero bottegaio. Il tempo trascorre ancora, trascinando lentamente sia l’asino della metamorfosi e sia il fannullone verso l’inesorabile vecchiaia. E venne il tempo della memoria! Quell’antico fortunale, per moltissimi anni la comunità cittadina l’aveva dimenticato. Aveva dimenticato soprattutto quelle vittime che in quel frangente, vennero strappate crudelmente alla vita. Era stato, invero, un segmento di memoria rubato ai morti e alla storia della città. Ebbene, l’asino della metamorfosi diventato uomo non aveva dimenticato ciò che visse e sofferse,  e poi disse a gran voce, e poi scrisse suscitando la memoria tradita, riproponendo il segno dell’orgoglio, della gratitudine della città, ad onorare le vittime di quel disastro. Guarda caso un’esplosione di coscienza collettiva? Farsi avanti una pletora di storici da garitta, di pseudo cultori di storia patria fino ad allora ignari e in letargo, calcare la ribalta dell’apparire, alla stessa stregua di scribi e farisei  a dissacrare il tempio, a fasciarsi di un simbolo non suo e rendere testimonianze non loro. Anche il fannullone, canuto per vecchiaia e non anche per fatica, dirsi testimone di quell’antico inferno di maggio. Cosa poteva, come non può, dire e aggiungere a cosa aveva già detto e scritto l’uomo della metamorfosi, l’unico a poter narrare e dire: “…io c’ero…” Lui, il fannullone, che il paese aveva sempre considerato tale, cercava anche una sua risibile scena, egli, il fannullone del “giro di bitta”. Per inciso e al fine di comprendere meglio il senso della nostra favola è bene dire che quando quel fortunale di maggio s’avventò come uccello rapace sul paese inerme, l’asino della metamorfosi contava quasi tredici anni, già adulto per le privazioni e sofferenze e prima del suo ciclo biologico. I protagonisti di questa favola vivono ancora in essa. Il Fannullone vegeta e continua a bighellonare, tanto che fatica ha fatto per vivere, non ha mai conosciuto il freddo pungente dell’alzarsi all’alba per raggiungere il lavoro, ne’ ha conosciuto la brezza mattutina dell’estate, nè provare l’ebbrezza di vedere le ultime stelle svanire lentamente nel cielo, catturate dal suo azzurro infinito. Infine, l’asino che mangiò la corona di alloro e la metamorfosi lo rese uomo, divenne un rispettato essere normale, ben visto dalla comunità, pieno di risorse, di rispettata intelligenza, di costante laboriosità, parsimonioso, comprensivo e tollerante, mentre il fannullone è rimasto e rimane tale, ignorante piatto, come nella scuola, così nella vita.-

 

       Francesco Migneco

AUGUSTA / NON DIMENTICHIAMO IL BOMBARDAMENTO DEL 13 MAGGIO 1943 – di Gaetano Gulino

AUGUSTA – Questo il titolo ed il messaggio dell’iniziativa congiunta del Circolo Unione di Augusta e del Comando Militare Marittimo Autonomo in Sicilia che, unitamente ai Club Service cittadini Rotary, Lions, Kiwanis, Fidapa, Inner Wheel e all’Associazione Lamba Doria, hanno commemorato il 70° Anniversario del Bombardamento di Augusta. La cerimonia si è svolta nel salone di rappresentanza del Circolo Unione di Augusta, domenica 12 maggio 2013. Il minuto di silenzio iniziale ha ben delineato il taglio dato alla cerimonia. Il numeroso  pubblico composto da autorità civili, militari, presidenti e rappresentanti dei vari Club Service e di associazioni ed istituzioni varie, studiosi ed addetti ai lavori, interessati cittadini e rappresentanti della stampa sono stati accomunati dal ricordo di quel tragico evento e dalla solidarietà ai parenti ed amici delle innocenti vittime del bombardamento del ‘43. Il 13 maggio 1943 fu infatti un giorno di disperazione e di lutto per la popolazione augustana, morirono oltre 60 persone tra uomini, donne e bambini.

Avevano avuto l’unica colpa di abitare in un’isola molto importante dal punto di vista strategico-militare, come del resto era avvenuto durante i sette secoli di storia precedente. Dopo i due bombardamenti delle ore 12,50 e delle 13, 40 da parte dei 53 aerei americani “Liberators” , Augusta si presentava “ come un enorme calcinaccio fumigante, oppresso da una coltre di polverone gialliccio e adagiato su un mare stravolto da cerchi che ribollivano, colorati dal fango, dall’argilla e dall’alga” . La presidente del Circolo Unione, dott.ssa Gaetana Bruno Ferraguto, ha introdotto i lavori e ringraziato gli intervenuti e tutti coloro che hanno contribuito, ognuno per quanto di propria competenza, all’organizzazione della serata. Il C.A. Roberto Camerini ha relazionato in modo completo e tecnico sugli scenari internazionali bellici che precedettero i bombardamenti del 13 maggio su cui successivamente l’avv. Antonello Forestiere, Direttore del Museo della Piazzaforte,  si è soffermato arricchendolo di ulteriori informazioni. Il dott. Alberto Moscuzza Presidente della Associazione Lamba Doria ha quindi affrontato il tema dei soccorsi dopo l’incursione approfondendo il ruolo e l’organizzazione dell’U.N.P.A. Ha inoltre esibito, attingendo dalla sua collezione privata, documenti originali dell’epoca e  cimeli del tempo  quali elmetti e maschere antigas.  La serata ha previsto anche l’esposizione,  da parte dei Vigli del Fuoco di Siracusa, di foto originali raffiguranti le conseguenze tragiche  del bombardamento, e negli intervalli tra i vari interventi le proiezioni di immagini e filmati che hanno coinvolto emotivamente il pubblico.Un particolare ricordo ed omaggio è stato rivolto nei confronti di tre alti rappresentanti della Storia Patria di Augusta nelle figure rispettivamente dell’ing. Tullio Marcon, del prof. Giuseppe Messina e del preside Giovanni Satta. A quest’ultimo è stata dedicata la proiezione della  recita originale della propria poesia “Il 13 maggio 1943” composta nel 1991, recita che poi è proseguita dal vivo grazie ad una ottima performance del prof. Giorgio Casole.Il pubblico, commosso, ha lasciato il salone dopo circa due ore di cerimonia, nonostante il rammarico di qualcuno dei presenti che avrebbe voluto esprimere la propria diretta testimonianza o avrebbe voluto apportare qualche ulteriore contributo e precisazione.

 Gaetano Gulino

IL 13 GENNAIO 2012 -13 MAGGIO 1943 – STORIE PARALLELE

nave-concordia-web.jpg

Quel 13 gennaio 2012, per l’estrosità di un Comandante, una delle più fascinose navi da crociera della Costa, la CONCORDIA, si andava ad incastrare sulla scogliera dell’Isola Del Giglio, trascinando con sé, 32 vittime, di cui alcune, ancora, le custodisce il mare. E’ passato soltanto un anno dall’evento, e il Comune del Giglio, unitamente alla sensibilità di molti cittadini interessati o meno, hanno voluto rievocare la giornata, onorando la memoria degli scomparsi, scoprendo una significativa lapide incastonata sullo stesso scoglio, che guarda quel mare che li ha inghiottiti. Guarda caso, è sempre il 13, che storicamente, conta tragedie di queste dimensioni. Il caso Concordia, ancora sfiancata sugli scogli come una balena bianca spiaggiata, è un incidente di percorso, dovuto ad errore, o meno, umano. Ma quel 13 di maggio 1943, che colpì selvaggiamente la Città di Augusta, causando circa 100 morti, dilaniati dalle esplosioni, scarnificati dagli spezzoni incendiari, schiacciati dalle macerie, fu un incidente? Certamente, no! Ma un atto voluto, un atto di una guerra infame, e non voluta, che coinvolse quei nostri concittadini nello spaventoso massacro che, a molti di loro, tolse persino il diritto ad un nome e ad una tomba. Lo scorso 13 gennaio 2013, il Comune del Giglio e i cittadini e le istituzioni non hanno perso tempo ad onorare la memoria dei 32 morti, ed appena al 1° anniversario della tragedia. Invece, di quel 13 maggio 1943, ad Augusta, vi è stato un ingiusto “vuoto della memoria”, quasi una, altrettanta, ingiusta ingratitudine della Città verso quelle vittime che, non impugnando le armi, giacquero, come combattenti di prima linea. E si, proprio la commemorazione del Giglio, ci ha dato l’occasione di ricordare il nostro 13 maggio 1943. Quella MEMORIA, lungamente tradita, ignorata per quasi 60 anni. Solo, alcuni anni fa, chi vi scrive, sollevò e gridò con forza, l’argomento. Protestò perché, finalmente, l’olocausto cittadino del 13 maggio 1943, avesse il giusto posto nella storia del luogo a cui essa appartiene. Alla fine, dopo tanti lustri, l’indifferenza e l’avvilente silenzio, come se quel fatto storico fosse estraneo alla Città, vennero dissipati e l’attenzione prese il loro posto. Vi fu un sussulto di storici, più o meno improvvidi, che si proiettarono nella ribalta dell’apparire, che lancia in resta, si dichiararono “convinti a colmare quell’ingiusto vuoto di memoria e di storia patria”. Comunque sia, però, gente che, in effetti, l’argomento lo prese a cuore ce ne è stata, e fortunatamente, ce ne è. Moralmente, chi scrive, si ritiene soddisfatto, perché il proprio impulso ha avuto ragione. Perché, attorno ad esso è fiorito l’interesse della comunità cittadina, della stampa e di ogni altro mezzo di informazione, a tal punto, da convincere la passata amministrazione comunale, nel 2011 a riconoscere con atto ufficiale il 13 maggio 1943 “GIORNATA DELLA MEMORIA CITTADINA”, mettendo, così, fine al lungo ed incredibile silenzio. Quest’anno ricorre il 70° anniversario di quell’inferno di ferro e fuoco, e se la spirale della morte non le avesse, prematuramente, spezzata la  vita oggi, alcune delle vittime di quella giornata, festeggerebbero il loro settantesimo compleanno. Or bene, sicuramente, chi ne ha l’autorità, e non solo essa, non dimenticherà la speciale ricorrenza, ricordando che le testimonianze commemorative, appartengono a tutti i cittadini, senza distinzione o privilegio alcuno, qualunque sia il colore della fascia che li cinge. Tutti debbono partecipare, come segno di orgoglio, e soprattutto, onore verso la memoria, rubata per tanto tempo, a quei nostri concittadini che ci hanno preceduti, ed incolpevolmente, stroncati. Così, onoreremo, ancora quel frammento di “memoria perduta”, ed oggi ritrovata, a cui bisogna inchinarsi silenti e con rispetto. E va una esortazione a tutti, specie ai cultori di storia patria, perché assumano il compito di consegnare alle generazioni avvenire, una storia da non dimenticare, per far si da contrastare, nel tempo, il rischio dell’oblio. Poter dire, invece, che lo spirito di quei cento morti, sopravvive nella memoria dei vivi. Non a caso, chi vi scrive, di tale giornata ne ha tratto un libro “Augusta: 13 maggio 43 – L’inferno scese dal cielo”, testimonianza personale di quello spaventoso evento, vissuto e sofferto ai limiti della umana sofferenza. Nell’approssimarsi della ricorrenza, ritorneremo ad approfondire l’argomento.

            Francesco Migneco

13 Maggio 1943: al liceo Mègara i ricordi del bombardamento del 1943 che rasero al suolo Augusta

1943.jpg

AUGUSTA. Una tra le più belle conferenze svoltasi nell’anno scolastico  in corso quella tenutasi  qualche giorno fa nell’aula magna- teatro Comunale e che ha visto incontrarsi due generazioni per discutere e per ricordare un evento che ha segnato la storia della nostra città: il bombardamento del 13 maggio 1943, da parte degli Americani, che rase al suolo la città. L’evento, organizzato e condotto dal professore Alfio Castro, ha visto coinvolte le classi quarte e quinte dei tre indirizzi classico, scientifico e socio psicopedagogico, con la collaborazione della locale sezione dell’Unitrè (Università della terza età, il cui presidente Caramagno ha illustrato la grandiosità dell’evento e l’importanza che ha per la loro associazione, ha dato il via all’incontro che ha visto il teatro gremito di studenti ansiosi di apprendere dai “più grandi”. Anche la dirigente scolastica Maria Concetta Castorina ha voluto ringraziare i suoi studenti per la partecipazione e i rappresentanti dell’Unitre per la proficua collaborazione, sottolineando come il ricordo di quei drammatici momenti rimanga sempre vivo anche a distanza di tempo. La conferenza di grande spessore culturale nonché di immane memoria storica ha suscitato fin da subito l’interesse dei giovani studenti che sono rimasti rapiti dal racconto dell’avvocato Antonello Forestiere, direttore del Museo della Piazzaforte,  aggiungendo tale episodio al loro bagaglio culturale. Ma se il semplice racconto a carattere informativo ha particolarmente scosso gli animi dei ragazzi, è stato il video documentario Chista è a guerra a far sentire a pelle l’orrore del secondo conflitto mondiale e l’orrore delle stragi e delle morti avvenute nella stessa terra che ogni giorno ci accingiamo a calpestare quasi con superficialità. Il video è stato realizzato da Antonino Caramagno e Roberto Furnari,  integrando filmati e fotografie storiche con le testimonianze di persone che hanno vissuto la guerra e i cui occhi sembrano ancora contenere quelle stesse immagini di morte e dolore. Dal video i ragazzi hanno potuto apprendere cronaca di quel periodo, vie e sobborghi di Augusta distrutti dai bombardamenti. A conclusione del documentario, la cui visione integrale è stata richiesta a gran voce dagli studenti, sono state distribuite centocinquanta copie del DVD agli alunni delle classi quinte. “Una cosa è certa, ai noi giovani studenti rimarrà marchiata a pelle la data 13 maggio 1943, una data di cui un augustano continuerà a portare i segni indelebili.” – ha sottolineato chi scrive.

        Silvia Mattei  nella foto, la dirigente scolastica Castorina e il presidente UNITRE di Augusta, Giuseppe Caramagno 

68° Anniversario del bombardamento aereo statunitense su Augusta

IL COMUNE RICORDA I MORTI DEL 13 MAGGIO 1943,  MA FRANCESCO MIGNECO NON VIENE INVITATO

 migneco e càsole nell'aula magna.jpg

 

AUGUSTA. Il 68° Anniversario del bombardamento aereo statunitense su Augusta del 13 maggio 1943 che provocò sessantadue vittime civili e profonde distruzioni nell’abitato è stato celebrato, nell’ auditorium “Don Paolo Liggeri” del civico palazzo San Biagio,  con una conferenza di carattere storico-militare organizzata dal Comune per il tramite dell’assessore alla Cultura, Giovanna Fraterrigo,  in collaborazione con il “Museo della Piazzaforte”, rappresentato dal suo direttore, Antonello Forestiere. L’Assessore ha informato che l’amministrazione comunale ha dichiarato  ufficialmente con apposito atto amministrativo il 13 maggio giornata della memoria di quel luttuoso evento di guerra. Ha ribadito l’importanza del museo quale elemento indispensabile per l’attività scientifica di ricerca, manutenzione e tutela di cimeli militari relativi alle vicende storiche belliche in cui la città è stata coinvolta, oltre che quale volano di iniziative culturali autonome e in collaborazione con altri sodalizi aventi analoghe finalità. Il direttore  Forestiere ha tratteggiato il quadro generale della situazione militare nel Mediterraneo nel 1943, evidenziando le ragioni che diedero origine al poderoso attacco aereo statunitense su Augusta. Si è soffermato  ad approfondire le differenze operative adottate dagli inglesi e dagli americani in merito alle attività di bombardamento, descrivendo poi caratteristiche e limiti del sistema difensivo antiaereo della Piazzaforte oltre che le fasi dell’attacco aereo alla città. Il siracusano presidente dell’associazione storico-culturale “Lamba Doria”, Alberto Moscuzza, ha affrontato, frutto di personali ricerche,  il tema dei soccorsi dopo l’incursione soffermandosi sul ruolo e sull’organizzazione dell’U.N.P.A.(Unione Nazionale Protezione Antiaerea), anche attraverso l’esibizione di documenti originali dell’epoca riguardanti i componenti e i vari ruoli in cui era ripartita l’unità operante ad Augusta; in sala sono stati esposti alcuni cimeli della sua collezione privata,  quali elmetti, maschere antigas, manifesti e documenti. Il presidente del “Gruppo Modellisti Città di Augusta”, Domenico  Catalano, ha commentato  il pregevole modello di bombardiere quadrimotore statunitense B-24D “Liberator” realizzato in scala 1/48 dal gruppo modellisti e destinato a incrementare la collezione del “Museo della Piazzaforte”; è stato anche esposto in sala un plastico della città di Augusta con l’indicazione dei punti principali di scoppio delle bombe sganciate dalle due ondate di bombardieri americani. La serata ha avuto un gran successo di pubblico per il gran numero di persone presenti e per l’apprezzamento manifestato. L’unica nota stonata  è sembrata l’assenza di chi avrebbe potuto raccontare con le sue parole l’esperienza di quella terribile giornata, quando, appena dodicenne, subì il trauma che si è portato dentro per un sessantennio, fino a quando, lo scorso anno, ha pubblicato un libro interamente dedicato a quell’evento, Augusta, 13 maggio 1943, pubblicato a sue spese, come per sciogliere un voto in memoria dei caduti, per liberarsi, psicoanaliticamente, di un peso che gravava nella sua psiche. Ci riferiamo all’ottantenne Francesco Migneco, avvocato in pensione, già pretore onorario del circondario di Augusta, che, attraverso la sua preziosa, forse unica, testimonianza, avrebbe certamente dato un arricchimento alla serata rievocando i momenti di quella giornata, come li ha rievocati,  in anni recenti, in  varie occasioni pubbliche e private, di cui la stampa quotidiana si è occupata, battendosi sempre perché QUEI POVERI MORTI FOSSERO RICORDATI. . Indimenticabile testimonianza offerta l’anno scorso, proprio di questi tempi, agli alunni del liceo “Mègara”, che lo  ascoltarono con  riverente silenzio, fino alla commozione.

Come mai non era presente alla serata?, abbiamo chiesto all’avv. Migneco.  Non mi hanno invitato, è stata la malinconica risposta.

       

     G.C.