De Magistris: “Punito perchè ho fatto solo il mio dovere”.

Al Sig. Presidente della Repubblica
Piazza del Quirinale ROMA

Nuova immagine.jpgSignor Presidente, scrivo questa lettera a Lei soprattutto nella Sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. E’ una lettera che non avrei mai voluto scrivere. E’ uno scritto che evidenzia quanto sia grave e serio lo stato di salute della democrazia nella nostra amata Italia.
E’ una lettera con la quale Le comunico, formalmente, le mie dimissioni dall’Ordine Giudiziario.
Lei non può nemmeno lontanamente immaginare quanto dolorosa sia per me tale decisione. Sebbene l’Italia sia una Repubblica fondata sul lavoro – come recita l’art. 1 della Costituzione – non sono molti quelli che possono fare il lavoro che hanno sognato; tanti il lavoro non lo hanno, molti sono precari, altri hanno dovuto piegare la schiena al potente di turno per ottenere un posto per vivere, altri vengono licenziati come scarti sociali, tanti altri ancora sono cassintegrati. Ebbene, io ho avuto la fortuna di fare il magistrato, il mestiere che avevo sognato fin dal momento in cui mi iscrissi alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Federico II” di Napoli, luogo storico della cultura giuridica. La magistratura ce l’ho nel mio sangue, provengo da quattro generazioni di magistrati. Ho respirato l’aria di questo nobile e difficile mestiere sin da bambino. Uno dei giorni più belli della mia vita è stato quando ho superato il concorso per diventare uditore giudiziario. Una gioia immensa che mai avrei potuto immaginare destinata a un epilogo così buio. E’ cominciata con passione, idealità, entusiasmo, ma anche con umiltà ed equilibrio, la missione della mia vita professionale, come in modo spregiativo la definì il rappresentante della Procura Generale della Cassazione durante quel simulacro di processo disciplinare che fu imbastito nei miei confronti davanti al Csm. Per me, esercitare le funzioni giudiziarie in ossequio alla Costituzione Repubblicana significava tentare di dare una risposta concreta alla richiesta di giustizia che sale dai cittadini in nome dei quali la Giustizia viene amministrata. Quei cittadini che – contrariamente a quanto reputa la casta politica e dei poteri forti – sono tutti uguali davanti alla legge. Del resto Lei, signor Presidente, che è il custode della Costituzione, ben conosce tali inviolabili principi costituzionali e mi perdoni, pertanto, se li ricordo a me stesso.

Zecche uccise con la fiamma ossidrica

zecca.jpgLe zecche uccise con la fiamma ossidrica. Possibile?  Sì, è possibile.  E’ accaduto ad Augusta in una delle zone più belle del litorale: Punta Izzo. In quella zona esistono tre stabilimenti balneari, ufficialmente denominati elioterapici, riservati ai dipendenti civili, ai sottufficiali e agli ufficiali della base navale di Augusta.  In anni passati, di questi tempi , l’amministrazione comunale provvedeva a sistematiche opere di disinfestazione. Oggi le casse comunali, evidentemente, si sono talmente impoverite che non è possibile procedere a bonificare almeno le aree più soggette all’invasione  di questi e altri fastidiosi parassiti . C’è un’altra zona, oltre a quella di Punta Izzo, che è presa di mira. E’ la zona delle ex saline dove sono state costruite numerose case, un vero e proprio villaggio, che, sia detto per inciso, ogni anno viene sistematicamente allagato con l’arrivo degli acquazzoni. Questo “villaggio” è letteralmente assalito dalle zanzare che, in questo periodo, diventano più aggressive, tanto chi  vi abita è costretto a ricorrere a ogni mezzo disponibile per proteggersi: zanzariere,  fornellini con piastrine che emettono veleni, zampironi , spray medicinali, ecc: una formidabile batteria  che, a volte, è impotente, come si sono rivelati inefficaci tutte le risorse per eliminare le zecche negli stabilimenti di Punta Izzo. La fiamma ossidrica sembra essere l’unico mezzo in grado di sterminarle.  A Punta Izzo, però, la disinfestazione è stata attuata in tempi da primato, a cura del direttivo del circolo “elioterapico”, anche se, in un primo tempo, si è dovuto fare corso a mezzi troppo decisi per debellare alcune specie di zanzare troppo aggressive.

       Giorgio Càsole

Bollette pazze

acqua.jpgE’ tempo di “bollette pazze”, ma è anche tempo di bollette-lumaca. Non  pochi cittadini di Augusta si sono rivolti a chi scrive per denunciare il fenomeno nuovo, ma non per questo meno fastidioso, delle bollette inviate dal nuovo carrozzone politico SAI 8, nato per riscuotere le tariffe sul consumo dell’acqua, imposte da un altro carrozzone che ha per nome ATO 8.   Si stava meglio quando si stava peggio, cioè quando i Comuni gestivano in proprio il servizio idrico. Ad Augusta c’era un ufficio ,con pochi impiegati, che funzionava benissimo, anche perché era facilmente raggiungibile dai cittadini,l’attesa non era lunga e le risposte venivano date nei tempi dovuti, con reciproca soddisfazione.  L’adesione del Comune di Augusta al consorzio  ATO che cosa ha portato di buono? Ha peggiorato anzi il rapporto con i cittadini-utenti. L’ufficio è stato sottratto alle competenze comunali e occorre andare  in periferia, in contrada San Lorenzo, solo in alcune ore di alcuni giorni per poter interloquire con gli addetti, dopo lunghe file di attesa. Pensate alle persone  anziane, sole, o ai normali poveri cristi che devono  chiedere un permesso dal lavoro per sbrigare faccende del genere. Ma non è tutto. Le bollette prima venivano  spedite una volta l’anno. Oggi no. La SAI8 le spedisce ogni due mesi, come fanno l’ENEL e la Telecom. Mentre, però, per queste due aziende la ratio c’è giacché  sarebbe troppo oneroso pagare una volta l’anno,  dal momento  che le bollette hanno una certa “consistenza”, qui sulle bollette sono esposte cifre dell’ordine di dieci-venti euro per il consumo delle  comuni abitazioni.  E’ corretto vessare i cittadini in questo modo, soprattutto se si pensa che non solo ogni due mesi devono sottostare alle file per pagare, ma, in più,  per ogni bollettino bisogna aggiungere oltre un euro per il servizio postale?. Non è un insulto per i poveri cristi, anche dal punto di vista finanziario? Non è finita. Le bollette, invece d’essere affidate  alle Poste italiane  per il recapito, sono affidate a una ditta privata, la SMMART POST, chissà perché. In teoria perché il servizio dovrebbe essere più efficiente, più veloce. Così non è. A chi scrive, come a tanti altri, è arrivata alla fine di luglio una bolletta  in cui la  scadenza indicata  è, incredibile dictu, il 6 luglio. I poveri  cristi ,come me, dovranno pagare la mora  al prossimo turno? Oltre al danno la beffa? C’è qualcuno che  sarà in grado di rispondere?

      Giorgio Càsole

AUGUSTA DI NOTTE… E DI GIORNO

Qualche giorno prima delle elezioni europee, ad Augusta è corsa voce su un possibile trasferimento l (421).jpgdel deposito costiero Maxcom, trovandosi esso ubicato in pieno centro abitativo. Molto probabilmente chi  decise di impiantare il deposito nella centralissima via Giovanni Lavaggi, non poteva  all’epoca certo prevedere una così ampia espansione urbana, dal momento che quella, un tempo, era una zona di estrema periferia e questi grossi serbatoi industriali, oggi in bella vista, stavano collocati, diciamo, in “aperta campagna”, pur nel rispetto di quei minimi criteri di sicurezza all’epoca previsti. Nessuno avrebbe potuto immaginare che la zona, ancora oggi impropriamente denominata borgata, potesse un giorno essere così trafficata. Ormai tutti sanno che la borgata è divenuta il vero centro urbano, mentre l’attuale “centro storico”, fermo restante l’innegabile valore storico, sembra quasi in abbandono.

l (420).jpgIl centro storico, dal canto suo, non invita certo al passeggio serale, come avveniva un tempo per via Principe Umberto e ancor prima per i giardini pubblici, col suo cine-teatro Kursal, il suo secolare palco della musica, i suoi chioschi e i suoi bar. Tutto abbandonato insomma, mentre se vi capita di fare due passi da quelle parti la sera, dopo una certa ora, non meravigliatevi di quel “leggero” sentimento di profondo disagio che vi potrà assalire nel guardarvi attorno, per via di quei simpatici cani randagi che, dopo avere effettuato un lauto pasto tra i cassonetti dell’immondizia,  pare stiano lì ad attendervi per accerchiarvi, non certo per offesa, ma per accompagnarvi fedelmente durante quel frettoloso percorso che vi condurrà di rientro a casa o verso altri luoghi più sicuri.

Ecco brevemente spiegato come i giovani augustani del centro storico si ritrovano tutte le  sere al  “grande raduno piazzetta” di piazza America anziché alla villa comunale,  dopo avere attraversato via Giovanni Lavaggi o meglio,  la zona del deposito costiero Maxcom, per intenderci.

Image7.jpgVolendo voi stessi indicare la via giusta al passante in fuga dal centro storico che vorrà chiedere informazioni su come arrivare in “piazzetta”, potreste indicargli di proseguire “a naso”, per essere più dettagliati,  visto l’odore di cipolle soffritte che si sente da quelle parti la sera, quasi a volere rimembrare le prelibate pietanze delle nostre nonne, durante tutto il percorso, prima in via Lavaggi in prossimità appunto del deposito Maxcom, fino ad arrivare in piazzetta, in prossimità degli ambulanti paninari.

A questo punto mi chiedo: la ministra Stefania Prestigiacomo e il dirigente pdl Francesco Lombardo, promotori dell’iniziativa di delocalizzare il deposito costiero Maxcom, manterranno le decisioni prese poco prima delle elezioni europee? Come faranno in futuro i giovani a ritrovarsi in piazzetta senza più l’ausilio dell’odore delle cipolle?  

Una risposta a quest’ultimo quesito la darà certamente l’amministrazione comunale che ha già in previsione dei progetti per la  modernizzazione dei giardini pubblici e di tutto il centro storico; diversamente, se ciò non dovesse avvenire, pazienza, si potrà eventualmente ricorrere all’uso del tom tom.  

      GIUSEPPE  TRINGALI

MEGARA AUGUSTA: il Presidente indignato

fotomegara 2008-09.jpgDa Presidente della prima squadra cittadina, che porta il nome del glorioso Megara Augusta, sono disgustato per lo stato di cose riguardo il problema della mancanza del campo sportivo ad Augusta. E oramai da tre anni e mezzo che siamo costretti  peregrinare presso altre struttre vicine o quasi vicine. Come tutti sanno ci alleniamo oramai da due anni a Villasmundo, dove PAGHIAMO UNA RETTA MENSILE che quantomeno ci dovrebbe essere rimborsata dall’ amministrazione, perchè è inconcepibile in una cittadina che si definisce civile che si debba pagare per fare sport o fare attività sociale con quella che facciamo noi, togliendo letteralmente ragazzi dalla strada, tanti ragazzi che sicuramente sarebbero preda di devianze e pericoli senza un momento di sport o di aggregazione quale diamo noi. Io e la mia famiglia, oramai da anni, ci siamo intestati questo “sacrificio” di fare sport ad Augusta perchè la passione ci divora ma soprattutto la voglia di fare attività pulite come lo sport e insegnare valori positivi ad i nostri ragazzi, di cui la mia famiglia è portatrice da generazioni.

Mi pare sia superfluo aggiungere che dovremmo tutti vergognarci per come siamo messi ad Augusta, l’unica cittadina d’Italia per numero di abitanti e importanza industriale, portuale e militare, ad essere priva di impianti sportivi; credo che forse ci hanno battuto anche i paesi africani che qualche campetto polveroso nei loro villaggi ce l’hanno dove far correre decine e decine di ragazzi il pomeriggio, mentre noi cittadini paghiamo una doppia beffa per l’inquinamento industriale che ci ha privato anche di poter avere l’unica struttura, il Fontana di Augusta, diventando non solo la cenerentola d’Italia per carenza di strutture sportive, ma anche la barzelletta d’Italia. Ricevo molte telefonate di tifosi del Megara che vogliono assistere alle partitre della mia squadra, purtroppo relegata in Seconda Categoria, ma non lo possono fare perchè privi di un mezzo che li possa portare a Villasmundo. Anzi, mi rivolgo pubblicamente a qualche privato se può avere la possibilità, visto che l’amministrazione non ci considera nemmeno e noi non ce lo possiamo permettere, di mettere a disposizione un bus-navetta per far raggiungere Villasmundo ai tifosi già a partire dal big-match di domenica prossima contro la capolista nel quale tra l’altro si commemorerà il nostro atleta Paolo Ricciardi. Non voglio assolutamente fare del vittimismo, la gente ad Augusta ci conosce e sa di cosa parlo quando dico che portiamo il nome di Augusta in giro ma non importa a nessuno, siamo considerati “pazzi” perchè vogliamo fare calcio a queste condizioni, cioè senza neanche un campo dove poterci allenare e io ringrazio sempre i miei trenta e più tesserati che tre volte a settimana raggiungono, dopo aver ultimato la propria giornata lavorativa, il campo di Villasmundo per allenarsi on spese di benzina personali. Ad altre discipline finora sono andati le ricompense, i premi e le pacche sulle spalle, tranne a noi che facciamo attività sana di aggregazione e socializzazione facendo poi… praticare lo sport nazionale, il più popolare, anche ad Augusta, e abbiamo dmostrato in questi anni di saperlo fare.  Ben vengano i momenti di aggregazione e aggiungo io di riflessione sul portale Facebook, dove sembra che poi la vera essenza e l’intelligenza degli augustani per bene, sparsi anche in giro per l’Italia, venga fuori.
 
  Massimiliano  Scuderi   –   Presidente Megara Augusta 2008
  

Profumo di cipolle marce

 Scrive una giovane liceale: ”Il lato oscuro di Augusta” Mare al mercurio e profumo di cipolle marce

   1993280490.jpgAugusta. Una passeggiata sul lungomare. I palazzi di città. Le chiese. Federico II e il castello Svevo. La porta spagnola. Il profumo della storia. Tra passato e futuro. Istantanee che dipingono una città che ha molto da offrire, che raccontano di una comunità di pescatori che deve molto al suo mare, che ha tratto ricchezza e benessere da esso e ora si ritrova progredita e inquinata a fare i conti con la natura. Ai turisti regaliamo i più bei scorci ma ci riserviamo altri scenari mozzafiato: un plumbeo mare con qualche grammo di mercurio riversato e tanti bei pesci con quattro occhi, che tutto il mondo ci invidia (dove le trovi altre scempiaggini  del genere?). Per non parlare della delicata fragranza di cipolle marce che ci avvolge, che stuzzica le nostre narici al mattino e alla sera tardi (più delle brioche Mulino Bianco!), che copre il profumo quello dei limoni e degli aranci, questa è la vera Sicilia, l’odore degli agrumi è decisamente passato di moda. Un’allegra cortina di fumi grigi fa da sfondo alle nostre giornate … al punto che non ce ne accorgiamo neanche più. Se qualcuno, più pignolo, avesse qualcosa di cui lamentarsi, per non sconvolgere l’armonia sorvoliamo questa nota, cambiamo musica, mettiamo al bando la parola “inquinamento”. Ma è un fantasma che ci perseguita. Invano cerchiamo di ignorarlo. Enormi mostri incolore che sputano fiamme e fuoco e purtroppo anche qualcos’altro. Come dimenticare quando si parlò di stato di allarme? “ L’alto numero di neonati affetti da serie anomalie si ritiene sia dovuto in tutto o in parte al forte tasso d’inquinamento ambientale. E’ tempo di agire. Se solo non ci fossero interessi economici in gioco. Il progresso ha davvero reso l’uomo tanto insensibile alle tematiche ambientali?

E ora sembra quasi che la natura si ribelli, che voglia presentarci il conto della nostra negligenza, noncuranza, si tratta di una lezione impartita da Madre Natura in persona. Ma il fine non giustifica i mezzi in questo caso: le povere vittime sono neonati, sono le nuove generazioni che scontano la pena.

Dal 1980 ad Augusta,  cominciano le prime segnalazioni di nascita di bambini malformati: malformazioni cardiache e genitali, neoplasie, malattie infiammatorie allergiche e neurologiche.  E nonostante tutto questo ancora si prova a mettere la testa sotto la sabbia. Gas inquinanti, emissioni legate alla raffinazione di idrocarburi, reflui tossici, polveri di metalli pesanti come il nichel e il vanadio: nel triangolo petrolchimico si respira di tutto.

Il tasso d’inquinamento presente ad Augusta, anno dopo anno, fa degradare sempre di più la nostra città. I politici se ne fregano e i giovani fuggono via. Tanti i morti di cancro, soprattutto uomini, nelle vicinanze del famigerato “triangolo della morte”

Augusta – Priolo – Melilli: silenzio dei media, un silenzio colpevole, un silenzio di chi vuol dimenticare non indagare e migliorare le cose. Si tratta di ricatto occupazionale: in questa zona tutta l’economia è basata sul settore petrolchimico. La popolazione viene messa di fronte alla scelta “o questo o niente”. Ma l’alternativa non dovrebbe essere la chiusura del polo industriale bensì controlli effettuati con la massima perizia dalle autorità competenti. E’ assurdo che il controllato sia allo stesso tempo controllore: e invece qui da noi accade così! I sistemi di rilevamento delle particelle inquinanti nella zona sono affidati a Enel, alla Provincia e al Cipa (Consorzio Industriale per la Protezione Ambientale). A causa della carenza dei mezzi a disposizione delle prime due, le autorità si rivolgono spesso al Cipa, che fa capo alle aziende che inquinano il territorio. “Che verità può esserci se il controllore e il controllato sono la stessa persona?

 E come se non bastasse, in una zona già tanto martoriata, si parla oggi di inceneritore per ovviare all’increscioso problema dei rifiuti. Altri fumi tossici, tanto ormai … Peggio di così …

Nel 2004 la Regione Siciliana ha approvato il piano rifiuti regionale, che prevedeva l’installazione di un termovalorizzatore nei pressi di Augusta al fine di bruciare 500.000 tonnellate l’anno di rifiuti provenienti da quattro province: Enna, Ragusa, Siracusa e Catania. Gli inceneritori di ultima generazione, a temperature elevatissime, producono ceneri che sfuggono ai filtri e immettono nell’atmosfera fumi altamente inquinanti, polveri grossolane e polveri fini, metalli pesanti, policlorobifenili, benzene e diossine che si accumulano pericolosamente nell’organismo e danno origine a numerose patologie. I cittadini hanno organizzato una manifestazione popolare nel 2004, le associazioni ambientaliste hanno sollevato polveroni  e poi … è svanito tutto nel nulla! Siamo nella mani di nessuno. La qualità dell’aria e dell’acqua sono già seriamente compromesse e invece di pensare  alla raccolta differenziata, di sensibilizzare la popolazione al rispetto dell’ambiente, si parla di marchingegni vari e la situazione può solo peggiorare. Ma l’importante è che ci sia lavoro per tutti. Il resto non conta. Il resto sarebbero tante povere creature innocenti che scontano pene per colpe mai commesse e qualche chilo di pesce inquinato, condito con del buon mercurio.

Chiudiamo un occhio. Ormai chiudiamoli tutti e due. Lasciamo che gli eventi abbiano il loro corso. Ma in questa storia non ci sarà alcun lieto fine.

                               Rita Cristina Myriam Intravaia

Inquinamento da “puzza di uova marce”

523278103.jpgL’ 1 ottobre si è tenuta alla provincia un vertice tra l’azienda petrolifera Maxcom e rappresentanti politici della provincia, del comune e dell’ Asl 8 di Augusta per discutere ed eventualmente risolvere il problema segnalato da cittadini abitanti nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Augusta, i quali si sono più volte lamentati per la presenza di cattivi odori provenienti dai depositi costieri di proprietà dell’azienda petrolifera.

Per il momento, si è deciso di tenere tre registri, uno al comune, uno alla Maxcom e uno alla provincia, dove verranno annotate le date in cui si verificheranno tali “puzzolenti” episodi dovuti, stando alle dichiarazioni degli esperti in materia, alla naturale decomposizione di talune proteine a contenuto di zolfo.

Il registro del comune sarà gestito dai vigili urbani ai quali possono rivolgersi i cittadini per le loro future segnalazioni. I tre registri saranno periodicamente comparati e valutati dai competenti organi di controllo in attesa di impiantare nella stessa azienda un rivelatore che segnalerebbe automaticamente la presenza di questa “orribile” puzza, simile a quella emanata dalle uova marce.

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Il progetto per  l’ impianto di “prevenzione e controllo delle emissioni diffusederivanti dall’attività del deposito Maxcom di Augusta era già stato presentato il  10 luglio scorso.  L’impianto, già testato in altre aree industriali ha prodotto notevoli risultati: un naso elettronico molto sensibile farà attivare il processo di abbattimento dei cattivi odori già a livelli di soglia odorifera più bassi di quelli percepibili dall’uomo. L’ ’impianto di deodorizzazione verrà realizzato in un paio di mesi, a totale carico dell’azienda, una volta ottenuta l’approvazione, si spera in tempi rapidi, da parte della provincia.

Giuseppe Tringali

La meritocrazia

La meritocrazia fra pubblico e privato

2103051431.jpgLa meritocrazia è un valido strumento che, applicato in assoluta buona fede, riconosce il giusto merito a tutti coloro che operano nel mondo del lavoro, dall’operaio al ricercatore scientifico. L’azienda che persegue questa logica è destinata a prosperare, ad espandersi, ad essere presa a modello dagli altri. Creare una giusta, sana e leale competizione tra chi opera, a distanza di tempo non può che avere risvolti positivi. Nell’azienda in cui si applica questo principio emergeranno i più bravi e i più volenterosi saranno gratificati in termini di emolumenti e di carriera; soprattutto si eviterà che il mediocre, figlio del tizio o amico del caio, abbia la carriera spianata dalle solite e odiose scorciatoie, con l’irreversibile danno non solo ai colleghi, ma soprattutto all’azienda stessa.  Nel nostro paese sono presenti diverse tipologie di lavoro, ma fondamentalmente sono imperniate su due categorie: il Pubblico e il Privato; senza rammarico diciamo che se la strada che porta alla meritocrazia nel privato è relativamente facile, nel pubblico è irta di mille difficoltà. Nel primo caso, infatti, il dirigente responsabile ha tutto l’interesse affinchè l’azienda produca, cresca e aumenti il proprio fatturato, con risultati bivalenti: per l’azienda che vedrà crescere il fatturato e per i dipendenti che godranno di una vita lavorativa più tranquilla senza lo spauracchio della mobilità o del licenziamento, anzi con la consapevolezza che il loro impegno produrrà qualche beneficio. Nel Pubblico Impiego la cosa è ben diversa perché ad eccezione di qualche realtà dove il riconoscimento del merito può trovare una “certa plausibilità”, ci sono tantissimi settori dove lo stesso Pindaro si 767333603.jpgsarebbe arreso. Tanti, troppi uffici della P.A. ci hanno provato, con risultati a dir poco deludenti. Nel comparto Ministeri le cose non vanno meglio, anzi vanno decisamente peggio: in quello della Salute, appena si discute di salario accessorio spuntano i bisturi sul tavolo della contrattazione. Al Ministero dell’ Istruzione è sorta quasi un’ insurrezione generale da parte dei docenti, i quali hanno posto un netto rifiuto a questo genere di confronto. E via discorrendo.. . Particolare attenzione merita invece il nostro Ministero Difesa per la sua atipicità (l’unico, dove ancora troviamo operai dello Stato). Consapevoli di arrecare un profondo dispiacere ai Ministri – Don Chisciotte e ai tanti giuslavoristi – sapienti, crediamo di potere affermare, fino a prova contraria, che applicare il concetto di meritocrazia nel nostro Ministero, allo stato attuale è pressoché impossibile perché reduci da oltre un decennio da fallimenti in materia; nel frattempo sono cambiati Ammiragli, Generali, Dirigenti e Sindacalisti senza aver mai raggiunto risultati concreti. La meritocrazia è strettamente legata ad un altro termine altrettanto suadente: produttività. Ma produttività di che? Di cosa? Se costruissimo pentole.. sarebbe facile applicare un conteggio ma noi produciamo essenzialmente servizi; noi conosciamo i miracoli a cui sono chiamati  (tra sciatiche e colpi della strega, tra un macchinario fuori norma ed un altro pure) quei quattro lavoratori anzianotti rimasti alle lavorazioni. Per non parlare dell’ insostituibile figura del sottoufficiale che nello stesso ufficio esegue lo stesso lavoro ad un trattamento economico decisamente diverso. E nelle officine? Chi lo stabilisce che un lavoro vale più di un altro? No signori, il dirigente responsabile il più delle volte è una figura effimera nominata quasi per caso il cui obiettivo spesso è quello di tornare al più presto da dove è venuto, mentre i suoi sott’ordini, avulsi dal contesto in cui si trovano, ignorano la materia del settore dato a loro in affidamento. Sono questi i personaggi chiamati a pronunciarsi sulla meritocrazia. Dio ci salvi dal dirigente che ha le idee chiare, che ha trovato la formula magica della meritocrazia, che ti parla di aumentare la produttività là dove in molti casi non si produce un bel nulla, che rivendica il criterio di valutare il “numero delle pentole”, che in fase di contrattazione sarà bene non contraddire (diversamente, la rissa della riunione condominiale, a confronto, potremmo paragonarla a una piacevole conversazione tra amici).

Cari dirigenti statali e cari giuslavoristi che spendete parte del vostro prezioso tempo a spiegarci il moto rivoluzionario della terra, provate a  riflettere se vale realmente la pena di spacciare ipocritamente un interesse e un’ambizione personale per un bene collettivo.                                

                       Il Segretario FP CGIL Difesa Provinciale

                                 Sebastiano TRIGILIO