NOMINA A PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE COMUNALE DI STORIA PATRIA

migneco-casole-AUGUSTA – Apprendiamo con piacere la decisione dell’Amministrazione comunale della nomina del prof. Giorgio Càsole a presidente della commissionale comunale di storia patria, la sola istituzionalizzata ad assolvere l’interessante compito. Ultroneo, soffermarci sulle qualità e competenze del prof. Càsole nel poliedrico settore storico-culturale cittadino, che dovrà essere supportato dalla civica amministrazione con mezzi adeguati, al fine di poter raggiungere risultati concreti e positivi per non esaurirsi in una inutile e infruttuosa “ordinaria amministrazione”. Siamo fiduciosi che con il prof. Càsole tale ultima ipotesi sarà da escludere. Di ragione, senza demeritare le iniziative provate per il medesimo scopo, ci permettiamo sottolineare un “aspetto specifico”, in ordine alla partecipazione di membri che, contemporaneamente, siedono, a vario titolo, sia nella commissione pubblica che nell’associazione privata. Spieghiamo. Vale ricordare che di recente è sorta in Augusta la “Società augustana di storia patria”. Nulla da eccepire. Ben vengano tali associazioni o gruppi qualsivoglia, purché contribuiscano ad accrescere il patrimonio storico- culturale cittadino. Però, c’è qualcosa che colpisce la comune attenzione, e cioè che membri siedono e fanno parte, al contempo, sia della commissione comunale sia dell’associazione privata. Non c’è dubbio che tanto la prima quanto la seconda perseguono lo stesso scopo, le medesime finalità. Il principio, però, qual è? Come si può stare a conoscere strategie e propositi di un ambito, senza rimanere nell’altro medesimo ambito, anche inconsciamente, condizionati? A lume di naso, in tale evenienza, non è difficile scorgere una certa e definita “incompatibilità personale e ambientale”. La fattispecie propone una soluzione ex officio ovvero i membri incompatibili, opportunamente e, in ogni caso, moralmente, dovrebbero scegliere di appartenere all’una o all’altra compagine. In ratione materiae, vuol dire che non si può stare con un piede in una staffa e l’altro nello stivale. Intelligenti pauca! Poche parole per chi vuol sentire.

Avv. Francesco Migneco –  storico militare (a destra nella foto)

AUGUSTA, MUSCATELLO: LEGGE AMIANTO SOLO SULLA CARTA

Duro j’ccuse di Vicario, coordinatore regionale ONA

Vicario intervistatoAugusta. La legge regionale n. 10 sulle patologie derivanti dall’esposizione all’amianto è  applicata solo sulla carta. Questo il duro j‘accuse di Calogero Vicario, coordinatore regionale dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto (ONA) all’assemblea organizzata, nella sede della Misericordia-Fratres, il  pomeriggio di martedì 27,  dall’associazione Tutela Salute Ambiente (TSA), i cui lavori sono stati aperti dal presidente Domenico Fruciano, il quale ha ricordato che, dieci anni fa, in quella stessa sede, si riuniva il comitato per la salvezza dell’ospedale Muscatello. Fruciano ha ricordato anche il recente incontro a Catania con l’assessore regionale alla Salute, Razza,che ha confermato il finanziamento di  quasi dieci milioni di euro  per il  “Muscatello”, ancora oggi privo di anestesisti, tanto che vengono svolti solo gl’interventi chirurgici d’urgenza, ma questi milioni di euro – ha tenuto a precisare – non sono tanto per l’ospedale vero e proprio quanto per il cosiddetto PTA il presidio territoriale ambulatoriale, e specificatamente per “il completamento del terzo piano”. Fruciano non ha lesinato battute polemiche contro il vertice dell’ASP, che ci ha fatto il “regalo di una camera mortuaria di eccellenza”. Per parlare della sostanziale mancata applicazione della  legge 10, è stato invitato  il citato Calogero Vicario, considerato un esperto in materia, anche se privo di titoli accademici.

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MARTEDI’ 12 IN CONSIGLIO COMUNALE SI DISCUTERA’ ANCHE DI FEDERICO II?

me stesso davanti a CdNAUGUSTA – Senza Federico II non ci sarebbe questa città, per di più con il nome AUGUSTA, che deriva dal titolo imperiale dello Stupor mundi. Non riconoscere questo a Federico II, fondatore, è come non riconoscere il padre. Dovremmo anche riconoscere che discendiamo “per li rami” dagli abitanti di Centuripe e di Montalbano. A Federico II la nostra comunità non ha eretto una statua, non ha intitolato né una piazza, come ha fatto, invece, Catania, né una strada, come ha fatto Lentini, né un vicolo (deminutio capitis, comunque). 30 anni fa, dopo queste mie considerazioni a un convegno, da me organizzato su Federico, a Palazzo di Città, l’allora sindaco D’Amico promise di intitolargli il nuovo ponte che si stava costruendo e mantenne la promessa. Ma mi sembra ben poca cosa, a parte il fatto che non viene indicato da alcuna segnaletica. Comunque mi sembra anacronistico, nel XXI secolo, dedicare una via a un re borbonico, anche se il suo regno è ricordato positivamente, quando ci sono augustani del XX secolo, degni d’essere ricordati quali Giuseppe Motta, che scontò gli anni migliori della giovinezza nelle carceri fasciste, o Paolo Liggeri, il sacerdote rinchiuso in un lager nazista, per non parlare di Giacinto Franco, in favore del quale è stata promossa una raccolta di firme per dedicargli una strada.

Giorgio Càsole

 

AUGUSTA, GRILLO UBER ALLES, RIVINCITA MORALE DI NIKY PACI

nicky paciAugusta. Gasata dal risultato del voto di domenica 5 novembre, il sindaco Di Pietro ha commentato così il risultato: Voglio ringraziare i cittadini di Augusta che hanno dato fiducia, ancora una volta, al Movimento 5 Stelle. I detrattori parlavano di queste elezioni come una “cartina di tornasole” della nostra amministrazione. Credo che i numeri parlino al di là di ogni valutazione soggettiva, così come parlano le “sconfitte”.Il M5S si riconferma come il più votato in città. Dopo la giornata di oggi abbiamo uno stimolo in più per continuare il nostro lavoro sempre al meglio e con il nostro consueto massimo impegno”. Il movimento fondato da Grillo e Casaleggio ad Augusta non perde consensi, come temeva Di Pietro. Anzi. E si attesta sul 33 per cento come lista provinciale, con 4.321 voti, mentre addirittura conquista ben 6.166 voti per il candidato Cancelleri alla presidenza della Regione. Lo scarto di voti si spiega con il voto disgiunto. Non sono stati pochi gli elettori che hanno votato un candidato locale, soprattutto Niky Paci, per la lista provinciale, segnando una x sul simbolo del M5S per le liste provinciali. Un risultato più che ragguardevole, soprattutto perché il Movimento grillino “correva” da solo, a differenza degli altri due grossi schieramenti, quelli del centro-destra e quello del PD, in coalizione con altre liste: la coalizione di centro-destra, quella che in campo regionale ha dato la presidenza a Nello Musumeci, ha avuto 5.972 suffragi, quella facente capo al PD e a Mìcari ha ricevuto 1.418 consensi. Piena affermazione per la prima coalizione che ha espresso Musumeci presidente, sonora sconfitta per il PD renziano. Una sconfitta nella quale sono precipitati deputati considerati solidi come l’alfaniano Enzo Vinciullo, con 492 voti, e l’assessore alla P.I., Bruno Marziano, con 309 voti. La vittoria del giovane Niky Paci, con 2.510 voti, ha provocato  la caduta del deputato uscente Coltraro, con 419 voti, il notaio che, negli ultimi tempi, ha perso consensi dopo i servizi televisivi delle “Iene” di Italiauno, che hanno mostrato impietosamente i risultati di taluni atti da lui compiuti come notaio in territorio di Lentini. Il mezzo televisivo è stato deleterio per Vinciullo da quando affermò che gli undicimila euro, che riscuoteva quale deputato all’Assemblea siciliana, non gli bastavano per arrivare a fine-mese. Il successo di Paci in questa competizione elettorale ha per lui il sapore della rivincita morale, (anche se non è potuto diventare deputato regionale perché è scattato il secondo seggio ai grillini), giacché, nel giugno 2015, fu battuto dalla grillina Di Pietro al ballottaggio per la poltrona di sindaco. La lista “Cento passi per la Sicilia”, guidata da Claudio Fava, ha ricevuto 1.360 consensi, di cui 400 al candidato augustano Marco Arezzi. L’avolese Rossana Cannata, prima eletta di Forza Italia, ha ricevuto 147 suffragi. Al di sotto di ogni aspettativa l’astensionismo, intorno al 47 per cento.

Giorgio Càsole

I PRODROMI DEL TERRORISMO ISLAMICO – di Giorgio Càsole

Salman RushdiePossiamo dire che i prodromi dell’attuale terrorismo islamico sono da individuare nell’intolleranza dei musulmani verso qualunque occidentali osi “toccare” il fondatore? Nel 1989 uno scrittore anglo-indiano, Salman Rushdie, pubblicò un lungo (e noioso) romanzo dal titolo “I versi satanici”, nel quale descrive, secondo il suo estro, un episodio minore di Maometto. Maometto, che fondò l’islamismo, fondendo elementi dell’ebraismo e del cristianesimo, tanto da riconoscere Gesù come profeta, figlio di Maria, sostenne d’aver avuto dall’arcangelo Gabriele, – attentii!- figura biblica ebraica (eppure i musulmani odiano e combattono gli ebrei), una rivelazione, da cui discenderebbe il Corano. Anche l’ebraismo e il cristianesimo si basano su “rivelazioni” divine: ecc, perché sono definite religioni rivelate, come sono definite monoteiste, perché fondate sull’adorazione di una sola divinità, chiamata “IO SONO nell’ebraismo, Allah nell’islamismo, Dio-padre nel cristianesimo. Il romanziere, ripeto romanziere, Rushdie nel suo romanzo ha scritto che la “rivelazione” dell’arcangelo a Maometto fu di natura demoniaca. Tanto bastò, quasi un trentennio fa, per scatenare l’ira dei musulmani di tutto il mondo, tanto che fu lanciata contro lo scrittore una fatwa: qualunque musulmano avrebbe potuto uccidere tranquillamente Rushdie che, da quel momento, dovette cambiare residenza, nascondersi e circolare sotto scorta. Gli stessi musulmani del Regno Unito organizzarono roghi simbolici del romanzo e pretesero e ottennero che le copie già in vendita fossero ritirate dalle librerie.

Giorgio Casole

AUGUSTA, “IL PORTO? CE LO SIAMO FATTI FOTTERE! NOI AUGUSTANI SIAMO UNA MASSA DI INCAPACI”

Quello che è Augusta nel mondo dello shipping e della logistica , non è Catania. Le chiacchiere portano a disastri ai quali chi assiste facendo finta di non vedere e di non sapere, gli verra’ presentato il conto. Che Augusta sia  diventato porto ” Core ” e ” Ten -T”, questo non  è soltanto per la grandezza della zona portuale ma soprattutto ha conquistato questi titoli per l’impegno, la professionalita’ e, perché no, per il sacrificio di tutti quelli che vi hanno lavorato, dal primo all’ultimo, da chi ha dato il suo impegno (e anche la vita)  nelle raffinerie e  in tutti i servizi portuali.

porto-commerciale-augustaAugusta. Walter Capuano, campano di origine, già pilota  e poi capo piloti del porto di Augusta ci dice la sua senza peli sulla lingua sulla vicenda della sede a Catania della nuova Autorità di Sistema Portuale (AdSP), ma prima elenca quali sono le priorità che incombono con urgenza sul porto augustano: I) dragare nel porto  di Augusta a 18 m. dalle banchine del porto commerciale verso sud fino a raggiungere il fondale cercato, II) ripristinare la diga dove è crollata in vari punti. Lavoro con priorità’ ma da utilizzare i fanghi dragati e con elementi a tre denti, III) eliminare tutti gli scafi sequestrati che occupano le banchine limitandone il loro  utilizzo, IV) ripristinare gli ormeggi del porto commerciale, danneggiati .” Capuano, da persona esperta e competente qual è, afferma recisamente: “Non penso che ci sia bisogno di magia, perché se vengono pagate le tasse, le opere pubbliche quando necessita vanno ripristinate; se poi queste opere pubbliche sono di protezione alla ” vita del porto ” penso che a esse vada la  priorita’ come quando su una strada cade una frana o un viadotto. O si aspetta che ci siano lutti per intervenire teatralmente? Oggi su una rivista dello shipping, si definisce : Genova porto dell’Europa, i soliti campanilismi. Vorrei ricordare a tutti che la zona portuale di Augusta è la forza di tutti i porti nazionali ed ignorare questo fatto, significa essere ignoranti  sia nello shipping che nella logistica. Ma forse si vuole questo perché si deve agire così.

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ISRAELE, DIRITTO A ESISTERE COME STATO E COME NAZIONE

IL COMMENTO/L’EX PRETORE ONORARIO DI AUGUSTA FRANCESCO MIGNECO  RICORDA LA SHOAH COME MEMORIA DI UN POPOLO

israeleE’ senza dubbio per il popolo ebraico, se non per tutto il mondo civile, la MEMORIA di oggi e di sempre, ricordare quell’infame pogrom nazista finalizzato allo sterminio dell’etnia ebraica. La Shoah, ovvero  il genocidio di circa sei milioni di ebrei, fu messo in atto dal Nazismo attraverso la moderna macchina di morte, l’instaurazione della strage programmata, che rappresentò e rappresenta tuttora, un evento fuori del comune, fuori da ogni logica del vivere umano. Ancora oggi, sebbene lentamente affiorato nella coscienza europea, tale sterminio di massa assume un valore epocale, una memoria non ghettizzata dalla paura o dall’oblio. Malgrado tutto questo, il popolo israelita ha saputo risalire la china dell’odio e del rancore, affermando la propria grandezza sotto ogni profilo tesa al confronto con l’Umanità, nel segno della pace  e della fratellanza, anche se spesso negate. Non v’è dubbio alcuno che il sangue dei milioni di ebrei, assassinati solo perché tali, è racchiuso nella Shoah, che, nonostante la criticità dell’era moderna, ha assunto valore universale e simbolico, un paradigmatico confronto, specie per l’insorgere dei nuovi genocidi che avvengono nel mondo. Dalle sue sofferenze, dal tentato annientamento totale , non solo fisico, ma anche morale e spirituale, il popolo ebraico è risorto con coraggio e determinazione, malgrado ogni resistenza e ogni tentativo di negazionismo. Israele ha il buon diritto di reclamare di essere e di esistere come Stato e come Nazione, nella piena sovranità, a pari dignità con tutti gli altri Stati democratici del pianeta Terra. il 27 gennaio in Israele si abbrunano le bandiere, ma si accendono milioni di luci a illuminare quel genocidio mai dimenticato, cui tutti dobbiamo sommessamente chinare il capo.

Francesco Migneco

AUGUSTA, M5S SI SPEZZA O RADDOPPIA? ECCO IL PROBLEMA! – di Cecilia Càsole

Breve storia del gruppo pentastellato augustano

nilo-settipani-consigliere-m5sAugusta. Cinque anni fa il Movimento 5 Stelle, fondato dall’ex comico Beppe Grillo e dall’imprenditore  Gianroberto Casaleggio, ad Augusta non esisteva. Alcuni giovani, fra cui Antonino Di Silvestro, affascinati dall’oratoria e dalle idee di Grillo, che si esponeva in prima persona nelle piazze, mentre Casaleggio agiva dietro le quinte, decisero di riunirsi e di dare vita a una cellula locale del movimento, chiamata in gergo grillino “meet up”, traducibilissimo in italiano con “raduno”, “incontro”. I primi affiliati di Augusta si riunivano, appunto, come carbonari, in una cantina o rimessa di una via secondaria della cosiddetta borgata, Via Ragusa. Il portavoce di quella cellula fu proprio Di Silvestro che, nel 2012,  fu candidato, proprio perché portavoce augustano del Movimento per le elezioni regionali di quell’anno, celebrate a ottobre, quando venne Grillo in Piazza Duomo, attirando il pienone, com’era prevedibile. Per la provincia di Siracusa risultò eletto deputato all’ARS  il grillino siracusano Stefano Zito. Di Silvestro risultò secondo dopo di lui, primo dei non eletti, segno che il Movimento ad Augusta stava attecchendo. Se ne resero conto altri, fra cui il medico Pino Pisani, primario radiologo allora al Muscatello, Maria Concetta Di Pietro, detta Cettina, tirocinante nello studio legale dell’ex deputato nazionale Puccio Forestiere, e il di lei marito Massimo Fargione. Dopo le regionali, Di Silvestro fuoriuscì dal gruppo e fondò un suo personale movimento con cui si presentò candidato sindaco alle amministrative del 2015. Pisani e gli altri formarono un secondo “meet up”, che ebbe addirittura momenti di aspro scontro con il primo, tanto che, a un certo punto, si arrivò allo scambio di denunce per precedenze di gazebo in Piazza Duomo. Le ostilità cessarono quando fu chiaro ai due gruppi che non avrebbero avuto la concessione del simbolo nazionale se non si fossero fusi in un unico gruppo. Così è stato e l’unico gruppo, presentatosi alle amministrative dello scorso anno, è arrivato  al ballottaggio, senza apparentamenti con altre forze politiche. Al ballottaggio, com’è noto, gli elettori hanno deciso di dare larghissimi consensi al movimento che ha conquistato la sindacatura, per cui era stata designata Cettina Di Pietro, e 18 consiglieri su trenta, grazie al premio di maggioranza. La maggioranza ha scelto come presidente del Consiglio comunale prima il grillino Marco Patti, poi, a seguito delle sue precoci dimissioni, Lucia Fichera, grillina anch’ella, che era vice presidente e tuttora presiede il massimo consesso civico. Un assessore si dimise prima di assumere formalmente l’incarico; poi altre dimissioni dalla Giunta: da Pisani a Giovanniello alcuni giorni fa, mentre l’assessore e vicesindaco Giuseppe Schermi è stato “dimissionato” da Di Pietro. Nel frattempo anche un consigliere comunale pentastellato, Nilo Settipani (nella foto), uno di quelli della prima ora del primo “meet up” si è chiamato fuori dal gruppo, affermando: “Purtroppo, con moltissimo dispiacere, sono stato costretto a uscire da questo gruppo consiliare perché si è trasformato in un partito politico, disattendendo il programma elettorale”. Settipani, dopo la sua fuoriuscita dal gruppo consiliare, è  stato freneticamente attivo sui gruppi social del web, non lesinando critiche all’Amministrazione Di Pietro. Settipani e Schermi hanno deciso di dare vita a un nuovo gruppo denominato “Meet up Augusta 2.O”, che, stando a Schermi, si ispira alle idee di Grillo e attraverso la denominazione di “meet up” richiama proprio il M5S. Portavoce del gruppo è Nilo Settipani che ne ha dato pubblica notizia. Non appena questa è stata di pubblico dominio, è arrivata a tamburo battente un comunicato pentastellato da Palermo in cui si diffida questo nuovo gruppo a usare il simbolo ufficiale del Movimento. Settipani ha reagito immediatamente con questi interrogativi: “Come mai arriva da Palermo una nota sul meetup “Augusta 2.0in meno di 24 ore dalla notizia? E finora, viceversa, da Palermo non è mai arrivata una nota sulle irregolarità di questa Amministrazione, che ho regolarmente denunciato agli organi competenti interni ed esterni?”. E ancora: “Come mai Palermo, invece di preoccuparsi delle nascite di nuovi meetup, non si preoccupa di quei portavoce che ledono l’immagine del M5S non confrontandosi coi cittadini ma agendo come un partito politico?“. Ha  concluso  in modo reciso: “Non mi lascerò certo intimorire da comunicati anonimi“. Insomma, la domanda corre di bocca in bocca: “Il 5 Stelle ad Augusta si spezza o raddoppia?”.

  Cecilia Càsole

Melilli, Letizia al seggio 11 di Città-Giardino – di Giorgio Càsole

me stesso con LetiziaPumilia il 4 dic 2016Melilli. C’era una gran letizia, domenica 4 dicembre, al seggio n. 11 della cittadina iblea, dove nella prossima primavera si voterà per le amministrative. C’era letizia perché il seggio n. 11 era ubicato in una scuola materna di Città Giardino, Frazione di Melilli, dove la gente è andata a votare sotto la pioggia e con un freddo pungente. C’era letizia perché ho visto un anziano ultranovantenne venire verso di me a chiedere la scheda, curvo e con passo malfermo, ma lucido e decisissimo a brandire la matita copiativa come un’arma per difendere il suo, pur infinitesimale, diritto di componente del popolo sovrano, come recita la Costituzione del 1948, che un’accozzaglia compatta voleva stravolgere per farci diventare popolo bue. C’era letizia perché gli elettori e le elettrici venivano a votare numerosi, con pazienza e disciplina, con rapidità, e in piena consapevolezza, tanto che non abbiamo spogliato nessuna scheda bianca e due sole schede sono state annullate. C’era letizia perché, nonostante oltre diciassette ore filate, di seguito, abbiamo svolto il nostro lavoro in piena collaborazione e con senso di partecipazione democratica, sapendo di fare il nostro dovere, come ha commentato un elettore uscendo dal seggio. C’era letizia quando vedevamo diventare sempre più alta la pila delle schede con i NO, che significano Sì per la democrazia e la partecipazione, NO contro la mistificazione e i poteri forti, contro l’imbonimento governativo, martellante e incessante per due mesi, tendente a far credere che votare Sì significava votare per il progresso. C’era letizia perché non si può impunemente prendere in giro la gente, ma, soprattutto, perché la gente, nonostante la grancassa mediatica governativa, ha capito che era in pericolo la nostra fragile democrazia, pur con tutti i suoi difetti. Ha capito che quella presentata non era una riforma, ma una mina autentica. C’era letizia perché la gente non s’è fatta intimorire dall’evocato spettro del baratro o da altri inconfessati incubi.Ha visto lo spettro, invece, incarnato da un presidente “emerito” che non voluto sciogliere un parlamento eletto con legge dichiarata incostituzionale. Ha visto il suo incubo nel volto paffuto di un giovanotto con i nei e i denti da bianconiglio, con le sue promesse non mantenute e le sue bugie ripetute. C’era in quel seggio anche Letizia in persona, una scrutatrice che ha fatto onore al suo nome, tenendoci in serena allegria per tutte quelle lunghissime ore, vitale e spumeggiante, come la birra artigianale che ha offerto per festeggiare il raggiungimento di un piccolo primato: la mia cinquantesima presidenza di seggio in quarant’anni. Grazie, Letizia, Letizia Pumilia.

  Giorgio Càsole

AUGUSTA, ACQUA FORTE, CALLE VENEZIANA E PRIGIONIERI IN CASA

Augusta. Nonostante i tanti articoli, anche su queste colonne, nonostante i video, nonostante le minacciate denunce, nonostante i sopralluoghi di tecnici e assessori, compresa l’attuale pentastellata Suppo ai Lavori Pubblici, nonostante le molteplici promesse, la più autorevole quella dell’ex sindaco Carrubba, residente per più di quarant’anni nella zona, nel quartiere Via delle Saline, incrocio con il cosiddetto lungomare Rossini, i residenti, nei giorni delle piogge torrenziali, 5 e 6 dicembre, sono stati proprio sott’acqua, nonostante migliaia di euro spesi in proprio per le pompe sommerse, ma la mancanza di canalizzazioni nella strada pubblica, quando piove intensamente e a lungo,  fa riversare tutta l’acqua nel quartiere, le cui pompe non possono smaltire in tempi rapidi e la “calle” veneziana impedisce alla gente di uscire di casa. I volontari della protezione civile, che pur sono stati attivi durante quei giorni per sturare i tombini del lungomare, non sono in grado di alleviare i profondi disagi di quei residenti, i cui scantinati sono sistematicamente allagati finché non verranno ripristinate le canalizzazioni che portavano l’acqua piovana nelle attuali zone umide, ex saline anch’esse, nei pressi dell’ospedale cittadino. “ Non è impresa né costosa né difficile”, ci dice un tecnico  che prosegue: “Basta volerlo, basta fare un minimo di programmazione, come si può fare per evitare una situazione simile all’ingresso di Augusta, tanto che molti cittadini, martedì 6, hanno dovuto fare dietro front  nel tentativo di andare al lavoro, pur di non rimanere bloccati dall’acqua.  Per queste  difficoltà di somma urgenza esiste l’art. 70 che consenti ai Comuni di affidare i lavori senza bando a una ditta di fiducia” . I soldi ci sono? Domandiamo.  “Ci sono ben 26 milioni di euro, come ha pubblicato, in Facebook Giuseppe Schermi, ex vicesindaco e ex assessore al bilancio, affermando d’avere lasciato nelle casse comunali quei soldi prima di dimettersi, proprio per lavori come questo. Quindi, basta volere”. Schermi è stato sostituito in tempi di record, l’assessore ai Lavori  pubblici è  al suo posto dal giugno 2015 e l’anno scorso la situazione è stata la stessa di quest’anno. Quest’anno, forse, è stata più grave, tanto che qualcuno ha pure ironizzato sui social network, pubblicando il fotomontaggio di una gondola veneziana proprio su Via Delle Saline.

Cecilia Càsole