Ambiente ad alto rischio contaminazione

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Ritorniamo dopo circa un mese sullo studio dell’eccesso di metalli pesanti riscontrati nella popolazione del triangolo industriale Priolo-Augusta-Melilli, studio inviato ai sindaci dell’area a rischio e per conoscenza al Ministro dell’Ambiente, al Presidente Lombardo e ai vari Assessorati competenti oltre che al presidente della provincia di Siracusa. In esso si indicavano anche i risultati di una terapia che aveva notevolmente ridotto la presenza di detti metalli pesanti nell’organismo dei soggetti presi in esame (trattavasi di giovani donne in età fertile). L’interesse all’argomento è stato manifestato da numerosissimi cittadini, non solo del triangolo industriale, mentre i Sindaci dei Comuni dell’area industriale siracusana, istituzionalmente responsabili della salute dei loro cittadini, lo hanno ignorato. Abbiamo intervistato il Dottor Giacinto Franco su eventuali risvolti di tale studio ed eventuali sviluppi: “Nessuna risposta ad oggi dai signori sindaci. Avrei capito ciò se si fosse trattato di un semplice studio epidemiologico, senza nessun riscontro pratico ma, trattandosi anche dell’applicazione di una terapia specifica che, in pratica nell’arco di tre mesi, nei soggetti sottoposti al trattamento ha portato alla eliminazione quasi completa del mercurio e alla riduzione notevole di piombo e alluminio, oltre che di altri pericolosi metalli pesanti prima riscontrati in essi, mi sarei aspettato quanto meno la richiesta di chiarimenti. Eppure per i metalli pesanti, così come per altri agenti chimici, quali per esempio diossine, Ipa, Pcb ecc., ormai è stato chiaramente dimostrato come agiscano sulle cellule in via di differenziazione, dotate di un assetto genomico ancora fluido: in particolare mi riferisco alle cellule staminali dei tessuti degli adulti, che possono degenerare in senso neoplastico ed alle cellule embrionali, fetali ed ai gameti, che esposti quotidianamente a tali fattori esogeni forzano il loro genoma a trasformarsi. In pratica ciò che noi osserviamo sempre più frequentemente, quale l’aumento delle malattie immunomediate (allergie, asma, malattie auto-immuni, ecc.), endocrino-metaboliche (obesità, sindrome metabolica, diabete II, ecc.), neurodegenerative e neoplastiche, è ormai da più studi indicato come il prodotto di questo subdolo inquinamento, e prova ne è il fatto che il suddetto tipo di patologie sia così altamente presente nei residenti del triangolo industriale.

Il costante incremento, a livello sia nazionale che europeo, delle neoplasie nella primissima infanzia è sempre più chiaramente connesso all’esposizione transplacentare (del feto) e transgenerazionale (dei gameti) ai suddetti agenti chimici e fisici (in particolare radiazioni ionizzanti) in grado di indurre modificazioni genetiche.

Ripeto quanto detto all’inizio dell’intervista: nessuna risposta a oggi, e nessun interessamento al nostro studio ed ai risultati ottenuti da parte di chi ci amministra che dovrebbe interessarsi alla salute dei cittadini ed all’economia nella spesa sanitaria, visto che una semplice analisi non invasiva seguita, se necessario, da una breve e poco costosa terapia risolverebbe gravissimi problemi sociali e gioverebbe sicuramente al bilancio sanitario. Niente di tutto questo, ora sindaci e politici non potranno dire <<ma noi non sapevamo nulla di questo>>, mentre il nostro studio è stato apprezzato e preso in seria considerazione dall’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia che lo presenterà, nel congresso nazionale “Giornate Italiane Mediche dell’Ambiente” (Arezzo 17-19 settembre), dove si discuterà approfonditamente di quanto sopra indicato”.

  Luigi  Solarino

 

Condotto uno studio scientifico sulla presenza di metalli pesanti nella popolazione femminile del triangolo industriale Priolo-Augusta -Melilli

 

Giacinto Franco, già primario di pediatria dell’ospedale Muscatello di Augusta, vicepresidente di AugustAmbiente, con la collaborazione del Centro di ricerca ed analisi della Mineral Test di Civitanova Marche e dello staff scientifico dell’Associazione Decontaminazione Sicilia ha condotto uno studio sulla presenza di eccessive quantità di metalli pesanti nella popolazione del triangolo industriale Priolo-Melilli-Augusta. Gli studi hanno riguardato essenzialmente la popolazione femminile in età fertile controllando un gruppo di giovani donne residenti nel triangolo industriale siracusano. Ci si è avvalso di una metodica non invasiva, il “Mineral Test” (mineralogramma del capello), recentemente importata dagli USA, che consiste in un esame chimico effettuato analizzando un campione di capelli con l’ausilio di uno spettrofotometro ad emissione atomica (ICP AES), secondo il protocollo EPA (Environmental Protection Agency). Detta strumentazione è in grado di analizzare contemporaneamente 39 elementi, fra oligoelementi essenziali e metalli pesanti, che forniscono un quadro completo dello stato metabolico intracellulare del soggetto in esame ed indica pertanto anche le eventuali intossicazioni da metalli tossici. Sono stati presi in esame 23 soggetti su cui è stato effettuato il prelievo dei capelli: 10 residenti ad Augusta, 5 a Priolo e 8 a Melilli. I risultati ottenuti hanno dimostrato un eccesso costante e notevole, in tutti i casi, di mercurio, piombo ed alluminio e, in misura minore di altri metalli pesanti (Sr, Sb, Ag, Cr), oltre ad uno squilibrio di diversi oligoelementi essenziali (Cu, P, Mg, Zn, Fe). In particolare il mercurio è presente in misura maggiore nei soggetti augustani (valori medi tra 0,14 e 0,16 mg/100g di capelli, a fronte di un valore normale inferiore a 0,01 mg/100g) rispetto ai residenti a Priolo e Melilli (valori compresi tra i 0,08 e i 0,12 mg/100 g) e ciò è da mettere in relazione ad un maggior consumo di pesce, come risulta da studi precedenti. La ricerca non si è limitata solo all’identificazione dei metalli pesanti ma, una volta conosciuti i risultati, è stata prescritta una terapia personalizzata atta alla eliminazione dei metalli pesanti presenti in eccesso e al ripristino dell’equilibrio cellulare dal punto di vista degli oligoelementi essenziali. La durata della terapia è stata pari 6 mesi e, dopo tale periodo, è stato praticato un nuovo mineral test di controllo. I risultati hanno dimostrato una soddisfacente eliminazione del mercurio (con soggetti passati da 0,16 a 0,02 mg/100g), una parziale eliminazione di piombo, di alluminio e degli altri metalli pesanti. Al fine di ridurre ulteriormente i metalli pesanti è stato proposto un nuovo ciclo di terapia integrativa di tre mesi ed un nuovo mineral test alla fine della suddetta terapia. E’ questa la fase in cui al momento è giunta la ricerca e sull’esito positivo finale gli autori non nutrono dubbi, considerati i dati scientifici messi a disposizione dal Centro di ricerca ed analisi dove sono state effettuate le misure. Giacinto Franco ha dichiarato che: “La finalità della nostra ricerca non è solo quella di constatare nell’organismo dei residenti la presenza dei metalli pesanti, così altamente diffusa nel nostra realtà fortemente industrializzata, che ha contaminato ormai la catena alimentare a tutti i livelli (aria terra acqua e mare) ma la possibilità della loro eliminazione. Questo ha chiaramente delle implicazioni pratiche importantissime, quali per esempio la possibilità che le donne possano tranquillamente e responsabilmente programmare una gravidanza riducendo al minimo il rischio di malformazioni nel nascituro, con la preventiva effettuazione del suddetto esame e della relativa terapia, se necessaria. Si migliorerebbe inoltre lo stato di salute e si potrebbe diminuire l’incidenza delle patologie tumorali e cronico-degenerative legate all’eccesso di questi metalli tossici. Inoltre si realizzerebbe un notevole risparmio della spesa sanitaria. Infatti recentissimi ed autorevoli studi, attribuiscono ai metalli pesanti, al benzene, agli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), alle diossine ed al particolato ultrafine, emessi dai camini industriali, la capacità di determinare uno stato di instabilità del nostro genoma, una sorta di stress genetico che, nel corso degli anni, si traduce in un vero e proprio danno strutturale che pone le premesse alle mutazioni che danno origine ai tumori, oltre ad essere la causa delle malattie croniche degenerative e delle malformazioni congenite, così notevolmente aumentate nel triangolo industriale siracusano. Infatti tutte le suddette sostanze sono classificate come mutagene, teratogene e cancerogene”.

 

Giuseppe Solarino

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Nel 1995 Jay K. and Stieglitz L. si sono presi la briga di condurre uno studio scientifico sui composti emessi da un impianto di incenerimento dei rifiuti. Con molta pazienza hanno catalogato tutte le tipologie di sostanze emesse. “Identification and quantification of volatile organic components in emissions of waste incineration plants. Chemosphere”, nel titolo una considerazione che deve farci riflettere: Chemosphere: Atmosfera chimica! Stiamo modificando il contenuto stesso dell’aria che respiriamo aggiungendo sostanze che nulla hanno a che fare con la salute e il benessere.

Il quadro che esce da questo studio è oltre che monumentale e preoccupante che, per dirlo in poche parole significa questo: L’inceneritore è un incubatore di sostanze, un grande calderone, dove si buttano a casaccio innumerevoli sostanze. Il calore provoca un rimescolamento generale non controllabile. Succede così che come da un alambicco si distillano nuove sostanze, nuove molecole vengono ogni giorno emesse in atmosfera, miriadi di sostanze chimiche non presenti in natura vengono forgiate nei forni, e poi liberate.

Si dirà “ci sono i filtri”. Teniamo conto di due cose, anche il filtro da qualche parte andrà messo, oppure crediamo che il filtro faccia sparire gli inquinanti come per magia?

Il secondo aspetto riguarda l’efficienza dei filtri a maniche, sicuramente uno dei metodi migliori come sistema di abbattimento ma che, per forza di cose, ha il limite della dimensione.

Questa tipologia di filtraggio consiste in una maglia molto stretta che intercetta le sostanze. Le maglie hanno ovviamente una dimensione e il foro più piccolo è di 6 micron (1 micron = 1 millesimo di millimetro = 1µm ). Fino a quella dimensione c’è speranza che, mantenendo in piena efficienza il sistema, le molecole di dimensione maggiore di 6 µm siano bloccate. Purtroppo i “moderni” inceneritori, proprio per ridurre la produzione di diossine, hanno aumentato le temperature di esercizio. Così facendo è aumentata la pericolosità dei composti perché all’aumentare delle temperature diminuisce la dimensione delle particelle (il particolato) e, scienza insegna, più una sostanza è fine maggiore è la sua “attività”. Siamo così di fronte ad emissioni ultrafini che raggiungono dimensioni ben più ridotte rispetto ai 6 µm: 5 µm, 2,5 µm, addirittura particelle che scendono al di sotto di 1 µm.

Con queste misure è come se tentassimo di parare una pallina da ping-pong con una rete da calcio.

Il risultato è scontato.

Noi aggiungiamo che gli attuali sistemi di controllo del particolato si fermano a 10 µm, le cosiddette PM10, quindi non registrano particelle con diametro inferiore a 10 µm. Praticamente le particelle più piccole di 10 µm, le più pericolose, non vengono “viste” dallo strumento di misura. E dire che esistono strumenti capaci di misurare sia le 2,5 µm che quelle da 0,1 µm.

Segue l’elenco delle sostanze emesse da un inceneritore che noi abbiamo contate e risultano più di 200. Questa nota ci è pervenuta dall’Associazione “Gestione Corretta Rifiuti e Risorse” di Parma, GCR via Zaniboni, 1; tel 331.116.8850 il 16 agosto 2010, con preghiera di diffonderla, specie nelle nostre zone ove già esistono inceneritori per rifiuti anche pericolosi.

A nome delle Associazioni che rappresentiamo “Decontaminazione Sicilia” e “AugustAmbiente” vi sottoponiamo la suddetta nota per una Vs stimata pubblicazione, possibilmente in maniera integrale

Luigi Solarino e Giacinto Franco

 

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Ritorniamo dopo circa un mese sullo studio dell’eccesso di metalli pesanti riscontrati nella popolazione del triangolo industriale Priolo-Augusta-Melilli, studio inviato per conoscenza al Ministro Prestigiacomo, al Presidente Lombardo e ai vari Assessorati competenti oltre che al presidente della provincia di Siracusa ed ai sindaci dell’area a rischio. In esso si indicavano anche i risultati di una terapia che aveva notevolmente ridotto la presenza di detti metalli pesanti nell’organismo dei soggetti presi in esame (trattavasi di giovani donne in età fertile). Abbiamo intervistato il Dottor Giacinto Franco su eventuali risvolti di tale studio ed eventuali sviluppi: “Nessuna risposta a oggi. Avrei capito ciò se si fosse trattato di un semplice studio epidemiologico senza nessun riscontro pratico, ma trattandosi anche dell’applicazione di una terapia specifica che in pratica, nell’arco di tre mesi nei soggetti sottoposti al trattamento, ha portato alla eliminazione quasi completa del mercurio e alla riduzione notevole di piombo e alluminio oltre che di altri pericolosi metalli pesanti, mi sarei aspettato quanto meno dei chiarimenti. Eppure i metalli pesanti così come agenti chimici quali per esempio diossine, Ipa ecc., ormai è stato chiaramente dimostrato come agiscano sulle cellule in via di differenziazione, dotate di un assetto genomico ancora fluido: in particolare mi riferisco alle cellule staminali dei tessuti degli adulti, che possono degenerare in senso neoplastico, e alle cellule embrionali, fetali ed ai gameti, che esposti quotidianamente a tali fattori esogeni forzano il loro genoma a trasformarsi. In pratica ciò che noi osserviamo sempre più frequentemente quale l’aumento delle malattie immunomediate (allergie, asma, malattie auto-immuni, ecc.), endocrino-metaboliche (obesità, sindrome metabolica, diabete II, ecc.), neurodegenerative e neoplastiche, è ormai da più studi indicato come il prodotto di questo subdolo inquinamento e prova ne è che il suddetto tipo di patologie sia così altamente presente nei residenti del triangolo industriale.

Il costante incremento a livello sia nazionale che europeo delle neoplasie nella primissima infanzia, è sempre più chiaramente connesso all’esposizione transplacentare (del feto) e transgenerazionale (dei gameti) ai suddetti agenti chimici e fisici (in particolare radiazioni ionizzanti) in grado di indurre modificazioni genetiche.

Evidentemente ai nostri politici ciò non interessa: è molto più importante l’appartamento di An a Montecarlo e le beghe politiche per mantenere salda la poltrona. E’ meglio non saper niente anche se applicare le proposte operative da me indicate avrebbe potuto significare un forte risparmio nella spesa sanitaria. In ogni caso lo studio è stato preso in seria considerazione dall’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia e sarà presentato nel mese di settembre al congresso nazionale di Arezzo dove si discuterà approfonditamente di quanto sopra indicato”.

 

Giuseppe Solarino

 

 

Ambiente ad alto rischio contaminazioneultima modifica: 2010-09-11T06:03:00+02:00da leodar1
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