AUGUSTA, GIOCHI MATEMATICI DEL MEDITERRANEO. MACI E SCERRA DELLA “P.DI NAPOLI” ANDRANNO IN FINALE

Giochi matematiciAugusta. Potremmo dire con una battuta che è stato un “gioco da ragazzi” per Gabriele Maci ed Emanuele Scerra, due alunni del primo Istituto comprensivo “Principe di Napoli “ di Augusta, disputare qualche giorno fa, all’Istituto comprensivo “Sant’Alessandra” di Rosolini la finale d’area dei giochi matematici del Mediterraneo 2018 e qualificarsi rispettivamente 2° e 3° nella categoria classi prime, accedendo di diritto alla finale nazionale. I Giochi Matematici del Mediterraneo sono un libero concorso individuale, bandito dall’Accademia Italiana per la promozione della Matematica col patrocinio dell’Università degli Studi di Palermo. Le finalità sono favorire e diffondere negli alunni l’interesse e la passione per la matematica, facendo gareggiare sia allievi dello stesso Istituto sia allievi di diversi Istituti italiani, nello spirito di una sana e leale competizione, al fine di sviluppare atteggiamenti positivi verso lo studio della matematica e nello stesso tempo valorizzare le eccellenze. Gli studenti delle classi prime, seconde e terze della scuola secondaria di primo grado del nostro Istituto, hanno affrontato una prima fase di selezione di istituto e una successiva fase di qualificazione con grande entusiasmo, affinando le capacità della logica, dell’intuizione e della riflessione, e impegnandosi in una competizione rispettosa dell’avversario. Gabriele Maci ed Emanuele Scerra si erano già classificati nella fase provinciale per le classi prime insieme a Daniele Falsaperla e Ludovica Saraceno, mentre avevano superato le prove per le classi seconde Sara Di Domenico, Sara Fazio, Giorgia Zago, si erano inoltre classificati per le classi terze Eugenia Di Mauro, Matteo Innao Matteo e Gabriele Valenti. A quest’ edizione dei giochi matematici del mediterraneo 2018 hanno aderito 620 scuole per oltre 200.000 iscritti che, attraverso le qualificazioni d’istituto prima e le selezioni d’istituto dopo, sono approdati alle finali provinciali. Circa 800 allievi, 100 per ogni categoria provenienti da oltre 80 province italiane, parteciperanno alla finale nazionale il 24 aprile 2018 a Palermo, dove nello stesso pomeriggio avrà luogo la cerimonia di premiazione di tutti gli alunni partecipanti. I primi auguri ai due finalisti sono stati della dirigente scolastica della “P. Di Napoli”, Agata Sortino, con la convinzione che Emanuele e Gabriele vivranno fino in fondo questa bellissima esperienza.

Mariangela Scuderi

LA BUONA ZUPPA DI CECI DALLE SUORE DI SANT’ANNA

zuppa di ceciAUGUSTA – Quando frequentavo la scuola elementare nell’istituto delle benemerite suore di Sant’Anna, si usavano ancora la penna, con il pennino da intingere nel calamaio (collocato dentro un foro del banco), e la carta assorbente per fare asciugare rapidamente l’inchiostro e il grembiulino nero per non sporcarsi. Per la stessa ragione, per non sporcarsi d’inchiostro, negli uffici, gli scrivani indossavano le mezze maniche nere (dal polso fino al gomito). Il grembiule nero, però, aveva anche un’altra funzione: quella di dare un senso di ordine  e di uniformità, specialmente per evitare vistose disparità tra i figli dei poveri e i figli dei ricchi. A metà degli anni Cinquanta, la povertà in Augusta era ancora una piaga. Potrei fare riferimento al costante flusso migratorio verso le Americhe e l’Australia, alle strade non asfaltate, dove i bambini, scalzi, rincorrevano i soldati americani per chiedere sigarette (da rivendere) anche sfuse o le deliziose tavolette di cioccolato. Nelle nostre povere botteghe di generi alimentari, erano ancora vendute le tavolette di surrogato. I bambini, quando non andavano a scuola, stavano sempre per strada: le case erano anguste e povere e senz’alcuna attrattiva che potesse bloccarli (le madri erano le prime a esortarli a uscire). L’alternativa era la parrocchia, l’oratorio, dove c’erano i tavoli da ping pong, i bigliardini per il calcio-balilla, ecc. C’è un ricordo che mi sovviene e mi punge se penso alla povertà di quegli anni: è il ricordo di una buona, densa, profumata zuppa di ceci che le suore somministravano, mi pare il venerdì, a tutti i poveri che si recavano, intorno alla mezza, con una scodella, nel cortiletto davanti al portone di Via Orfanotrofio. Quella era l’ora in cui noi bambini sciamavamo, con allegra birboneria, fuori delle aule per l’intervallo del pranzo, da consumare a casa. Si riprendeva alle due  e si concludeva alle quattro del pomeriggio. Il sapere che a casa m’aspettava un pranzetto con  i fiocchi mi rendeva ovviamente di buonumore, ma il venerdì mi rattristavo nel vedere quella lunga fila di vecchi e no, di uomini e donne,  ingrossarsi per un pasto caldo. (Vi assicuro che la zuppa di ceci era davvero saporita).

Giorgio Càsole – (dall’introduzione al romanzo di Lia Fendes, “Il vecchio balcone”, ambientato ad Augusta, Centro Augustano di Documentazione, 2003).

QUANDO LA VILLA ERA CHIAMATA VIALE DEI MATRIMONI

la villaAUGUSTA – Quando ancora le classi miste non erano norma, quando il telefono era un lusso, quando i telefonini, con i loro sms, non erano stati nemmeno concepiti, si passeggiava obbligatoriamente alla villa nella speranza che Cupido lanciasse i suoi strali fatati; fuor di metafora, si lanciavano sguardi alle ragazze nell’attesa d’essere presentati  o provocando l’incontro per la cosiddetta dichiarazione. Se andava bene, si passeggiava insieme, quasi trionfalmente, mano nella mano. E sembrava d’aver raggiunto il traguardo. I baci e tutto il resto si conquistavano a fatica, nel tempo.

Giorgio Càsole – (dall’introduzione al romanzo di Lia Fendes, “Il vecchio balcone”, ambientato ad Augusta, Centro Augustano di Documentazione, 2003).

AUGUSTA, QUANDO ANCHE LE LICEALI PORTAVANO IL GREMBIULE

1967Augusta. A metà degli anni Sessanta, in pieno boom economico, le mie compagne del liceo classico portavano ancora il grembiule nero, mentre i maschi ne eravamo esenti (fin dalla scuola media). C’era l’esigenza d’evitare disparità d’abbigliamento, ma, soprattutto direi, la necessità d’indossare una castigata uniforme per non mettere in risalto le peculiarità femminili che potevano turbare i sogni di arcigni e meno arcigni professori e degli adolescenti in calore. Quando racconto questi fatti ai miei alunni- e non poche ragazze durante la bella stagione vengono a scuola con l’ombelico di fuori – essi faticano a credermi e devo mostrare loro un documento fotografico. Sembra un secolo fa!

  Giorgio Càsole(dall’introduzione al romanzo di Lia Fendes, “Il vecchio balcone”, ambientato ad Augusta, Centro Augustano di Documentazione, 2003).