Il governo Gentiloni lo vorrebbe trasferire a Milano, con una spesa di 6oo mila euro. I consiglieri comunali esprimono pieno sostegno al Comitato 18 aprile che si batte per mantenere ad Augusta il relitto del barcone del naufragio di migranti del 18 aprile 2015, da un anno ospitato al pontile Nato della Marina militare, “per evitare che si concretizzi la scellerata decisione del Governo nazionale di spendere 600 mila euro di fondi pubblici per trasferire il relitto a Milano”.
Riteniamo che la scelta del Governo nazionale di trasferire il barcone a Milano sia assurda, contro ogni logica e buon senso e dimostri, in pieno, tutta la contraddizione del governo nazionale che, da un lato, impone ad Augusta la costruzione di un hotspot per migranti dentro il porto commerciale, nonostante le lamentele degli operatori portuali, dall’altro non ritiene giusto accogliere le legittime richieste del comitato 18 aprile, mortificando le aspettative di un territorio e di una comunità, che da anni mette in atto concretamente l’accoglienza ai migranti, soprattutto ai più vulnerabili come i minori non accompagnati. Quello stesso governo nazionale che, dal 2013, dall’operazione “Mare nostrum” ha individuato, dall’oggi al domani, il porto di Augusta come il primo punto di sbarco di migranti in Italia, adesso umilia quello stesso territorio preferendo spendere 600 mila euro di soldi pubblici per spostare il relitto del barcone a migliaia di chilometri di distanza dal luogo del naufragio e anche dai cimiteri siciliani in cui riposano i resti dei circa 700 sfortunati migranti rimasti intrappolati nel relitto. Riteniamo che questa operazione del Governo sia stata pensata per appoggiare le velleità professionali di una dottoressa milanese, che presiede il laboratorio di Antropologia forense (Labanof) dell’Università degli studi di Milano, a spese di tutti e contro il territorio siciliano e augustano in particolare, con la complicità chiara anche del Pd siciliano. Nell’interpellanza urgente presentata al ministero della Difesa del 27 novembre 2017 con cui 39 deputati del Pd chiedono al ministero della Difesa se non intenda accogliere, in quanto “spicca per concretezza”, “la proposta di riconversione avanzata dall’Università degli studi di Milano” che ha messo a disposizione degli spazi per un’installazione monumentale dell’imbarcazione presso il complesso di via Golgi, nel quartiere Città studi, figurano anche le firme del segretario regionale del Pd Sicilia, Fausto Raciti e di altri quattro esponenti del Pd siciliano. E’ allora ci chiediamo: è questo il modo in cui il Pd siciliano difende il suo territorio preferendo “sponsorizzare” una richiesta di un museo che arriva dalla lontana Milano, espressione di certo dell’area politica vicina all’ex Premier Renzi e non, invece, condividere e sostenere l’operato di un comitato composto da Cgil, Chiesa e Legambiente che ha chiesto di poter istituire con il barcone un “Giardino della Memoria” nell’area dell’ex chiesa di Monte Tauro, che costituirebbe, allo stesso tempo, un simbolo forte della volontà di questa città a non dare spazio alcuno a derive razziste o xenofobe, nonché un inequivocabile messaggio di umana solidarietà, agevolmente comprensibile da chi proviene da luoghi e culture lontani, che favorirebbe il loro percorso di integrazione. Una decisione, quella del Pd siciliano, in contraddizione con la decisione di una deputata siracusana dello stesso partito, l’onorevole Sofia Amoddio che il 16 giugno 2017 ha presentato un’interrogazione al Presidente del consiglio e al ministro dell’Interno per saper “se avessero ricevuto le richieste del comitato 18 aprile e se intendessero fornire un riscontro positivo” alle richieste. Contrariamente all’interpellanza dei 39 deputati del Pd e di cui è prima firmataria l’onorevole milanese Quartapelle, a cui ha fatto seguito appena qualche settimana dopo l’accoglimento dell’emendamento -prima in commissione Difesa e Bilancio e poi nella Finanziaria 2018- dei 600 mila euro necessari a trasferire il barcone a Milano, a distanza di sei mesi non risulta che il Governo abbia ancora risposto all’interrogazione dell’onorevole Amoddio. Come a voler dire che per il Pd esistono due pesi e due misure”. Fin qui il sostanziale j’accuse di Giancarlo Triberio, consigliere comunale Art. 1 Mdp Liberi e Uguali. Aspettiamo le risposte dell’Amministrazione comunale, diretta da Maria Concetta Di Pietro, del governo regionale, presieduto da Nello Musumeci, e di quello nazionale, presieduto da Gentiloni.