Gli ordigni sono stati quindi rimorchiati, tenendoli a distanza di sicurezza, fino a giungere in un’area individuata dall’Autorità Marittima, dove sono state condotte le operazioni subacquee che ne hanno permesso il brillamento. Questo intervento rappresenta una delle tante attività che i Reparti Subacquei della Marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità in moltissimi porti e coste italiane, svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione. Lo scorso anno i palombari della Marina Militare hanno distrutto un totale di 12.400 ordigni esplosivi residuati bellici, mentre dal 1 gennaio 2017 ne hanno già neutralizzati 10.964 dai mari, fiumi e laghi italiani. Agli appassionati del mare, che con l’estate incrementano la loro attività subacquea ricreativa, si consiglia di non toccare assolutamente gli oggetti eventualmente rinvenuti che possano essere ritenuti pericolosi, la cui forma possa ricordare o meno un ordigno esplosivo o parti di esso. Quello che invece è doveroso fare, per l’incolumità di tutti, è di identificarne il sito di ritrovamento, fotografare l’ipotetico ordigno (qualora si abbia con se una macchina fotografica subacquea) e denunciarne immediatamente il rinvenimento alla locale Capitaneria di Porto o stazione dei Carabinieri, che richiederà l’intervento dei Palombari del Gruppo Operativo Subacquei di COMSUBIN al fine di ristabilire la fruibilità in piena sicurezza di quel tratto di mare.
M.S.