Nell’elegante cornice di un resort del territorio si è tenuta una prima conferenza in occasione della presentazione di un ciclo di incontri sul tema dei reati rivisitati e introdotti dalla Legge “Severino”. Il promotore degli interessantissimi eventi, l’avv. Giovanni Intravaia (nella foto), presidente dell’Osservatorio Cattolico “Pro Iure et Iustitia” dopo i saluti e i ringraziamenti di rito rivolti al folto pubblico degli invitati ha così esordito <<Facilitatore è un sostantivo maschile che indica chi facilita, rende agevole il conseguimento di qualcosa>>. Questa la definizione data dal dizionario Treccani. Nel suo libro “Il facilitatore”, Sergio Rizzo analizza una nuova figura che emerge naturalmente nelle dinamiche della nuova corruzione consociativa, basata sulle consulenze e sui favori, più che sulle classiche tangenti in denaro. Chi è il «facilitatore»? È colui che sta al centro di una fitta rete di conoscenze, interessi, legami che avvincono il potere legale a quello illegale, l’economia e la politica alle associazioni mafiose e ai poteri massonici. Il «professionista» deve portare ordine nella confusione, creando il collegamento tra chi ha il compito di decidere e chi deve attuare le decisioni, tra chi presenta un’istanza e chi la deve valutare. Il suo ruolo è «far, funzionare le cose, facendole scivolare lungo il binario giusto». Il facilitatore non è però un’invenzione letteraria, ma un operatore, a cavallo fra il grottesco e il drammatico, che compare sistematicamente nelle più importanti indagini sulla moderna corruzione, quale soggetto che deve agevolare i rapporti tra i diversi mondi che, nella moderna forma assunta dal fenomeno corruttivo, sono uniti da legami stabili e strutturati. Nel nuovo contesto la tangente non è la remunerazione di uno specifico favore, ma una pratica diffusa e preventiva che vede il burocrate o il politico pronto a risolvere problemi, a sbloccare pratiche, ad «aiutare» a tutto ‘tondo l’imprenditore amico nei rapporti con gli uffici della Pubblica Amministrazione. Insomma, non si vende l’atto, ma la funzione o qualità del pubblico ufficiale. Il giuramento di fedeltà allo Stato è tradito alla radice e, con esso, la dignità di chi l’ha prestato. La complessità delle trame e delle relazioni «istituzionali» richiede, quindi, la presenza di un soggetto dotato di un’ampia rete di amicizie e di conoscenze, in grado di intervenire nei procedimenti di formazione della volontà dell’amministrazione e di mettere in contatto politici, burocrati, imprenditori ed esponenti del mondo criminale. E, in definitiva, un «mediatore amministrativo», rigorosamente bipartisan, capace di raggiungere politici e amministratori, di aprire tutte le porte e di avere la meglio sugli infernali meccanismi della burocrazia.
G.T.