Augusta. “Erano <<accozzaglia>> i padri costituenti che pur appartenendo a schieramenti molto diversi e, talvolta opposti, settant’anni fa hanno redatto la Costituzione?” Questa è stata l’apostrofe pronunciata da Enzo Inzolia (generale dei carabinieri in congedo) al convegno sulle “Ragioni del No”, tenutosi a nella sala di Palazzo Zuppello, per iniziativa di Forza Italia, Fratelli d’Italia-AN e Noi con Salvini. Il polemico interrogativo di Inzolia era una chiara allusione al sostantivo “accozzaglia”, che tante dure reazioni ha provocato, con cui Matteo Renzi ha definito l’insieme dei partiti e dei movimenti che si sono schierati contro la riforma di ben 47 articoli della Costituzione vigente, su cui, il prossimo 4 dicembre gli italiani saranno chiamati a votare per il Sì o per il No, giacché la stessa riforma non è stata votata dai due terzi del Parlamento. Inzolia, che ha aperto i lavori del convegno, ha tenuto a precisare che, nonostante la personalizzazione di questo scontro voluto in un primo tempo dallo stesso Renzi, lo scontro è sull’architettura dello Stato, non essendo questa riforma un mero ritocco. “Persino Palmiro Togliatti”, durante i lavori dell’Assemblea costituente eletta nel 1946, “fece un passo indietro sui Patti Lateranesi” – ha ricordato Inzolia – con riferimento al concordato, stipulato, durante il Fascismo, fra Stato italiano e Chiesa cattolica. Il primo dei relatori, Andrea Timmonieri, ha detto che questa riforma è solo “fumo negli occhi”, essendo uno stravolgimento del teso originale, a scapito dei cittadini, giacché se attualmente sono previste 5o mila firme per presentare una legge di iniziativa popolare, se passerà la riforma, ne occorrerà il triplo: 150 mila. Anche Edy Bandiera ha messo l’accento sui diritti sottratti dei cittadini, visto che la revisione costituzionale attribuisce poteri al governo centrale che potrà soverchiare la volontà delle realtà locali. Leandro Impelluso ha sostanzialmente toccato lo stesso tasto, anche da un altro punto di vista, quello che riguarda la sovranità nazionale, nel senso che il testo della riforma prevede che le leggi europee varranno più di quelle italiane. L’intervento di Ezechia Paolo Reale ha messo in luce l’ignoranza di chi ha redatto questo testo di riforma, giacché non ha tenuto conto degli Statuti delle Regioni a Statuto speciale, come la Sicilia, che non ammettono il doppio mandato al Senato e all’assemblea regionale. Non solo. Per la Sicilia sono previsti 7 senatori, il doppio per la Lombardia; la Valle d’Aosta, con nemmeno trecentomila abitanti – ha sottolineato Reale – avrà due senatori: un vero e proprio scacco per i cittadini del Sud. I lavori sono stati coordinati da Marco Failla.
C.C.