AUGUSTA, IL TEATRO NEL CUORE DI MAURO ITALIA

Il primo spettacolo sabato 3  dicembre a Città della Notte

That's amoreAugusta. Sabato 3 dicembre, alle otto di sera, si apriranno le porte del teatro “Cannata” di Città della Notte, bivio Augusta-Villasmundo, per un nuovo cartellone teatrale. Non “il” cartellone che la nuova gestione di Città della Notte ha organizzato per proprio conto, ma quello di Mauro Italia, direttore artistico, regista e prim’attore dell’associazione “Teatro stabile di Augusta”, che ha una sede, il “Piccolo del teatro stabile”, seppur minima, nel centro storico di Augusta, ma che da anni era inserita in un consorzio cittadino, promosso dallo stesso Mauro Italia, fra 4 vari gruppi filodrammatici locali per sostenere onori e oneri di una vera stagione teatrale nel capiente teatro di Città della notte, a causa della chiusura dell’aula magna, nella cittadella degli studi, adattata a “teatro comunale”. A causa degli alti costi d’affitto e della capienza del teatro “Cannata”,  ogni compagnia aderente al  Consorzio, denominato “Teatro in movimento”, ha potuto dare solo una rappresentazione dei testi rappresentati, in genere commedie comiche o brillanti, mentre quando  l’aula magna era agibile si potevano anche offrire due  o tre repliche. “Teatro in movimento” si basava essenzialmente sugli abbonamenti, che ogni anno aumentavano sempre più e sembrava che non ci fossero  problemi all’interno, giacché ogni filodrammatica manteneva la sua autonomia di gestione e di scelta  dei lavori da mettere in scena. “Mai dire mai”, recita il titolo di un film della serie 007. Infatti, le nubi all’orizzonte sono apparse e il “Teatro in movimento” s’è bloccato. Il consorzio  s’è sciolto. O, meglio, s’è raddoppiato. Mauro Italia, che ha avuto sempre un grande amore per le scene sin da piccolissimo, ha avuto il coraggio di varare un cartellone, dal titolo “Teatro nel cuore”, rivolgendosi a compagnie non cittadine; le tre compagnie locali del disciolto consorzio hanno cooptato un altro gruppo cittadino e hanno presentato una stagione propria sotto l’ègida della FITA, la federazione dei gruppi amatoriali italiani, il  cui primo spettacolo è già stato dato, con largo consenso di pubblico, nella stesse Città della Notte dove Mauro Italia, sabato 3 dicembre, presenterà questa sua nuova impresa, con una prima commedia, che si distacca dal solco delle commedie comiche in siciliano o in italiano. Sarà rappresentata una commedia musicale, That’s Amore”, portata in scena  con successo in 105 teatri italiani, il cui titolo ricorda l’omonimo titolo di una celebre canzone cantata dall’italo americano Dino Crocetti, in arte Dean Martin, spalla del famoso e popolare attore comico cinematografico Jerry Lewis. Lo scorso anno Mauro Italia aprì la stagione del disciolto consorzio con la rappresentazione di un’altra commedia musicale italiana “Aggiungi un posto a tavola”, raggiungendo un successo strepitoso. Come direttore artistico del “Teatro nel cuore” vuole bissare quel successo.

Giorgio Càsole

LE RAGIONI DEL NO ESPOSTE A PALAZZO ZUPPELLO DA FI-F.LLI D’I- NOI CON SALVINI

Ragioni del No Htl P. ZuppelloAugusta. “Erano <<accozzaglia>> i padri costituenti che pur appartenendo a schieramenti molto diversi e,  talvolta opposti,  settant’anni fa hanno redatto la Costituzione?” Questa è stata l’apostrofe  pronunciata da Enzo Inzolia (generale dei carabinieri in congedo) al convegno sulle “Ragioni del No”,  tenutosi a nella sala di Palazzo Zuppello, per iniziativa di Forza Italia, Fratelli d’Italia-AN e Noi con Salvini. Il polemico interrogativo di Inzolia era una chiara allusione al sostantivo “accozzaglia”, che tante dure reazioni ha provocato, con cui Matteo Renzi ha definito l’insieme dei partiti e dei movimenti che si sono schierati contro la riforma di ben 47 articoli della Costituzione vigente, su cui, il prossimo 4 dicembre  gli italiani saranno chiamati a votare per il Sì o per il No, giacché la stessa riforma non è stata votata dai due terzi del Parlamento.  Inzolia, che ha aperto i lavori del convegno, ha tenuto  a precisare che, nonostante la personalizzazione di  questo scontro voluto in un primo tempo  dallo stesso Renzi, lo scontro è  sull’architettura dello Stato, non essendo questa riforma un mero ritocco. “Persino Palmiro Togliatti”, durante i lavori dell’Assemblea costituente eletta nel 1946, “fece un passo indietro sui Patti Lateranesi” – ha ricordato Inzolia – con riferimento al concordato, stipulato, durante il Fascismo,  fra Stato italiano e Chiesa cattolica. Il primo dei relatori, Andrea Timmonieri, ha detto che questa riforma è solo “fumo negli occhi”, essendo uno stravolgimento del teso originale, a scapito dei cittadini, giacché se attualmente sono previste 5o mila firme per presentare una legge di iniziativa popolare,  se passerà la riforma, ne occorrerà il triplo: 150 mila. Anche Edy Bandiera ha messo l’accento sui diritti sottratti dei cittadini, visto che la revisione costituzionale attribuisce poteri al governo centrale che potrà soverchiare la volontà delle realtà locali. Leandro Impelluso ha sostanzialmente toccato lo stesso tasto, anche da un altro punto  di vista, quello  che riguarda la sovranità  nazionale, nel senso che  il testo della riforma prevede che le leggi europee varranno più di quelle italiane. L’intervento di Ezechia Paolo Reale ha messo in luce l’ignoranza di chi ha redatto questo testo  di riforma, giacché non ha tenuto conto degli Statuti delle Regioni  a Statuto speciale, come la Sicilia, che non ammettono il doppio mandato  al Senato e all’assemblea regionale. Non solo. Per la Sicilia sono previsti 7 senatori, il  doppio per la Lombardia; la Valle d’Aosta, con nemmeno trecentomila abitanti – ha sottolineato  Reale – avrà  due senatori: un vero e proprio scacco per i cittadini del Sud. I lavori sono stati coordinati da Marco Failla.

C.C.

Considerazioni sul voto del 4 dicembre – di Giorgio Càsole

EDITORIALE/Fra  storia  e cronaca

me stesso  nellostudioAugusta – Potrei  esordire citando  fior di costituzionalisti, docenti universitari  o  ex giudici e ex presidenti della Corte costituzionale che la pensano come me. Attenzione! Gli ex presidenti e ex giudici di questa Corte godono di benefici di tipo regale anche dopo il loro mandato novennale, pur tornando a essere cittadini comuni. Ma tant’è. Siamo in Italia dove ci sono quelli che sono più uguali di altri. Non credo abbiano interesse di bottega nel proclamare la loro opposizione a questa riforma “napoletanesca”.  Ci sono quelli che sono padronissimi di difendere il  piccolo Fiorentino così avido di potere che ha mandato a calci in culo il suo compagno di partito Letta e dopo aver promesso di rottamare, di non fare inciuci, ha perseguito la sua personale scalata al potere, sostenuto da quel presidente Napolitano che avrebbe dovuto sciogliere l’attuale parlamento eletto con legge dichiarata incostituzionale. Che cosa abbiamo a fare un presidente-notaio, garante della Costituzione, che cosa abbiamo a fare una Corte costituzionale se poi il primo non rispetta le deliberazioni della seconda? Se la legge è stata dichiarata incostituzionale, quale doveva e dev’essere la conseguenza logico-giuridica, se non sciogliere il parlamento eletto con legge incostituzionale? Non è vero che il senato, secondo questa riforma, viene sottratto ai cittadini? Come si fa a negarlo? Su che base? Questa pretesa riforma triplicherà il numero di firme per una proposta di legge popolare? Se per molti  vanno bene l’uno e l’altro provvedimento, per molti   NO,  per  i tanti  che credono in una democrazia in cui i   cittadini  sono rispettati sempre, non ogni 5 anni. Negli anni Cinquanta l’augustano Epicarmo Corbino, noto economista, componente del governo De Gasperi, propose una legge che prevedeva il premio di maggioranza, che, secondo le previsioni, sarebbe andato all’allora DC. Corbino era del PLI. Corbino fu impiccato in effigie dal “popolo comunista”. Per l’opposizione strenua dell’allora PCI, che definì quella proposta di legge, come “Legge truffa”, la proposta non passò.  La DC continuò a governare con i partiti di coalizione, prima centro-destra, poi di centro-sinistra. PCI e DC erano acerrimi nemici. Aldo Moro, rapito dalle BR, fu probabilmente ucciso, con l’avallo della CIA americana, perché voleva associare il PCI al governo e gli Americani allora vedevano il PCI come il toro vede il rosso. Dopo il crollo del muro di Berlino, grazie anche a Giovanni Paolo II, dopo il crollo dell’impero sovietico, che oggi rende inutile la NATO (apparato militare difensivo costosissimo), le cose sono cambiate. il PCI, non più finanziato come una volta dall’URSS, cambiò denominazione fino a diventare PD, partito dove sono confluiti ex democristiani, diventati nel frattempo ex popolari.  Uno di questi “popolari” ex dc, è il  piccolo Fiorentino, il quale sostiene di voler fare risparmiare l’Italia. Allora perché ha fatto spendere e fa spendere centinaia di milioni di euro per un aereo, attraverso il quale, vuole scimmiottare Obama, quando c’erano e ci sono gli aerei militari per gli spostamenti istituzionali veri?

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