AUGUSTA/ “L’ARTE MI FA USCIRE DAGLI SCHEMI”, DICE LO SCENOGRAFO DELLA CASA DI RECLUSIONE

INTERVISTA A VINCENZO SCUDERI, L’ATTREZZISTA DELL’”ELISIR D’AMORE”, CHE ANDRÀ IN SCENA IL 29 MAGGIO A “CITTÀ DELLA NOTTE”

Vincenzo ScuderiAUGUSTA. L’ “Elisir d’Amore” (produzione YAP, regia di Enrico Stinchelli, che andrà in scena il 29 maggio a “Città della Notte”) sta registrando  la collaborazione della casa di reclusione di Augusta. Uno degli ospiti,  Vincenzo Scuderi,  ha realizzato tutta l’attrezzeria disegnata dalla scenografa Tiziana Armellini. Vincenzo ama l’arte, dipinge sempre, si è laureato all’Accademia delle Belle arti con un tesi sull’iconografia bizantina,  conquistando un bel 106/110. Vincenzo, per motivi legati alla sua condizione di recluso , non potrà vedere la messa in scena dello spettacolo,  ma la gloria, che merita, può arrivare anche grazie a  un articolo che racconta la sua esperienza.  Parlami della tua passione per l’arte. Quando hai iniziato a dipingere? Che tecnica preferisci? Cos’è per te l’arte e chi è il tuo pittore preferito? “Dipingo da sempre, ma quando sono “cresciuto” ho staccato, per tanti motivi, per poi riprendere da 15 anni circa. Mi piacciono molte tecniche,  ma quelle che preferisco sono l’acquerello e l’olio da circa dodici anni ho scoperto una tecnica che si usa nell’iconografia bizantina, su cui ho discusso la tesi di laurea. Per me l’arte ha un grande valore, anzi tanti valori, perciò l’arte mi fa uscire spesso dagli schemi senza che ciò possa farmi incorrere in situazioni spiacevoli. Il mio pittore preferito è Claude Monet, ma senza che ciò possa oscurare minimamente i grandi del Rinascimento.” Qual è il  tuo sogno nel cassetto legato all’arte? “Riuscire a lasciare ai posteri anche una sola opera che faccia ricordare in modo positivo un uomo qualunque: me!” Sei appassionato anche di teatro? “Da circa 6 anni faccio parte di una compagnia teatrale attiva dentro la casa di reclusione di Augusta “Voci dal palcoscenico” dove,  oltre a recitare piccole parti,  mi occupo delle scenografie e da quel che mi si dice lo faccio in modo discreto.” Com’è stata per te questa collaborazione? “Collaborare per quest’opera teatrale è stata un’esperienza nuova e vorrei tanto continuare su questa strada collaborando a un altro spettacolo in prossimo futuro. Ho conosciuto alcune persone anche se sono passate molto velocemente”. Descrivimi quali materiali hai utilizzato e come hai realizzato i leccalecca giganti. “Per realizzare questi gadget ho utilizzato carta di giornali, cartone, colla vinilica, carta gommata, colori e tanta pazienza.  Per realizzare i leccalecca ho cominciato con il prendere due dischi di cartoni, su uno ho incollato dei bicchieri da caffè (usati) usando la vinilica e bloccandoli con della carta gommata e poi ho incollato su l’altro disco di cartone. Con del giornale arrotolato e quindi appiattito (a mo’ di cintura) ho rivestito le estremità dunque vi ho incollato un tubo di cartone creando così il bastoncino, infine ho ricoperto tutto con una miscela di colla acqua e carta di giornale. Ho lasciato asciugare e ho colorato il tutto.” Qual è il lavoro di cui sei più orgoglioso? “Il quadro che serbo nel cuore si ispira un po’ a Chagall. È onirico, metaforico, surreale. È verde su verde, contiene dei simboli di Catania: gli archi della Marina, l’elefante, l’obelisco, il Fortino. Nel quadro ci siamo anche io e mio figlio, ci teniamo per mano e siamo liberi come un palloncino. Mio figlio è in sedia a rotelle,  ma grazie al suo cavallo può volare.”

Michela Italia

AUGUSTA/ “L’ARTE MI FA USCIRE DAGLI SCHEMI”, DICE LO SCENOGRAFO DELLA CASA DI RECLUSIONEultima modifica: 2016-05-19T00:37:45+02:00da leodar1
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