AUGUSTA – La riforma del Ministero della Difesa per la sua particolarità è alquanto articolata. Sono stati approvati dei provvedimenti legislativi che hanno modificato sostanzialmente la struttura e l’organizzazione del Ministero richiamandosi alle mutate condizioni internazionali ed all’impegno dell’Italia nello scacchiere Europeo ed Internazionale. Con il decreto di struttura del 1998 il ministero della difesa intendeva riorganizzare l’intero ministero e in particolar modo gli stabilimenti e arsenali militari che risultavano essere enti di preminente interesse dell’Amministrazione Difesa. Il modello che si intendeva avere dopo la ristrutturazione dell’area tecnica industriale mirava ad una gestione dell’ente ristrutturato con criteri di economicità ed efficienza, attraverso un recupero della produttività, riducendo il ricorso all’esternalizzazione dei lavori e dei servizi a favore dell’industria privata. Le strutture riorganizzate, soprattutto quelle dell’area industriale, davano origine ad una modifica dell’organizzazione del lavoro, adeguandola alle innovazioni tecnologiche, valorizzando i lavoratori ed il contenuto professionale anche attraverso i processi di riqualificazione e aggiornamento professionale del personale civile. Infatti il processo riformatore aveva come punto centrale proprio quello della trasformazione del modello organizzativo industriale, tentando di sganciarlo in maniera netta dalle normali dinamiche istituzionali tipiche del Ministero della Difesa. Importantissimo, ad esempio, era il tentativo di modificare la capacità di utilizzo delle risorse, fino ad allora ingessata nelle regole di bilancio tipiche della pubblica amministrazione e quello di “proteggere” l’investimento sugli arsenali con l’adozione di specifici decreti ministeriali che ne blindavano organici e funzioni. Tutto, ovviamente doveva essere accompagnato da un piano di investimenti straordinari che avesse l’ambizione di ricollocare adeguatamente quegli insediamenti nel “mercato industriale” e da una serie di interventi legislativi mirati anche ad uno snellimento delle procedure. Quello, però, al quale abbiamo assistito nel corso degli anni non ha seguito lo spirito e la filosofia di quel processo riformatore. La riduzione degli interventi e il metodico contenimento delle risorse finanziarie e delle potenzialità di ogni singolo settore lavorativo sono state in simbiosi con una politica, che anziché valorizzare le capacità professionali dei tantissimi lavoratori civili le hanno degradate e svuotate di dignità. L’azzeramento del processo riformatore, l’insistente ricorso ai processi di privatizzazione e la continua marginalizzazione della componente civile di questi enti hanno avuto come risultato una devastazione sul tema del lavoro. Sono state ristabilite le precedenti condizioni di difficoltà nell’utilizzo delle risorse; sono state drenate, fino a renderle assolutamente impercettibili, le risorse e gli investimenti di cui quest’area aveva necessità.E’ inconcepibile pensare che lo strumento militare, con il suo naviglio, si è evoluto rispetto alle conoscenze professionali del personale tecnico senza trasferire a quest’ultimo l’acquisizione di Know how. Ad aggravare tale situazione occorre considerare come, nel tempo, non vi sia stato un turn-over generazionale, perdendo, quindi buona parte del bagaglio di esperienza del personale collocato in congedo che definiscono chiaramente il grado di disattenzione dimostrato verso il Ministero della Difesa. Si ha l’impressione, e non solo impressione, di navigare a vista, senza nessuna progettualità o programmazione e comunque senza un minimo strumento che dia sicurezza, serenità e dignità ai lavoratori civili della difesa. Ci troviamo di fronte un Ministero che ha sostanzialmente interpretato e continuato la sua attività come opera di destrutturazione meditata, con interventi finanziari e politici che, hanno azzerato i processi evolutivi e condotto il Ministero della Difesa in una profonda crisi strutturale ed economica. In sintesi queste cause hanno determinato la condizione in cui versa oggi l’Arsenale di Augusta e cioè tale da poter essere definito antieconomico ed inefficiente e che sono state negli ultimi anni la base di discussione politica di governo per giungere a forme di privatizzazione attraverso alcuni gruppi di studi, prima il CRAMM e poi il CAID. Da circa cinque anni è partito anche ad Augusta il piano “BRIN” che prevede la ristrutturazione e l’adeguamento delle strutture adibite alle lavorazioni. Sono state consegnate la maggior parte delle officine costate fior di milioni di Euro (circa 50 milioni), mentre altre sono ancora in lavorazione e si attendono altri 20 milioni di euro per il completamento del piano BRIN. Oggi assistiamo, a fronte di milioni di Euro spesi per la ristrutturazione, l’ammodernamento e l’adeguamento alle norme di sicurezza delle officine, che il personale impiegato risulta essere anche di una sola unità professionale, per altro, prossima al pensionamento. Se questa è la politica che si vuole attuare per far fronte ai lavori sulle Unità Navali di stanza ad Augusta, è bene che qualcuno ci spieghi con estrema serietà: Qual è il fine dei svariati milioni di euro investiti per ristrutturare e ammodernare le strutture e le officine dell’Arsenale? – Perché si investono tanti soldi se non viene attuata una politica parallela di assunzione e riqualificazione del personale ? Da più di un decennio la RSU di Marinarsen Augusta e le OO.SS. , lanciavano la “Vertenza Arsenale” in cui definivano prioritaria ed urgente una politica delle risorse umane, Turn–Over e aggiornamento professionale sulle nuove tecnologie , soprattutto in quelle lavorazioni dove l’invecchiamento anagrafico del personale rende sempre più difficile la capacità di far fronte alle esigenze delle stesse, rivendicavano inoltre la ristrutturazione, l’ammodernamento, e l’adeguamento alle norme vigenti di tutte le strutture.
Archivi giornalieri: 5 aprile 2016
INTERROGAZIONE DEL CONSIGLIERE MARCO NICIFORO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE E AL SINDACO PER LE NOMINE ALLE ISTITUZIONI CULTURALI DI AUGUSTA
AUGUSTA – Il 13 ottobre 2015 l’amministrazione comunale ha pubblicato i bandi di selezione per la designazione delle figure che compongono quattro istituzioni culturali della città a cui numerosi nostri concittadini hanno partecipato inviando il proprio curriculum. Detti bandi indicavano anche la modalità di valutazione dei curricula da parte di una apposita Commissione esaminatrice composta dal Sindaco Avv. Maria Concetta Di Pietro, dall’Assessore alla Cultura Dott.ssa Giuseppina Sirena, dalla Dott.ssa Beatrice Basile, già Soprintendente ai BB.CC.AA. di Siracusa e dal Segretario Generale dell’Ente Dott. Alberto D’Arrigo, ferma restando la discrezionalità del Sindaco nella scelta dei componenti. Le nomine, da ricercare attraverso l’evidenza pubblica sopra citata, riguardano 25 soggetti che a vario titolo dovevano ricoprire le seguenti cariche: n. 1 – “Direttore del Museo Civico”; n. 4 – Componenti del “Comitato di Direzione del Museo Civico”; n. 1 – “Direttore del Museo della Piazzaforte”; n. 4 – Componenti del “Comitato di Direzione del Museo della Piazzaforte”; n. 3 – Componenti del “Collegio di Controllo e Verifica del Museo della Piazzaforte”; n. 10 – Componenti della “Commissione per il Piano di Studi di Storia Patria”; n. 2 – Componenti il “Consiglio di Amministrazione dell’I.P.A.B. Parisi Zuppelli Santangelo”. Sono trascorsi circa 6 mesi e a tutt’oggi nulla è stato ancora definito, con la conseguenza che gli enti interessati, non operando, risultano esistenti solo sulla carta. Appare quanto mai opportuno ricordare che si tratta di cariche onorarie e gratuite in quanto non è previsto alcun compenso, ne gettone di presenza, ed hanno scadenza con il termine del mandato elettorale del Sindaco. Vi è la reale necessità di rilanciare l’attività museale facendo leva sulle grandi potenzialità delle risorse umane disponibili nel mettere a disposizione le proprie idee e la propria passione a servizio della città. Da una parte il museo della Piazzaforte, che ha operato con la preziosa collaborazione del mondo del volontariato avvalendosi della preziosa e fattiva direzione del suo cofondatore avvocato Antonello Forestiere, dall’altra il Museo Civico, istituito nel 1970, e rimasto una delle tante incompiute. Per non parlare della Commissione di Storia Patria che ha recentemente celebrato il cinquantesimo anniversario e nonostante la mancanza di fondi ha regolarmente operato, riuscendo a pubblicare ben tre numeri del Notiziario Storico di Augusta, due numeri della nuova collana Claradea, oltre ad aver svolto convegni, mostre, conferenze e visite guidate. Ed infine l’Opera Pia Parisi Zuppelli Santangelo, attualmente commissariata, a cui serve affidare immediatamente una guida, anche in considerazione dell’immenso patrimonio immobiliare che possiede. Ora, non si comprende se è la commissione che non procede con il lavoro di individuazione delle figure idonee o se, qualora questo compito fosse già stato svolto, è il Sindaco che non adotta gli atti conseguenti. Si ritiene che in ambedue i casi occorre prendere i dovuti provvedimenti al fine di consentire lo sblocco delle nomine. In questa città dove tutto si ferma per mancanza di risorse, non è accettabile che si fermi tutto anche quando di risorse non ce ne vogliono. Questo appare uno di quei casi in cui occorre solo che l’A.C. metta in campo volontà e buon senso. Tutto ciò premesso, si interroga il Sindaco e la Giunta comunale per sapere: 1. per quale motivo non si è proceduto con la nomina delle 25 figure necessarie al funzionamento del Museo Civico, del Museo della Piazzaforte, della Commissione di Storia Patria e dell’Opera Pia Parisi Zuppelli Santangelo e, conseguentemente, quali tempi ancora si ritiene siano necessari. A norma di regolamento, si richiede risposta in Aula e scritta.
Marco Niciforo
PROGETTO-CONCORSO UNITRE: STUDENTI IN GARA PER L’ASSEGNAZIONE DEL PREMIO
Augusta. Si sono conclusi da pochi giorni gli incontri a tavola rotonda programmati nell’ambito del Progetto-Concorso Unitre dal titolo “Quale impegno personale per un mondo migliore: essere, amare, donare, servire”, ideato dal Presidente dottor Giuseppe Caramagno e condotto dalla socia professoressa Anna Lucia Daniele. Il progetto, giunto alla quinta edizione, è stato rivolto, come di consueto, agli studenti del triennio degli Istituti di Istruzione Superiore della città, il Liceo “Megara” e l’Istituto “A. Ruiz”, e quest’anno ha coinvolto ben 365 ragazzi. Nei quattro incontri si sono avvicendati professionisti della città che, con garbo, eleganza e grande disponibilità, hanno intrattenuto e coinvolto i presenti con il racconto della loro esperienza professionale, ma, a volte, anche personale. Nel mese di dicembre la professoressa Angela Gigli e la studentessa universitaria Giulia Spirio hanno conversato sul tema “Conoscere se stessi per realizzare la propria vocazione, in armonia con gli altri, e per contribuire a un mondo migliore”. A gennaio è stata la volta della professoressa Gabriella Rista e del signor Giuseppe Carrabino che ci hanno fatto riflettere su “L’amore e il dono di sé e del servire nell’ambito familiare e sociale”. Nella seconda metà del mese di febbraio “L’amore e il dono di sé e del servire per una vita piena e gioiosa” è stato il tema intorno al quale hanno relazionato padre Angelo Saraceno e la dirigente scolastica Maria Giovanna Sergi. Infine, nell’appena trascorso mese di marzo, “L’amore e il servire nell’ottica cristiana” è stato raccontato dal punto di vista dell’avvocatessa Giovanna Fraterrigo e della signora Franca Morana. I seguitissimi e, a volte toccanti, incontri sono stati sapientemente “moderati” dal dottor Salvo Cannavà. Visto che si sono concluse le quattro tavole rotonde ha ora inizio quello che può essere definito il punto culminante del Concorso. I ragazzi che hanno seguito tutti gli incontri, con al più un’assenza giustificata dai loro docenti, sono ammessi al concorso. E quest’anno sono ben 206! Sulla base di quanto ascoltato durante gli incontri, gli studenti sono invitati a svolgere un tema in aula, ognuno nella sua scuola di pertinenza alla presenza dei docenti incaricati, su una traccia definita da un’apposita commissione costituita dal Presidente Unitre, dalla Dirigente Scolastica dei due Istituti e da due docenti.
AUGUSTA/ L’ELISIR D’AMORE IL 29 MAGGIO A “CITTA’ DELLA NOTTE”
Con la direzione artistica di Marcello Giordani, con le scenografie realizzati dai detenuti del carcere di Augusta. Parteciperanno gli allievi di una master class
AUGUSTA. Sarà rappresentata il 29 maggio e non il 6 maggio, come inizialmente programmata, l’opera lirica in due atti “Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, nel grande teatro “Cannata” del complesso “Città della notte, ubicato al bivio della strada per Villasmundo. La scelta è stata del direttore artistico Marcello Giordani, Guagliardo all’anagrafe, tenore professionista di Augusta, che, recentemente, non ha potuto cantare a Tokio per un infortunio che lo ha immobilizzato per diversi giorni. Giordani è di casa a Tokio come a New York, come a Los Angeles, oltre che alla Scala e in altri prestigiosi teatri lirici. Nel giugno scorso si è candidato alla sindacatura della città natale cui, in questi ultimi tempi ha dedicato energie in memoria del padre, come, per esempio, concerti di Natale, master class per giovani talenti e rappresentazioni all’aperto e no. Una di queste master class si terrà a maggio finalizzata alla rappresentazione dell’opera donizettiana. Giordani Guagliardo si avvarrà della collaborazione di maestranze locali, dal coro siracusano diretto da Michele Netti, che dirigerà l’orchestra composta da elementi di Siracusa e provincia, a Tiziana Armellini, costumista e scenografa, alla realizzazione delle scene da parte dei detenuti del carcere di Augusta. L’unico “estraneo” sarà il regista RAI Enrico Stinchelli, legato a Giordani da lunga amicizia.
G. C.