RIEVOCATO L’AFFONDAMENTO DEL SOMMERGIBILE ASCIANGHI. VENTUNO IN FONDO AL MARE DI AUGUSTA

001002AUGUSTA – C’è chi vuole rimuovere, per non pensare, c’è chi vuole che il passato, chiuso nell’archivio dell’anima, riemerga prepotente per diventare MEMORIA, e quindi Storia, tessuto e trama della rete dei fatti della vita e dell’esistenza dell’uomo. Non è solo il “grande evento” a destare emozioni, entusiasmo e trepidazioni, ma lo è, anche il “piccolo evento”, quello che, spesso, nella cronaca passa inosservato, ma nel cuore vive e palpita. Riparliamo, con entusiasmo e deferenza, del “piccolo” sommergibile Ascianghi, che da settantadue anni, giace in fondo al mare di Augusta, ad appena due miglia dalla diga foranea. Giace in quella tomba marina con ventuno marinai, pezzi di carne tra pezzi d’acciaio, caduti nell’adempimento del proprio dovere, senza gloria e nel silenzio. Custodisce dal 23 luglio 1943, ventuno uomini nel suo ventre d’acciaio, che persero la vita, appena ventenni, sulla soglia della giovinezza negata, e rimossi per lungo tempo, impunemente, dalla memoria, sino a quando chi vi scrive, con orgoglio e profonda pietà cristiana, qualche anno fa non ne ha suscitato il ricordo. Perché questo evento? Perché esso appartiene alla storia militare di Augusta e nel cui territorio è avvenuto. L’anno scorso l’argomento ebbe vasta risonanza, anche se “cultori di storia”, o presunti tali, per lungo tempo acquattati come lucertole sonnolenti sotto le foglie di vite, lo sbavarono con inesatti ed inattendibili riferimenti. Riportiamo, soprattutto per onore a quei caduti, e con rinnovato entusiasmo, la breve ma ardimentosa impresa del piccolo sommergibile Ascianghi. Un battello della Regia Marina Italiana di appena 698 tonnellate, lungo appena 60,18 metri e largo 6,5 armato da un cannone da 100/47 mm e da due mitragliere Breda, oltre a 4 siluri. Sino al 18 luglio 1943, si dondolava tranquillo nelle acque di Pozzuoli, quando nello stesso giorno, un ordine, forse frutto del gran disordine del momento, venne dato al Comando di bordo. Recitava testualmente “…contrastare le operazioni di sbarco alleato in Sicilia”. Non sarebbe affatto fuori luogo, definire quell’ordine da “idioti deliranti” dal momento che l’imponente forza navale alleata anglo-americana, straripava nel Mediterraneo, e teneva saldamente i porti di Siracusa ed Augusta, proiettata verso Messina. Tuttavia, si obbedisce come è abituato, da sempre, il marinaio italiano, così come fece silenziosamente l’equipaggio dell’Ascianghi, 50 giovani marinai. Scivolò in mare alle luci di quella tragica alba del 18 luglio 1943, raggiungendo le acque di Augusta, brulicante di Navi avversarie. Attese con pazienza quattro giorni in immersione, quando nel pomeriggio del 23 luglio del 1943 (ore 15.00), il Comandante Mario Fiorini decise di riemergere. Incrociando un convoglio avversario, diede l’ordine di lanciare una coppiola di siluri, per poi subito disimpegnarsi. Uno dei siluri colpì la fiancata sinistra dell’incrociatore pesante “Newfoundland” di 8.000 tonnellate, che sbandò paurosamente, e che, poi, rimorchiato a Malta, vi rimase, inattivo, sino alla fine della guerra. Certamente, si scatenò una violenta e rabbiosa reazione inglese, condotta da due cacciatorpediniere veloci e pesantemente armate, che senza sosta, braccarono il piccolo Ascianghi con bombe di profondità ad alto potenziale. Malgrado il tentativo di disimpegno, il battello italiano, non ebbe scampo, sicché per via delle numerose lesioni allo scafo, il Comandante Fiorini, si trovò di fronte ad una tormentosa scelta, o andare a fondo con il Sommergibile, o riemergere e salvare l’equipaggio. Scelse la seconda: riemergere! Così riuscì a salvare ventinove uomini (di cui due purtroppo morirono a seguito delle ferite riportate, a bordo dei caccia inglesi che avevano recuperato i naufraghi), mentre il resto, purtroppo, furono trascinati con il battello in fondo al mare di Augusta, ove giacciono da allora. Bene, sono stati e restano Soldati d’Italia, che nonostante, a nostro avviso, un ordine scriteriato e farneticante, obbedirono e combatterono, allo stesso modo delle “grandi Unità”, le cui imprese venivano e vengono magnificate con la gloria riservata agli eroi dai bollettini del giorno dopo, mentre l’impresa del “piccolo” Ascianghi, fu liquidata con un fugace accenno su uno scarno bollettino di guerra. Il sacrificio, il coraggio e il valore di quei ventuno caduti, rimasero senza gloria, ai margini di una guerra scriteriata. Ma il ricordo dei morti, vive nella memoria dei vivi. La rievocazione di quest’anno ha assunto particolare solennità grazie alla partecipazione di Marisicilia, il cui Comandante Ammiraglio De Felice ha dimostrato deferente ed apprezzato entusiasmo nel preparare la commemorazione. Preceduti da una motovedetta della C.P. di Augusta, due motoscafi della M.M., si sono fermati nelle due miglia storiche, ove giace l’Ascianghi. Una cerimonia sobria, ma solenne, con l’omelia pronunciata dal Cappellano Militare Don Minervini, alla presenza dell’Ammiraglio De Felice ed un ristretto gruppo di Ufficiali, nonché di un rappresentanza dei sommergibilisti della Base. Salutata dal fischio prolungato del Nostromo, la lettura dei nomi dei ventuno marinai caduti, e la benedizione del Cappellano, una corona di alloro è stata deposta in mare, nel segno dell’onore alla Marina Militare Italiana, e soprattutto, per quei giovani, senza gloria, che non saranno più dimenticati.

   Francesco Migneco

RIEVOCATO L’AFFONDAMENTO DEL SOMMERGIBILE ASCIANGHI. VENTUNO IN FONDO AL MARE DI AUGUSTAultima modifica: 2015-07-24T12:30:38+02:00da leodar1
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