PACHINO, MAXI SEQUESTRO DI TONNO ROSSO OLTRE 5 TONNELLATE A BORDO DI UN SOLO MOTOPESCA

downloadPachino – Nella serata di venerdì 25, gli uomini dell’Ufficio Locale Marittimo di Portopalo di Capo Passero hanno eseguito un importante sequestro di oltre 5 tonnellate di tonno rosso pescato illegalmente da un peschereccio della marineria portopalese non autorizzato alla pesca della pregiata specie, sottoposta a specifici piani di tutela. Da oltre 24 ore i militari della Capitaneria di Porto seguivano i movimenti di alcuni motopesca che avevano destato sospetto di svolgere tale attività illecita. L’occasione si è resa propizia quando uno dei motopesca monitorati si è ormeggiato all’interno della rada del porto di Portopalo. Il dubbio che il motopesca non volesse portarsi nei pressi della banchina per non essere ispezionato e l’evidente stato di sovraccarico della stessa unità ha immediatamente fatto scattare l’ispezione a bordo. Da lì il rinvenimento dei 27 esemplari di tonno rosso, contenuti in parte in una cella frigorifera, in parte stivato sotto coperta. Condotto in banchina, l’ingente quantitativo è stato sottoposto a visita veterinaria da parte di personale medico dell’Asp 8 di Siracusa intervenuto sul posto, ed il cui prezioso contributo ha garantito per l’ennesima volta che la salute pubblica non fosse messa a rischio dall’immissione sul mercato di un tale quantitativo di prodotto ittico. L’esame medico, infatti, ha fatto rilevare che la temperatura corporea degli esemplari, legata al lasso di tempo intercorso dal momento della cattura al rinvenimento fossero eccessivi e tali da escludere l’idoneità al consumo umano. L’intero quantitativo è stato pertanto avviato alla distruzione a mezzo ditta autorizzata allo smaltimento. Al comandante del motopesca è stata inoltre irrogata la prevista sanzione amministrativa di 4000 euro per aver pescato uno stock ittico per il quale è previsto un contingente di cattura senza disporre di tale contingente, una delle sanzioni definite “gravi” dal decreto legislativo n°4 del 9 gennaio 2012.

Alessandra Salerno 

Oggi i libici sbarcano in Sicilia, ma gli Italiani sbarcarono in Libia per colonizzarla – di Ugo Passanisi

COME BALLAVANO QUELLI DELLA QUARTA SPONDA

CANTO TRIPOLIAUGUSTA. Verso la fine degli anni ’40 avevo all’incirca 18 anni ed ero da poco rientrato avventurosamente e clandestinamente in Libia dopo aver vissuto per un paio d’anni ad Augusta subito dopo la fine della guerra. Qui, nel nuovo ambiente, mi ero gradualmente inserito in un giro di amicizie, costituito soprattutto dai compagni di scuola del Liceo Scientifico “Dante Alighieri” da me frequentato, che era anche l’unico Istituto italiano di istruzione superiore in funzione a Tripoli in quegli anni. Al mio ritorno in Libia mi ero però ritrovato in una realtà sociale molto diversa da quella dalla quale provenivo, cosmopolita è vero, ma piuttosto gretta, chiusa e provinciale, rimasta isolata ed esclusa per anni dal resto del mondo a causa degli avvenimenti bellici e politici, per la quale sembrava che il tempo si fosse fermato agli anni dell’anteguerra. Così anche per noi giovani,ragazzi e ragazze, i rapporti personali tra i due sessi obbedivano ancora a regole rigide e severe,molto simili all’apartheid, e spesso limitati alle sole ore dedicate alle attività scolastiche. Riempire il tempo libero con qualche tipo di attività ludica, tranne d’estate quando c’era la possibilità di frequentare le bellissime spiagge attrezzate del litorale africano, era perciò un problema che cercavamo di risolvere in qualche modo, anche organizzando tra noi, studenti di Liceo, armati di uno scassatissimo giradischi a 78 giri, improvvisate feste danzanti alle quali,vincendo la loro iniziale riluttanza, riuscivamo il più delle volte a coinvolgere le nostre compagne di scuola, magari con la promessa di far partecipare anche le nostre sorelle. Poi, col passare del tempo, si formarono piccole orchestrine di musicisti dilettanti, e altre in particolari occasioni ne vennero dall’Italia, per allietare con le musiche ed i ritmi in voga in quegli anni i tediosi pomeriggi invernali al “Circolo Italia” dove, la domenica, la comunità italiana si ritrovava senza distinzione di ceti sociali, unita dall’unico desiderio di divertirsi dando sfogo con il ballo a una sana esuberanza giovanile che fuori da quelle mura non era consentita e che, in un paese dalla cultura rigidamente musulmana, era vista con ostilità e considerata peccaminosa. Ho cercato di descrivere quell’atmosfera e quell’ambiente nel mio libro “Noi, quelli della Quarta Sponda” e, chi l’ha letto, certamente se ne ricorderà. A quei tempi non esistevano né discoteche né balli di gruppo,  nella cui promiscuità è ormai del tutto sconosciuto il rapporto diretto dama-cavaliere e dove ciascuno si agita per suo conto, incurante e indifferente a tutto il resto che lo circonda: il ballo, a quei tempi, era considerato una cosa seria che, contro ogni regola corrente, consentiva ai giovani maschi di tenere tra le braccia una fanciulla che sarebbe restata altrimenti assolutamente inaccessibile.

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LETTERA DI UN AUGUSTANO INDIGNATO, ORGOGLIOSO DELLA PROPRIA CITTA’

2AUGUSTA– Spett. AugustaNews,  sono indignato per il perpetrarsi di attacchi continui alla nostra città ed al suo decoro: – Vandali che deturpano mura e chiese centenarie per dichiarare il loro amore all’amata del momento, con promesse di amore eterno, magari dopo 2 giorni quell’amore finisce, ma la scritta orribile rimane per molti anni ancora – Criminali che sversano rifiuti, anche pericolosi, in ogni angolo del territorio senza alcun timore, anche nel lasciarlo in pieno centro abitato, avendo la certezza dell’impunibilità.  Incivili che dopo una nottata di allegria lasciano i resti della bevuta sulle panchine o dove capita – Nelle poche zone balneari accessibili a tutti, gli scogli sono disseminati di mozziconi di sigarette e di rifiuti di vario genere fino ad arrivare al classico sacchettino di spazzatura chiuso con un bel nodo, ma abbandonato in un anfratto. E’ la nostra città, di tutti noi, è la nostra casa, il nostro salotto, il nostro corridoio, la nostra stanza relax, il nostro terrazzo, la nostra piscina ecc. Per ultimo, ma non per minor importanza, è stato quello che ho visto stamattina, che si ripete da sempre, ad ogni occasione del genere. Hanno proprio violentato la nostra Augusta: Effetto manifesto selvaggio, è arrivato il circo, probabilmente questa notte hanno messo a ferro e fuoco la nostra Augusta, nella complicità delle tenebre hanno infestato la città con manifesti affissi in ogni parete possibile e immaginabile, anche sui piloni del viadotto Federico II, e locandine appese ad ogni palo della luce o della segnaletica stradale. Può essere che l’Amministrazione non riesca ad ovviare a questo  inconveniente, sanzionando i responsabili del circo. Tra l’altro una recente sentenza emessa dalla II Sezione della Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n°21606 del 19/10/2011 ha stabilito che  anche il proprietario del terreno, del muro, insomma della superficie dove viene affisso il manifesto, risponde della pubblicità abusiva. Quindi se vi trovate un manifesto affisso nella parete esterna della vostra casa ne siete corresponsabili. Invece nella maggior parte dei casi si tratta di luoghi comunali, quindi gli oneri per la rimozione sono a cura del Comune, cioè i nostri. Grazie per l’attenzione e scusate lo sfogo.

Salvo M.