AUGUSTA/MARINA MILITARE: ULTIMO AMMAINA BANDIERA DELLE CORVETTE MINERVA E SIBILLA

fc0f4cc0-20c6-4388-a9ba-b8fb10ea6c8dminerva002MediumAUGUSTA. Giovedì 14 maggio, alle ore 10.30 presso la Banchina Tullio Marcon di Augusta, sede del Comando delle Forze da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa Costiera, Comforpat, avrà luogo la cerimonia dell’ultimo ammaina bandiera delle Corvette Minerva e Sibilla che, dopo oltre 25 anni di attività al servizio delle istituzioni e della collettività, saranno formalmente poste in disarmo. Queste due unità saranno sostituite solamente nel 2021 e nel 2022 quando i primi due nuovi pattugliatori, finanziati con legge di stabilità del 2015, entreranno in linea e quando la flotta sarà già ridotta del 45% circa rispetto l’attuale consistenza. Con la cancellazione dai ruoli del naviglio militare delle due Corvette Minerva e Sibilla, continua il processo di ridimensionamento delle navi della Marina Militare che, a causa dell’invecchiamento della Squadra Navale, nel prossimo decennio radierà ben 51 delle 60 attuali navi in servizio. Le due corvette poste in disarmo dalla Marina Militare saranno cedute a Fincantieri per la successiva vendita al Bangladesh. La Bandiera di combattimento di entrambe le unità navali sarà consegnata al Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi, per poi essere conservata a Roma, all’interno dell’Altare della Patria, nel museo Sacrario delle bandiere delle Forze Armate.

IL 4 LUGLIO 2015 LA 2^ EDIZIONE DEL FESTIVAL EURO MEDITERRANEO

Torna con NORMA la grande lirica al Teatro Greco di Siracusa

550_x_Teatro-Greco-ph-Franca-Centaro (1)SIRACUSA –  Sulla scia dello strepitoso successo riportato lo scorso anno dalla prima edizione, si conferma al Teatro Greco di Siracusa la programmazione della Stagione Lirica del Festival Euro Mediterraneo. Sarà infatti la Norma di Vincenzo Bellini ad aprire il prossimo 4 luglio l’attesissima seconda edizione, che prevede altre tre recite (il 10, 18 e 25 luglio): un autentico evento, se si considera che il capolavoro belliniano viene messo in scena per la prima volta nella storia nell’area archeologica della Neapolis. Si consolida finalmente – visto il “tutto esaurito” ripetutamente registrato nell’estate 2014 con l’allestimento dell’Aida di Verdi e una prestigiosa serie di balletti e concerti – il progetto ambizioso e mai riuscito prima d’ora di aprire l’imponente spazio scenico del Teatro Greco di Siracusa alla grande lirica, con l’obiettivo di consolidare un festival permanente di opera, danza e musica che possa competere con i grandi festival operistici estivi internazionali e, al tempo stesso, essere un importante volano turistico per la città di Siracusa, per la Sicilia e per l’intera area del Mediterraneo. Un progetto esclusivo che con questa seconda edizione prosegue e consolida il cammino del Festival Euro Mediterraneo, avviato e realizzato dalla produzione e organizzazione della Fondazione FEM e promosso dal Comune di Siracusa, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, da Siracusa Turismo, dall’Associazione Noi Albergatori di Siracusa, grazie alla disponibilità dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione e della Soprintendenza Archeologica di Siracusa, sull’onda di un successo senza precedenti che già lo scorso anno ha suscitato un plauso generale: non solo quando la notizia dell’apertura del Teatro Greco di Siracusa alla lirica ha fatto il giro del mondo, ma soprattutto al termine della prima edizione per gli straordinari risultati raggiunti, raccogliendo consensi in primo luogo da parte dei promoter del turismo internazionale e dall’intero settore alberghiero siciliano, in considerazione della presenza di un pubblico eterogeno, giunto dai cinque continenti, che ha determinato incrementi per la Città di Siracusa di oltre il 18% nel solo mese di luglio dello scorso anno. Continua a leggere

I “carusi” nelle solfatare della Sicilia ovvero quando i bambini siciliani venivano venduti o “affittati” per lavorare nudi nelle miniere di zolfo anche 16 ore al giorno

Un saggio rigoroso e commovente, fra  storia e letteratura –  di Ugo Passanisi

solfatareDiscutere il tema dei carusi significa rievocare una delle pagine più tragiche, umilianti e vergognose, ma anche meno conosciute della storia del popolo siciliano. Una storia, in ogni caso, peculiare della Sicilia che non trova alcun paragonabile riscontro in avvenimenti consimili in altre regioni del nostro Paese. Quella dei carusi è una vicenda che inizia nel 1700 e che si sviluppa per oltre due secoli fino alla metà del ‘900.  Inizia con i Borboni ai quali sopravvive, e continuerà in seguito anche dopo l’annessione del Regno delle Due Sicilie alla corona dei Savoia e alla proclamazione a primo re d’Italia di Vittorio Emanuele II.   Con il nuovo regime, infatti, nulla cambia per la Sicilia, anzi, le rivolte contadine contro il latifondo sono soffocate nel sangue dai garibaldini di Nino Bixio, come è avvenuto – ma non sarà il solo caso – con il processo sommario e l’eccidio di Bronte.  I grandi proprietari terrieri hanno mantenuto saldamente nelle loro mani il possesso del territorio, e sono andate deluse le grandi attese di riscatto riposte in Garibaldi e nel nuovo regime dai braccianti affamati di terra – i cosiddetti “picciotti” tanto esaltati dalla retorica risorgimentale – che pure, per questo motivo e con questa speranza  sono accorsi in massa sotto le sue bandiere. La Destra storica ha imposto ancora una volta la sua legge e, come sotto i Borboni, la miseria continua a regnare sovrana nelle campagne dell’Isola. Questa premessa è indispensabile per spiegare le ragioni profonde che, nella seconda metà dell’800 e nel primo ‘900, hanno determinato l’esodo massiccio di migliaia di siciliani, giovani, vecchi e bambini, non solo verso le Americhe, ma anche, per coloro che sono rimasti, dal contado alle miniere. E in questo contesto storico, in questa situazione sociale, perciò, non può cambiare, anzi riceve maggiore impulso la drammatica vicenda dei carusi. Ma, chi sono questi carusi ?  Con il termine carusi vengono indicati i bambini e i ragazzi costretti dall’indigenza economica delle loro famiglie a lavorare nelle miniere di zolfo.  Il termine pare sia derivato dalla consuetudine di rasare completamente la testa di questi giovanissimi lavoratori, probabilmente per i motivi igienici conseguenti alle condizioni di estrema sporcizia esistenti nelle miniere: tale taglio di capelli veniva di fatto definito nel dialetto tipico dell’epoca della zona di Caltanissetta come tagghiu carusu, mentre successivamente servirà a indicare genericamente i bambini dai 5 ai 12 anni circa. Ancora oggi, segnatamente nel catanese, ma anche in altre zone della Sicilia, le parole carusu, carusazzu, identificano il “ragazzo”, il “ragazzaccio”.

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