LA LUNGA TRADIZIONE DEL CARNEVALE DI MELILLI

carnevale-di-melilli1-694x480MELILLI – Ha  una storia lunga quasi settant’anni il Carnevale di Melilli, che attira molti visitatori, come o forse più li attira la tradizionale festa di San Sebastiano. Due appuntamenti, uno laico, pagano, che affonda le radici nei riti dionisiaci greci, e uno religioso, che trae la linfa dall’oralità, dal racconto popolare. Entrambi due appuntamenti tradizionali di forte richiamo nella nostra Sicilia così ricca di storia, ma così povera di risorse. A Melilli, la prima semplice spartana ma gioiosa edizione del Carnevale risale al lontano 1936, con un solo carro, dal titolo “Vivere – Non si muore mai”, messo su alla bell’e meglio da un gruppo di entusiasti che si autodefinirono “A sommeggiata”. Da allora è stato sempre un crescendo, grazie al contributo delle amministrazioni comunali che si sono succedute. L’unica pausa è stata ovviamente rappresentata dagli anni della Seconda guerra mondiale. Al pari della festività religiosa di San Sebastiano, il Carnevale Melillese è  molto sentito dai cittadini di Melilli, i quali, come nel resto della Sicilia, erano soliti già nell’anteguerra celebrare il Carnevale in maniera semplice ma altrettanto divertente rispetto ai giorni nostri, facendo assumere per certi versi un significato che andava ben oltre la festa in sé. Il Carnevale, infatti, era  un modo per la comunità di dimenticare per qualche giorno la fatica del vivere quotidiano, del lavoro nei campi o, nel dopoguerra, il lavoro  nelle prima fabbrica, la Rasiom fondata da Moratti,  che aprì la strada al polo petrolchimico più grande e, quindi, più inquinante d’Europa. La settimana compresa fra il giovedì e il martedì grasso era   vissuta pienamente dalla gente comune. In quei giorni giovani e meno giovani si sbizzarrivano a fare scherzi e a vestirsi “mascarati”: agli uomini bastavano uno straccio con due fori all’altezza degli occhi per realizzare una maschera e un largo mantello  per “travestirsi”; le donne utilizzavano abiti larghi con vistosi grembiuli per camuffare il proprio corpo e grossi scialli per  ricoprire la testa e parzialmente il viso.

Per rallegrare le loro serate e quelle dei concittadini, i mascarati si riunivano spesso in gruppi itineranti che si spostavano di strada in strada e nelle case di amici e conoscenti (dai quali però si facevano riconoscere solo in un secondo momento), da dove frequente si udivano giungere le note musicali di qualche brano proveniente da un disco o dalle prime radio. Una volta fatta entrare in una casa,  la comitiva si esibiva in vere e proprie scenette comiche improvvisate, prendendo di mira in maniera goliardica qualcuno dei presenti oppure, attraverso una serie di battute, i politici locali e nazionali; molte volte il gruppo coinvolgeva gli ospiti in balli e giochi tradizionali, quasi sempre legati a  indovinelli in dialetto che apparivano pieni di doppi sensi. Immancabili poi le abbondanti bevute di vino rosso casereccio, che iniziavano già nel primo pomeriggio, soprattutto a fine settimana, gustato assieme a  biscotti freschi,  pane e  olive, e, a fine serata, le cosiddette “mangiate”, che consistevano in grandi abbuffate a base prevalentemente di carne di maiale arrostita o al sugo. Da allora, anche se alcune vecchie abitudini si sono un po’ perdute, l’evento è cresciuto sempre di più nel corso degli anni, soprattutto a partire dal 1958, quando ricevette un forte  impulso dall’amministrazione comunale di allora che istituì una serie di premi per i partecipanti alle sfilate, fino a raggiungere il suo apice durante gli anni ’70 e ’80 e diventare, col tempo, quello che è ai giorni nostri, vale a dire un Carnevale che per fantasia, creatività e bellezza dei suoi carri allegorici e dei suoi gruppi in maschera non ha nulla da invidiare a quelli di altre città più celebrate.

D. C.

LA LUNGA TRADIZIONE DEL CARNEVALE DI MELILLIultima modifica: 2015-02-12T07:15:24+01:00da leodar1
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