AUGUSTA/PALMIRO PRISUTTO CI RIPROVA:LETTERA AL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

prisutto cancroAUGUSTA. Era prevedibile. Potremmo dire che era scontato. Nonostante le “non risposte” precedenti, Palmiro Prisutto, pugnace  e tenace sacerdote in quel di Augusta, in oggi riveste l’incarico di  arciprete-parroco della Chiesa madre, ha scritto un’altra lettera al nuovo presidente della Repubblica. Prisutto, praticamente, non ha dato respiro al  neo eletto Sergio Mattarella che già gli ha indirizzato la lettera che sostanzialmente ha inviato ad altri presidenti, da Cossiga a Giorgio Napolitano. A differenza della lettera inviata a quest’ultimo, il tono di quella indirizzata a Mattarella è diverso, almeno nell’esordio. Prisutto si rivolgeva a Napolitano appellandolo con un “Caro Giorgio”, mentre si  è rivolto al siciliano Mattarella con un più formale “Egregio Presidente”. Sollecitato da don Palmiro a presenziare alla messa per i morti di cancro, messa che egli celebra il 28 di ogni mese, Napolitano si limitò a inviare il prefetto Gradone. Sarà Mattarella più sensibile al grido di dolore dell’arciprete di Augusta? 

G. C.

Ecco il testo integrale della lettera:

“Egregio Presidente,

le scrivo da un angolo particolare della “nostra terra”: da Augusta, in provincia di Siracusa. Non so se a Lei questo nome dica qualcosa, ma certamente ai suoi predecessori questo nome fa venire in mente un luogo dell’Italia in cui si vivono problemi di enorme portata. Per tali problemi ho scritto già ai suoi predecessori sin dal 1988, ma essi, ad eccezione di Scalfaro, non hanno mai voluto affrontare credibilmente i gravi problemi segnalati. Le basterà fare un riscontro negli archivi del Quirinale, all’indirizzo del quale sono state inviate numerose petizioni nel corso del tempo, fino a pochi mesi fa. Augusta è la sede di una importante base della Marina Militare italiana (come ex ministro della difesa dovrebbe saperlo), forse c’è anche venuto; da Augusta è partita l’operazione “Mare Nostrum”-operazione che, per certi aspetti, non è mai finita-; il porto di Augusta è sede anche di una base NATO; il porto di Augusta è la sede di uno dei più grandi poli petrolchimici d’Europa; Augusta è il luogo dove hanno avuto l’epicentro alcuni dei più grandi terremoti italiani. Augusta è il luogo della provincia di Siracusa che non può fregiarsi del titolo di “Patrimonio dell’Umanità” nonostante conservi importanti e grandi vestigia del passato che versano in stato di totale abbandono nonostante gli abbondanti soldi spesi. Ma questa città è una di quelle che pur avendo pagato un prezzo altissimo per appartenere all’Italia, da questa è stata offesa e umiliata. Per trattare il caso Augusta e del suo rapporto con l’Italia si dovrebbe scrivere almeno un romanzo. In allegato alla presente le invierò alcune note del passato, ma sempre attuali. La Città di Augusta, proprio a causa della presenza militare durante il secondo conflitto mondiale ha subito ripetuti bombardamenti con decine di vittime; il 13 dicembre 1990 Augusta subì un terremoto, fortunatamente senza vittime ma, con cinquemila senzatetto: il sisma venne “censurato” dallo stato per tutelare gli interessi del polo petrolchimico e gli introiti dello stato. Si dovette aspettare la venuta di Scalfaro in Sicilia sei anni dopo il terremoto per avviare la ricostruzione. Oggi, ad Augusta, è in atto una “strage silenziosa” che ha fatto più vittime dell’incidente di Marcinelle e delle Fosse Ardeatine che la S. V., da Presidente, ha recentemente visitato.  L’assassino silenzioso è il cancro, provocato dall’inquinamento industriale che dura pressochè impunito da oltre sessanta anni. Quella Repubblica di cui lei è Capo da qualche giorno, ha abbandonato al suo triste destino questa città; la Costituzione sulla quale lei ha giurato, che lei ben conosce, e che in teoria avrebbe dovuto tutelare la salute, la vita, il lavoro, il territorio e gli stessi abitanti di questa Città, qui, è palesemente violata da chi ritiene che col denaro si può fare tutto: dalla corruzione delle istituzioni che ci dovrebbero difendere fino a comprare il silenzio delle vittime e delle loro famiglie. Una logica aberrante, il ricatto occupazionale, la monetizzazione del rischio, da oltre mezzo secolo unitamente all’inquinamento generale di tutto l’ecosistema costringe gli abitanti di Augusta e dintorni ad affermare che “è meglio morire di cancro che di fame”. La gente di Augusta oggi muore di entrambe le cose: il cancro sta letteralmente annientando la popolazione, la disoccupazione e la crisi hanno raggiunto livelli insopportabili, ma le multinazionali del petrolio e lo stesso Stato continuano ad incassare cifre ingenti dal lavoro che qui viene svolto.
Sono stati promessi, ma mai attuati (o solo parzialmente), interventi di risanamento e bonifiche; sono stati stanziati soldi che sono misteriosamente spariti. Non è mai sparito, però, l’inquinamento: l’aria è spesso irrespirabile; si trovano spesso rifiuti interrati: sul fondale marino della rada di Augusta (lo ha accertato il Ministero per l’Ambiente) giacciono 18 milioni di metri cubi di fanghi tossici (tre metri cubi per ogni abitante della Sicilia), per vari decenni Augusta è stata la capitale dei morti di cancro, dei bambini malformati, dei morti appena nati, degli aborti.
Ad Augusta, la prima, la più produttiva, la più importante città della provincia dopo il capoluogo ci hanno privato della stazione ferroviaria, del tribunale, del giudice di pace, dell’agenzia delle entrate, dello stadio (colmato di reflui industriali), della piscina comunale, hanno fortemente ridimensionato e, forse, chiuderà perfino l’ospedale in una zona soggetta a tanti rischi. Su questa terra ci hanno privato dell’aria pulita, ci hanno privato del mare, le industrie si sono impossessate perfino della falda ormai contaminata, ci hanno privato della salute ed hanno ridotto perfino la durata media della vita. Hanno sciolto perfino il consiglio comunale per sospette infiltrazioni mafiose, ma fino al presente nessun processo è stato celebrato per punire questi mafiosi. Signor Presidente, non ritiene che il caso Augusta abbia una rilevanza nazionale tale da meritare una sua visita? Da diverso tempo anch’io chiedo la visita di un Presidente della Repubblica ad Augusta per rendere onore ad una città che allo Stato ha dato e dà ancora molto senza riceverne un adeguato contraccambio. Il suo immediato predecessore in seguito ad almeno un migliaio di lettere indirizzategli dai familiari dei morti di cancro di Augusta, che lo invitavano ad una celebrazione per ricordare le vittime del cancro mediante la risposta di uno dei suoi consiglieri (il Dr. Giulio Cazzella) ci ha detto che era “troppo impegnato” per venire ad Augusta. Il Presidente Cossiga nel 1990 non volle venire neanche alle esequie delle 18 vittime del sisma, Scalfaro venne nel maggio 1996 ma preferì visitare Siracusa e Noto, Ciampi venne a Siracusa nel 2006 per scoprire la targa con cui una parte della provincia di Siracusa veniva dichiarata dall’Unesco “patrimonio dell’Umanità”, ma evitò di visitare (sempre per mancanza di tempo) la zona a nord di Siracusa dove esisteva la “pattumiera dell’Umanità”. Signor Presidente, ci dirà anche lei la stessa cosa? Sarà veramente imparziale anche nel visitare l’Italia? Probabilmente sarà bello andare sulle Dolomiti, visitare le città d’arte; sarà doveroso da parte sua visitare i luoghi che ricordano stragi o calamità: perché non visitare Augusta per incontrare i malati di cancro, le loro famiglie; perché non venire ad Augusta e riconoscere questa strage silenziosa che dura ormai da decenni? O, forse, in Italia ci sono stragi di serie A e B?
Ho già censito nella sola Augusta, mentre nella provincia di Siracusa il registro tumori “veniva tenuto nascosto” ben 725 morti di cancro, più del doppio di quanti ne muoiono normalmente in un solo anno.
Ogni 28 del mese, in una apposita celebrazione – a cui avevamo invitato il suo predecessore – ricordo i morti di cancro di Augusta, così come viene fatto per le vittime del terrorismo, della mafia, della Shoah. Di questo triste elenco le invierò a breve il tabulato aggiornato (quello parziale è già negli archivi del Quirinale) lo potrebbe richiedere ai funzionari.  Questi morti “italiani” aspettano onore e giustizia dalla nazione per la quale hanno lavorato in forza della Costituzione sulla quale lei ha giurato. Mi riservo di scriverle ancora in attesa della sua risposta.
Cordiali saluti.
Sac. Prisutto Palmiro – Arciprete di Augusta.

AUGUSTA/PALMIRO PRISUTTO CI RIPROVA:LETTERA AL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICAultima modifica: 2015-02-06T11:03:43+01:00da leodar1
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