AUGUSTA. Era prevedibile. Potremmo dire che era scontato. Nonostante le “non risposte” precedenti, Palmiro Prisutto, pugnace e tenace sacerdote in quel di Augusta, in oggi riveste l’incarico di arciprete-parroco della Chiesa madre, ha scritto un’altra lettera al nuovo presidente della Repubblica. Prisutto, praticamente, non ha dato respiro al neo eletto Sergio Mattarella che già gli ha indirizzato la lettera che sostanzialmente ha inviato ad altri presidenti, da Cossiga a Giorgio Napolitano. A differenza della lettera inviata a quest’ultimo, il tono di quella indirizzata a Mattarella è diverso, almeno nell’esordio. Prisutto si rivolgeva a Napolitano appellandolo con un “Caro Giorgio”, mentre si è rivolto al siciliano Mattarella con un più formale “Egregio Presidente”. Sollecitato da don Palmiro a presenziare alla messa per i morti di cancro, messa che egli celebra il 28 di ogni mese, Napolitano si limitò a inviare il prefetto Gradone. Sarà Mattarella più sensibile al grido di dolore dell’arciprete di Augusta?
G. C.
Ecco il testo integrale della lettera: