AL CENTRO UTOPIA DI AUGUSTA, I MIGRANTI MINORENNI NON ACCOMPAGNATI DAI GENITORI

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AUGUSTA – La comunità della parrocchia Santa Lucia di Augusta, che ha conosciuto l’Africa, avendo realizzato un gemellaggio con una comunità cristiana a Bafatà, in Guinea – Bissau, non si aspettava  certo che gli africani avrebbero presto ricambiato le visite. Così come io non avrei mai potuto lontanamente immaginare che un giorno l’intera mia famiglia, con due figli militari più volte impegnati nel canale di Sicilia, sarebbe stata interamente coinvolta nell’ assistenza e nel recupero di questo flusso di persone in balìa del mare e del vento, alla ricerca disperata di un tetto sicuro e un piatto caldo, in attesa di un futuro … e basta, neppure tanto migliore. L’opinione pubblica si divide in due, quelli favorevoli all’ accoglienza di questi poveracci, e quelli contrari. Personalmente credo che se l’intera collettività riuscisse a fissare una scala prioritaria, basata su principi non necessariamente religiosi, ma umani, a fronte della realtà vera, cruda e nuda, di fronte a ciò che si presenta davanti agli uomini impegnati in azioni umanitarie di questo tipo, decadrebbe automaticamente qualsiasi beneficio sul dubbio. Eritrei, Somali, Siriani, uomini in fuga che hanno voluto affrontare l’avventura per la vita, e tra questi oltre 60 minorenni, al momento ospitati dal “Centro Utopia”, in territorio di Villasmundo, un centro di formazione appartenente alla suddetta parrocchia Santa Lucia di Augusta. Cioè ragazze e ragazzi sbarcati da Nave San Marco della Marina Militare, al largo del porto commerciale di Augusta, caricati su scialuppe di salvataggio, coperti successivamente da grossi teloni per essere riparati dall’ improvvisa, seppur breve pioggia scrosciante e trasferiti al centro, a distanza di circa 24 ore. Si presentano così la sera del 5 novembre: sconvolti, disorientati, impauriti, puzzolenti e, soprattutto, diffidenti, anche a seguito dei trattamenti subìti durante la prima navigazione, prima di essere raccolti dalle navi militari. Nei loro occhioni scuri, di ingenui ragazzi, si legge il pesante disagio e la fatica fisica e psicologica, persino nell’ accettare la nostra prima assistenza. Sono ragazzi che sanno correre velocemente a piedi scalzi, perennemente in fuga, abituati a muoversi  da un posto a un altro, da un continente all’altro. Ed è così che nel buio della notte un gruppetto si organizza per saltare la recinzione, malgrado i cancelli siano stati lasciati aperti, col presidio di agenti di polizia, carabinieri e guardia di finanza, in servizio a tutte le ore, solo per assicurare l’ incolumità dei minori e l’ordine pubblico, almeno così ci fanno sapere. Non sarebbero reclusi i ragazzi al “centro utopia”, sarebbero potuti cioè uscire dal cancello principale lasciato aperto, nessuno li avrebbe mai fermati, ma questo a loro non è dato sapere e quindi decidono di saltare di nascosto, qualcuno abbandonando prima le scarpe, per una iniziale corsa a piedi nudi e il successivo vagare, per tutta la notte, lungo la strada provinciale che porta a Villasmundo; bene per loro, quando rientrano nuovamente al “centro” nelle prime ore del mattino per la prima colazione, avvistati e riaccompagnati da altri agenti in servizio nella contrada. Le bravate di quattro giovani in fuga in uno scenario di ben più ampie dimensioni, quello di un’ intera popolazione in fuga; lo scenario e non lo “spettacolo”, come spesso si usa dire in questi casi, qualora volessimo usare un linguaggio meno “televisivo”, meno politicizzato, senza condizionamenti e più consono al genere umano.

   Giuseppe Tringali

AL CENTRO UTOPIA DI AUGUSTA, I MIGRANTI MINORENNI NON ACCOMPAGNATI DAI GENITORIultima modifica: 2013-11-07T22:56:00+01:00da leodar1
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