IN BARCA A VELA CONTRO I PREGIUDIZI

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AUGUSTA:  Il comando di Marisicilia, con sede in Augusta, informa i lettori che  Il 2 luglio da Livorno a bordo di Nave Italia ci saranno i ragazzi dell’Ospedale Bambino Gesù, affetti da epilessia, per un’ “un’avventura all’insegna del divertimento e dell’indipendenza”. Alzarsi, preparare la colazione, rifare le cabine letto e pulire le stoviglie. Poi tutti sul ponte per studiare il fitto programma della giornata all’insegna della vita di mare. Attività affascinanti che per questi ragazzi rappresentano una grande conquista d’indipendenza, la prima esperienza – per molti di loro – lontano dalle attenzioni della famiglia.  Arrivata al terzo anno, l’iniziativa congiunta Bambino Gesù – Fondazione Tender to Nave Italia Onlus (creata dallo Yacht Club Italiano e dalla Marina Militare) raddoppia: saranno infatti due gli equipaggi formati da piccoli pazienti dell’Ospedale che salperanno verso una nuova avventura sul più grande brigantino a vela del mondo, all’insegna del divertimento e dell’indipendenza.  Parte così domani, da Livorno,  la seconda delle due navi, con a bordo 15 ragazzi affetti da una malattia che si porta dietro ancora tanti pregiudizi, l’epilessia, per arrivare a La Spezia il 6 luglio. Nelle varie forme con cui si manifesta (siano esse dovute a lesioni strutturali cerebrali piuttosto che a predisposizione genetica), l’epilessia colpisce circa l’1% della popolazione senza distinzione di età, anche se, in oltre il 60% dei casi, esordisce in età pediatrica, spiega Federico Vigevano, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che sarà a bordo con i ragazzi insieme ad una equipe medica e infermieristica: “Solo nel ‘900 l’epilessia è stata accettata come patologia di natura neurologica e non mentale. Tuttavia, ancora oggi, rimane una malattia nei confronti della quale si nutrono forti pregiudizi. Spesso chi ne è colpito soffre maggiormente per l’esclusione e l’emarginazione sociale a scuola, al lavoro, piuttosto che per la malattia stessa. In quest’ottica, esperienze come quella di Nave Italia che consentono ai ragazzi di confrontarsi con le proprie capacità, di mettersi alla prova in un ambiente – quello della vita di bordo – in cui possono guadagnare fiducia in se stessi lontani da pregiudizi e da limitazioni ingiustificate, risultano fondamentali per l’aumento dell’autostima e per l’acquisizione di quel grado di indipendenza tanto importante in vista della vita adulta”.  La prima nave del Bambino Gesù era partita lo scorso 12 giugno, da Civitavecchia destinazione Palau, con i 14 piccoli lupi di mare affetti da malattie metaboliche, un gruppo ben definito delle malattie rare che comprende numerose patologie genetiche causate da difetti biochimici. Ad oggi quelle conosciute sono oltre 500 e per alcune di esse, come la Fenilchetonuria, è possibile la diagnosi precoce attraverso lo screening neonatale. Si tratta, per i ragazzi della terza avventura a bordo del brigantino a vela più grande del mondo. Il 15 giugno, ritorno a Roma in aereo.

SABATO 29 GIUGNO, VARO DELLA FREGATA MARGOTTINI

 0235634f-fdd5-40d0-8225-b91436333fafweb_1164Medium.jpgAUGUSTA – Marisicilia fa sapere che il 29 giugno, alle ore 12.15, ha avuto luogo nello stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso,  la cerimonia del varo della Nave Carlo MARGOTTINI, la terza Fregata Europea Multimissione (FREMM). All’evento presenti il Sottosegretario alla Difesa, Senatrice Roberta Pinotti e il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi, l’Amministratore Delegato di Fincantieri, Ing Giuseppe Bono e autorità politiche e civili locali. Madrina del varo, la signora Stefania Portaccio, nipote della Medaglia d’Oro al Valor Militare Capitano di Vascello Carlo Margottini, Comandante della XI Squadriglia Cacciatorpediniere, perito sotto i colpi inglesi nell’affondamento di Nave Artigliere il 12 ottobre 1940.  Nave Carlo MARGOTTINI è caratterizzata da un equipaggio ridotto di 133 unità e da spiccate capacità antisommergibile. A differenza della Capoclasse, Nave Carlo BERGAMINI, la nave è infatti dotata, di un sonar rimorchiato a profondità variabile, di una cortina idrofonica, di un sistema combinato missile-siluro a medio raggio e di un eco scandaglio panoramico. A seguito del varo, le attività di allestimento proseguiranno presso il Cantiere del Muggiano, a La Spezia, seguite dall’Ufficio Allestimento e Collaudo Nuove Navi della Marina Militare. L’avvio delle prove in mare è previsto per fine settembre, terminate le quali, a febbraio 2014, la nave sarà consegnata alla Marina Militare.

M. S.

E’ cominciata la “rivoluzione” di Antonello Rizza

PRIOLO/SABATO 29 ,PROCLAMAZIONE DEI 20 CONSIGLIERI  COMUNALI

antonello-rizza.jpgPriolo.  Sabato 29, ore 10,3°, aula consiliare di Priolo: proclamazione ufficiale e pubblica dei 2o consiglieri eletti, che sono: Giuseppina Valenti,  con 260 preferenze ,Americo Sullo, con 251, Yuri Bonafede, conm 242, e Beniamino Scarici, con 188 per la lista n. 1 Rinascita Priolese, Francesca Marsala, con 184, per la lista n. 2 Toppi per Priolo, Giovanni Parisi, con 204, Giovanni Tutino, con 159, e Maria Grazia Catalano, con 145, per la lista n. 3 Priolo Città Futura, Patrizia Arangio, con 92, per la lista n. 4, Movimenti Democratici, Sebastiano Boscarino, con 188, e Pietro Carucci, con 170, per  la lista n. 5 Forza per Priolo,  Marianna Tripi, con 131, e Carmelo Fazzina, con 96, per la lista n. 6 Partito Democratico,Massimo Giannetto, con 19°, per la lista n. 7 Libera Democrazia, Alessandro Biamonte, con 275,  il più votato in assoluto, per la listan. 8 Grande Priolo,  Orazio Valenti, con 241, Giuseppe Fiducia, con 172,Rosalia La Duca, con 137, per Progresso Priolese,  Sebastiano Lombardo, con 142, e Daniela Tringali, con 127, per la lista n. 12 Orgoglio Priolese. Il sindaco  Rizza, riconfermato con il doppio dei voti ricevuti dal suo più diretto avversario, Massimo Toppi, già per dieci anni sindaco, ha dalla sua parte la maggioranza assoluta, 15 consiglieri, la coalizione che sosteneva Toppi ha conquistato quattro seggi, il movimento che sosteneva il candidato sindaco Pennisi un seggio. Rizza può amministrare fra due guanciali per un altro quinquennio: “La rivoluzione può cominciare”, scandiva Rizza il giorno della sua proclamazione. Ora è cominciata. Vedremo  in che cosa consisterà.

Giorgio Càsole

AUGUSTA/”DIO PIANGE CON NOI” al FUNERALE DELLA 15enne MARTINA MARINO

 

msrti.jpgAUGUSTA. Sabato pomeriggio del 29 giugno. Già mezz’ora prima dell’inizio della messa funebre, la piccola chiesa dedicata a San Giuseppe Innografo è strapiena.  Più che un tempio è una capanna, che stride con l’ambiente circostante,  fatto di ville lussuose disposte lungo  un viale che sembra il Sunset boulevard  di Los  Angeles, per via di un folto nugolo di palme che svettano  e ondeggiano da lontano. Spira una lieve brezza che  dà un po’ di sollievo alla folla che riempie la piccola chiesa e a quella che a poco a poco riempie il piazzale antistante, una folla  in cui spiccano moltissime ragazze , amiche e compagne di scuola della quindicenne Martina Marino, morta, dopo alcuni giorni di coma, a causa di uno scontro con un pirata della strada intorno all’una di notte fra venerdì 21 e sabato 22 giugno,  in Piazza Unità d’Italia,  frequentata  dai giovani che ancora la chiamano Piazza Nuova. Dura quasi due ore la cerimonia funebre, con preghiere preliminari, una messa cantata e un’appendice in cui  alcune compagne di scuola, con la voce rotta da un pianto irrefrenabile a volte, hanno letto  commoventi lettere alla loro Martina che non vedranno più. Il celebrante , il parroco Giuseppe Mazzotta, pronuncia un’omelia sofferta, ricordando il grido di Gesù sul Calvario, quando gridò “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato” e, ovviamente, fa riferimento alla resurrezione, concludendo che “ in questo momento Dio piange con noi”. Durante le due ore non riscontriamo né segni di insofferenza, né di stanchezza negli astanti che  seguono con dolore partecipe, in un’atmosfera carica di silenzio, interrotta solo alla fine dagli applausi che scrosciano dopo un’Ave Maria, intonata da un amico di famiglia. Ritorna il silenzio rispettoso e doveroso  quando esce la bara bianca con le spoglie di Martina, prive di alcuni organi espiantati  con il pieno consenso dei genitori Salvo e Conci, come , affettuosamente vezzeggiando, li chiamava Martina.  Attraverso alcune locandine stampate e affisse,” i genitori ringraziano i presenti, ma chiedono cortesemente di non ricevere le condoglianze” . La richiesta viene ripetuta al microfono dal parroco. Molti provano una delusione, ma tutti rispettano la consegna. Tra due ali di folla passa la bara bianca sormontata da fiori bianchi e dietro il padre, alto e segaligno, ormai senza lacrime, che sembra guardare nel vuoto, la madre, piegata in due, sorretta dal marito, sfiancata dal dolore e dai giorni insonni durante il coma della loro unica figlia, la cui giovane vita, piena di speranze,  è stata stroncata  una notte estiva da un uomo annebbiato dall’alcol, di cui non vogliamo citare nemmeno citare l’abbreviazione del nome e del cognome.  “Questo maledetto incidente almeno è servito a salvare cinque vite”, commenta, commossa anch’ella, una vigile urbana inviata per regolamentare il traffico durante il breve corteo fra la chiesa e l’auto funebre. In alcun social network . come Facebook , Martina continua a vivere attraverso testimonianze e video, che la riprendono solare e spiritosa, come quasi tutti i ragazzi a quell’età.

Giorgio Càsole

“LibrinScena”: prosegue con successo il ciclo promosso dal Teatro Stabile di Catania

viola d.jpgCATANIA– «Nel 2011 è finito il mondo: mi sono uccisa. Il 23 luglio, alle 15.29, la mia morte è partita da Catania. Epicentro il mio corpo secco disteso, i miei trecento grammi di cuore umano, i seni piccoli, gli occhi gonfi, l’encefalo tramortito, il polso destro poggiato sul bordo della vasca, l’altro immerso in un triste mojito di bagnoschiuma alla menta e sangue». Geniale – perciò lo riportiamo – è stato definito l’incipit di “Cuore cavo”, il nuovo romanzo di Viola Di Grado, appena venticinquenne, ma ormai proiettata su orizzonti internazionali. Penna fervida, la scrittrice catanese è giunta al suo secondo eccellente banco di prova, dopo che l’esordio “Settanta acrilico, trenta lana” è stato premiato con il “Campiello Opera Prima”, rivelandola e imponendola come indiscusso talento.

Scioccante e pulsante gothic novel, da mesi “Cuore cavo” spaventa e intenerisce. La sua autrice incontrerà ora il pubblico di “LibrinScena”, il ciclo d’incontri promosso con vivo successo dal Teatro Stabile di Catania. L’appuntamento è per lunedì 1° luglio alle ore 21, nella suggestiva corte barocca del Palazzo Platamone, intitolata alla compianta attrice Mariella Lo Giudice. LibrinScena è stato ideato dallo Stabile per approfondire le novità editoriali che animano il mondo della letteratura e del giornalismo, in linea con la politica culturale promossa dal direttore Giuseppe Dipasquale, che considera l’ente teatrale come un vero e proprio istituto di cultura, aperto al confronto e all’approfondimento con i diversi linguaggi dell’arte. L’edizione in corso, alla cui cura ha collaborato Ornella Sgroi, è sostenuta dal prezioso contributo dello Sheraton Catania Hotel.Con la conduzione della stessa Sgroi, passo dopo passo Viola Di Grado rivelerà il motivo per cui ha scelto per il suo libro una copertina che ha lo stesso colore del suo nome. Viola, come quel sangue che nelle vene ad un certo punto si blocca, come quel cielo che in un determinato punto si getta nella notte. Ampi stralci del libro verranno letti dall’attrice Manuela Ventura, molto noto al pubblico teatrale e televisivo.  Edito nel 2013 per i tipi E/O, “Cuore cavo” affascina e scuote. È la storia, vivissima, della morta Dorotea. E di tutto quel che viene dopo il suo suicidio. Non l’impronunciabile nulla, ma piuttosto un passaggio ricchissimo di emozioni e di sentimenti, di pensieri e di ricordi, la forza degli affetti e dei legami, quel che resta dell’attaccamento alla vita. Per niente macabro, sebbene insista nel racconto minuzioso della disgregazione del corpo, il  testo s’impone per la creatività sul piano linguistico. Emergono la sopravvivenza dell’anima e il rimpianto per la vita che non riesce a ricomporsi, ma continua a incedere e spiare, vagando in un mondo deserto ma affollato, dove i vivi non possono più vedere e sentire, ma i morti restano all’erta, impauriti, in ascolto, in quella loro “vita oltre la vita”. In una continuità in cui si abbatte la barriera tra vita e morte, noioso tabù occidentale come spesso cerca di far capire l’autrice, esperta di lingue e culture orientali, la protagonista osserva il suo dissolversi corporale, raccontandone meticolosamente tutti gli stadi. Rivive – o forse vive per la prima volta – ciò che ha lasciato oltre il nirvana raggiunto, ritornando alle abitudini, agli affetti, ai luoghi, liberata, grazie a quel bagno mortale, dal peso della materia, di quando il suo corpo era carne e anima. E l’acqua è il luogo delle morti. Per affogamento, svenamento, dissanguamento. Ma è anche acqua come riconsegna al luogo della nascita, come a chiudere il ciclo di un eterno ritorno. “Sarebbe bello che ci fosse una fine. Invece si resta”, afferma Viola Di Grado. L’aldilà e l’altrove. Suona quasi come una minaccia. Invece è un assunto visionario, tutt’altro che privo di speranza.

Rita Andò