AUGUSTA/ STRISCE BLU SOSPESE DAI TRE COMMISSARI – di Mimmo Di Franco

strisce blun.jpgAUGUSTA. Si apprende, con molta soddisfazione, dalla stampa locale che le famigerate strisce blu sono state sospese dalla Commissione straordinaria del Comune di Augusta. Sono stato in prima linea in questa battaglia contro l’istituzione dei parcheggi a pagamento, con diversi interventi sulla stampa e ricevendo critiche anche da parte di alcuni consiglieri. Infine ho inviato una lettera protocollata, alla Commissione straordinaria del Comune di Augusta, in cui si chiedeva l’opportunità di revocare o modificare la delibera del Commissario Straordinario recante il nr.22 del 06.11.2012, seguita dall’ordinanza n.11 del 17.01.2013 emessa dal Comando della Polizia Municipale. Alla luce di questa sospensione ringrazio, a nome del Comitato cittadino e di tutti quei commercianti contrari alle strisce blu ,la Commissione prefettizia che, dopo aver valutato bene il problema  ha accolto le motivazioni per cui non potevano essere istituite le strisce blù, ribadendo la mancanza,di aree di parcheggi e di trasporti efficienti. Questo è il modo di amministrare i cittadini e non di imporre o vessare con continue tassazioni. Auguriamo alla Commissione di lavorare,in questi 18 mesi con serenità,tracciando una linea su cui proseguire per il bene della città di Augusta.

   Mimmo Di Franco

BIG ONE IN SICILIA? NON E’ PREVEDIBILE, MA E’ MEGLIO PENSARCI

L’opinione del prof. Luigi Solarino di Augusta

sicilia.jpgLa Sicilia potrebbe essere investita entro i prossimi 24 mesi da un terremoto senza precedenti”: una previsione agghiacciante che mette già i brividi solo a parlarne. Eppure ci sono studiosi che si dicono convinti che qualcosa di drammatico stia davvero per accadere. Secondo alcuni studiosi il “Big One” sta per arrivare in terra sicula, mentre la Regione al momento non ha approntato alcuna misura preventiva. Abbiamo avuto 400 anni di tempo per evitare la catastrofe ma non sono stati impiegati in alcun modo per realizzare infrastrutture a norma e aiutare la popolazione a difendersi da eventi catastrofici. A questo punto, se le cose stanno come viene prospettato dal prof. Alessandro Martelli, direttore del Centro ricerche “Enea” di Bologna, ci resterebbero 24 mesi per salvare il salvabile: ma l’80% dei siciliani è senza piano di emergenza e rischia di non avere scampo se davvero arriverà il “Big One”. Da parecchio tempo ormai si parla della possibilità che la Sicilia sia investita da un sisma senza precedenti e sull’argomento si è scatenato un confronto aspro, feroce è il caso di dire, tra coloro che sostengono la plausibilità del rischio e quelli che invece ritengono si tratti di allarmismo fondato oggettivamente sul nulla, cioè su nessun riscontro. Gli studiosi ipotizzano, come detto, il “Big One”, il grande terremoto che devasterebbe l’isola siciliana.

Lo stesso terremoto che pone dei fortissimi dubbi sulla sicurezza della costruzione del ponte sullo stretto. Un terremoto “secolare” in quanto è atteso dal lontano 1693 che dovrebbe superare i 7.5 gradi della scala Richter. L’incubo di un terremoto devastante minaccia lo Stretto e adesso la gente inizia ad aver paura sul serio. Non solo Martelli, ma anche altri enti e recenti studi lanciano d’altronde segnali inquietanti alla comunità scientifica italiana: i tempi sarebbero maturi per un violento terremoto tra la Sicilia e la Calabria. Sono di questo avviso l’Università di Trieste, l’Accademia russa delle Scienze e l’International Centre for Theoretical Physics. L’evento sismico, che non vogliamo nemmeno immaginare e di cui mai vorremo parlarvi, potrebbe liberare molta più energia di quella prodotta dal terremoto del 2009 a L’Aquila. Che l’Italia nella sua interezza sia un paese ad alto rischio sismico è un fatto ampiamente noto. Alcune ricerche, di cui anche una prodotta da Vladimir Kossobokov, dell’Accademia Russa delle Scienze, aprono addirittura nuovi scenari apocalittici. “Nel 2010 – ha spiegato lo scienziato – è stato individuato un periodo di maggiore probabilità, calcolato per terremoti di 7.5 Richter, in un ambito d’indagine che include la Sicilia e la Calabria, e queste informazioni sono state trasmesse ai nostri colleghi italiani”. Messe a confronto due mappe delle zone a rischio, una di qualche anno fa e un’altra più recente, ci si è resi conto di come, dallo scorso marzo 2012, il rischio nel Sud Italia pare sia aumentato. “La situazione sismica – spiega Giuliano Panza, professore di sismologia all’Università di Trieste – è in continua evoluzione”, per cui è necessario confrontare, di volta in volta, la pericolosità di massimo spostamento del suolo in caso di terremoto e i movimenti tellurici in atto. Ma in questi casi la cautela non è mai troppa. I dati di rischio non devono far supporre l’imminente arrivo di una catastrofe. “In base ai risultati ottenuti fino ad oggi, – ha spiegato lo stesso Martelli, direttore dell’Enea di Bologna – si può pensare ad un 70 per cento di attendibilità. Una previsione del tipo “un evento x avverrà nel giorno x è assolutamente impossibile al giorno d’oggi. Quello che si può prevedere, con una certa probabilità, è che un terremoto possa avvenire in un certo lasso di tempo, tipo qualche mese o un anno, in una zona molto estesa come dimensioni. Si tratta, però, di qualcosa che potrebbe anche non verificarsi”. “Qualcuno – ha detto Martelli – ci accusa di allarmismo, ma il nostro unico obiettivo è quello di aiutare la popolazione e cercare di dare un contributo per migliorare questo Paese, che rimane al momento incosciente di fronte a fatti concreti e poi piange per mesi quando arriva una catastrofe. Le istituzioni devono muoversi dalla loro inerzia in termini di Protezione Civile e va verificata una ricognizione strategica in termini di sicurezza ambientale, e fare una corretta campagna di informazione per la gente”. Il rischio sarebbe esponenziale dove sono presenti gli impianti RIR, ovvero a Rischio Incidente Rilevante. Si tratta delle zone industriali come quella della raffineria di Milazzo, nel Messinese, o a Priolo-Augusta. L’azione di un violento terremoto amplificherebbe la tragedia a causa della fuoriuscita di acidi e gas dagli stabilimenti, con la quasi certa conseguenza di disastro ambientale. “La preoccupazione è per il metano – avverte Luigi Solarino, già docente di Chimica industriale all’Università di Catania – che, essendo più leggero dell’aria, incontrerebbe le centinaia di fiaccole industriali, innescando un enorme incendio che distruggerebbe tutto”. Resta da chiedersi quando le amministrazioni si decideranno a dare il via, nelle zone a rischio, a campagne di esercitazioni con i cittadini, simulando evacuazioni ed interventi di soccorso. Bisognerebbe anche effettuare controlli a tappeto negli edifici critici, come scuole, ospedali e nei tanti depositi di elementi chimici. Non si eviterebbe di certo la catastrofe, ma la si renderebbe meno devastante di quello che potrebbe essere. I siciliani lo sanno, lo temono, che qualcosa potrebbe accadere, attendono però l’evento totalmente impreparati ed ignari di ciò che li aspetta. Non è bastato nemmeno il maremoto di Messina che ha costretto ben 3 generazioni in baracca a smuovere un piano contro le calamità. A fronte di 5 milioni di siciliani a rischio vi sarebbero appena 4 mila tende. E attenzione al pericolo trivelle in aree sismiche, come d’altronde si è già evidenziato pure in Campania nell’area dei Campi Flegrei. Molti hanno obiettato che non esistono studi scientifici che dimostrino il collegamento tra la trivellazione di alcuni territori ed i terremoti. Tuttavia esistono due studi ufficiali condotti in America che dimostrano, dati alla mano, il collegamento tra la trivellazione di alcuni territori e l’incremento di terremoti. Per questo diventa lecito chiedersi se siamo di fronte ad un allarmismo esasperato e del tutto privo di elementi concreti e schiaccianti che attestano la previsione del fenomeno sismico. O se, invece, il terremoto in Sicilia è veramente così imminente. “Gli impianti petrolchimici di Gela, Priolo-Augusta e Milazzo sono vetustie non resisterebbero a forti scosse”, affermano gli esperti, In buona sostanza c’è anche l’idea di un disastro ambientale. E i piani di emergenza dove sono? “Catastrofe prevista fra 24 mesi”. Questa l’ipotesi che fa paura. Alessandro Martelli, direttore dell’Enea di Bologna, auspica la previsione immediata di piani di emergenza a fronte della tesi secondo cui il sisma potrebbe verificarsi entro i prossimi 24 mesi. Come a dire che quel che non abbiamo fatto sinora bisognerebbe tentare di farlo nell’arco di due anni tra crisi economica ed instabilità politica. Le parole del direttore Enea di Bologna, successive al sisma in Emilia, hanno scatenato una bufera: “Ora tocca al Sud, in particolare a Sicilia e Calabria”. Ma il fatto è che anche altri studiosi affermano: “il Big One è imminente”. Già nel 1985 la Protezione Civile invitò le autorità siciliane a predisporre dei piani di emergenza per evitare la catastrofe che si sarebbe potuta abbattere nei successivi 15 anni. Ma la Sicilia anche all’epoca preferì dormire sogni tranquilli. L’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) sinora sconfessa con decisione ogni previsione catastrofica, rilevando che “non è possibile prevedere i terremoti”. E la speranza ovviamente è che, alla fine, sulla questione del Big One e della Sicilia a rischio, sia proprio questa la sola e unica versione veritiera.

D. C.

Mons. Giuseppe Costanzo incontra nella sede augustana gli alunni dell’ associazione UNITRE

Una lezione sul tema  “ La città e l’uomo” – La realtà sociale nella città di oggi: diagnosi e terapia    

 

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AUGUSTA –  Lunedì 15 aprile, alle ore 17.30, presso l’aula magna del 2° Istituto di Istruzione Superiore di Augusta, dove si svolgono regolarmente le lezioni dell’ associazione UNITRE sede di Augusta, alla presenza dei numerosissimi alunni iscritti ai corsi e dei rappresentanti dei Club Service, che rispondono ai bisogni delle comunità locali e del mondo, tra questi la Sig.ra Stella Giamblanco, Presidente della Fidapa, l’Avv. Pietro Amara,  Presidente del Rotary e il Dott. Gaetano Roggio, Presidente del Kiwanis,  si è tenuta un’ interessante lezione sul tema “La città e l’uomo”, ovvero “La realtà sociale nella città di oggi: diagnosi e terapia”, presentata da un docente d’eccezione, Monsignor Giuseppe Costanzo, nel passato professore di esegesi e lingue bibliche, dal 2008 arcivescovo emerito di Siracusa.  La città è il luogo dove abitiamo, lavoriamo, ci relazioniamo; dove si concretizza la nostra convivenza sociale” –  dice il vescovo – “A volte la città è sentita come “amica”, cioè abitabile, luogo di umanizzazione e di crescita umana; altre volte si presenta come “nemica”, ossia come un luogo che contraddice la qualità della vita, delle relazioni, quando non è segnata dalla disumanità e dalla barbarie………. Nella città il male si fa più evidente, tuttavia è proprio la città che permette la socialità, la solidarietà, la “communitas”; è la città che fa uscire dalla logica della tribù e del clan e consente di vivere la pluralità, la diversità”  Poi aggiunge – “La città, oggi, vive una crisi profonda. Una crisi che non è solo economica e finanziaria, ma anche sociale e soprattutto culturale e spirituale. Il tema è vasto e complesso. Mi limito, perciò, ad alcune annotazioni essenziali. Ho trovato molto utile un articolo di P. Bartolomeo Sorge, il quale, ricorrendo ad una immagine – afferma – che hanno perso il loro significato i tre luoghi – simbolo, intorno ai quali la città è nata e si è costruita nel tempo e dai quali – fino a non molti anni fa – traeva alimento:

Ø  la Piazza, che è sempre stata il luogo per eccellenza della vita sociale e delle relazioni interpersonali degli abitanti;

Ø  il Palazzo di Città, cuore pulsante della vita amministrativa e politica;

Ø  la Cattedrale (o la Chiesa), segno e culla dell’unità spirituale della popolazione.

 

Oggi, questi simboli si sono offuscati. La città ha perso l’anima. C’è in atto – accanto alle altre crisi – una crisi di cittadinanza ed è venuto meno il senso del “bene comune”.

La lezione termina alle ore 19 circa, con un messaggio chiaro e cristiano:

 Mettiamoci alacremente al lavoro, confidando nella presenza e nell’aiuto dello Spirito di Dio. Senza scoraggiarci, se non vediamo subito i frutti del nostro impegno. Quello di oggi, infatti, è il tempo dell’emergenza educativa, e dunque tempo non di mietitura, ma di semina. E “chi semina nel pianto, mieterà nella gioia”.

     Giuseppe Tringali   –  Nella foto: al centro mons. G.  Costanzo, a sinistra il dott. S. Cannavà, a destra il presidente unitre dott. G. Caramagno