LA GESTIONE DELL’AUTORITÀ PORTUALE A TRE ANNI DALLA NOMINA DEL PRESIDENTE ALDO GAROZZO

 

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AUGUSTA.  Paolo, Amato,  capogruppo del PdL  in seno al consiglio provinciale di Siracusa, interviene spesso sui media locali per richiamare l’opinione pubblica e taluni organismi istituzionali su problemi vitali della città di Augusta. Di recente ha stigmatizzato l’attività o la non attività del presidente dell’Autorità Portuale di Augusta, il siracusano Aldo Garozzo, che suscitò grandi speranze al momento della su nomina, tre ani o sono, anche perché era presidente dell’Associazione industriale di Siracusa e perché gli si accreditavano doti manageriali tali da poter risollevare le sorti del negletto porto  cittadino, che ha tutte le potenzialità per fare concorrenza ai grandi porti europei, ma, invece, sta subendo una fortissima crisi, in linea con la grande recessione che in questo periodo attanaglia l’Italia e altri Paesi occidentali.  Domandiamo a Paolo amato che cosa rimprovera a Garozzo.

“In questi oltre tre anni, dalla nomina di Aldo Garozzo a presidente dell’Autorità Portuale di Augusta, pochissimo è stato fatto sul piano infrastrutturale, i progetti presentati  sono obsoleti e,  per questa ragione,  i finanziamenti rimangono al palo.

Pochi , timidi,  tentativi di promuovere alcune linee di trasporto sono miseramente falliti. “

          La sua visione è proprio nera; non c’è nulla che si salvi? Che cosa rimane in piedi?

“Rimane in piedi l’unica idea progettuale , vecchia di alcuni decenni, quella di puntare su un terminal container,  che , secondo molti  addetti ai lavori, rischia di fallire prima di incominciare.

          Nelle ultime settimane le cronache nazionali sono  stare piene dei fatti riguardanti  l’Ilva di Taranto e le vicende dei minatori e degli operai sardi che rischiano di perdere il posto di lavoro.

           Potrebbero esserci problemi analoghi qui da noi?

“Nessuno ha mai parlato delle centinaia di addetti d’azienda private che gravitano attorno alla rada  di Augusta, che il posto lo hanno già perso,  e di altre  centinaia di altri che sono in cassa integrazione, cassa integrazione che è – com’è noto – l’anticamera del licenziamento. Si tratta di aziende private di poche decine di operai che si trovano in ginocchio da anni a causa della mancanza di commesse e lavori all’interno del porto.  

Cantieri navali con lunghe tradizioni storiche alle spalle, ditte metal – meccaniche  che sono costrette a soccombere a causa della mancanza di lavoro questo a causa dei mancati investimenti degli enti pubblici, del  ministero della Difesa e della mancanza di decollo dell’area commerciale di Punto Cugno”.

          Cui sono state vivaci critiche in questo senso,  anche da parte di personagi istituzionali.

“Sì, certo, citiche arrivate in questi anni da autorevoli protagonisti come il comandante della Capitaneria Francesco Frisone o dal primo cittadino di Augusta.

Il presidente Garozzo rimane un “battitore” libero, non vuole ingerenze e non rispetta le opinioni professionali altrui.   Quest’Autorità Portuale  , non solo non ha portato nuovo lavoro, ma sta rischiando di  far perdere anche quel poco di buono che è messo a disposizione da altri enti.”

          Per esempio?

“Il caso clamoroso di Forte Vittoria, costato alla comunità svariati miliardi che , dopo una rocambolesca inaugurazione è in abbandono, alla mercè del tempo e dei vandali. Un patrimonio storico-monumentale che rischia di andare perduto per mancanza di attenzione, senza manutenzione né prospettive .  Basterebbe riaprire il portone, magari affidandolo a volontari o privati per tenerlo aperto, riportando i visitatori, organizzando convegni ed eventi culturali.  Sono certo che alcune decine di posti di lavoro potrebbero essere disponibili.”

-Ci sono casi ancora più gravi,  relativi alla funzionalità del porto?

“Altro caso clamoroso è la mancata manutenzione della diga foranea,  che già negli anni passati ha provocato numerosi problemi all’operatività all’interno della rada a causa delle mareggiate che irrompono da diversi varchi  creati dalle onde che hanno spazzato via i massi.  L’ultimo “rifiorimento”  della diga risale agli anni Sessanta del secolo scorso, eppure alcuni anni fa era stato emesso un bando per la manutenzione e una ditta aveva vinto la gara. Che fine hanno fatto quell’appalto e  quei lavori?

Per non parlare di mancate manutenzioni alle banchine di Punto Cugno e alla nuova darsena”.

          C’è ancora qualche altro rilievo?

“ L’autorità portuale ha anche portato scompiglio alla banchina Sant’Andrea cacciando i pescatori per lavori di miglioramento e alla vecchia darsena,  dove i lavori hanno suscitato momenti di tensione per un muro di cemento armato che, vistosamente,  avrebbe significato la netta divisione tra la città e il suo mare in uno dei pochi varchi lasciati aperti da esigenze militari o industriali.

 Mentre in numerose città italiane e siciliane la città è stata integrata con le aree portuali, ad Augusta si costruiscono confini e si allontanano pescatori e cittadini da zone che storicamente fanno parte della vita quotidiana degli augustani.

E’ uno strano modo di gestire la portualità, un disastro progettuale che non ha tenuto conto del futuro dei traffici e di altre opportunità.  I vertici dell’ente portale hanno salvaguardato solo il comparto petrolchimico, hanno pensato che il mondo si è fermato ai container, non tenendo conto di cantieristica, pesca, diporto e turismo grazie a quel grande patrimonio rappresentato dal Golfo Xifonio e della baia di Brucoli che  avrebbero potuti essere inglobati  per diversificare le attività. Una visione forse un po’ troppo complicata per un manager che, sostanzialmente e obiettivamente,  ha sempre e solo considerato il petrolchimico come casa propria, considerando anche la doppia veste di presidente degli industriali, un motivo in più per chiedere un ripensamento e un passo indietro prima che sia troppo tardi.”

 

     Giorgio Càsole