SVERSAMENTO DI CHEROSENE E SCHIUME SU ACQUE SCARICO INDUSTRIALE

 FRANCO e SOLARINO: “ECCO PERCHE’ NON SI DEVE FARE IL RIGASSIFICATORE”. LE AZIENDE NON SI CURANO DELLA SICUREZZA , I RISCHI SONO ENORMI, L’OCCUPAZIONE MINIMA

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AUGUSTA. Giorno 8 giugno si è riverificato l’ennesimo incidente di sversamento di cherosene in un corso d’acqua, questa volta nel torrente Cantera. Il cherosene è venuto fuori da un vecchio oleodotto che collegava Montedison, ora Erg Nord, alla Sasol, che serve per trasferire cherosene in quest’ultima società, per essere deparaffinato. Quest’ultimo processo viene effettuato dalla Sasol per sottrarre le paraffine contenute nel cherosene, al fine di abbassarne il punto di congelamento e quindi poterlo impiegare come combustibile anche a temperature molto basse, per esempio negli aerei a reazione che volano ad alta quota. Detto inconveniente, come in passato, si verifica nei tratti non interrati dell’oleodotto, per esempio nell’attraversamento dei corsi d’acqua, dove per effetto termico solare il cherosene, dilatandosi genera aumento di pressione che, a volte, arriva a provocare lo scoppio dell’oleodotto. Ciò avviene in quanto trattasi di vecchie tubazioni non dotate di sistemi di controlli idonei e di sicurezza, quali polmoni che assorbono le variazioni di volume. Questo incidente, registratosi a poca distanza dal luogo dove dovrebbe sorgere il rigassificatore, voluto dai sindacati e dalla maggior parte dei nostri amministratori e politici, conferma ancora una volta la non idoneità del sito all’installazione di detto rigassificatore e pone l’accento su come la soglia di attenzione su prevenzione dei rischi, rispetto dell’ambiente e della salute dei lavoratori e delle popolazioni residenti sia a livelli minimi. E’ chiaro che, se le aziende esistenti non hanno le risorse per gestire la sicurezza, farebbero bene ad andarsene, tenendo però presente che non permetteremo che accada quello che si verificò per la Montedison infatti, prima di andar via, questa volta, gli industriali a loro spese dovranno bonificare quanto inquinato e smontare quanto costruito, e questo ovviamente rappresenterà un sicura fonte di lavoro per anni. Pertanto gli industriali finalmente la finiscano di minacciare, appellandosi al ricatto occupazionale per risparmiare sulla sicurezza e sull’ambiente o per proporre nuovi impianti pericolosi come il rigasificatore, Oikothen, etc. Inoltre con questa nota si vuole segnalare quanto abbiamo avuto modo di constatare personalmente, verso le ore 10,00 del 7 giugno scorso, quando accompagnammo un fotoreporter che doveva fare delle riprese fotografiche per conto di National Geografic nella nostra zona industriale. Fu scelta la zona vicina a dove dovrebbe sorgere il rigassificatore, dove insiste un canalone, un vero e proprio fiume, che convoglia le acque di raffreddamento industriali, milioni di m3, nel porto di Augusta. Dette acque si presentavano coperte da una coltre di spessa schiuma di colore giallo marroncino che superava l’altezza delle prime panne galleggianti, appositamente posizionale al fine di non farla giungere in mare aperto. All’esterno di dette panne su un barchino dotato di motopompa, un operaio irrorava tale schiuma con getti di soluzione disperdente, per dissolvere e/o affondare tanta schiuma. Invece di usare idrovore per aspirare la schiuma e trasferirla altrove per trattarla opportunamente senza ulteriori danni all’ambiente si è scelta la procedura meno costosa. Praticamente l’operaio faceva quanto fa una cameriera a cui è stato ordinato di nascondere il pattume sotto al tappeto. Quanto osservato non era una cosa normale, si sarà trattato di uno dei tanti fuori servizio che sono diventati una norma nella nostra zona industriale; siamo curiosi di conoscere se l’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, e le Autorità sono state informate di questo. Di fatto ogni giorno è sempre la stessa musica si risparmia su controlli e su messa in sicurezza degli impianti e quando si verificano gli incidenti si cerca di minimizzarli.

           Luigi Solarino e Giacinto Franco