RIFLESSIONI SUL RUOLO DELL’EPIDEMIOLOGIA

 musca.jpgAUGUSTA. A due mesi dal riordino dell’ospedale di Augusta, che si è concluso con la chiusura, ingiusta e irrazionale, dei reparti di ginecologia-ostetricia e del Centro Parto, non si placano le polemiche sulle promesse, fatte e non mantenute dalla Sanità, sul futuro dell’ospedale Muscatello che, secondo alcuni esponenti politici, “sino a questo  momento sembrano solo promesse da marinaio”. Questo stato di incertezza sulla sorte dell’ospedale, in particolare sull’uso e sulla data di completamento della nuova ala, preoccupa la gente, che, ancora scossa dalla chiusura dei reparti storici sopraccitati, perde giorno dopo giorno, fiducia e credibilità nelle Istituzioni. La gente si chiede ancora come sia stato possibile chiudere reparti di eccellenza e ben noti, da circa un quarantennio, per la efficienza  delle prestazioni sanitarie. E’ stato ipotizzato dal sottoscritto che, una delle cause che ha determinato la chiusura di questi reparti, è stato il mancato supporto degli indicatori epidemiologici alla valutazione della programmazione sanitaria del territorio. E’ noto infatti a tutti, che il ruolo primario dell’Epidemiologia è quello di cercare, per ogni patologia, il nesso tra causa ed effetto (Fattori di rischio), allo scopo di promuovere azioni di prevenzione, ma il suo campo di applicazione è vasto, tra cui vengono annoverati la sorveglianza ed il supporto alla programmazione sanitaria: “…oltre alla sorveglianza sanitaria e alla ricerca scientifica – dicono eminenti epidemiologi – l’altro grande vero scopo dell’informazione epidemiologica è quello del supporto guidato alla valutazione dei servizi ed alla programmazione sanitaria del territorio, senza i quali ogni studio diventa vano e fine a se stesso”. (Fonte: Cancer in Syracuse -Italy- 2007).

Le polemiche di questi giorni sulle “promesse da marinaio” fatte dalla Sanità e le preoccupazioni della gente che chiede, sempre con più insistenza, di essere informata correttamente sul proprio stato di salute e sulle misure da adottare per la prevenzione, mi hanno indotto a rileggere attentamente i dati epidemiologici ufficiali esistenti e fare delle riflessioni sul ruolo dell’Epidemiologia e dell’uso che di essa se ne è fatto nella pratica, in particolare ad Augusta.

Riflessioni che mi hanno lasciato amareggiato per aver constatato che le indagini epidemiologiche condotte in provincia di Siracusa, in molti casi sono risultate “vane e fine a se stesse” perché molto spesso di esse non se n’è tenuto conto. Per esemplificazione vengono riportati tre casi emblematici di questa anomalia: 1° il supporto alla programmazione sanitaria;  2° il controllo sanitario;  3° la  prevenzione dei tumori della pelle.

 

1° caso – Supporto alla programmazione sanitaria

   Sulla programmazione sanitaria dell’ospedale Muscatello di Augusta ne abbiamo parlato abbondantemente e non possiamo far altro che confermare quanto detto e cioè che la chiusura dei reparti di Ginecologia-Ostetricia e del Centro Parto è stato un atto ingiusto  e irrazionale perché preparato senza aver tenuto conto dei Fattori di Rischio Ambientale, riscontrati nel territorio attraverso i risultati delle numerose indagini Epidemiologiche. Una valutazione accurata dei risultati di queste indagini sicuramente avrebbe portato a soluzioni meno penalizzanti per la popolazione che vive nei comuni di Augusta, Melilli e Priolo.

 

2° caso – Controllo sanitario

   Un altro esempio della poca attenzione che è stata prestata alle analisi epidemiologiche viene rilevata dallo scarso controllo sanitario dei prodotti ittici venduti in loco. Agli occhi di tutti, oltre alle specie ittiche di provenienza non specificata, ancora oggi, anche se con meno frequenza, ad Augusta vengono venduti i cosiddetti “aranci americani”, crostacei tipici del porto di Augusta, presumibilmente ricchi di mercurio, pur sapendo che questo elemento è neurotossico. E’ inspiegabile come ciò possa ancora accadere dopo la pubblicazione e la divulgazione dello studio in cui viene evidenziato che le IVG (Interruzioni Volontarie di Gravidanza) ad Augusta risultano 4 volte superiori alla media nazionale, di cui un terzo praticate a causa di malformazioni riscontrate nel Sistema Nervoso Centrale del feto, malformazioni attribuite dai Ricercatori, senza alcuna remora, al mercurio contenuto nel pesce pescato nel porto di Augusta.  No comment!

  

3° caso –  Prevenzione dei tumori della pelle ad Augusta

   Nel 2007 con la pubblicazione del volume “I Tumori in provincia di Siracusa dal 1999 al 2002”, sono stati divulgati i risultati della prima indagine epidemiologica sulla “Incidenza” dei tumori. (Per “Incidenza” si intende il numero di nuovi casi annui per 100000 abitanti)

    L’indagine, condotta da 17 Registri Tumori nazionali, compreso quello di Siracusa, indicati come “pool Italia” ha interessato un’area che copre il 24% della popolazione italiana, un campione sufficiente per ottenere risultati “statisticamente significativi”

    Questa indagine ha consentito di tracciare un quadro sul rischio tumori nelle 17 aree geografiche d’Italia, da cui è risultato che la provincia di Siracusa presenta un profilo epidemiologico “a basso rischio”, paragonabile a quello del sud Italia, ad eccezione dell’area comunale di Augusta che  presenta un profilo epidemiologico “ad alto rischio”, paragonabile a quello del nord Italia.

   Questa anomalia sanitaria, tutta augustana, ha avuto grande risonanza in campo nazionale ed internazionale tanto che il caso, definito come “il caso Augusta” è stato trattato in Riunioni scientifiche dell’AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), in Convegni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e divulgato in tutto il mondo attraverso la rivista, redatta dall’IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) “Cancer Incidence in five Continents”. In sede locale, la notizia ha destato grande preoccupazione ed allarmismo anche perchè questa criticità sanitaria è stata presentata come un primato assoluto nazionale, con la seguente frase, che ha fatto il giro del mondo: “Augusta, senza tema di smentita, è la città d’Italia col più alto Tasso di Incidenza di Tumori”. 

   Sentiamo il dovere di far presente che, da quel che è emerso dalla lettura attenta di questa indagine, a nostro avviso, il “Caso Augusta” non è stato affrontato con l’oggettività ed il rigore scientifico dovuti, infatti, del fenomeno sono state formulate diverse ipotesi di rischio e si è detto di tutto, tranne dell’unico fatto nuovo, il più rilevante, che è stato letteralmente ignorato. E’ emerso, infatti, che la tipologia tumorale che ha fatto schizzare il Tasso di “Incidenza” del comune di Augusta al di sopra del valore medio del “pool Italia”, è da addebitare ai “tumori della pelle non melanoma” che, nei maschi, incidono per il 32% sulla totalità dei tumori, un valore abnorme se paragonato ai valori medi “provinciale” e del “pool Italia” che incidono rispettivamente per 21,3% e per i1 14,9%. Ma di questa anomalia i mezzi di comunicazione di massa non hanno mai fatto menzione ed ancora oggi, la più alta criticità sanitaria riscontrata ad Augusta, (ripetiamo il 32% della totalità dei Tumori nei maschi), è quasi totalmente sconosciuta dalla popolazione locale. Riflessione: Come si può praticare la prevenzione di un esistente rischio se non si conosce l’esistenza del rischio?

La controprova che la vera criticità dell’ “Incidenza” dei tumori, ad Augusta, deriva dai “Tumori della pelle non melanoma” è data dal fatto che, escludendo questa tipologia tumorale, l’area comunale di Augusta presenta un profilo epidemiologico tumorale “a medio rischio”. Infatti, pur confermando che ad Augusta il Tasso di Incidenza dei “Tumori senza pelle” (ossia di tutte le tipologie tumorali, escluso quelle della pelle non melanoma) resta il più alto della provincia, seppur ridimensionato di molto, lo stesso risulta inferiore al Tasso del “pool Italia”, collocandosi tra l’undicesimo e il dodicesimo posto dei 17 registri nazionali. Per questo motivo riteniamo alquanto strano ed inspiegabile che non sia stato dato alcun peso al più rilevante Fattore di rischio tumori che è stato accertato ad Augusta.

Anche in questo caso sembra che le indagini epidemiologiche siano risultate “vane e fine a se stesse” e non come strumento da usare per informare ed educare i cittadini alla prevenzione.

 

Ho sentito il dovere di segnalare questi tre tipi di anomalie (ma sicuramente ce ne saranno altre) perché sono convinto che i problemi non possono essere risolti se non vengono affrontati nella loro interezza. I tre casi descritti, mettono in luce evidenti lacune nell’applicazione, nel controllo, e nell’informazione degli studi epidemiologici, lacune che devono essere colmate se si crede veramente  nella prevenzione.

 I cittadini hanno il diritto di essere correttamente informati di tutto, in particolare della situazione sanitaria che direttamente o indirettamente li riguarda, sia per partecipare attivamente ai programmi di prevenzione sia per non rischiare il declino totale della fiducia tra Istituzioni e Pubblico. Accogliamo il monito del Presidente della Repubblica dello scorso 25 Aprile di “rinsaldare la fiducia tra Istituzioni e Cittadini” con l’auspicio che ognuno faccia la propria parte nell’ambito delle proprie competenze.

           Giuseppe Moschitto

RIFLESSIONI SUL RUOLO DELL’EPIDEMIOLOGIAultima modifica: 2012-05-20T08:26:00+02:00da leodar1
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