Dopo Grisù, Giuseppe e Maria di Gianni Clementi, in dialetto napoletano, rappresentato qualche giorno con successo al teatro Brancati di Catania, diretto da Tuccio Musumeci, in questi giorni si sta replicando con altrettanto successo, un’altra sapida commedia dello stesso Clementi, in vernacolo romanesco, con due autentiche attrici di razza, PaolaTiziana Cruciani e Alessandra Costanzo, nei panni di due sorelle, zitelle e sciancate, proprietarie nella capitale di una piccola merceria che rischia la chiusura, come tanti altri piccoli negozi, a causa dell’invasione dei cinesi. L’azione si svolge, per due tempi, tutta nel modesto tinello dell’abitazione delle due che battibeccano continuamente, con battute al vetriolo, soprattutto per le ristrettezze economiche in cui la sorella maggiore, Rosaria, vuole far vivere il piccolo universo domestico che sta per essere travolto. L’altra sorella è Addolorata, un nome” parlante” potremmo dire, giacché ella trova conforto solo nel guardare programmi televisivi trash (si sente, infatti, la voce di Maria De Filippi), nell’acquisto di qualche elettrodomestico per un maggiore comfort o nel desiderare di usare una volta il tassì per recarsi al matrimonio del cugino “carnale”. Le due donne, di probabile origine meridionale (come fanno intuire i loro nomi), sono le uniche ad apparire sulla scena di questo chiuso universo, sordo al mondo esterno, di cui si sente la voce irritata del vicino di casa, sordo anche allo squillo del telefono, ma non alla sirena del tubo catodico. Come in ogni coppia, compresa quella gemellare, c’è sempre chi è dominante rispetto all’altro: qui è Rosaria, che attribuisce a sé tutti i meriti e squalifica continuamente la sorella; orgogliosa di sé, non ammette repliche, persino nella preparazione del sugo di pomodoro, definito finto (da qui il titolo) quando non c’è la carne. La carne, ovviamente, costa troppo e, allora, il sapore è dato dal sedano. “Non faccio mai il sugo senza sedano”, borbotta Rosaria, mentre la sorella, spaparanzata davanti al televisore l’accusa, appunto, di preparare solo “sugo finto. Anche Addolorata borbotta mentre recita il ruolo della vittima, finché un ictus “provvidenziale” provoca il rovesciamento dei ruoli: Rosaria diventa la vittima silenziosa, immobile, davanti al vituperato apparecchio televisivo, di un’Addolorata che ora domina l’universo domestico, ma senza spirito di vendetta, anzi con un affetto sorprendente giacché cura amorevolmente la sfortunata sorella, che imbocca come una bambina. Nella sventura ha scoperto il valore del legame fraterno. Paola Tiziana Cruciani e Alessandra Costanzo, servite dalla regia di Ennio Coltorti, fanno trascorrere due ore di sano divertimento. Si replica al “Brancati” fino al 26 febbraio.
Giorgio Càsole – Nella foto: Alessandra Costanzo a sin. Paola T. Cruciani, a ds