Il giorno dello sciopero cittadino a difesa del civico Muscatello – di G. Càsole

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politica,muscatello,augusta,palajonio 1 giugno 2011,sanità

Ore sei del mattino di lunedì 30 maggio: la giornata si preannuncia calda, dal punto di vista meteo e dal punto di vista morale. Fino a sera inoltrata del giorno prima è passata un’autovettura, con tanto di volantinaggio al seguito,  per ricordare alla gente di Augusta lo sciopero dell’indomani in difesa dell’ospedale cittadino.  Ricordando il gran numero di persone – circa diecimila –  che,  sabato 26 marzo, per la stessa ragione, sfilavano in corteo  lungo la via principale per confluire nell’area della nuova darsena ad ascoltare la formidabile invettiva del pediatra Ricardo Fazio, ero convinto che, alle 6,15, Viale Italia fosse animato. Percorro quella via per recarmi nel punto di raduno, così come raccomandato dai numerosi messaggi inseriti nella rete telematica: gli abitanti della “Borgata” si rechino in Piazza America, nome comunemente usato in luogo di quello ufficiale, “Piazza Fontana”.

 Viale Italia e, sì,  animato, ma secondo l’ordinario. C’è il solito bar, dove si fa una sosta prima d’andare a lavorare,  ci sono  rade automobili che sfrecciano nelle due direzioni di marcia;  è aperta la chiesa di Santa Lucia, è semiaperta un’agenzia di pompe funebri. Si tratta di “segnali” scaramantici?  Arrivo in  Piazza Fontana in tempo per veder partire il corteo dei manifestanti, preceduti dal suono costante di un tamburo.  Il corteo è sorvegliato da un nutrito stuolo di agenti di polizia di varie divise. In proporzione sono più gli uomini delle forze di polizia che i manifestanti. Mi sembra già un brutto segno,anche perché il corteo non procede compatto, ma in ordine sparso: chi segue  il tamburo, chi una donnina che impartisce ordini attraverso un megafono e non le par vero di  impartirli a Enzo Inzolia, generale in congedo dei carabinieri, che mantiene fede al suo impegno di augustano attaccato alle radici: essere presente per manifestare la sua solidarietà. La stessa donnina vede defilato  un politico priolese e lo insulta gratuitamente, solo perché  politico o perché non è intruppato (?) corteo si scinde. Un gruppuscolo va a presidiare l’area del distributore Esso-Casalaina, per impedire  a chi viene da fuori di entrare in città, un altro si dirige verso il ponte Federico II per recarsi nei pressi della piscina.
Faccio marcia indietro, a piedi naturalmente, per capire meglio e, poco dopo, arrivo alla Porta Spagnola, in tempo per assistere al primo tentativo di forzare il blocco, compiuto da un ex giovane politico rampante, che ama collocare il suo sorriso su gigantografie  e che avrebbe l’interesse a non perdere la calma, come prima non l’ha persa il collaudato esponente priolese che ad Augusta raccoglie messe di voti.  L’ex giovane tuttora rampante, invece, gratifica di insulti il povero Mimmo Di Franco, componente del comitato pro ospedale, che in questo momento rappresenta legalmente il comitato per aver firmato la richiesta di autorizzazione a svolgere la protesta. Scene simili si ripeteranno durante la giornata, ma non tutti reagiscono come l’ex giovane: tutti sono costretti ad andare a piedi se non vogliono scioperare e tutti vanno a piedi: dal medico Felice Ventura a uomini e donne in divisa della Marina Militare, da insegnanti e personale non docente delle varie scuole,  che restano aperte (tutte, tranne il  II istituto superiore): i dirigenti scolastici hanno ammonito: “Se non vi fanno passare con l’auto, andate a piedi”. Nessun ufficio pubblico è  ufficialmente in sciopero.

Da chi è stato proclamato lo sciopero cittadino? Da un comitato privato, che non può dettare legge in casa altrui. Può esercitare un’azione di persuasione e di pressione nei confronti dei privati, ma, certo, non può intervenire nelle pubbliche amministrazioni se non c’è un accordo congiunto con i sindacati. Non tutti i privati hanno aderito.  Nell’isola centro-storico  due , che si fronteggiano in  centro, sono rimasti aperti a fare affari, come qualche tabaccheria e  altri negozi, per non parlare degli sportelli bancari. E’opinione consolidata che astenersi dal lavoro significa per i lavoratori  provocare un disagio  all’azienda per rivendicare un diritto. Lo sciopero o sit-in, come pure è stato definito , del 30 maggio aveva lo scopo di battersi per l’ospedale, a chi ha provocato disagio? Non sarebbe stato più logico organizzare un sit-in nell’area portuale e in quella industriale o addirittura a Palermo?

Com’è stato organizzato, allora, lo “sciopero” con tanto di blocchi nei punti nodali della città, se poi non si dà a tutti la possibilità di solidarizzare concretamente? Ecco una prima domanda che in molti si pongono, cui, per corollario, segue questa: “Come mai è stato scelto un lunedì e non un sabato, come il 26, quando in migliaia scesero in piazza?” Notoriamente, il sabato è il giorno in cui molti non vanno a lavorare.  Per qualche ora, nella mattinata del  30, è stato  bloccato il traffico ferroviario, ma non si è pensato a bloccare il traffico all’interno del porto e delle industrie inquinanti della raffinazione. Perché, come mai non è stato fatto?  Solo se si bloccano queste attività produttive è possibile sperare in un’azione concreta, positiva, di revoca del famigerato decreto Russo  volto a far chiudere il “Muscatello” come ospedale.  E’ il  porto di Augusta, il nostro porto, quello per cui i nostri padri  si batterono nella famosa, storica, giornata del 28 dicembre 1960, che dà all’erario, cioè alle casse pubbliche fior di milioni di euro, è dalle industrie  inquinanti di raffinazione che parte il carburante per approvvigionare un terzo dell’ Italia.

Non aver fatto questo non ha prodotto risultati, nemmeno dal punto di vista mediatico. Nessuno ci ha filati, nemmeno quel TGR siciliano che, spesso, manda inutili servizi da Palermo, come se fosse una tivvù cittadina. Se escludiamo un flash nella sera del 30, niente. Avete visto una telecamera della RAI? Altra domanda rivolta molto umilmente e cortesemente ai componenti il comitato: pensate sinceramente e realisticamente che l’assessore Russo revochi il decreto solo perché noi augustani ci chiudiamo a riccio  e impediamo ai nostri concittadini  di andare a sostenere un colloquio di lavoro o un esame universitario o perché impediamo ai poveri ambulanti di vendere la verdura o il pesce  fresco?

Giorgio Càsole

Nella foto di G. Tringali: momenti della manifestazione del 30 maggio

Il giorno dello sciopero cittadino a difesa del civico Muscatello – di G. Càsoleultima modifica: 2011-06-01T23:06:00+02:00da leodar1
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Un pensiero su “Il giorno dello sciopero cittadino a difesa del civico Muscatello – di G. Càsole

  1. Ad onor del vero,il mio intervento,non era per ostacolare il passaggio delle persone in auto o a piedi,perchè nelle intenzioni del comitato e mie,il sit-in doveva servire a tenere sotto i riflettori l’ospedale.Avevo chiesto solamente a chi mi stava di fronte di non istigare le persone con il suo comportamento giacchè, tra l’altro la persona in questione malgrado abbia visto tutta la storia dell’ospedale dalla finestra,si trovasse in prima fila dietro lo striscione nella manifestazione del 26 marzo,quando pacificamente sfilarono circa 15.000 persone.Mi sono dissociato anche dal manifestare bloccando dentro la città i miei concittadini.

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