Festeggiamenti a Santa Rita ad Augusta

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Festeggiamenti a Santa Rita ad Augustaultima modifica: 2011-05-14T14:52:00+02:00da leodar1
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3 pensieri su “Festeggiamenti a Santa Rita ad Augusta

  1. E’ uscito il programma di San Domenico? se si poi lo mettete online? non sono di augusta e non so come fare per reperirlo grazie 😉

  2. PERDONO PER AMORE DI CRISTO
    GRANDE INSEGNAMENTO EVANGELICO DI SANTA RITA

    La perla dell’Umbria nacque nel 1370/71 a Roccaporena, uno dei verdi castelli soggetti a Cascia, da un atto d’amore vissuto da Antonio LOTTI con sua moglie Amata, della quale s’ignora il cognome.Venne battezzata nella chiesa di Santa Maria della plebe. Le fu imposto il nome di Margherita, ma tutti la chiamarono Rita.
    Crebbe sotto le attente cure dei genitori, ma soprattutto del Signore. Il sereno ambiente familiare e religioso concorse a fomentare in Rita, fin dalla giovane età, la vocazione monacale. I genitori, però, poiché anziani, preferirono farla sposare, per averla vicino e poter avere in famiglia l’appoggio di un uomo.
    Così, ella, nel 1387/88, per rispetto ed obbedienza, si unì in matrimonio con un giovane del luogo di nome Paolo, figlio di Ferdinando Mancini.
    Rita era buona, umile, religiosa, caritatevole ed abituata a compiere serenamente il proprio dovere. Paolo, invece, come scrive Padre Agostino Cavallucci, autore della prima biografia della santa scritta nel 1610, era “un uomo feroce” che “atterriva nel parlare e spaventava nel conversare.”
    Ma la giovane e amorevole moglie “con lui seppe talmente conversare che lo rese umile e timorato di Dio” tanto da creare “un’armonica convivenza familiare da tutti ammirata.” L’eroica Rita conduceva una vita semplice e laboriosa: educava cristianamente i figli, gemelli, Giangiacomo e Paolo Maria, si occupava con amore dei vecchi genitori, attendeva alla cura della casa e dell’orto, rasserenava e ristorava il coniuge al rientro da una giornata non sempre tranquilla.
    Ma una sera… Era una sera del 1401, quando qualcuno bussò alla porta di casa annunciando che Paolo, tornando da Cascia, in prossimità dei Roccaporena, era stato assalito ed assassinato. Era disarmato. Non tentò neanche una minima difesa. Rese tutto più facile ai suoi assassini.
    Rita accorse con i figli sul luogo del delitto. Ivi, superato il primo smarrimento, espresse cristianamente il suo perdono per coloro che si erano macchiati di tale delitto. Nonostante fosse afflitta per la grave perdita, esortò anche i suoi figli a perdonare coloro che li avevano privati del genitore.
    Perdonare per realizzare la pace in quella terra travagliata dal desiderio di vendetta a catena. Perdonare per amore di Cristo. Perdonare per seguire l’insegnamento evangelico e darne umile testimonianza. Perdonare per interrompere la tradizionale vendetta a catena. Interruzione alimentata non più dall’odio, ma dall’amore evangelico.
    Ad un anno dalla morte di Paolo, morirono anche i figli, l’uno dopo l’altro. Con loro morì anche l’eventuale desiderio di vendetta. Nel giro di un anno Rita perse tutta la sua famiglia, rimanendo sola. A 30 anni, ancora giovane e forte e capace di amare, sentì riemergere dal profondo del suo cuore la vocazione monacale. Pertanto, si recò a Cascia, dove bussò al monastero di Santa Maria Maddalena, chiedendo alla madre Badessa di essere ricevuta come monaca agostiniana, per vivere il Vangelo alla maniera del Santo Padre Agostino, con amore, umiltà ed amicizia.
    Fu amorevolmente respinta dalla Badessa non tanto perché vedova, quanto perché il marito era stato appena assassinato: troppo recente era l’omicidio e, quindi, ancora vivo l’odio ed il desiderio di vendetta da parte dei familiari di Paolo.
    Rita si adoperò con ogni mezzo per far rappacificare i parenti di Paolo con quelli dei suoi assassini. Pregò intensamente Colui che dona la pace. E la pace avvenne… Riuscì a farli incontrare prima davanti ai “ pacieri” e, poi, in chiesa, dove la fine delle ostilità venne suggellata con un abbraccio.
    Successivamente Rita venne accolta nel monastero, dove visse per 40 anni. L’opera pacificatrice di Rita offrì un esempio che rimase profondamente impresso nella mente e nel cuore dei suoi contemporanei; esempio che ancora oggi è condiviso ed imitato da milioni di devoti della perla dell’ Umbria sparsi in tutto il mondo e che annualmente si recano a Cascia per venerarla nel suo primo Santuario edificato in suo onore, dove vengono accolti con familiarità dai Frati e dalle Monache agostiniani, confratelli e consorelle di Santa Rita, la Santa delle cose impossibili.

    VINCENZO MADDALONI

  3. PERDONO PER AMORE DI CRISTO
    GRANDE INSEGNAMENTO EVANGELICO DI SANTA RITA

    La perla dell’Umbria nacque nel 1370/71 a Roccaporena, uno dei verdi castelli soggetti a Cascia, da un atto d’amore vissuto da Antonio LOTTI con sua moglie Amata, della quale s’ignora il cognome.Venne battezzata nella chiesa di Santa Maria della plebe. Le fu imposto il nome di Margherita, ma tutti la chiamarono Rita.
    Crebbe sotto le attente cure dei genitori, ma soprattutto del Signore. Il sereno ambiente familiare e religioso concorse a fomentare in Rita, fin dalla giovane età, la vocazione monacale. I genitori, però, poiché anziani, preferirono farla sposare, per averla vicino e poter avere in famiglia l’appoggio di un uomo.
    Così, ella, nel 1387/88, per rispetto ed obbedienza, si unì in matrimonio con un giovane del luogo di nome Paolo, figlio di Ferdinando Mancini.
    Rita era buona, umile, religiosa, caritatevole ed abituata a compiere serenamente il proprio dovere. Paolo, invece, come scrive Padre Agostino Cavallucci, autore della prima biografia della santa scritta nel 1610, era “un uomo feroce” che “atterriva nel parlare e spaventava nel conversare.”
    Ma la giovane e amorevole moglie “con lui seppe talmente conversare che lo rese umile e timorato di Dio” tanto da creare “un’armonica convivenza familiare da tutti ammirata.” L’eroica Rita conduceva una vita semplice e laboriosa: educava cristianamente i figli, gemelli, Giangiacomo e Paolo Maria, si occupava con amore dei vecchi genitori, attendeva alla cura della casa e dell’orto, rasserenava e ristorava il coniuge al rientro da una giornata non sempre tranquilla.
    Ma una sera… Era una sera del 1401, quando qualcuno bussò alla porta di casa annunciando che Paolo, tornando da Cascia, in prossimità dei Roccaporena, era stato assalito ed assassinato. Era disarmato. Non tentò neanche una minima difesa. Rese tutto più facile ai suoi assassini.
    Rita accorse con i figli sul luogo del delitto. Ivi, superato il primo smarrimento, espresse cristianamente il suo perdono per coloro che si erano macchiati di tale delitto. Nonostante fosse afflitta per la grave perdita, esortò anche i suoi figli a perdonare coloro che li avevano privati del genitore.
    Perdonare per realizzare la pace in quella terra travagliata dal desiderio di vendetta a catena. Perdonare per amore di Cristo. Perdonare per seguire l’insegnamento evangelico e darne umile testimonianza. Perdonare per interrompere la tradizionale vendetta a catena. Interruzione alimentata non più dall’odio, ma dall’amore evangelico.
    Ad un anno dalla morte di Paolo, morirono anche i figli, l’uno dopo l’altro. Con loro morì anche l’eventuale desiderio di vendetta. Nel giro di un anno Rita perse tutta la sua famiglia, rimanendo sola. A 30 anni, ancora giovane e forte e capace di amare, sentì riemergere dal profondo del suo cuore la vocazione monacale. Pertanto, si recò a Cascia, dove bussò al monastero di Santa Maria Maddalena, chiedendo alla madre Badessa di essere ricevuta come monaca agostiniana, per vivere il Vangelo alla maniera del Santo Padre Agostino, con amore, umiltà ed amicizia.
    Fu amorevolmente respinta dalla Badessa non tanto perché vedova, quanto perché il marito era stato appena assassinato: troppo recente era l’omicidio e, quindi, ancora vivo l’odio ed il desiderio di vendetta da parte dei familiari di Paolo.
    Rita si adoperò con ogni mezzo per far rappacificare i parenti di Paolo con quelli dei suoi assassini. Pregò intensamente Colui che dona la pace. E la pace avvenne… Riuscì a farli incontrare prima davanti ai “ pacieri” e, poi, in chiesa, dove la fine delle ostilità venne suggellata con un abbraccio.
    Successivamente Rita venne accolta nel monastero, dove visse per 40 anni. L’opera pacificatrice di Rita offrì un esempio che rimase profondamente impresso nella mente e nel cuore dei suoi contemporanei; esempio che ancora oggi è condiviso ed imitato da milioni di devoti della perla dell’ Umbria sparsi in tutto il mondo e che annualmente si recano a Cascia per venerarla nel suo primo Santuario edificato in suo onore, dove vengono accolti con familiarità dai Frati e dalle Monache agostiniani, confratelli e consorelle di Santa Rita, la Santa delle cose impossibili.

    VINCENZO MADDALONI

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