I LAVORATORI DEL PORTO SCIOPERANO IN DIFESA DELL’OSPEDALE

Solidarietà dei cittadini di Melilli e Noto

  

16il porto _n.jpg

Augusta – Operazioni commerciali paralizzate nel porto  per 24 ore, dalle 7 del mattino di giovedì 5 alle 7 del mattino di venerdì 6 maggio per l’annunciato sciopero del personale imbarcato sui rimorchiatori per protestare in difesa dell’ospedale Muscatello. Si è  trattato  della seconda azione di una serie di scioperi mirati a provocaree disagi alla funzionalità del porto, ma, soprattutto,  per colpire i grossi interessi economici che vi ruotano attorno e richiamare così l’attenzione dei politici regionali e nazionali sulla protesta della cittadinanza a difesa dell’ospedale. Oltre a Lombardo e a Russo, rispettivamente “governatore” e assessore alla salute qui in Sicilia, dovrebbero  incominciare a preoccuparsi Berlusconi e Tremonti, giacché lo scalo di Augusta è uno dei porti petroliferi più importanti, se non il maggiore, d’Italia e procura allo Stato fior di quattrini in diritti erariali.

Lo sciopero ha arrecato maggiori danni di quello di 9 ore dello scorso 18 aprile, bloccando l’attività di circa 10 unità navali. Un migliaio i cittadini che hanno sostenuto la protesta dando vita a un sit  in nel piazzale della nuova Darsena.

Venerdì   6 gli ormeggiatori e il Gruppo Barcaioli e bunker hanno scioperato  sciopereranno dalle 11 del mattino fino alle alle 7  del mattino di sabato. L’appuntamento per il sit- in vecchia Darsena. I marittimi dei rimorchiatori della  Cmr e della Cgil che hanno incrociato le braccia hanno  garantito soltanto  i servizi di sicurezza ed emergenza.

Al  sit-in hanno preso parte una delegazione della Cgil e rappresentanze del comitato cittadino in difesa dell’ospedale di Noto e del comune di Melilli. “A testimonianza del fatto che” – ha sottolineato il segretario provinciale della Cgil, Paolo Zappulla – “che il Muscatello non è indispensabile solo al territorio di Augusta, ma è al servizio di un vasto bacino d’utenza. Siamo qui oggi a confermare il nostro impegno e il nostro sostegno alla battaglia che la città sta portando avanti contro il ridimensionamento del suo ospedale”.

“Stiamo agendo con i fatti” – ha detto il sindaco Massimo Carrubba –“  la città porta sostegno a coloro che si stanno facendo interpreti della volontà degli augustani di salvare l’ospedale. Uno sciopero di 48 ore che paralizza l’attività del porto non è di certo un’iniziativa che passa inosservata. Attendiamo la visita dell’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo,  per ottenere rassicurazioni sul futuro del Muscatello e la sentenza del Tar fissata per giorno 12 sul ricorso da noi presentato per chiedere la sospensione del Decreto n. 1150 del 15 giugno 2009”.

“Non ci fermeremo qua” – ha ribadito Riccardo Fazio, portavoce del coordinamento del comitato cittadino – “tutte le iniziative che si stanno mettendo in atto, porteranno, in assenza di risultati concreti, a uno sciopero generale che coinvolgerà l’intera città”

 

TURLUPINAVANO COMMERCIANTI DI AUGUSTA E DINTORNI

assegni.jpgAUGUSTA. All’epoca dei fatti erano tutti componenti di uno stesso nucleo familiare. Poi Mario Liotta, 46 anni e sua figlia Rosa, 34 anni, sono andati per la loro strada e Loredana Lombardo, 42 anni e suo figlio Emanuele Giallongo, 24 anni, hanno preso un’altra strada. Facevano parte della stessa famiglia a causa della relazione sentimentale instaurata tra Mario Liotta e Loredana Lombardo. Quando tra la coppia filava tutto liscio, Mario Liotta, la figlia Rosa, la convivente Lombardo e il figlio di lei Giallongo hanno fatto piangere moltissimi commercianti, non solo di Augusta ma pure dei paesi confinanti.

A tutti gli esercenti, infatti, hanno rifilato degli assegni bancari risultati sistematicamente privi di copertura. In cambio degli assegni scoperti, Liotta e compagnia si sono però portati via oggetti utilissimi per arredare la casa, capi di abbigliamento scelti nelle migliori boutique, gioielli e prodotti vari.

Gli assegni li firmavano a turno: a volte era Mario Liotta a mettere la firma, a volte sua figlia, in altre occasioni l’ex convivente e in altre ancora il di lei figlio. I carnet se li facevano consegnare dagli istituti di credito presso i quali i quattro truffatori aprivano il conto corrente previo il versamento di una modica somma di denaro.

Dal 2006 al 2008 il quartetto ha truffato decine e decine di commercianti. Poi qualcuno degli esercenti raggirati ha avuto il coraggio di denunciarli e per questo motivo Mario Liotta, sua figlia Rosa, l’ex convivente ed Emanuele Giallongo dovranno presentarsi davanti al Giudice Monocratico di Augusta all’udienza del 14 ottobre prossimo per rispondere di truffa continuata e reiterata. Così ha deciso il Gup Alessandra Gigli. Sono difesi dagli avvocati Antonello Forestiere e Vincenza Bongiorno


Pino Guastella

Lettera aperta di don PRISUTTO al Capo dello Stato

Sull’”annientamento programmato” di popolazione e territorio

Signor Presidente Napolitano,

Palmiro Prisutto.jpgnel settembre 2005 inviavo al suo predecessore una petizione sottoscritta da 2500 cittadini maggiorenni di Augusta, identificabili con numero documento di identità riportato accanto alle loro firme,  rigorosamente autografe. Con tale petizione,  si invitava il Suo predecessore a una visita di Stato ad Augusta. Non era stato ancora programmata la visita successivamente avvenuta il 12 gennaio 2006 a Siracusa. A visita avvenuta la segreteria generale della Presidenza volle scusarsi adducendo la motivazione che la petizione era arrivata fuori tempo, quando il programma della visita era stato definito. Ovviamente non era facile venire in provincia di Siracusa e parlare di territorio dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità e subito dopo venire a visitare l’altra parte del territorio della stessa provincia che potrebbe essere considerato a buon diritto “pattumiera dell’umanità”.

All’epoca già erano censiti ben 18 impianti a rischio di incidente rilevante e altri 7 erano già stati programmati. Il tutto su una delle aree già dichiarate a rischio ambientale oltre che a rischio sismico e militare. L’unico accenno che il suo predecessore volle fare nel suo discorso su tale vicenda fu quello che riporto nelle righe seguenti.

Dal Discorso di Ciampi a Siracusa il 12 gennaio 2006.

Rinnovo a tutti voi quelle esortazioni; ben sapendo che la concertazione fra tutte le istituzioni e tutte le forze sociali ed economiche impegnate in progetti di sviluppo non è cosa semplice. Occorre fare scelte difficili, e avere il coraggio di farle, soppesandone i costi e i benefici. Ma soprattutto occorre essere convinti della utilità, della necessità del “dialogo”, e avere la forza, l’umiltà, la pazienza di praticarlo.

Bisogna conciliare, nel rispetto delle vocazioni naturali del territorio, opinioni, progetti, esigenze tra loro talvolta contrastanti: come quelle fra lo sviluppo industriale e la protezione, anch’essa necessaria e anzi prioritaria, dell’ambiente e della salute dei cittadini. A riparare i danni e il degrado derivanti da incurie del passato bisogna provvedere con alto senso di responsabilità.

Ma nessuna provincia o regione, e certo non la provincia di Siracusa, con il suo ancor valido polo petrolchimico, può ignorare l’importanza dell’industria, e le ricadute positive che le grandi imprese hanno avuto e hanno su tutto il tessuto produttivo ed economico del territorio.

E non hanno certo importanza secondaria agricoltura e turismo. E’ giusto indirizzare sempre più l’agricoltura verso produzioni di alta qualità: è quello che, del resto, già si sta facendo, come ho potuto constatare in tutte le mie visite alle province siciliane.

Purtroppo, lo dico con grande rammarico, la venuta di Ciampi a Siracusa fu una grande delusione, soprattutto perché 2500 cittadini non ebbero la risposta che si aspettavano, così come il territorio che attendeva una sua visita.

Grande delusione conservo ancora nel cuore, riguardo un altro suo predecessore, Cossiga, che in occasione del terremoto del 13 dicembre 1990, non si degnò di portare la solidarietà della Nazione ai terremotati siciliani. Venne il mese dopo in Sicilia per inaugurare il tribunale di Gela, ma neanche di passaggio si fermò a visitare le tendopoli dei terremotati.

Rinnoviamo, oggi quello stesso invito alla Sua persona, sperando che – nell’anno del 150° – possa trovare accoglienza.

Mi permetta,  però, Signor Presidente,  di usare i toni forti per quest’invito, ma sono costretto a farlo in difesa della mia terra e della gente di questo territorio.

Nella e-mail che le ho inviato lo scorso 23 aprile, ho parlato di un “ANNIENTAMENTO PROGRAMMATO” della popolazione di questo territorio, ma ho valide ragioni da esporre.

 

Venga, Signor Presidente, a vedere anche le piccole realtà e non solo quelle dei capoluoghi;

venga, Signor Presidente, in quell’area dichiarata a rischio nel lontano 30 novembre 1990 per dirci quanto di quel decreto è stato attuato e ci spieghi perché la chiusura dell’ospedale di Augusta è un fatto ineluttabile;

venga, Signor Presidente, a parlarci dell’art. 32 della costituzione, ma dopo aver incontrato i medici del territorio di Augusta;

venga, Signor Presidente, a parlare di tutela della salute in un luogo dove l’ospedale è considerato superfluo, ma dopo aver letto l’atlante delle patologie,

venga a parlare del valore e della la tutela della vita in una terra dove una donna su due abortisce,

venga a dire una parola di conforto a quelle donne che hanno dovuto sacrificare le loro creature per non vederle nascere con gravi handicap;

venga a consolare le mogli e i figli dei tanti morti di cancro di Augusta;

venga, Signor Presidente, a parlarci di tutela dell’ambiente e del paesaggio, ma solo dopo aver visto l’area circostante il porto di Augusta;

venga Presidente a parlare di smaltimento di rifiuti, ma solo dopo aver detto che nei fondali del porto di Augusta giacciono 18 milioni di metri cubi di fanghi tossici;

venga a mangiare il pesce al mercurio del nostro mare che si continua a vendere nell’indifferenza;

venga, Signor Presidente,  a spiegarci il perché mentre l’Europa dice che “chi inquina paga” qui “chi ha inquinato non deve pagare” addirittura non è perseguibile e per di più ottiene il condono.

venga a parlare di sicurezza lavoro nel luogo dove si registra un incidente ogni cinque giorni,

venga, Signor Presidente,  a parlare della dignità del lavoro in un territorio dove gli incidenti vengono taciuti o minimizzati,

venga a parlare ai proprietari delle aziende del polo petrolchimico per dire loro che la vita e la salute vengono prima del profitto;

venga a parlare di lavoro e occupazione in un luogo dove il tasso di disoccupazione è inversamente proporzionale alla ricchezza prodotta;

venga a parlare di libertà in una terra dove il ricatto occupazionale condiziona drammaticamente la vita sociale degli abitanti;

venga, Signor Presidente,  a parlare di democrazia in un territorio in cui la volontà popolare evidente e plebiscitaria  espressa con due referendum è stata vilipesa da istituzioni compiacenti e asservite alle lobby economiche;

venga a parlare  di sicurezza su una delle aree più sismiche del paese, ma dove una cordata di imprenditori senza scrupoli vuole realizzare per forza un rigassificatore di cui il territorio non ha alcun bisogno;

venga a vedere come ancora esistono ferite ancora aperte dal terremoto del 1990 benché siano passati due decenni,

venga a vedere una città potenzialmente ricca, ma depredata da chi vorrebbe un federalismo ladro e bugiardo;

venga a parlarci di futuro, di sviluppo, di turismo e di beni storici, artistici e  culturali, ma dopo aver sostato sulle rovine di Megara Hyblaea

Venga, non ci deluda, ci faccia capire che l’Italia è una!

Brucoli-Augusta, 30 aprile 2011

    Sac. Palmiro Prisutto

 

Lettera aperta di don Paolo Farinella al cardinale Bagnasco

Signor Cardinale,

bagnasco.jpgsperavamo che lei non fosse andato al pranzo governativo del mercato dei cardinali o, meglio, vi fosse stato escluso dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, per il quale ormai abbandoniamo ogni velleità di conversione. In ambedue i casi, lei appariva un gigante, seppure in miniatura, nonostante il suo silenzio, o peggio, il suo parlare per allusioni su tutto l’affaire Berlusconi. Poi, inaspettato, lei rompe il silenzio per dire, con linguaggio curiale, che «il Paese chiede governabilità». L’ultimo barlume di speranza è crollato con le sue parole. Chi le ha detto che il Paese chiede la governabilità di questo governo, capeggiato da chi ha ridotto la Nazione a un cencio insozzato come dimostra il mercato inverecondo di parlamentari per restare a galla e salvarsi dai tribunali? Lei sa bene che Berlusconi nel Paese è minoranza, ma lei, i suoi colleghi vescovi e il Vaticano lo tenete in piedi perché fa comodo e perché vi ha promesso che farà tutto quello che voi gli chiederete. Invece di stare dalla parte dei giusti, avete scelto di immergervi nella sentìna e di rinnegare la vostra stessa morale, quella che esige il perseguimento del bene comune, che condanna il ladrocinio, la corruzione, la bestemmia, la bugia e lo spergiuro. Avete inventato anche «il contesto della bestemmia» per non censurare un uomo che ha avvelenato un intero Paese con la sua violenza e la sua immoralità. Ecco l’uomo del «partito dell’amore»! Trentanove «leggi private» ha emanato e voi avete taciuto!

Lei non ha parlato quando il suo protetto si sollazzava con le minorenni; ha taciuto quando ha inaugurato «il metodo Boffo»; si è girato dall’altra parte quando ha trasformato le sue ville in sedi istituzionali con decreto della presidenza del consiglio, adibendole a lupanari con prostitute a pagamento, signorine e signore (?!) che si offrivano in cambio di posti in parlamento o in tv; lei ha taciuto quando da vero estremista comunista bolscevico (non a caso il suo amico del cuore è Putin ex Kgb) ha preso d’assalto il parlamento dissacrando l’ultimo margine di democrazia, comprando e corrompendo deputati e senatori, promettendo incarichi e scambiando soldi.

Lei che non tralascia occasione per parlare di «principi non negoziabili». Dov’era quando tutti i princìpi su cui si basa la moralità pubblica, sono stati calpestati, derisi, violentati da un uomo che definire perverso è fargli un complimento? Dov’era lei, quando costui inoculava il virus dell’egoismo individualista, distruggendo il patrimonio solidale e cooperativistico che è la forza del nostro popolo? Dov’era quando inneggiava all’evasione fiscale, al disprezzo delle istituzioni e varava leggi contro il diritto internazionale, contro i poveri immigrati, immagine perfetta di Cristo crocifisso? Dov’era quando legiferava contro i lavoratori e per aumentare i precari e i disoccupati per manovrarli contro il contratto nazionale del lavoro? Dov’era, quando trasferiva alle scuole cattoliche i soldi dell’evasione fiscale, della mafia, della prostituzione, della droga e del riciclaggio (v. scudo fiscale)?

Un prete genovese molto anziano il 17 dicembre 2010 mi ha telefonato per dirmi che la stimava perché la conosceva, ma ora, dopo questo intervento, lei gli è scaduto moralmente e lo reputa responsabile del degrado della nazione. «E’ crollato un mito!» sono state le sue parole che condivido pienamente. Lei e il Vaticano avete perso il diritto di parlare di morale, perché siete solo complici di immoralità e sostegno di una indecenza che spadroneggia sull’Italia e sequestra il parlamento rendendolo un postribolo di infima categoria, dove si consuma prostituzione a basso costo, senza preservativi. Non è il metodo che piace a voi?  La vostra prostituzione di vescovi e di sedicenti garanti della moralità di convenienza vi esclude dal consesso della civiltà e vi colloca nell’inferno berlusconiano dove «tutti fuor cherci questi chercuti» (Divina Commedia, I, VII, 38-39) che popolano il pied à terre berlusconiano e la sua corte, dove voi vescovi vi siete accontentati di essere diaconi ossequienti. Contenti voi! Come potete prendere di parlare del Regno? Noi non ci stiamo e vi riteniamo responsabili della caduta etica dell’Italia, del dissesto democratico e della corruttela berlusconista che voi appoggiate e condividete. Per questo non avete più l’autorità di parlare di etica e tanto meno di Dio e del Vangelo per assidervi a mensa con il corruttore più immorale esistente, il quale se ne vanta anche, pago del vostro silenzio colpevole. Ritornate a essere pastori degni del vostro popolo, altrimenti valgono per voi le parole di Ezechiele profeta (sec. VI a. C.):

«Guai ai pastori d’Israele, che pascono sé stessi! Per colpa del pastore si sono disperse [le mie pecore] e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto» (Ez 34,2.5,6.10).

In nome di Dio, vescovi e cardinali, tornate al Vangelo e al vostro Popolo, da cui vi siete separati per ingordi interessi con chi della delinquenza ha fatto sistema di potere e di governo. Un’amica mi manda questa parola di Gandhi: «La disobbedienza civile diviene un dovere sacro quando lo Stato diviene dispotico o, il che è la stessa cosa, corrotto. E un cittadino che scende a patti con un simile Stato è partecipe della sua corruzione e del suo dispotismo» (Ghandi).

Voi non potete più celebrare l’Eucaristia con buona e retta coscienza.

Don Paolo Farinella