I fondali del porto megarese sono contaminati da quantità abnormi di scarichi industriali

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E’ stato dimostrato come, quelle che genericamente sono indicate le “polveri sospese” che  fuoriescono dai camini industriali, siano costituite essenzialmente da metalli pesanti. Tanto emerge per la prima volta da uno studio del 2002, effettuato dalla facoltà di Agraria dell’Università di Palermo, che utilizzò i licheni come stazione di monitoraggio, fungendo essi da “bioaccumulatori” dei metalli pesanti. Successivamente un analogo studio dell’Arpa di Siracusa, durato per tutto il 2006, ha dato identici riscontri, ed ha consentito una mappatura dei vari metalli scaricati nell’area a rischio. Sempre in questi ultimi anni, nel corso dell’inchiesta “Mare Rosso” sull’inquinamento da mercurio, la perizia effettuata dal Dr. A. Madeddu, ha dimostrato un’elevata percentuale di mercurio e di organoclorurati (diossine, HCB, PCBs) nei sedimenti e nel pesce della rada di Augusta, con concentrazioni elevate nel latte materno e nei capelli delle puerpere. Le concentrazioni, per il mercurio erano notevoli (media 1,45 mg/g nei capelli) molto vicini a quelli riscontrati ai suoi tempi a Minamata (1,76 mg/g); come le concentrazioni nel latte materno di PCBs (7,29 ng/ml) rispetto al controllo effettuato nelle donne di Catania (4,48 ng/ml). Lo stesso dicasi per le concentrazioni di HCB nel latte materno (Augusta 0,31 ng/ml a fronte di 0,17 ng/ml di Catania).

La perizia del Dr. Madeddu prosegue con i dati sull’incidenza delle interruzioni di gravidanza di Augusta, dove il tasso è doppio rispetto al resto della provincia di Siracusa, e quadruplo rispetto al riferimento nazionale. E poiché viene rilevato come 1/3 delle interruzioni sia da attribuire a difetti malformativi gravi a carico del sistema nervoso centrale, viene dimostrato il rapporto di causa-effetto con il mercurio.

Il tutto da attribuire all’accertato maggior consumo di pesce da parte della popolazione augustana rispetto al resto della provincia, e purtroppo, per l’immissione nel mercato di pesce di frodo pescato giornalmente nel porto di Augusta, fenomeno che ad oggi la Capitaneria di Porto non riesce ad arginare. Che i fondali del porto megarese siano contaminati da quantità abnormi di scarichi industriali è confermato da studi dell’Università Catania e dell’Icram, scarichi costituiti, in particolare, da metalli pesanti, IPA, Diossine, HCB e PCBs.

Diverse specie ittiche (ricciola, pagelli, palamiti) dimostrano evidenti alterazioni morfologiche della colonna vertebrale (scoliosi, colonna vertebrale ad Y ed ispessimenti abnormi), oltre a malformazioni riscontrabili a livello delle pinne e della coda e, all’esame mineralometrico, presentano notevoli percentuali di zinco, mercurio, cadmio, oltre a diossine e organoclorurati. Molto preoccupante è la presenza di mutazioni del DNA su un pesce, il coris Julius, pescato nel porto di Augusta rispetto all’omologo pescato nel porto di Catania.

Quanto fin qui esposto non meraviglia perchè, recentissimi ed autorevoli studi, attribuiscono ai metalli pesanti, al benzene, ai policiclici aromatici (IPA), alle diossine ed al particolato ultrafine, emessi dai camini industriali, la capacità di determinare uno stato di instabilità del nostro genoma, una sorta di stress genetico che nel corso degli anni si traduce in un vero e proprio danno genetico che pone le premesse alle mutazioni che danno origine ai tumori, oltre ad essere la causa delle malattie croniche degenerative e delle malformazioni congenite, così notevolmente aumentate nel triangolo industriale siracusano. Infatti tutte le suddette sostanze sono classificate come mutagene, teratogene e cancerogene.

 

Indagine:

considerato che durante la gravidanza i metalli pesanti, accumulati nel corso degli anni nell’organismo materno, vengono ceduti in parte al feto e che, presumibilmente in una popolazione in età fertile che ancora non ha procreato, i valori possano essere più alti rispetto a quelli riscontrati nello studio del dottor. Madeddu, abbiamo voluto controllare un gruppo di giovani donne residenti nel triangolo industriale.

Ci siamo avvalsi di una metodica non invasiva, il “Mineral Test” (mineralogramma del capello), recentemente importata dagli USA, che consiste in un esame chimico effettuato analizzando un campione di capelli con uno spettrofotometro ad emissione atomica (ICP AES), secondo il protocollo EPA.

Il laboratorio di cui ci siamo serviti è dotato della certificazione del Sistema di Qualità UNI – EN – ISO 9001:2008.

Esso è in grado di analizzare contemporaneamente 39 elementi (fra oligoelementi essenziali e metalli pesanti) che forniscono un quadro completo dello stato metabolico intracellulare del soggetto in esame ed indica pertanto anche le eventuali intossicazioni da minerali tossici.

Inoltre il fine principale di questo esame non è solo l’individuazione di detti metalli, ma soprattutto, con una terapia specifica, la possibilità di riportare in equilibrio il livello fisiologico degli oligoelementi essenziali con l’eliminazione dei metalli tossici presenti nelle cellule e causa principale dello squilibrio intracellulare.

Queste due condizioni, squilibrio degli oligoelementi e presenza di metalli pesanti, sono la causa di una grande e variabile quantità patologie, da quelle più lievi (come quelle riscontrate nei giovani soggetti da noi esaminati) fino a quelle più gravi sopramenzionate (tumori, malformazioni congenite e malattie croniche generative).

Infatti con l’interpretazione dei dati del mineral test, da parte dello specialista del settore, viene proposta una terapia “personalizzata” composta da uno o più cicli di integrazione con oligoelementi e vitamine in formulazione galenica. La proposta terapeutica è infatti sempre personalizzata e mirata per ogni singolo paziente a seconda dei risultati dell’analisi minerale tissutale.

Abbiamo preso in esame 23 soggetti e fatto il prelievo dei capelli: 10 residenti ad Augusta, 5 a Priolo e 8 a Melilli.

I risultati di partenza hanno dimostrato un eccesso costante e notevole in tutti i casi riguardo al mercurio, il piombo e l’alluminio oltre in misura minore per altri metalli pesanti (Sr, Sb, Ag, Cr) e lo squilibrio di diversi oligoelementi essenziali (Cu, P, Mg, Zn, Fe).

In particolare il mercurio è molto più aumentato nei soggetti augustani (valori medi tra 0,14 e 0,16 mg/100g di capelli a fronte di un valore normale inferiore a 0,01 mg/100g) rispetto a Priolo e Melilli (valori compresi tra i 0,08 e i 0,12 mg/100 g) e ciò da mettere in relazione ad un maggior consumo di pesce così come accertato dallo studio del Dott. A. Madeddu.

E’ stata ritirata la terapia galenica personalizzata e dato inizio alla cura (una capsula al dì per 90 giorni). Purtroppo degli aderenti al progetto solo un terzo hanno praticato correttamente la terapia. Degli altri una parte ha interrotto, senza alcun motivo la terapia, una parte non l’ha neppure iniziata perché sconsigliati dai propri medici curanti.

A praticare correttamente la terapia sono stati soggetti tutti residenti ad Augusta, probabilmente per il più elevato grado di sensibilizzazione.

Esauriti i 90 giorni di terapia erano previsti inizialmente 3 mesi di interruzione prima di praticare un nuovo mineral test di controllo. A causa dei valori elevati  riscontrati, il Centro ha proposto un maggior intervallo di 6 mesi passato il quale è stato rifatto l’esame di controllo.

I risultati hanno dimostrato una soddisfacente eliminazione del mercurio (con soggetti passati da 0,16 a 0,02 mg/100g), una parziale eliminazione di piombo, di alluminio e degli altri metalli pesanti.

Pertanto è stato proposto un nuovo ciclo di terapia integrativa e la realizzazione di un nuovo mineral test a tre mesi dalla fine della suddetta terapia.

E’ questa la fase in cui al momento ci troviamo e sull’esito positivo finale non abbiamo dubbi, considerati i dati scientifici messi a disposizione dal Centro.

Riguardo alla terapia praticata essa ha le caratteristiche della assoluta sicurezza e consiste in una integrazione dei minerali carenti e vitamine a dosaggi inferiori a quelli della dose giornaliera raccomandata tranne che per la vitamina C che è stata prescritta a dosaggi superiori. Nei soggetti in esame non si è verificato alcun disturbo, anche se il centro aveva avvertito che si poteva incorrere in senso di nausea, nausea che sarebbe scomparsa con il proseguo della terapia, o che in caso di grave intossicazione l’eliminazione dei metalli pesanti avrebbe potuto causare esacerbazione dei sintomi già presenti e che per tenere il tutto sotto controllo sarebbe stato sufficiente diminuire la posologia.

All’inizio della ricerca è stata redatta per ogni paziente una accurata scheda anamnestica circa la familiarità per patologie e circa i disturbi presentati dai soggetti in esame che si possono principalmente raggruppare in: 1) astenia specie al mattino e diminuita resistenza alla fatica; 2) crampi sia notturni che da sforzo; 3) disturbi del sonno e aumentata irritabilità; 4) cefalea; 5) eccesso di forfora in alcuni casi accompagnatesi a caduta dei capelli.

A seguito della terapia è notevolmente migliorata o scomparsa l’astenia specie al mattino, in alcuni casi è completamente scomparsa la cefalea, ridotto l’eccesso di forfora con ricrescita dei capelli, migliorato il sonno e l’irritabilità nervosa.

Tra circa sei mesi (3 per la terapia e 3 mesi di sosta) sarà rifatto il controllo.

 

Implicazioni pratiche:

La finalità della nostra ricerca non è solo quella di constatare nell’organismo dei residenti la presenza dei metalli pesanti, così altamente diffusa nel nostra realtà fortemente industrializzata, che ha contaminato ormai la catena alimentare a tutti i livelli (aria terra acqua e mare) ma la possibilità della loro eliminazione. Questo ha chiaramente delle implicazioni pratiche importantissime, quali per esempio la possibilità che le donne possano tranquillamente e responsabilmente programmare una gravidanza riducendo al minimo il rischio di malformazioni con la preventiva effettuazione del suddetto esame e della relativa terapia. Si migliorerebbe inoltre lo stato di salute e si potrebbe diminuire l’incidenza delle patologie tumorali e cronico-degenerative legate all’eccesso di questi minerali tossici. In ultima analisi nel tempo un notevole risparmio della spesa sanitaria.

Inoltre trattasi di costi contenuti: costo dell’esame (120 €) e della terapia (30 €) e trattandosi per di più di terapia galenica, essendo personalizzata, è chiaramente a totale carico del paziente.

La ricerca in oggetto è stata effettuata a titolo completamente gratuito, e di questo ringraziamo il Centro per la sensibilità e la professionalità dimostrata.

Avremmo voluto estendere l’indagine con il dosaggio delle diossine e degli organoclorurati, come nello studio del Dott. Madeddu, ma per l’alto costo di detti esami ciò non è stato possibile, nonostante le patologie riscontrate nel territorio quali; insufficienza tiroidea, aumento dei tumori tiroidei, aumento dell’infertilità delle coppie, aumento di malformazioni specifiche (ipospadie), ci indichino che tali sostanze sono presenti sicuramente in maniera notevole. Abbiamo dovuto, purtroppo, prendere coscienza che anche il latte materno, l’alimento più prezioso al mondo e giustamente definito “sacro”, contiene quantità elevate di tali sostanze pericolose: questo non può lasciare indifferente nessuno e deve riscuotere l’attenzione che merita non solo da parte dei pochi specialisti del settore.

 

Proposte operative:

Quanto è stato fatto per i metalli pesanti, purtroppo non è possibile fare per le diossine e gli organoclorurati, per i quali l’unica possibilità di contenimento dei danni alla salute è rappresentata solo e soltanto dalla “prevenzione”.

Pertanto proponiamo quanto segue:

1)      Esami mineralometrici ai residenti delle aree a rischio industriale. A tal proposito ci siamo attivati a che, sia a livello regionale (On. Giuseppe Giannuso) che nazionale (On. Domenico Scilipoti) fossero presentate proposte di legge per porre a carico del servizio sanitario nazionale tale esame.

2)     Nell’area industriale a rischio vietare il pascolo e sostituire le attuali coltivazioni con piante oleaginose il cui olio andrebbe utilizzato solo per produzione di biodiesel, evitando che ciò che esce dai camini, ciò che è stato abusivamente interrato e terminato in falda continui a finire nella catena alimentare.

3)     Bonifiche dei siti interessati da discariche abusive e da impianti dismessi.

4)     Delocalizzazione degli stoccaggi, specie dei serbatoi a fondo unico che, per corrosione e vetustà, spargono il loro contenuto nei terreni e nella falda;

5)      Ammodernamento degli impianti e “controllo in continuo delle emissioni anche degli organoclorurati, tipo diossine, Ipa e dei PM2,5”, oltre ai metalli pesanti, come già avviene in altre industrie del nord Italia e d’Europa;

6)     bonifica dei fondali del porto e rigido divieto di pesca all’interno del porto.

Giacinto FRANCO,  vice presidente di AugustAmbiente

Luigi SOLARINO,  presidente di Decontaminazione Sicilia

Festeggiati i 60 anni di Sacerdozio di Don Matteo … ad Augusta

padre_pino_1.jpg“Dare, dare, dare sempre” non appoggiarsi a nessuno. Il sacerdote è un “sacro”, “separato”, che aiuta tutti, ma per sé chiede solo a Dio.  Con questo motto, di Chiara Lubich, padre Pino ha inteso simboleggiare lo spirito che ha animato i suoi sessanta anni di sacerdozio.

Domenica 27 giugno, con due giorni di anticipo rispetto alla data del 29 giugno di sessanta anni addietro relativa alla propria ordinazione, un popolo di fedeli ha voluto essere vicino a quello che per ben 32 anni è stato l’ arciprete della Chiesa Madre di Augusta.

Fra tanti discorsi ed elogi rivoltogli dai vari oratori intervenuti al microfono e che hanno arricchito la Concelebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovodi Siracusa,  Salvatore Pappalardo, le parole più semplici, dirette, chiare e  genuine sono uscite dalla sua bocca e sempre con un sorriso e un senso profondo e sincero di affetto. Si è dovuto fermare più volte, ma non per la prevedibile stanchezza, bensì per ripetuti, sentiti e scroscianti applausi. “Ricchezza e santità, metà della metà”, ha tenuto a precisare alla fine, “ vi ringrazio per tutto ciò che avete fatto e detto di me, ma vi assicuro che ho fatto veramente poco, pochissimo in relazione a quello che avrei potuto o voluto fare.

In verità,  don Matteo Pino ha ottenuto l’effetto opposto di quello che intendeva ottenere e cioè di passare quasi inosservato o quanto meno assumere il ruolo di attore secondario se non di comparsa. Dalla  spontaneità, dalla genuinità e dal suo dolce sorriso, espressione di vero amore e spirito di servizio, è venuta fuori di gran lunga superiore a quella degli altri attori della manifestazione.

Padre Pino si è sempre contraddistinto per la sua umiltà, per il suo farsi ultimo e amico degli ultimi, e, lontano dai microfoni e dal frastuono dei mass media inneggianti falsi ed effimeri valori, per aver portato sempre aiuto materiale e spirituale ai bisognosi in nome di un Dio che riconosce come vero Amore che abbraccia e unisce tutti i suoi figli. Non a caso ha introdotto anche ad Augusta il movimento di Chiara Lubic dei Focolarini. Non a caso ha chiamato attorno a sé tutti i fedeli dei vari movimenti, associazioni, confraternite, delle varie fasce di età e di varie estrazioni socio-culturali-religiose. Non a caso ha impiegato tutti i suoi risparmi per costituire la sede di via  XIV ottobre, l’Agape, dove poter dare ai vari gruppi giovanili e non, la possibilità di incontro, di confronto e di formazione e non ultimo anche per attività ludico-ricreative. In perfetta linea con i suoi principi la cerimonia è stata abbastanza semplice, e all’armonico e festoso canto del Coro della Chiesa Madre si è contrapposto l’ordinato e solenne silenzio del numerosissimo pubblico di fedeli. In Padre Pino ognuno ha riconosciuto la continuità di affetto dei vari cari defunti, uno strumento di unione che nel tempo, per diverse generazioni, ha rappresentato un vero amico e un vero prete.

  Grazie, Padre Pino.

     Gaetano Gulino

 

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La celebrazione di un sessantennio di sacerdozio, di questi tempi, è un evento raro; potremmo dire rarissimo. In tempi in cui, cioè, i sacerdoti sono sotto mira e sotto assedio per problemi legati alla pedofilia o ai rapporti con donne,  è davvero inusuale che un sacerdote festeggi  le “nozze di diamante” con l’ordine presbiterale, com’è raro, del resto, vedere oggi una coppia che celebri i sessant’anni di matrimonio.    Chi si appresta a ricordare il giorno in cui sessant’anni fa, appunto, giovane 24enne, ricevette il sacramento dell’ordine, attraverso l’imposizione delle mani dell’allora arcivescovo di Siracusa, Ettore Baranzini, è  don Matteo Pino, originario di Francofonte, da  cinquant’anni  iscritto al movimento dei Focolarini, fondato da Chiara Lubich, parroco della Chiesa Madre di Augusta per oltre un trentennio.

Mentre era parroco della  più importante chiesa augustana, padre Pino ha sempre testimoniato il suo fervido attaccamento ai valori evangelici di fraternità e solidarietà, senza dimenticarsi di quello, grandissimo, che è il disprezzo dei beni terreni, come ricordava Gesù a quell’uomo che voleva farsi suo discepolo: “Va’, vendi tutto, da’ il ricavato ai poveri e seguimi.”Per molti anni, padre Pino, figlio unico di una giovane vedova, ha avuto vicina la madre, che si è spenta in veneranda età. Oggi, don  Matteo, anch’egli giunto a una venerabile età, è solo, ma  ha vicino alcuni esponenti della comunità “Agape” da lui fondata. Con questa comunità e con altri amici, padre Pino ha celebrato domenica 27, il suo sessantesimo anniversario con una messa solenne in Chiesa Madre, alle 11,30, con la presenza dell’arcivescovo Pappalardo di Siracusa.

G.C.