La sfortuna di Haiti

Pochi secondi, una scossa di magnitudo elevata e Haiti è stata spazzata via. Un’isola sfortunata, politicamente ed economicamente, già in ginocchio per i numerosi problemi che l’affliggono e ancora una volta costretta a sopportare un’ulteriore sventura.

haiti-generation.jpgTutto l’orrore che vivono è visibile negli occhi dei bimbi che aspettano senza una lacrima il loro turno per essere visitati, ben consci che piangere non serve in quella moltitudine di vite distrutte, che cercano disperatamente di sopravvivere, come da sempre abituati a fare.

E’ in mezzo a quei corpi ormai senza vita, ammassati lungo le strade, senza che qualcuno si dia pena di dare loro degna sepoltura, che si coglie tutta la drammaticità di quello che è accaduto.

Ogni parola è vana in simili circostanze, ogni aiuto è necessario e utile invece, infatti ogni goccia è importante per formare un mare di gocce che dia a quegl’infelici un po’ della speranza a cui hanno diritto.

Oggi siamo tutti sconvolti da una simile disgrazia, tutti noi che viviamo in una società che consuma e spreca, tutti noi che sussultiamo nel vedere quei corpi emaciati e quei piccoli innocenti che, orfani di genitori, vagano per le strade, senza una meta ma con un’assurda impassibilità, perché abituati a vedere di tutto in quella loro terra dilaniata da vecchi e nuovi problemi, ma soprattutto dall’incuria di chi dovrebbe fare qualcosa e non la fa perché non conviene farla.

In questi giorni l’attenzione dell’opinione pubblica dell’intero mondo è su di loro, ma non durerà molto e la luce dei riflettori si spegnerà per accendersi altrove, come comanda la legge dell’informazione.

Apriamo gli occhi e soprattutto il cuore e il portafogli, pensiamo a quanto abbiamo e a quanto non hanno: siamo la loro provvidenza, il loro prossimo, i loro fratelli, i loro vicini, anche se lontani non solo geograficamente ma anche mentalmente.

E’ nell’aiuto reciproco, nella generosità senza tornaconto che l’uomo deve trovare la sua ragione di essere, la sua dignità, la sua coscienza ma soprattutto la sua autocoscienza che gli permette di ragionare su se stesso e avere un’articolata vita interiore, che lo distingue da coloro che degni di essere chiamati con tale nome non sono.

         Carmela Mendola

La sfortuna di Haitiultima modifica: 2010-01-21T21:46:28+01:00da leodar1
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