San Giorgio e Sogeas-Ato

  Gli ultimi colpi di coda della San Giorgio e i primi della Sogeas Ato.  Della prima stanno arrivando, a molti utenti di Augusta, ingiunzioni di pagamento relative a bollette per il consumo dell’acqua  in anni fra il 2006 e il 2007. Della seconda a tutti gli utenti augustani per il pagamento del consumo d’acqua relativo già al primo trimestre del 2008.  Ma si tratta solo di un acconto. Questo brutto vizio  di richiedere un pagamento su  un calcolo presunto di consumo  sembrava essere appannaggio  soltanto dell’ENEL, che , spesso, faceva slittare di anno in anno il conguaglio, cosicché il cittadino-utente sborsava più del dovuto rispetto al consumo effettivo. I movimenti dei consumatori einteressarono la magistratura per porre fine a quest’autentica vessazione attuata in regime di monopolio. Ora la stessa strada  viene percorsa da questa società nuova di zecca che è la Sogeas-Ato, istituita, con capitale misto pubblico-privato per l’esazione del canone per l’acqua che arriva nelle nostre case nella provincia di Siracusa. Sono stati così estromesse le amministrazioni  comunali che, in passato, gestivano in proprio la riscossione o, come nel caso del Comune di Augusta, l’avevano affidata a ditte esterne. Ditte che ricevevano pure l’appalto per esigere tutti i balzelli comunali. Era questo il caso della San Giorgio di Manduria, in provincia di Taranto, che, per una questione di acquisizioni societarie, ha gestito per molti anni questi servizi, senza, però, corrispondere alla tesoreria comunale il dovuto nei tempi stabiliti dal contratto d’appalto, tanto che, dopo un lungo contenzioso, la seconda Amministrazione Carrubba è stata costretta a deliberare la risoluzione del contratto per le gravi inadempienze della San Giorgio, soprattutto dopo che aveva inviato, negli anni scorsi, agli utenti ingiunzioni di pagamento con richieste di esborsi stratosferici, non rispondenti comunque al consumo effettivo.  Il contratto che legava la San Giorgio al Comune prevedeva, com’è stato sempre per tutti gli enti esattori privati (vedi la fortuna dei fratelli Salvo, noti esattori siciliani in odore di mafia), un aggio, cioè una percentuale sugl’incassi.   Quindi, è ovvio, più incassava più la San Giorgio guadagnava. Ad Augusta guadagnava ancora di più proprio perché rimetteva con enormi ritardi al Comune le somme che spettavano al Comune e che l’Amministrazione scriveva in bilancio per far fronte a tutte le esigenze municipali.   Poiché la San Giorgio agiva in nome e per conto del Comune, tanto che sulle bollette era raffigurato lo stemma del municipio, a causa della gestione della San Giorgio, gestione vessatrice e da rapina nei confronti dei cittadini, oltre alle casse comunali, è stata intaccata l’immagine del municipio,che in passato gestiva in proprio la riscossione di ogni tributo, compreso il canone per l’acqua.  In un tempo in cui il personale era di gran lunga inferiore quantitativamente e qualitativamente, i servizi erano espletati senza tanti problemi, senza troppo offendere i cittadini e  con sufficiente ritorno perle casse pubbliche. Diciamolo pure sono state compiute scelte politiche dissennate perché di tipo clientelare, come quando vengono deliberate consulenze esterne, senza reali necessità, mortificando le professionalità interne e sperperando il denaro dei contribuenti.  Per inciso, c’è da ricordare che per far fronte alle richieste, spesso infondate e, quindi, illegittime della San Giorgio, attraverso le ingiunzioni di pagamento, l’unica via era  -ed è ancora, purtroppo –quella di rivolgersi al giudice di pace. Ma, attenzione. Se l’importo supera, o supera, i  500 euro, occorre essere assistiti da un avvocato, che, come minimo,pretende 500 euro. I poveri cristi  di utenti trovano allora più conveniente pagare che assoggettarsi a un esborso più oneroso. Prima della risoluzione del contratto da parte della Giunta comunale, la San Giorgio ha spedito altri ingiunzioni contro cui i poveri cristi sono costretti a ricorrere rivolgendosi al giudice di pace. Sel’importo inferiore a 500 euro conviene opporsi, ma l’opposizione non è esente da gravami fiscali.  Ora i poveri cristi, almeno per l’acqua, devono vedersela con la Sogeas-Ato ogni trimestre,  anziché ogni anno, conl’aggravante che occorrerà fare la fila alla posta e pagare ogni volta la sul bollettino postale. Ma la cosa più grave è che la Sogeas-Ato non ha tenuto in alcun conto la sentenza della Costituzionale che ha vietato agli enti locali di esigere un’imposta sui depuratori quando il servizio non esiste, come nel caso di Augusta e di molti altri comuni siciliani. Certamente questo non è un bene. Ma questo è un altro discorso. Nei comuni viciniori, come Francofonte, l’Amministrazione municipale sta studiando  il modo di restituire le somme indebitamente incassate negli anni precedenti. Ad Augusta le casse comunali sono  vuote,anche a causa della San Giorgio e non possiamo attendere alcun rimborso. Per questo, i cittadini dovrebbero far fronte comune e ingaggiare una battaglia energica.La  sentenza della Corte Costituzionale ha, infatti, un effetto retroattivo e andare contro significherebbe anche commettere reato.Di questo, però, si dovrebbero  preoccupare il sindaco e i suoi assessori, tra cui c’è un avvocato, Gioacchino Ajello, che potrà fornire una consulenza gratuita. La Sogeas-Ato, che ha competenza sovracomunale, invece non è tenuta al rimborso e, per di più,  considerando che Augusta non dispone di un depuratore, non ha provveduto a togliere dalla bolletta l’importo relativo a quel servizio inesistente, osservando, quindi, le prescrizioni della Corte Costituzionale. In  aggiunta, bisogna sottolineare il fatto che, praticamente, nessuno in Augusta beve  l’acqua che sgorga dal rubinetto. I cittadini  danno incetta di acqua in bottiglia, di tutte le marchee di tutti prezzi. E’ proprio vero: l’acqua è il liquido più prezioso, anche se è composto da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. 

                                                              Giorgio Càsole

San Giorgio e Sogeas-Atoultima modifica: 2009-01-11T21:51:00+01:00da leodar1
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